Анелия Ибарбия - Итальянские сказки / Fiabe Italiane

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Итальянские сказки / Fiabe Italiane: краткое содержание, описание и аннотация

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Книга содержит двенадцать итальянских сказок на разные сюжеты – как волшебные, так и бытовые. Тексты сказок упрощены и сокращены, сопровождаются комментариями и упражнениями на понимание прочитанного, в конце книги расположен небольшой словарь. Занимательные итальянские сказки позволят вам погрузиться в удивительный мир итальянского фольклора. Чтение итальянских сказок в оригинале не только поможет в изучении языка, но и даст прекрасную возможность познакомиться с культурой Италии.
Книга предназначается для тех, кто только начинает свое знакомство с итальянским языком (уровень 1 – для начинающих).

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2. portarono

3. lasciarono

4. misero

5. Выберите нужный предлог:

a – in – da – con

1. Un giorno mentre il cervo era ___ pascolo ed il bambino era solo ___ casa si udirono colpi ____ porta.

2. Appena furono dentro lo stanzino le streghelle presero il bimbo e lo portarono via ____ casupola.

3. Infatti lo sentì e dopo avere attraversato valli e monti si presentò ___ le sue enormi corna davanti ___ streghelle che lasciarono il bimbo e sparirono.

4. ____ quel giorno il bimbo ubbidì sempre ___ cervo e non aprì mai ____ nessuno e le streghelle non vennero mai più.

6. Поставьте глаголы в нужную форму:

1. Dopo qualche giorno, mentre il bimbo (essere) di nuovo a casa da solo (ripresentarsi) le streghelle e (bussare) alla porta.

2. Ogni giorno quando (uscire) per andare a pascolare (dire) al bimbo.

3. Le vocine (essere) delle streghelle e che se le (fare) entrare lo (portare via).

4. Il bambino (gridare) così forte (sperare) che lo (sentire) il cervo.

7. Ответьте на вопросы:

1. Che cosa diceva il cervo al bambino ogni giorno?

2. Perché il bimbo non ubbidì?

3. Che cosa dicevano le streghelle al bambino?

4. Le streghelle erano buone?

5. Raccontare il testo.

Ответы:

1. Il bambino abitava con il cervo.

2. Perché le streghelle possono portare via il bambino.

3.

1. Il giorno dopo, non appena il cervo se ne andò, qualcuno bussòalla porta.

2. Dopo qualche tempo le streghelle deciseroche il bambino era abbastanza grasso.

3. Non aprirò, vi conoscoe non voglio essere portato via da voi.

4. Appena furono dentro lo stanzinole streghelle presero il bimbo e lo portarono via dalla casupola.

4. portarono.

5.

1. Un giorno mentre il cervo era alpascolo ed il bambino era solo incasa si udirono colpi allaporta.

2. Appena furono dentro lo stanzino le streghelle presero il bimbo e lo portarono via dallacasupola.

3. Infatti lo sentì e dopo avere attraversato valli e monti si presentò conle sue enormi corna davanti allestreghelle che lasciarono il bimbo e sparirono.

4. Daquel giorno il bimbo ubbidì sempre alcervo e non aprì mai anessuno e le streghelle non vennero mai più.

La tessitrice

Tanto tempo fa una donna tesseva la tela vicino alla finestra. Lei tirava la navetta da destra a sinistra, poi prendeva il filo in bocca e tornava a tirare [40]la navetta nello stesso senso, da destra a sinistra. Passò un vecchio, nessuno sapeva da dove venisse. Aveva una gran barba bianca. Si fermò un attimo a guardare la tessitrice, poi le disse: “Perché prendi il filo in bocca, invece di [41]far passare la navetta una volta da destra a sinistra e una volta da sinistra a destra?” La tessitrice provò a fare come aveva detto il vecchio, la navetta andava avanti ed indietro rapidamente, il lavoro era assai più spedito. Il vecchio andò avanti [42]e vide un contadinello che stava arando. Egli arava un solco, giunto in fondo al campo prendeva in spalla l’aratro e tornava in principio, e qui cominciava a tracciare un altro solco. Il vecchio stette un po’ a guardarlo, poi disse: “Senti, quando sei in fondo al campo, perché non giri il cavallo e non ari un solco anche mentre torni indietro?”

Il contadino provò a fare come diceva il vecchio, arava un solco andando su, un altro tornando giù e il lavoro andava avanti più velocemente. Il giorno dopo quel vecchio ripassò per la stessa strada e vide il contadinello che arava in su e in giù. “Chi ti ha insegnato ad arare così bene?” domandò il vecchio. “Ma sei stato tu, nonno, ieri sera quando sei passato di qui”. Il vecchio sorrise e disse: “Bravo. E io ti dico che un giorno lavorerai e per tutto da mangiare avrai”. Poi il vecchio passò sotto la finestra della tessitrice, stette un po’ a guardare la navetta che correva svelta in su e in giù e le domandò: “Chi ti ha insegnato a tessere così bene?” “Nessuno, ho imparato da sola.” rispose la tessitrice, senza neanche guardarlo in faccia. Il vecchio si oscurò in volto, scosse la testa e disse: “E allora ti dico che un anno intero lavorerai e più di un fazzoletto non tesserai”. E se ne andò.

I tredici briganti

Dice che una volta c’erano due fratelli. Uno faceva il ciabattino [43]ed era ricco, l’altro il contadino ed era senza nulla. Un giorno il contadino era in campagna, e vide tredici uomini sotto un albero di quercia, con certi coltellacci. “I briganti!”, pensò il contadino, e si nascose; li vide avvicinarsi alla quercia e il capo disse: – Apritiquercia [44]! – Il tronco s’aperse e a uno a uno i tredici briganti ci entrarono. Il contadino restò nascosto [45]ad aspettare. Dopo un po’ i briganti uscirono, uno a uno, e l’ultimo fu il capo. – Chiuditiquercia [46]! – disse, e la quercia si richiuse. Quando i briganti se ne furono andati, il contadino volle provare anche lui. S’avvicinò all’albero e disse: – Apritiquercia! L’albero s’aperse e lui passò. C’era una scala che andava sottoterra; scese e si trovò [47]in una caverna. Una caverna, dalla terra al soffitto, piena di roba ammonticchiata: un monte di monete d’oro, uno di brillanti, uno di marenghi, un altro d’oro, un altro di brillanti, un altro di marenghi, ancora uno d’oro, uno di brillanti, uno di marenghi; e così via, fino a tredici. Il contadino cominciò a guardare, a empirsi gli occhi di quel luccichio: empiti gli occhi cominciò a empirsene le tasche della giacca, poi le tasche dei calzoni, poi si strinse bene in fondo i calzoni e a lenti passi tintinnanti [48]tornò a casa. – Che t’è successo [49]? – gli disse la moglie vedendolo arrivare a quel modo. Lui cominciò a rovesciare le tasche e i pantaloni, e le raccontò tutto. Per misurare i soldi, gli serviva uno stoppello; ma lui non l’aveva; così mandò a chiederlo in prestito al fratello. Il ciabattino pensò: “Cosa mai avrà da misurare mio fratello che non ha mai avuto nulla al mondo? Voglio vedere un po”, e impastò una lisca di pesce sul fondo dello stoppello. Quando gli restituirono lo stoppello andò subito a vedere cosa c’era rimasto attaccato e figuratevi [50]come rimase quando vide un marengo! Andò subito a trovare il fratello. – Dimmi chi t’ha dato questi soldi! – E il contadino gli raccontò. Il ciabattino allora gli disse: – Be’, fratello, mi ci devi portare anche a me. Io ho figli, e ho più bisogno di soldi di te!

Allora i due fratelli presero due somari e quattro sacchi, andarono all’albero, dissero: – Apritiquercia! – riempirono i sacchi e via. A casa, si divisero l’oro, i brillanti e i marenghi e ormai ne avevano da campare di rendita. Perciò si dissero: – Ora non facciamoci più vedere laggiù, se no ci lasciamo la pelle [51]! Il ciabattino aveva detto: – Intesi, – ma solo per ingannare suo fratello e andare una volta da solo a far man bassa [52], perché era uno che non aveva mai abbastanza. Andò, aspettò che i briganti uscissero dalla quercia, ma non li contò mentre se ne andavano. Ma invece di tredici erano dodici, perché uno era rimasto a far la guardia [53], dato che [54]s’erano accorti che qualcuno veniva nella caverna a derubarli. Il brigante saltò fuori, sorprese il ciabattino, lo squartò come un maiale e così squartato l’appese a due rami. La moglie non vedendolo più tornare, andò dal contadino. – Cognato mio, disgrazia. Fratello tuo è andato alla quercia un’altra volta e non è più tornato! Il contadino aspettò la notte e andò alla quercia. Appeso ai rami, vide il corpo squartato del fratello, lo slegò, lo caricò sull’asino, e lo portò a casa, tra gran pianti della moglie e dei figli. Per non seppellirlo squartato chiamarono un altro ciabattino suo collega, e lo fecero cucire. La vedova del ciabattino, con tutti i soldi che le erano rimasti, comprò una taverna e si mise a far la taverniera [55]. Intanto i briganti s’erano messi a girare il paese, per vedere a chi erano rimasti i soldi. Uno andò dal ciabattino che aveva cucito il morto e gli disse: – Compare, sei capace di dar due punti a questa scarpa [56]? – Eh! – fece lui, – ho cucito un ciabattino, volete che non cucia una ciabatta? Un mio collega che hanno squartato. Il marito della taverniera. Così i banditi seppero che la taverniera profittava delle ricchezze rubate. Presero una botte grande e ci si nascosero dentro in undici; la botte la misero su un carro e gli altri due si misero a tirare il carro. Scesero alla taverna e dissero: – Buona donna, fate posare qui questa botte? E ce lo fate da mangiare? – Accomodatevi, – disse la taverniera, e si mise a cucinare i maccheroni per i due carrettieri. Intanto la figlia, giocando li vicino, senti rumore nella botte. Si mise ad ascoltare e senti dire: – Ora gliela diamo la buona notte a questa qui! – Saltò su e corse a dirlo a sua madre. Sua madre non stette li a sprecare sale e olio: prese una caldaia d’acqua bollente e la rovesciò nella botte. I briganti morirono spellati. Poi andò a servire i maccheroni agli altri due. Gli mescè vino oppiato e quando s’addormentarono gli tagliò le teste. – Adesso va’ a chiamare il giudice, – disse a sua figlia. Arrivò il giudice, capì che erano tredici briganti e diede un premio alla taverniera, perché aveva schiantato quella malerba.

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