Quando si rese conto che stava sognando e che si trovava al sicuro nel suo letto, nell’appartamento riservato ai soci nell'edificio della Justice Security, iniziò a piangere a singhiozzi... e dal profondo della sua anima. Perché quel mastino enorme - il "cattivo ragazzo" del suo primo caso come partner a pieno titolo, un caso passato a lei da Dexter Beck - aveva gli occhi rosso fuoco che brillavano a quel modo?
"E perché ti sogno ancora, brutto mostro?" si chiese, cercando di mantenere la calma. Aveva fatto quell’incubo parecchie volte, nell’ultimo anno, anche se da quando lei e il mastino geneticamente modificato avevano avuto un...incontro ravvicinato era passato parecchio tempo. Aveva la brutta sensazione che la cosa non era finita tra lei, quel cane e Charlie.
Ma il cane era morto. La sua pistola alla fine aveva sparato e il cane era stato colpito alla testa.
Quel caso l’aveva praticamente terrorizzata. Burt Oakley, il promotore della mostra canina e proprietario del mastino, affermò che aveva fatto nascere il cane da seme modificato geneticamente per aumentare la sua intelligenza e renderla quasi umana, in modo da comprendere meglio i comandi del padrone. Il genetista che si era occupato del caso gli aveva detto che quel cane aveva anche dei fratelli, nati dalla stessa cucciolata, e che stavano tutti bene.
Purtroppo quel mastino aveva avuto una reazione collaterale alla manipolazione genetica, ed era presto diventato aggressivo e pericoloso. Quando la Justice Security era riuscita ad individuare i proprietari degli altri cuccioli, tutti i cani erano ormai scomparsi, chi per un motivo, chi per un altro.
In tutto, tre mastini giganti e geneticamente manipolati...scomparsi. Tre bombe ad orologeria.
Jessica rabbrividì al solo pensiero.
Uno di quei cani aveva quasi ucciso lei e Charlie, e aveva fatto fuori il povero Jeff Ladd.
Che disastro potevano combinare gli altri tre?
La Justice Security avrebbe dovuto escogitare qualcosa per rintracciarli e levarli di mezzo, così lei non avrebbe avuto più quei maledetti incubi!
Jessica fece oscillare i piedi oltre il bordo del letto e si alzò. Salì i tre gradini fino alla sua cabina armadio per prendere la vestaglia. Quando aprì la porta dell'armadio, il grosso mastino era lì, con gli occhi fiammeggianti di fuoco. Jessica urlò mentre indietreggiava e rotolava per gli scalini, atterrando ai piedi del letto.
"Eccoci di nuovo, cagna!" urlò il mastino, con la sua voce roca e demoniaca. Poi scattò verso di lei, le mascelle spalancate, le fauci aperte e gocciolanti...
Jessica si svegliò di nuovo, urlando.
***
CON UN FORTE RUGGITO, i demoni ripresero il loro attacco.
"Lasciatemi andare, dannazione!"
Tutti si voltarono per vedere cosa stava succedendo.
Il demone alto che camminava curvo aveva afferrato Megan e se l’era gettata sopra la spalla. Si stava allontanando velocemente mentre Megan lo schiaffeggiava e lo prendeva a pugni sulla schiena. Erano ormai fuori tiro e si allontanavano velocemente.
Louie gettò le braccia al collo di Dexter proprio mentre lui si preparava a correre dietro al demone che aveva rapito Magan. Dexter aveva insegnato a Louie molto bene le arti marziali, e adesso Louie era in grado di fermarlo, se Dexter aveva in mente di fare delle stronzate... ed è inutile che Dexter provò tutto ciò che poteva per liberarsi dalla sua stretta micidiale, ma Louie tenne duro.
“Lasciami andare, Louie! L'hanno presa, dannazione! "
"No, amico, non posso farlo! Devo tenerti! Non posso perdervi entrambi, amico! "
"Posso salvarla!"
“No, puoi farti solo uccider, ecco cosa puoi fare! Calmati, Dexter!"
Poco prima che il demone scomparisse dalla loro vista con Megan, Madeline si sporse in avanti per lanciargli dietro un'esplosione di potere bianco. Se non si fosse sporta in avanti, il fulmine nero che le aveva sfiorato la schiena e la testa l'avrebbe colpita in pieno. L’esplosione la investì ancora con violenza, e lei fu scaraventata nel mucchio. Il colore della sua aura sbiadì. Il suo potere quasi si annullò. La bambina rimase immobile.
Louie aveva ancora Dexter stretto tra le sue braccia, quando Megan riapparve davanti a loro.
Gli occhi di Megan erano di un rosso acceso e sorrideva così malignamente che il suo viso sembrava una maschera di terrore. I suoi denti erano simili a zanne, tutti appuntiti.
“Vieni con me, Dexter. Lascia che ti mostri l'inferno." sussurrò Megan.
Megan alzò le mani e colpì Dexter e Louie con un fulmine nero di puro potere malvagio.
Dexter non urlò quando si svegliò dall'incubo, ma era vicino a farlo.
Si guardò intorno nel suo appartamento.
Megan non era più lì.
La sua adorata moglie era stata portata via dal demone, mentre tutti loro erano riusciti a sfuggire all'Inferno.
Dexter iniziò a piangere. Di nuovo, per quel giorno.
***
"DONNA?" DISSE JESSICA ad alta voce. "Possiamo parlarne civilmente, adesso?"
Ci fu quasi un intero minuto di silenzio, con Jessica e Mark che si scambiavano delle occhiate.
Con voce calma la donna rispose: "Come lo hai capito?"
"Onestamente? Era solo una buona ipotesi. - rispose Jessica - Posso alzarmi adesso, Donna?"
Silenzio per qualche secondo. "Sì."
"Prometti di non uccidermi?"
"Per ora, sì."
"Bene." disse Jessica. Facendo dei segali con le mani, secondo un codice della Justice Security, diede degli ordini a Mark.
Jessica fece un respiro profondo, poi si alzò, guardando verso gli ascensori.
Donna Yarbrough si era tolta il passamontagna e si trovava a circa sei metri dal banco della reception. Teneva un coltello a serramanico in ogni mano e una pistola Glock in una fondina sul fianco destro. C'era un coltello da caccia dall'aspetto malvagio in un fodero, sul suo fianco sinistro. Sembrava tranquilla e padrona di sé. Indossava pantaloni da tuta aderenti e una canottiera, con una giacca con cappuccio che aveva lasciato aperta. C'erano degli schizzi di sangue sulla giacca e sui pantaloni. Indossava anche dei guanti, probabilmente di lattice, che aderivano perfettamente alle sue mani.
Jessica quasi sussultò quando vide gli schizzi di sangue. Poi cominciò a realizzare: quella donna aveva ucciso o ferito venti persone in pochi minuti, e aveva piazzato degli esplosivi al quinto piano, presumibilmente per distruggere l’ala superiore dell'edificio. Gli occhi di Jessica si strinsero sulla donna. Era tutto ciò che poteva fare per controllarsi ed evitare di farle un buco in fronte.
"Allora, cosa vuoi sapere, Jessica?" disse Donna beffarda. "Perché l’ho fatto? Di solito è questa la grande domanda. "
"Per cominciare credo che vada bene.” disse Jessica, con tono asciutto.
Donna fece un paio di passi in avanti, cosa che la allontanò dagli ascensori e dalle scale.
"Ho solo eseguito degli ordini. Esteban Fernandez voleva che questo fosse un attacco su due fronti. L’idea era di eliminare il vostro capo - Joey Justice - e uccidere tutti i suoi soci, e infine far saltare in aria l’intero edificio, in modo da cancellare la Justice Security dalla faccia della terra.” Fece un altro passo avanti, le braccia libere lungo i fianchi. “Anche l'idea di usare l’esplosivo è sua. Mi ha ordinato di piazzarlo al quinto piano, per fare più danno e causare il crollo di tutto...un effetto Torri Gemelli, per essere più chiari." Guardò Jessica, con una piccola espressione di dolore sul viso. "Uccidere queste persone non mi fa sentire bene, signora... ma sicuramente è meglio trovarmele morte ai miei piedi piuttosto che vive con una pistola puntata su di me.”
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