Blake Pierce - Quasi morta

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“Quando credi che la vita non possa andare meglio, Blake Pierce crea un altro capolavoro di thriller e mistero! Questo libro è pieno di colpi di scena e si conclude con una rivelazione sorprendente. Consiglio fortemente la presenza di questo volume nella biblioteca di chiunque apprezzi un thriller molto ben scritto”
–-Books and Movie Reviews, Roberto Mattos (su Quasi Scomparsa)
QUASI MORTA è il terzo libro di una nuova serie di thriller psicologici dell’autore di Best Seller Blake Pierce, di USA Today, il cui primo romanzo Quasi Scomparsa (Libro Uno) (scaricabile gratuitamente) ha ricevuto più di 1000 recensioni a cinque stelle.
Dopo le terribili ripercussioni del suo ultimo lavoro in Inghilterra, tutto quello che la 23enne Cassandra Vale vuole è la possibilità di raccogliere i cocci. Una signora divorziata dell’alta società italiana sembra essere la risposta. Ma lo è veramente?
Con una nuova famiglia ci sono nuovi bambini, nuove regole e nuove aspettative. Cassandra è determinata a far durare questo ultimo incarico – finché una scoperta orribile le fa superare il limite.
E quando avviene l’inimmaginabile, sarà troppo tardi per allontanarsi dal baratro? In chi, si chiede, si sta trasformando?
Un affascinante mistero colmo di personaggi complessi, strati e strati di segreti, drammatici colpi di scena e suspence da cardiopalma, QUASI MORTA è il terzo libro di una serie di thriller psicologico che vi terrà incollati alle pagine fino a notte fonda.
Il quarto libro della serie sarà presto disponibile.

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Sorrise a Cassie con affetto, come se sapesse bene cosa volesse dire essere in un Paese straniero con pochi soldi.

“La maggior parte dei nostri ospiti riesce a trovare lavoro, se vuole, perciò se te ne serve uno, fammi sapere”, aggiunse.

“Grazie ancora”, rispose Cassie.

Si diresse subito verso la bacheca.

C’era un elenco di cinque posti nei dintorni dove si potevano usare telefono e internet, e Cassie trattenne il respiro quando vide che vi era il nome della Cartoleria, ma che recentemente era stato coperto da una croce con un appunto, “Chiuso”.

Quello era un buon segno, perciò Cassie decise di chiedere a Gretchen se poteva controllare l’elenco degli ospiti. Si diresse nel salottino, vedendo che la ragazza aveva appena aperto una birra e si stava sedendo sul divano tra un gruppo di persone che ridevano.

“Ecco un altro ospite”.

Un giovane snello con un accento inglese, che sembrava anche più giovane di Cassie, si alzò di scatto e aprì il frigorifero.

“Sono Tim. Cosa posso servirti?”

Notando l’esitazione della ragazza, disse, “Abbiamo un prezzo speciale per l’Heineken”.

“Grazie”, rispose Cassie.

Pagò, e lui le passò una bottiglia ghiacciata. Due ragazze dai capelli scuri, che parevano essere gemelle, si alzarono da uno dei divani vicini per farle spazio.

“A dire il vero, sono venuta qui perché speravo di trovare mia sorella”, disse, sentendosi nervosa mentre parlava.

“Mi chiedo se qualcuno di voi possa averla conosciuta, o se è stata qui per caso. Ha i capelli biondi – o per lo meno era bionda quando l’ho vista l’ultima volta. Il suo nome è Jacqui Vale”.

“Siete lontane da tanto?” chiese con affetto una delle ragazze more.

Quando Cassie annuì, aggiunse, “È molto triste. Spero tu riesca a trovarla”.

Cassie bevve un sorso di birra. Era gelida e ricca di malto.

Gretchen stava scorrendo il telefono.

“Non abbiamo avuto nessuna Jacqui qui a dicembre. O a novembre”, disse, e Cassie sentì il cuore sprofondare.

“Aspetta”, disse Tim. “Ho in mente qualcuno”.

Chiuse gli occhi, come per ricordare qualcosa, e Cassie lo fissò con ansia.

“Non vengono molti americani qui, perciò mi ricordo l’accento. Non ha prenotato una stanza, è venuta con un’amica che stava qui. Ha bevuto qualcosa e poi se n’è andata. Non era bionda; aveva i capelli castani, ma era molto carina, e ti assomigliava un po’. Forse qualche anno più grande”.

Cassie annuì incoraggiandolo. “Jacqui è più grande di me”.

“L’amica la chiamava Jax. Abbiamo incominciato a parlare quando l’ho servita, e mi ha detto che stava in un paesino. Credo fosse a un’ora o due da qui. Ora, ovviamente, non mi ricordo il nome del paese però”.

Cassie si sentì mancare il respiro, al pensiero che sua sorella fosse effettivamente stata lì. A trovare un’amica, proseguendo con la sua vita. Non sembrava che fosse sul lastrico, disperata, o tossicodipendente, né in una relazione violenta, e nemmeno in alcuno dei terribili scenari che Cassie aveva temuto ogni volta che aveva pensato a Jacqui, e si chiese perché non si fosse mai messa in contatto con lei.

Forse la famiglia non era stata così importante per lei e non sentiva il bisogno di ricontattarla. Anche se erano molto affiatate, erano state le avversità a renderle unite, dover sopravvivere agli scoppi di rabbia del padre e all’instabile vita familiare. Jacqui avrebbe potuto volersi lasciare quei ricordi alle spalle.

“Non sapevo che avessi una così buona memoria in merito ai volti, Tim”, lo prese in giro Gretchen. “O funziona solo con le belle ragazze?”

Tim sorrise, sembrando imbarazzato. “Ehi, era stupenda. Stavo pensando di chiederle di uscire, ma poi ho scoperto che non viveva a Milano, e ho pensato che probabilmente non sarebbe stata comunque interessata”.

Ci fu un coro di protesta dalle altre ragazze.

“Che sciocco! Avresti dovuto chiederglielo”, insistette la ragazza seduta accanto a Cassie.

“Non ho ricevuto le giuste vibrazioni, e credo che avrebbe detto di no. In ogni caso, Cassie, se mi dai il tuo numero, farò del mio meglio per ricordarmi il nome del paese. Se mi torna in mente ti scrivo”.

“Grazie”, disse Cassie.

La ragazza diede il suo numero a Tim e finì la birra. Sembrava che fossero tutti pronti per un altro giro e avrebbero proseguito fino a dopo mezzanotte, ma lei era esausta.

Si alzò e salutò tutti prima di andare a fare una doccia calda e sdraiarsi a letto.

Fu solo quando tirò su le coperte che si ricordò, con uno shock, che i suoi medicinali per l’ansia erano ancora nella sua valigia.

Aveva già subito in passato le conseguenze per il fatto di aver saltato una pillola. Faceva fatica a dormire se non era a pari con le pastiglie, ed era propensa ad avere incubi molto realistici. Talvolta, era diventata sonnambula, e Cassie si sentì nervosa all’idea che potesse succederle in un dormitorio condiviso.

Poteva solo sperare che la birra, assieme al fatto di essere esausta, avrebbero tenuto lontano i brutti sogni.

CAPITOLO QUATTRO

“Svelta. Alzati. Dobbiamo andare”.

Qualcuno stava colpendo la spalla di Cassie, ma lei era stanca – talmente stanca da riuscire a malapena ad aprire gli occhi. Combattendo la sua spossatezza, riuscì a svegliarsi.

Jacqui era accanto al suo letto; i luminosi capelli castani mettevano in risalto una nera giacca alla moda.

“Sei qui?” Emozionata, Cassie si sedette, pronta ad abbracciare sua sorella.

Ma Jacqui si voltò.

“Sbrigati”, bisbigliò. “Stanno arrivando”.

“Chi sta arrivando?” chiese Cassie.

Pensò immediatamente a Vadim. Le aveva afferrato la manica, strappato la giacca. Aveva piani in serbo per lei. Era riuscita a scappare, ma ora lui l’aveva ritrovata. Si sarebbe dovuta immaginare che l’avrebbe fatto.

“Non so come potremmo scappare”, disse con ansia. “C’è solo una porta”.

“C’è l’uscita di sicurezza. È qui, lascia che te la mostri”.

Jacqui la guidò attraverso un lungo e oscuro corridoio. Indossava dei jeans strappati alla moda, e dei sandali rossi con il tacco. Cassie la seguì con le sue scarpe da tennis consumate, sperando che Jacqui avesse ragione e ci fosse davvero una via di fuga in quella direzione.

“Da questa parte”, disse Jacqui.

Aprì una porta di metallo. Cassie indietreggiò quando vide la sgangherata scala antincendio. I gradini di metallo erano rotti ed arrugginiti. E peggio ancora, la scala scendeva solo per metà della costruzione. Oltre, non vi era altro che un vertiginoso ed infinito vuoto fino alla strada sottostante.

“Non possiamo passare da qui”.

“Possiamo. Dobbiamo”.

La risata di Jacqui era acuta e, fissandola inorridita, Cassie notò che il suo volto era cambiato. Non si trattava di sua sorella. Era Elaine, una delle fidanzate di suo padre, quella che lei aveva odiato e temuto più di tutte.

“Scendiamo”, gridò la crudele donna bionda. “Scendi prima tu. Fammi vedere come si fa. Sai che ti ho sempre odiato”.

Sentendo il metallo arrugginito tremare quando lo toccò, anche Cassie iniziò ad urlare.

“No! Ti prego, no. Aiutami!”

Una risata acuta fu l’unica risposta che ricevette, quando la scala antincendio iniziò a cedere, rompendosi sotto il suo peso.

E poi improvvisamente erano le mani di qualcun altro a scuoterla.

“Per favore, svegliati! Svegliati!”

Cassie aprì gli occhi.

Le luci del dormitorio erano accese, e lei si ritrovò a fissare le due gemelle dai capelli scuri. La stavano guardando con un’espressione di preoccupazione mista a fastidio.

“Hai avuto un sacco di incubi, e stavi urlando. Stai bene?”

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