Olga Averina - Roma in ogni stagione. «Il Laterano alle cose mortali andò di sopra»

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Roma in ogni stagione. «Il Laterano alle cose mortali andò di sopra»: краткое содержание, описание и аннотация

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È una descrizione dettagliata del complesso di edifici storici eretti nell’arco di più di duemila anni nel quartiere di San Giovanni in Laterano, luogo che una volta aveva la stessa importanza per il mondo di quella che ha oggi il Vaticano. Nella narrazione l’autore fornisce molte interessanti informazioni aventi a che fare, sia con l’arte, che con la storia, soprattuto la storia del Cristianesimo.

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Per gli odierni abitanti di Roma il Laterano è anche una vasta area urbana dove si erge un complesso di siti storici dislocati in tre piazze adiacenti chiamate in nome di tre Giovanni:

– piazza San Giovanni in Laterano(o piazza San Giovanni sul Laterano)

piazza di Porta San Giovanni

piazza Giovanni Paolo II

Nell’antica Roma, come adesso, è quasi al confine del centro storico. Se il tempo lo concede, dal centro fino a quì si può arrivare a piedi. In questo caso, direttamente dal Colosseo dritta come una freccia vi ci condurrà via di San Giovanni in Laterano. Ma il mezzo più comodo e rapido è la metro, stazione «San Giovanni».

Allora, partenza! Prossima fermata «San Giovanni»…

II. Il muro

Uscendo dalla metro e dandosi un’occhiata intorno non è difficile notare delle vecchie mura di pietra con numerosi archi e una grande porta rivestita di concio bianco. Sono le antiche mura dell’imperatore Aureliano 5 5 Lucio Domizio Aureliano, o Aureliano – imperatore romano dal 270 al 275. che una volta fonivano protezione e donavano tranquillità alla vita della città eterna.

Gli antichi romani erano dei grandissmi specialisti nell’erigere fortificazioni di vario tipo, soprattutto mura. Le innalzavano ovunque mettevano piede le impolverate calighe 6 6 Caliga – stivale del legionario degli audaci legionari. Una rete di fortificazioni difensive si estendeva dalle aride sabbie del Sahara con il «Limes Mauritano», fino alle piovose montagne della Scozia, dove furono eretti il vallo di Adriano e Antonino. La cosa interessante è che quest’ultimi hanno fatto da spunto per il ciclopico «Muro» dell’epopea fantasy di George Martin – «Le Cronache del Ghiaccio e del Fuoco», resa celebre dalla serie televisiva «Il Trono di Spade». Questo «Muro» difendeva il mondo civilizzato dei Sette regni dal selvaggio mondo del belligerante Nord, le cui vaste aree erano occupate da orde di incontrollabili «Bruti», da tremendi zombie – gli «Estranei» e varie altre entità maligne. Nella vita reale prorio per lo stesso scopo a difesa di Roma prima furono erette le antiche mura Serviane 7 7 La leggenda narra che le prime mura difensive di Roma furono erette dal re Servio Tullio verso la metà del VI a.C. , e in tempi più recenti quelle Aureliane. Solo che al posto dei «bruti» le mura romane venivano attaccate da altri invasori del nord – le tribù dei galli, goti, vandali e longobardi…

Per i russi forse sarà interessante sapere che a immagine della prima Roma fu costruita anche Mosca – la nostra Roma del nord, la terza per ordine e la quale come molti sanno «si tiene ancora in piedi, ultima nel suo genere» 8 8 Lettera pastorale dell’eremita anziano Filofei del monastero di Yelisarov al grande re di Mosca Vassiliy III Ivanovich. . Sette colli di Mosca circondavano le mura dell’antica città . Il suo perimetro di 16 chilometri è il percorso che oggi segue il movimentato anello di giardini che fa da confine al centro storico. Nella Roma odierna lo stesso ruolo è ricoperto dalle mura Aureliane, erette 1300 anni prima, e più lunghe di tre chilometri di quelle di Mosca.

L’imperatore Aureliano cominciò la costruzione di queste mura fortificate nel 271. Le mura difendevano i sette colli di Roma, il campo Marzio e l’area «Zamoskvorech’ye» 9 9 Dall’altra parte del fiume Moscova. (se continuare con le analogie con Mosca) – il quartiere Trastevere, sulla sponda destra del Tevere. Aureliano fu molto perspicace a costruire questa imponente fortificazione. Da quì a non molto sarebbero cominciate le invasioni barbariche.

La tensione che aumentava al confine dell’impero Romano richiedeva la necessità di fortificare la città, e le mura furono terminate molto velocemente – in 4 anni. Per la costruzione del muro non si badò a spese e si usarono ingenti quantità di calcestruzzo, allargando le mura fino a 3,4 metri e facendole arrivare ad un’altezza di 8 metri (più tardi, durante il regno dell’imperatore Onorio 10 10 Flavio Onorio Augusto o Onorio – primo imperatore dell’Impero Romano d’Occidente dopo la divisione dell’impero in Impero Romano d’Occidente e Impero Romano d’Oriente. Regnò dal 395 al 423. all’inizio del V secolo vennero innalzate fino a 10,5—15 metri), e rivestite subito di mattoni. Ad una distanza di ogni 30 metri furono erette imponenti torri, e tutte le strade, che secondo il detto, portano a Roma, passavano attraverso le 18 porte, l’aspetto esteriore e la capacità difensiva delle quali venivano progettate basandosi sull’importanza strategica.

All’interno delle antiche mura Aureliane, sulla propaggine del colle Celio si trova l’area che si chiama Laterano. Non lontano da quì cominciava l’antica via Campana che portava verso la regione Campania 11 11 Regione dell’Italia. .

La porta in mezzo alle due massive torri rotonde ha il pittoresco nome di Porta Asinaria, che molto prosaicamente si traduce come Porta degli Asini. Durante l’innalzamento delle mura quì venne costruito solo un piccolo passaggio – la postierla per i proprietari terrieri che vivevano fuori della città. Da quì conduceva in città la Via Asinaria (o Via degli’Asini). Siccome per i contadini dell’antica Roma il mezzo di trasporto principale era l’asino, se ne deduce che è da quì che prendono il nome sia la porta che la via. Lo stretto passaggio venne allargato solo durante il regno del fervente cristiano – l’imperatore Onorio. Approposito, fù proprio Onorio ad abolire i combattimenti dei gladiatori nel 404, dopo che il monaco Telemaco fù ucciso a sassate dalla folla mentre cercava di porre termine ad una delle sanguinose battaglie che si tenevano nell’anfiteatro.

La storia teneva in serbo un destino piuttosto movimentato per la Porta Asinara. Nel 536 la porta fu varcata dall’esercito del generale bizantino Belisario che entrò a Roma per liberarla dalla tribù germanica degli ostrogoti capeggiati dal re Vitige. Dieci anni dopo, distrutta la porta a colpi di ariete, la citta fù occupata dalle armate del nuovo re ostrogoto – Totila.

Nel 1084 in questo punto delle mura entrarono a Roma i normanni capeggiati da Roberto Il Guiscardo, che distrussero e saccheggiarono tutto quello che gli capitava davanti agli occhi. Dopo di questo l’esercito del Guiscardo diede fuoco alla città eterna agendo con una tale brutalità, che questo incendio verrà ricordato dagli storici come uno dei più catastrofici nella storia dell’Impero Romano. Eppure, nonostante tutte le peripezie la porta degli’Asini si è conservata benissimo. Tuttavia, attualmente, a causa dell’abbassamento del livello della strada la porta è chiusa al passaggio delle macchine, ma i passanti, e anche gli asini possono ancora attraversarla.

La sontuosa e larga Porta San Giovanni, chiamata in onore del santo e che fu costruita per il passaggio di persone importanti o solenni processioni, è comparsa nelle mura Aureliane solo nell’anno 1574. La sua costruzione fu iniziata su benedizione del papa Pio IV Medici (1559—1565), ma venne terminata durante il pontificato di Gregorio XIII Buoncompagni (1572—1585), al quale, tra l’altro, dobbiamo l’introduzione del nuovo calendario gregoriano.

I lavori di costruzione furono guidati dall’architetto Giacomo del Duca, poi seguito da un’altro Giacomo – della Porta, allievo di Michelangelo. Delle leggende popolari raccontano che Giacomo della Porta morì per torcimento dell’intestino causato da eccesivo ingerimento di cibo: si dice che il poveraccio si sia abbuffato di cocomero e meloni ad un picnic in campagna e che la morte lo colpì proprio mentre stava attraversando la porta di San Giovanni. Così l’anima lascio le spoglie mortali dell’architetto proprio sotto l’arco della volta della propria costruzione. Molto probabilmente si tratta, come si dice adesso, di un fake. Nei propri aneddoti la gente ama molto gettare fango su personaggi famosi, proprio facendo leva sui peccatucci dei quali si erano macchiati: nella Repubblica Ceca vi diranno che l’astronomo Tycho Brache bevve talmente tanta birra Krusovice fino a farsi scoppiare la vescica, e che in Russia lo scrittore di favole «nonno Krylov» morì dopo una grave indicestione a causa della grande quantità di frittelle mangiate durante la festa della Maslenitsa.

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