Gerardo D'Orrico - Dillo Tu Te Stesso

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Questo diario è il quarto libro scritto da me, una raccolta di venti composizioni che rappresentano il pensiero e le certezze della nostra epoca moderna. Racconti su un passato non molto lontano che potrebbe identificarsi nella realtà odierna, il presente non recensito giornalisticamente, persone che non hanno rappresentazioni comuni pubbliche, troppo impegnate in un certo senso a pensare quel che non hanno mai potuto fare, fino a ciò che gli è stato tolto per non intendere un bene o un male contemporaneo. Racconti anche autobiografici come esperienze personali con gli altri o gli averi, la pace e i dolori, i miracoli, gli amori e le amicizie.
Questo diario è il quarto libro scritto da me, una raccolta di venti composizioni che rappresentano il pensiero e le certezze della nostra epoca moderna. Racconti su un passato non molto lontano che potrebbe identificarsi nella realtà odierna, il presente non recensito giornalisticamente, persone che non hanno rappresentazioni comuni pubbliche, troppo impegnate in un certo senso a pensare quel che non hanno mai potuto fare, fino a ciò che gli è stato tolto per non intendere un bene o un male contemporaneo. Racconti anche autobiografici come esperienze personali con gli altri o gli averi, la pace e i dolori, i miracoli, gli amori e le amicizie. 
Dichiarare sé stessi e il mondo come hobby, sport o? Serve auto dichiarare sé stessi e il mondo secondo le proprie esperienze in rapporti umani e materiali, concreti. È un diario scritto in modo semplice, un fenotipo di sentimenti cristiani e presenti, vuole rappresentare una porta verso il futuro, un partito nuovo. Il periodo delle lettere raggiunge d’agosto 2010 a maggio 2013.

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Mi sorge un dubbio che ancora pareva un niente, invece era oscuro il nostro ingegno come ordine o qualcosa di pubblico, forse più tardi all’ora di pranzo quel che sembrava sarà già passato, mentre un prodotto resta tuo o no, già muoviti datti una scossa. Il protestantesimo diventa un movimento speriamo, vedrai quanto era presente la nostra casa nel nostro Stato, solo delle questioni agivano nella settimana, chi vede provvede e non si poteva far nulla. Un grande evento succede di pomeriggio, la comunità ora usurata, onesta e miseria, non cadi vieni andiamo l’autunno comincia, con una nuova epoca per questi giorni, come s’era niente giacere per le miserie del nostro passato, cosa vuoi non ti dica sembra veramente grave mente in questa quiete, la nostra gioia è di tutti ma non per tutti. Sarà una cadenza dell’armonia sonora, ripete la vita per renderla più vera, il volgare non è una ripetizione educativa, non si deve seguire quella strada indicata se sembra scorretta, non si dovrebbe nemmeno dire ma già è successo il passato illegale e fascista. La vita ci regala l’oggi, siamo noi quell’astro cadente o chi vedi cadere verso te stesso, non è vero che ti è già successo tu se non lo sai, non è vero che ti prenderanno, in più cosa succederà domani non lo puoi decidere oggi, chissà cosa ci faranno dire anche domani! Sarà nelle nostre mani domani, prenditi tutto ‘l tempo che vuoi vivo, tu e tutte le cose che non sono mai state fatte. Attento a non farti male, per ch’è finito di già il periodo del vuoto, del non essere mai nato, non del nostro strano modo di guardare le cose.

Cosa voleva quel ladro, la nostra bontà senza un credito per il suo reato, e qui un omaggio all’odore del corrompersi addosso sembra troppo, chi ci ascolterà domani se piangiamo ancora! Non sarà finito quel pensiero di tre righe. Un consiglio i soldi che puoi spendere oggi spendili ora poi non c’è più qualcuno, ridi forse siamo noi che c’imbrogliamo in gergo non ci piace… l’ultima persona siamo noi, la più responsabile di questo povero bruciato e ossidato book di persone, e la nostra vera natura nessuno ci dirà mai chi siamo? Perché ci dicono: soccombi di giorno o sei un ladro, cadi o continui a essere inferiore, tutto vero come la bolletta della luce o del gas, poi si può solo come cosa hai già pagato. Rex, lux, vige la legge diventa la matematica, non l’hai capito il perché non te lo può dire… è lui il tuo assassino, il tuo male, il tuo migliore amico o un falso mascherato da lui. Spinti verso il basso, la perdita ci libera si soffoca spenti, chi muore è la disgrazia della casa. Credo nel soffocamento del dolore non nella crescita di un male, come ‘l film la sera ci colorava di valchiria. Era un vuoto ecco perché non si capisce che un quadrato su un quadro non è sul niente, così arriverà il futuro comunque in ogni tempo, come in questo moderno elettronico nulla sfugge al vero o alla legge vera, senti se ti batte il cuore o se squilla il telefono invece di sentire la noia, la valchiria o l’anarchia se per sempre saranno una cosa sola.

Sacro, profano o zombi non si arriva di sopra, salvo che salire quelle solite chiare scale, serve costruirlo con il cemento un muro più che dipingerlo di noia, ma la nostra denuncia sarà un reato di diffamazione, peccato sarà un errore giudicare, così qui nessuno ti fa il bene perché anche domani lo stesso, secondo me resta difficile reggere un mondo diverso che molti non sanno, anche tagliato che confusione dove la denuncia finisce entra l’abitudine, sembrano solo i particolari di una vita destinata a essere cestinata, invece piena di cose buone nelle case e nessuno lo sa, nessuno sarà noi stessi. Dormi di noia o, ancora non hai sonno, nemmeno t’immagini quanti problemi ha chi, insomma dove ti troverò al giorno d’oggi, sai cos’è eretico? Dove sei andata non parlare, che se no si rompe! Chi ha rovinato la poesia ancora da dieci anni e dieci anni ancora è quel virus umano, non si svuotano come delle cartelle il passato o il presente, vaglielo a dire e mandalo a quel paese. Oggi è ancora oggi, guarda il calendario o l’orologio, le altre persone o altro… avanti Cristo saranno delle tabelle appartenenti alla scuola, quelle che ti mancano come mai? Matematica, geografia, lettere o altro.

Quale gran gelato e poi… ci sei tu che non funzioni non io, poi il contrario tu si io no! Calerà il sipario con cinque minuti di anticipo per non far capire, alle persone il tempo che c’era fuori e che ore sono.

Il tuo infetto, ciao Perego.

4. Tronchi vicini

La libertà è tu, 01.12.2010

Era così che preferivamo passare il tempo tra: le cose che già sapevamo, dove ci porta il cuore, la realtà, le bambole, la porcellana, la nostra miscredenza ci eccede… ci piaceva forse dormire o la pace, vuoi una sigaretta tra le molte cose da fare ancora oggi.

A tema la vicinanza del retro progresso, terso o perso non me lo nominare nemmeno, si vuol sapere di un tagliere dei banchetti o del profondo. Al lavoro si continua per quale motivo pensi ancora che la soluzione sarà già in mano a tutti, quante incespica - azioni anche oggi diceva un vico, espellilo non si cucina per domani, ma fai presto che si fredda. Dillo tu l’amore è depresso o parla per te, finisce la serata cala la notte, anche il sipario di nuovo cara diletta e cupa Italia.

Ricordi ancora quel di malsano pensiero, quel dolore in questo mese di dicembre, era così ignorante. Alla fine di un anno o al termine d’un secolo si resta in una metamorfosi nel corpo per tutta la giornata, la pace rubata e sembra sempre la stessa storia, dimmi quante persone senti in coro poiché ci sei, quale fastidio non sei in fin di vita alla fine dell’anno zero dieci ma ancora non si può parlare di male, cosa saranno state le ultime parole non si sa, prego chi vuol saltare. Dolcetto o scherzetto sei vivo in un errore innominabile: non hai nemmeno cominciato. Troppo in basso un corno, ancora quel falso fascismo, raccogli tutto e andiamo via basta restare per avere, continuare per vedere ma esiste da sempre un universale grande delitto, il silenzio della conoscenza.

Lasciati da solo da una parte per parlare o respirare come ho fatto io in passato, quanto sarai rimasto indietro, quante occupazioni da fare, non serve un esercito d’insuccessi da attraversare per vedere il primo mattone di casa tua. Raccontati fai quel che già sai, essere resta un privilegio oggi da un’altra parte non starai meglio, vogliono soprattutto te per tutto, chi sono loro tu lo sai, non era un eco in senso lato un male, crea camere a gas o che cosa nessuno ha mai intrapreso, in modo concreto: come te, tutti. Si prova a dirle delle cose poi ci pensi, ovviamente falle tue delle immagini non ti preoccupare, tuttavia ti ripeto il male mi sembra un ladro ma goffo, semplicemente voleva il tuo male mentre gli altri se ne andavano da incompetenti… in Calabria fanno fatture, saranno magari ma hanno fatto il male anche a loro stessi, quanto mondo era lo stesso… non confondere un drappo bruciato in alto non è lo stesso, tutti parlano mentre tutto sarà nel niente, sembriamo bambini defraudati: se non lo sai ora, non lo saprai mai, poi non c’erano altre persone da quella parte, solo l’illegale e il falso più dichiarazioni in falso, calunnie e detrazioni.

Vuoi entrare, entra prego pare quando non lo sai ehm, penso sia falso anche chi ci ha programmato, senza una carta di riuscita o un biglietto d’ingresso già pagato, comunque vedrai altro più poveri o illusi da un’altra parte, alla luce del giorno di chi non riconosce la vera e originale sorgente della verità, come la maggior parte del lavoro non sarà stato fatto mentre tutti vanno alla gioia, guardali che avanzano.

Chi vuol finire di leggere un libro che a lui non piace, un popolo cosa può intende per offesa, non di sicuro un atto fatto assieme, mentre una voce più in fondo dice: cosa può succedere se lo facciamo tutti assieme per davvero, ma scusa non era poi un problema di quei due o tre. L’ignorante governa come ‘l male il desiderio del futuro, sono anni che piangono o si piange qualcuno parla di cipolle libere, ci vorrebbe il pepe nelle culture per quante realtà abbiamo, saremo ancora solo noi quest’altro oppure una macchina che prosegue, una questione d’istanze personali, si deve per finire quel che poi sarà lo stesso, noi non ci fermiamo fisicamente mentre gli altri proseguono.

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