Giovanni Mongiovì
IL CIELO DI NADIRA
Regnum
In copertina: gli occhi di Luana (per gentile concessione);
scudo normanno, Atene, Museo della Guerra.
giovannimongiovi.com
Copyright © 2019 - Giovanni Mongiovì
Non serve che io scriva dell'indescrivibile,
che azzardi la descrizione dell'immensamente perfetto,
la consapevolezza a cui risorgo è già poesia,
la più alta e monda, scritta da mani intangibili,
concepita da mente eccelsa,
ispirata da un cuore smisurato;
amore mio, siamo finiti nell'arte di Dio:
"che un essere ne ami un altro con amore sempre più indissolubile".
Che io ami te ogni giorno di più...
A Valentina e Tommaso... lustru dê me òcchii...
Premessa Premessa Per quanto mille fiumi sfoceranno a mare, essi non avranno mai il nome delle acque in cui si gettano, per il ragionevole motivo che il mare non può essere la ragione di un fiume. Allo stesso modo il principio non può ricalcare la definizione del fine, né può superare la sua importanza. Si guardi alla sorgente di un fiume, alle alte rupi da cui sgorga, se ne assaggino le acque, e gli si dia un nome in base a questo. Non è l’azione a fare l’uomo, non è la mano a compiere l’atto, bensì il cuore, lì dove sorge il motivo, la ragione di tutto. L’essenza del peccato originale non fu cogliere un frutto, ma tutto ciò che mosse quel gesto. E così la cupidigia può nascondersi in ogni cosa, nella carne succulenta, nel rossore del vino, nelle forme di una fanciulla… o almeno in tale maniera giustifica chi cede. Ma la verità è che essa si nasconde esclusivamente negli occhi e nel cuore di chi sente quell’incendio consumante, quella fiamma divoratrice che è la concupiscenza. Tra gli illustri di questa gente di antica stirpe greca si narrava una storia, una di quelle sopravvissute al battesimo del cristianesimo e alla spada dell’Islam. Pentesilea, potente amazzone, fu chiamata a combattere in difesa dei troiani. Era una donna bellissima e, come spesso accade nei miti greci, le dee la invidiavano. Per tale motivo Afrodite la volle punire con la più terribile delle condanne: ogni uomo che l’avesse vista avrebbe provato un così inarrestabile desiderio di averla che avrebbe per certo cercato di violentarla. Pentesilea si nascose sotto la sua armatura per tutto il tempo che poté, sennonché, durante una battaglia, Achille la uccise e la spogliò delle sue armi. Solo allora fu evidente come la condanna di Pentesilea superasse la stessa morte… Achille non seppe resisterle… Al di là del mito, può esistere davvero qualcosa di così straordinariamente irresistibile e maledetto da scuotere irrimediabilmente i desideri di chi lo sta a guardare? Una bellezza di tale potenza da lasciar emergere le malizie dei cuori, ma anche ambivalente, in quanto capace di far affiorare le nobili virtù nell’animo dei meritevoli. La storia che segue è la prima di tante… la prima di tante storie di uomini e donne, e del sangue che lega ognuno di questi al proprio passato e al veniente futuro. È la storia di questa terra, dei suoi popoli, delle sue guerre, dei suoi vizi e dei suoi sopiti pregi. Tuttavia quella che segue è proprio la prima, ed essendo tale è quindi l’originale… e dunque, in quanto originale, non può che parlare del medesimo desiderio che portò, in principio, l’uomo al suo primo peccato.
PARTE I - LO STRANIERO LEGATO AL PALO PARTE I - LO STRANIERO LEGATO AL PALO
Capitolo 1
Capitolo 2
Capitolo 3
Capitolo 4
Capitolo 5
Capitolo 6
Capitolo 7
Capitolo 8
Capitolo 9
Capitolo 10
Capitolo 11
Capitolo 12
Capitolo 13
Capitolo 14
PARTE II - LA GUERRA DEI QĀ’ID
Capitolo 15
Capitolo 16
Capitolo 17
Capitolo 18
Capitolo 19
Capitolo 20
Capitolo 21
PARTE III - LA TREGUA DEL MUḤARRAM
Capitolo 22
Capitolo 23
Capitolo 24
Capitolo 25
Capitolo 26
Capitolo 27
Capitolo 28
PARTE IV - IL RITORNO DI CONRAD
Capitolo 29
Capitolo 30
Capitolo 31
Capitolo 32
Capitolo 33
Capitolo 34
Capitolo 35
PARTE V - LE TRAME DEL POTERE
Capitolo 36
Capitolo 37
Capitolo 38
Capitolo 39
Capitolo 40
Capitolo 41
Capitolo 42
PARTE VI - LA MALEDIZIONE DI PENTESILEA
Capitolo 43
Capitolo 44
Capitolo 45
Capitolo 46
Capitolo 47
Capitolo 48
Capitolo 49
PARTE VII - LE CONDIZIONI DELLA LIBERTÀ
Capitolo 50
Capitolo 51
Capitolo 52
Capitolo 53
Regnum - Il cercatore di coralli
Opere dell’autore
Biografia
Per quanto mille fiumi sfoceranno a mare, essi non avranno mai il nome delle acque in cui si gettano, per il ragionevole motivo che il mare non può essere la ragione di un fiume. Allo stesso modo il principio non può ricalcare la definizione del fine, né può superare la sua importanza. Si guardi alla sorgente di un fiume, alle alte rupi da cui sgorga, se ne assaggino le acque, e gli si dia un nome in base a questo.
Non è l’azione a fare l’uomo, non è la mano a compiere l’atto, bensì il cuore, lì dove sorge il motivo, la ragione di tutto. L’essenza del peccato originale non fu cogliere un frutto, ma tutto ciò che mosse quel gesto.
E così la cupidigia può nascondersi in ogni cosa, nella carne succulenta, nel rossore del vino, nelle forme di una fanciulla… o almeno in tale maniera giustifica chi cede. Ma la verità è che essa si nasconde esclusivamente negli occhi e nel cuore di chi sente quell’incendio consumante, quella fiamma divoratrice che è la concupiscenza.
Tra gli illustri di questa gente di antica stirpe greca si narrava una storia, una di quelle sopravvissute al battesimo del cristianesimo e alla spada dell’Islam. Pentesilea, potente amazzone, fu chiamata a combattere in difesa dei troiani. Era una donna bellissima e, come spesso accade nei miti greci, le dee la invidiavano. Per tale motivo Afrodite la volle punire con la più terribile delle condanne: ogni uomo che l’avesse vista avrebbe provato un così inarrestabile desiderio di averla che avrebbe per certo cercato di violentarla. Pentesilea si nascose sotto la sua armatura per tutto il tempo che poté, sennonché, durante una battaglia, Achille la uccise e la spogliò delle sue armi. Solo allora fu evidente come la condanna di Pentesilea superasse la stessa morte… Achille non seppe resisterle…
Al di là del mito, può esistere davvero qualcosa di così straordinariamente irresistibile e maledetto da scuotere irrimediabilmente i desideri di chi lo sta a guardare? Una bellezza di tale potenza da lasciar emergere le malizie dei cuori, ma anche ambivalente, in quanto capace di far affiorare le nobili virtù nell’animo dei meritevoli.
La storia che segue è la prima di tante… la prima di tante storie di uomini e donne, e del sangue che lega ognuno di questi al proprio passato e al veniente futuro. È la storia di questa terra, dei suoi popoli, delle sue guerre, dei suoi vizi e dei suoi sopiti pregi. Tuttavia quella che segue è proprio la prima, ed essendo tale è quindi l’originale… e dunque, in quanto originale, non può che parlare del medesimo desiderio che portò, in principio, l’uomo al suo primo peccato.
PARTE I - LO STRANIERO LEGATO AL PALO
Inverno 1060 (452 dall’egira), Rabaḍ di Qasr Yanna
Lì per quella valle in cui le norie 1 non fermano mai il loro girare… lì dove il monte di Qasr Yanna poggia le sue radici… lì sul quel pianoro dov’è il Rabaḍ 2 …
La valle ai piedi dell’antica Enna si perdeva verso oriente; secoli di ingegno arabo l’avevano resa più fertile di quello che altrimenti sarebbe stata. Guardando ad ovest, QasrbYanna 3 , l’ombelico di Sicilia, si stagliava alta sul monte. Guardando a est, giù dal pianoro, ci si perdeva con lo sguardo in decine di colline, boschi, prati, pascoli e torrenti… ma anche nelle alte ruote idrauliche, in grado di sollevare l’acqua dalla vallata... e nei canali, scavati per trasportarla agli orti. Il villaggio non aveva molte case, forse una trentina, e solo una piccola moschea, come a testimoniare la poca importanza del luogo.
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