L’uomo annuì freneticamente, poi si girò e corse più veloce che poté. Jonas rise quando il furfante scomparve alla vista. «Pensi che andrà a Southington?».
«Se ci tiene alla sua vita, lo farà”.» rispose Asthey, «Quindi direi di sì.».
«Grazie per essertene occupato.» disse Jonas, «Non mi ero accorto che fosse lì.».
«Andiamo dentro.», ad Asthey non piaceva l’emotività. Non avrebbe risposto al suo ringraziamento, ma Jonas aveva capito. Era fatto così ed erano amici di così vecchia data da conoscere i segreti più oscuri e profondi l’uno dell’altro.
«Dopo di te.» Jonas allungò una mano, «Te lo sei meritato.».
«Sei impazzito?» gli chiese Asthey, «Non ho intenzione di perderti d’occhio. Porta subito dentro le tue chiappe.».
Jonas scosse la testa e si diresse all’interno, con Asthey alle calcagna. Entrarono nella stanza principale e Jonas rimase sorpreso di vederla affollata al limite. Quasi, se non tutti, i conti erano nel club. C’era un incontro di cui non era a conoscenza? Come Mosè che spartì le acque, i conti si scostarono per far passare Coventry. L’uomo si diresse verso Harrington. La sua età iniziava a manifestarsi. I suoi capelli erano diventati un misto di bianco e grigio, e attorno ai suoi occhi verde chiaro iniziavano a comparire le rughe. Nonostante ciò, sembrava forte e robusto per la sua età. Quando Coventry raggiunse Jonas, lo abbracciò e poi fece un passo indietro. Poggiandogli le mani sulle braccia, gli disse: «Buon compleanno.». Quindi tutti i presenti sollevarono i calici e ripeterono le stesse parole ad alta voce.
«Che cosa sarebbe?».
«Una celebrazione.» rispose Coventry, «Per questo compleanno e per molti altri a venire, ma soprattutto, per la tua libertà.».
«La mia cosa?».
«Deve aver battuto la testa.» disse Asthey. «È il tuo compleanno, o l’hai dimenticato?».
«No.» disse Jonas con calma, «So bene che giorno è oggi. È la questione della libertà che non capisco.».
«Hai il pieno controllo della tua eredità, ora.» disse Coventry, «Southington non ha più voce in capitolo sulle tue tasche.».
Jonas sospirò, «Ormai da molto tempo non ho più bisogno del denaro degli Harrington per sopravvivere. Non ha importanza per me.».
Aveva rinunciato alla speranza di avere qualcosa a che fare con la tenuta. Il titolo, in pratica, era solo una formalità da anni. Suo padre non aveva assunto il titolo di cortesia come figlio del duca. Se lo avesse fatto, allora sarebbe stato il Marchese di Starling, così come Jonas dopo la sua morte. Invece, aveva assunto il titolo dell’ altro nonno, dalla parte di sua madre, ed era diventato il Conte di Harrington. Era l’unico erede vivente e ciò comportava un onore maggiore.
Con la morte di suo padre, Jonas era stato posto sotto la custodia di suo nonno. Il duca aveva cercato di fargli assumere il titolo di Starling, ma lui lo aveva rifiutato come aveva fatto suo padre. Sfortunatamente, ciò diede al duca il controllo sulla tenuta Harrington e, di conseguenza, macchiò quell’onore. Suo nonno aveva le mani su tutto ciò che riguardava la tenuta Harrington e la governava con ordini duri e crudeltà. I fittavoli erano infelici e il duca provava piacere.
«Non ha importanza?» disse piano Coventry, «Pensaci e, quando sarai pronto a reclamare di nuovo la tua casa, io ti aiuterò.».
Forse doveva rivendicare il suo patrimonio. Odiava avere a che fare con suo nonno, ma lo doveva ai fittavoli da sottrarre al controllo del perfido bastardo. Avrebbero potuto trovare un po’ di felicità, almeno. Qualcuno doveva farlo, anche se non fosse stato lui. Annuì, «Come hai fatto a riunirli tutti qui?».
«Lo stavamo organizzando da un po’.» disse Asthey, «Shelby ed io avevamo deciso che il tuo trentesimo compleanno non sarebbe dovuto passare inosservato senza festeggiamenti.».
Aveva degli amici splendidi. «Grazie.». Jonas si guardò attorno. «Dov’è Shelby?».
«Sono qui.» annunciò Shelby da dietro, «Scusate per il ritardo. Ho avuto una discussione con mia madre.».
Shelby litigava sempre con sua madre, era lei che lo costringeva a scortare sua sorella a qualsiasi ballo. Era suo dovere come parente maschio più anziano. Purtroppo per sua sorella, Shelby odiava le feste e cercava di evitarle il più possibile. Troppe innocenti in cerca di marito, per i suoi gusti.
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