La pandemia di COVID-19 che ha travolto il pianeta come uno tsunami ci ha drammaticamente ricordato che nessuno di noi vive isolato. I virus non conoscono confini, fedi politiche o nazionalità. La pandemia ha messo in luce l’intrinseca fragilità delle basi sui cui poggia la nostra società. Gli europei hanno compreso che non siamo un semplice raggruppamento di paesi: c’è molto di più in gioco. Gli uomini e le donne che hanno dato vita all’Unione europea sapevano fin troppo bene che questo progetto non segnava l’inizio della storia europea ma ne era piuttosto una conseguenza. L’Europa non è tanto una creazione astratta dei politici, quanto il frutto delle interconnessioni che da sempre caratterizzano i popoli del nostro continente.
SITI MONUMENTALI SIMBOLO COME L’ACROPOLI DI ATENE SONO LA MANIFESTAZIONE DELLE BASI CULTURALI SU CUI POGGIA L’INTERO PROGETTO EUROPEO
Sarebbe riduttivo definire l’Europa come una serie di accordi commerciali, un’alleanza militare o un consorzio di ricerca. Per quanto le decisioni dell’Unione in materia di concorrenza, tutela dei consumatori, riservatezza o diritto del lavoro siano di fondamentale importanza, non si può pensare che costituiscano di per sé l’essenza del progetto europeo. La vera Europa è quella formata dai collegamenti tra i cittadini europei, come singoli individui o collettività, al di là di ogni condizionamento, frontiera, lingua o fuso orario. Sono queste le relazioni su cui si fonda l’Europa come la conosciamo oggi. Speriamo che la pandemia di COVID-19, con le sue drammatiche conseguenze, rappresenti anche un’opportunità per riscoprire, reinterpretare e rivendicare le radici e le finalità che ci accomunano.
Occorre però trovare la strada giusta verso un’Europa sicura, prospera, sostenibile e inclusiva a dispetto delle differenze nazionali, locali o personali. Dobbiamo focalizzarci sugli aspetti che ci uniscono, non su quelli che ci dividono, e il collante ideale per un insieme di elementi così complessi ed eterogenei è proprio il patrimonio culturale. Se vogliamo che l’Europa rappresenti un’ancora di salvezza che ridona speranza e solidarietà a un mondo vulnerabile, dobbiamo riscoprire le nostre comuni radici e consolidare le fondamenta dell’edificio che insieme abbiamo costruito in nome della comunione in cui viviamo.
“ Come può l’Europa tenere fede alla sua promessa se prima non si procede a una radicale trasformazione del progetto europeo?
Nessun evento passato l’aveva mai dimostrato così chiaramente, ma la crisi provocata dall’epidemia di COVID-19 ci ha fatto capire che la nostra società può trasformarsi rapidamente e radicalmente a seguito di un cambiamento inatteso. Di certo in futuro emergeranno nuove minacce per la sicurezza, la salute, il clima e l’ambiente che metteranno in discussione non solo il nostro stile di vita e la nostra capacità di competere sui mercati globali, ma anche le strutture e i valori della nostra società, compreso lo Stato di diritto. Come può l’Europa tenere fede alla sua promessa, se prima non si procede a una radicale trasformazione del progetto europeo partendo dalle sue fondamenta, trovando soluzioni innovative e coraggiose per un futuro sostenibile?
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