In qualsiasi altro momento, Claire sarebbe stata pronta a ringhiare all’idea di un alfa che la calmava con le sue fusa, ma in quell’istante, la aiutò. Alleviò la paura e la tensione.
L’alfa che aveva di fronte scambiò uno sguardo con gli altri due, prima di annuire. «Okay. Non chiameremo, non ancora, ma la situazione resta la stessa. Sei in calore e, a giudicare dalle tue reazioni, lo stai rimandando da tempo. Noi possiamo aiutarti, omega.»
Noi?
Claire non aveva mai voluto neanche un singolo alfa, figurarsi tre. Se l’era cavata per un decennio senza il tocco di uno di loro, senza cedere a quella parte di lei che odiava. Come avrebbe potuto gettare tutto al vento? Come avrebbe potuto arrendersi a quello che aveva lottato tanto duramente per rifuggire?
«Che cosa vuoi?» sbottò l’uomo davanti a lei.
Claire trasalì e quello alla sua destra rispose aspramente: «Non sai proprio come rivolgerti alle donne, eh? Guarda, tesoro, proverai dolore, potrebbe anche essere pericoloso. Hai atteso troppo a lungo. Non sarà divertente, non senza un po’ d’aiuto.» La sua voce suonò dolce, affascinante.
Un’altra ondata la scosse con violenza e un esile gemito lasciò la sua gola.
L’ultimo uomo parlò, quello silenzioso che aveva fatto le fusa per lei. Fece scorrere un dito lungo il suo mento, un tocco leggero verso il quale Claire si inclinò. «Non ti faremo del male. Sarai al sicuro, te lo prometto.»
Claire fece un passo indietro, scuotendo la testa per schiarirsi le idee e gli uomini la lasciarono andare. Si ritrovò così di fronte a tutti e tre, ognuno più grande, più forte e più potente di lei.
Che cosa voleva?
Si inumidì le labbra con la lingua prima di annuire. «Voglio voi.»
La schiena di Claire colpì il muro, così velocemente da farla sussultare. L’uomo che aveva parlato per primo la coprì con il proprio corpo, prendendosi il suo primo bacio.
Le mani forti dell’alfa le scivolarono addosso, le prime carezze rapide, come se stesse memorizzando la sua forma. Con uno strattone le sfilò la maglietta dai jeans. Claire si lasciò sfuggire un grido quando sentì il calore della pelle dell’uomo contro la propria, ma lui inghiottì il suono.
L’alfa interruppe il bacio per strapparle via la maglietta, approfittando della pausa per parlare. «Il mio nome è Bryce. Dillo.»
Claire si rifiutò. Non voleva nessun legame fra di loro, non voleva dargli niente di più di ciò che la biologia esigeva da lei.
Il ringhio che seguì il suo rifiuto incrementò la sua eccitazione, il suono a malapena trattenuto e primitivo. «No? Dimmi il tuo nome, allora.»
Di nuovo, non lo avrebbe fatto. Il suo nome apparteneva solo a lei. Non lo doveva a nessun alfa. Non era il nome che aveva ringhiato prima, quando non aveva avuto voce in Capitolo, quando aveva accettato docilmente il suo posto. No, Claire era il nome che si era creata, la vita che aveva costruito per sé, e apparteneva solo a lei.
L’uomo le sbottonò i jeans con un rapido movimento e le abbassò la cerniera, prima di spingere la mano all’interno. Fece scivolare le dita contro la sua figa fradicia e gemette, scaldandole l’orecchio con il suo respiro.
Tirò fuori la mano e le fece scivolare i jeans e la biancheria intima sui fianchi. Usò il piede per farli cadere a terra, ma Claire, con le scarpe ancora addosso, non riuscì a liberare i piedi.
Un borbottio, poi un altro paio di mani si occupò delle scarpe. «Sei sempre stato impaziente», disse quello affascinante.
Bryce ruotò la testa per ringhiare contro l’uomo che lo stava aiutando a svestirla. «Sta’ zitto, Joshua.»
Una volta che i pantaloni e le scarpe furono spariti, Bryce la fece voltare e la spinse contro il muro. La vernice levigata le rinfrescò la guancia, dandole sollievo dal fuoco che le bruciava la pelle.
Bryce le afferrò la base del collo con una mano, mentre con l’altra le allontanava i fianchi dal muro. Le separò i piedi con un calcio, aprendole le gambe, e premette la punta arrotondata del suo uccello contro la sua figa.
Prima di entrare dentro di lei, si fermò, sporgendosi in avanti per graffiarle il lobo dell’orecchio con i denti. «Il mio nome. Dillo.»
Claire scosse la testa, azione che la portò a premere ancora di più la guancia contro il muro.
Il ringhio dell’alfa risuonò grave, minaccioso, e non fece che accrescere il bisogno dell’omega. «Sei fortunata che non riesco a resistere al tuo odore. Altrimenti? Mi farei supplicare prima di concederti alcunché.» Le morse la spalla e i suoi fianchi si mossero in avanti fino a riempirla.
Claire emise un gemito come non ne sentiva da tempo. Lungo, protratto e disperato. Le sue mani, premute contro il muro, si contrassero, mentre il cazzo dell’alfa la dilatava.
Il suo uccello la riempiva, obbligando il suo corpo ad aprirsi, ad arrendersi a lui. Ogni grosso centimetro che le spingeva dentro le provocava un altro fremito, mentre accarezzava parti di lei rimaste inviolate per anni. L’uomo stava risvegliando in lei qualcosa che credeva morto da tempo, una brama e un desiderio così potenti da spaventarla. Non si fermò, né rallentò la sua avanzata, e il corpo di Claire accolse avidamente tutto ciò che aveva da offrire.
Era passato un decennio dall’ultima volta che aveva fatto sesso, un decennio da quando si era concessa tutto questo. I ricordi della sua ultima volta l’avrebbero sopraffatta se non fosse stato per il calore, che le lasciava solo l’istinto e il bisogno, senza spazio per il passato.
Se Bryce non le avesse dato ciò di cui aveva bisogno, si sarebbe messa a graffiare il muro con le unghie e a esigerlo.
Ma l’alfa glielo stava dando. Le spinte dei fianchi di Bryce, il modo in cui il suo corpo si arrendeva a quello di lui, le fecero inarcare la schiena. L’uomo continuò a morderla finché il suo corpo non fu premuto saldamente contro quello di lei, finché non le ebbe infilato dentro ogni grosso centimetro, intrappolandola tra sé e il muro, entrambi inamovibili.
A quel punto, le liberò la spalla, poi fece correre il naso lungo la sua gola, fin dietro l’orecchio. Il petto dell’alfa non lasciava nemmeno un centimetro di spazio fra loro, mentre inspirava e si lasciava sfuggire un gemito inebriante. Non le diede il tempo di adattarsi. La mano che non la stava intrappolando contro il muro si spostò sul suo fianco e l’uomo iniziò a imporle un ritmo violento.
Il suo cazzo stuzzicava le pareti vaginali di Claire, strisciando contro ogni punto sensibile dentro di lei, ma le sue spinte potenti non facevano nulla per il suo clitoride. I suoi capezzoli si indurirono contro il reggiseno, l’unico indumento che aveva ancora indosso, ma non era sufficiente. Claire mosse la mano verso il basso, pronta a infilarla fra le cosce per accarezzarsi il clitoride e raggiungere l’orgasmo.
Bryce, tuttavia, gliela afferrò e la immobilizzò contro il muro. «Verrai solo intorno al mio nodo.» Il suo ordine stridente raggiunse una parte profonda dentro di lei.
In qualsiasi altro momento, quella dominanza l’avrebbe terrorizzata. Andava al di là del suo essere un alfa, era qualcosa di più profondo. I suoi ordini le bruciavano la pelle e avanzavano lentamente dentro il suo corpo, fino a farle desiderare tutto ciò che lui desiderava.
Al pensiero del suo nodo, di come si sarebbe sentita di lì a poco, Claire premette più duramente contro di lui. Voleva di più, voleva tutto. Desiderava sentire come il suo cazzo si sarebbe gonfiato alla base, bloccandoli insieme e allargandola in un modo che nessun giocattolo sarebbe stato in grado di replicare.
Il calore sarebbe durato ore e, con gli altri due alfa nelle vicinanze, non ci sarebbe stata alcuna mancanza di appagamento per lei. Si sarebbe preoccupata dei rischi in seguito.
Читать дальше