– Cosa ci fai lì? – chiese il padre sopraffatto – patrigno biologico.
– Bene, esci da sotto la gonna! – Si batté una mano sulla testa e si mise la testa in sé. Baska è scomparsa.
– Chiamali qui. Ottila rispose e, prendendo l’unghia nella mano sinistra, iniziò a raddrizzarlo con un martello.
Da lontano nella capanna c’era un tonfo sordo e lugubre. Presto apparve Incephalopath, trascinando il criminale per la piega del collo. Lo tirò sul portico e lo gettò al centro del cortile della casa. Il criminale rotolò come una palla al centro.
– chi è – chiese, ucciso dal sole Ottila.
– Qui, qui, la cartuccia. Uu-aa! Preso, apchi, nell’atto. Uu-aa. Uu-aa.
– Che cosa ha fatto? – chiese con riluttanza il distretto.
– Lui, lui, apchi, nella discarica di canapa strofinare, apchi, capire.
– Come va? – L’insetto sollevò gli occhi sul ragazzo e colpì meccanicamente il pollice con un martello. – Ah, cazzo!
– Sta mentendo. – L’Idoto arrestato piagnucolava dal nome di Kolomiyytso, figlio di Pankrat, Ataman dei cosacchi locali e conservazione della fauna selvatica.
– Idot, non buzu, il campo è stato arato. Pentiti, basta colpire. Klop abbaiò.
– Sì, non strofino! – singhiozzò Idot. – «Sarà il calcio di mio padre.» – gli volò in testa pensando.
– Bene, cosa chiameremo il padre? Apchi, – Chiesto il Intsephalopath senza fiato.
– L’hai trascinato da una zona vicina? Domandò la cimice e batté con un martello, livellando l’unghia.
«No, apchi», sudò Arutun Karapetovich spazzò la testa. – è qui, nella discarica.
– Bene, allora cosa facciamo? Ah, idiota?? – L’insetto strinse i denti e di nuovo guidò sullo stesso dito con un martello. -… Alzati!!! Quando sto parlando con te Non costruire un verme da te stesso, un insetto, cosa, vai ai tuoi piani?
– No. – Idot ha smesso di piangere, ma aveva ancora paura.
– Cosa hai fatto lì? Chiese Ottila sarcasticamente, tirando le palpebre sulle orbite e restringendole, come aveva fatto un cinese. – Masturbarsi? – tirò fuori un sorriso Klop. – Rispondi! – attraverso un istante gridò di nuovo Ottila.
– Io, penso… merda. – L’ammesso lo ammise e guardò Arutun, in attesa dell’ordine di esecuzione. E questo, «annuì,» Sono per lo scricchiolio del collo, quindi mi sto sfilando i pantaloni, non ho avuto il tempo di asciugarmi il culo, ecco la merda di merda nei miei pantaloni e mi sono massaggiato le rane. Adesso sta bruciando.
Ottila deglutì.
– Cosa gli hai portato? È ancora merda da un chilometro da lui.
– Quindi lui, Apchi, sto risparmiando, strofinando …!? – rispose Intsephalopath. – Guarda i palmi, apchi, sono imbrattati di hash..
– e merda. – aggiunto Idot. – Non ho preso carta con me e mi sono asciugato il culo con i palmi delle mani.
– Quale mano? Chiese Klop sarcasticamente.
– Entrambi. – Un bambino di circa quindici anni, irsuto nello stile del punk o dello schmuck, si esaminò i palmi delle mani e ne scelse uno più sporco. -questo questo.
– Dai, Harutun, annusa. – chiese Ottila.
– Cosa? Sneezy. – chiese il caporale.
– Odora la tua mano e fai una conclusione sanitaria ed epidemiologica della composizione della sostanza applicata sulla pelle. Capito
Incephalopath agitò la testa in segno di accordo e si avvicinò a malincuore al bambino e si mise una mano schizzinosamente sul naso. Annusai i vapori che evaporarono dal palmo della mia mano e scossi la punta del naso, poi il ponte del naso, poi per inerzia l’onda passò al collo, alla fronte e alle labbra, ed era chiaro come ingoiasse tutto. Il cappello e le dita del palmo di Idot si strinsero bruscamente, stringendo il naso molto lungo di Arutun e lo attirò a sé.
Harutun afferrò il pugno con entrambe le mani, arricciò il viso e cercò di strapparlo dal naso, ma il bambino aveva precedentemente rilassato le dita e l’aveva rimosso bruscamente. Incephalopath inclinò la testa verso il culo e quasi cadde sul culo. Si riprese e diede uno schiaffo a Idot. Lui, che aveva ricevuto una cosa del genere più di una volta, fuggì e Harutun, dopo aver perso, seguì l’inerzia della mano e cadde in un letto di fiori.
– Beh, puzza? chiese Klop e porse la sua manina a un collega in modo che potesse alzarsi.
– Mdaa, apchi. – Arutun si alzò in piedi, rifiutando le offerte di Klop.
– Che cos’è «Mdaa»?
– Non ho capito, Apchi, – balbettando e trattenendosi per il naso, Harutun ha attraversato.
– Hai controllato i suoi documenti?
– Sì, questo è un visitatore, apchi, dal Kazakistan, dove c’è una chuyka.
– Che profumo?
– Beh, apchi, valle di Chuiskaya, la canapa cresce lì.
– E cosa è venuto qui? – chiese Idota Klop.
– E cosa sei venuto qui? – rispose Idot.
– Sei un levriero? Sono nato qui.
– Non sembra che sia venuto qui? – Puntò un dito contro l’Intsephalopath Patzan.
– E nella fronte? apchi.– scosse il naso e schizzò elefanti nell’Harunun caucasico.
– Ho chiesto, che cosa è venuto qui?
– Rodaki si trasferì. Neanche io vivevo male lì. – adolescente annoiato.
– E cosa, non puoi dimenticare Anasha? Pret?
– Non capisco cosa intendi? Dico, merda e si pulì il culo con il palmo…
– E cosa sei così volgare? Non i Kents, lo stesso con te, e la scadenza… Dieci brilla.. Che non ridere?
– Almeno apchi. – ha aggiunto Harutun. – Plus – resistenza alle autorità.
Il ragazzo arrossì.
– E cosa, in Kazakistan, non mettono per anasha? – Ottila ha cambiato tono.
– Beh, in effetti lo piantano, – Idot si strofinò il naso. – Ma ho lavorato legalmente.
– Cosa è legale? Sneezy. – sorpreso Harutun.
– Canapa raccolta? Sì! – Ottila colpì di nuovo lo stesso dito con un martello.
– Com’è? Qualcosa che, Apchi, guidi senza senso, schmuck. – Colpo di Arutun.
– Dove l’hai preso? – bug Klop. – lontano da qui?
– No, attraverso la casa, nella spazzatura. Apchi e, soprattutto, cresce lì in modo uniforme, come in un giardino.. Hai piantato, apchi, un cane?
– Aspetta, Harutun,.. vieni qui syudy? – ordinò Klop.
Idot si avvicinò con riluttanza.
– Siediti. Ottila indicò un secchio vicino e lo rigirò, ma era senza fondo. Idot si è seduto.
– Allungami le mani, i palmi verso il basso… Ecco. Ora, Harutun, porta il giornale.
– Da dove? Sneezy.
– Chiedi a tua moglie..
– Pisyunya, dammi un giornale! Sneezy.
– chi? Pisyuna?
– Apchi, apchi, apchi … – Harutun divenne rosso
Idot ridacchiò.
– Di cosa stai ridendo? – Ottila si voltò verso il portico. «Izolda, porta qui il foglio!»
– Prendilo tu! Non è cresciuta la matrigna! Isolda ringhiò.
– Vai a prenderlo. – a bassa voce mandò il caporale Klop. Harutun portò il giornale in mezz’ora, Ottila era già riuscita ad allineare un centinaio di chiodi.
– Che cazzo hai fatto per la morte? Vieni qui
Ottila prese il giornale e lo spalmò sull’incudine.
– Tre. – ordinato il bug
– Quattro. – Non ho risposto con stupore.
– Cosa, quattro?
– Beh, tre – quattro – cinque…
– Mi stai prendendo in giro? sputa tra le mani e tre, tre a buche. Cancella tutta la tua merda dalle mani.
– Perché?
– Vuoi dimostrarlo nel laboratorio del dipartimento di polizia distrettuale?
– No.
– Quindi tre qui e in fretta.
Il bambino si strofinò rapidamente una palla con un pisello e la porse a Klop.
– In? Magosh! – sorpreso Klop.
– Immediatamente sentito, apchi, la mano di un professionista.
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