Clive Barker - Galilee

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Galilee: краткое содержание, описание и аннотация

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Una saga grandiosa in bilico fra realtà e soprannaturale dove si intrecciano i destini di due famiglie — una di stirpe divina, l'altra umana ma potentissima - divise da sempre da un odio atavico. E quando scatta il colpo di fulmine tra Rachel e Galilee, i discendenti delle due dinastie, gli antichi rancori riemergono scatenando una travolgente guerra dei mondi attraverso il Tempo e lo Spazio. Tradimenti, lussuria e magnifiche visioni metafisiche in una storia di linee di sangue intrecciate che riflette i conflitti celati nella nostra anima più segreta.

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“Ti rendi conto, vero, che questo potrebbe essere il solo modo per far sapere alla gente qualcosa della nostra famiglia?”

“A maggior ragione.”

“No, adesso lasciami finire tu”, ha sbottato lei. “Quando sono venuta qui a proporti di scrivere questo fottuto libro, l’ho fatto perché avevo la sensazione — e ce l’ho ancora - che non ci resti molto tempo. E il mio istinto sbaglia raramente.”

“Capisco”, ho sussurrato. Marietta ha delle doti profetiche, senza dubbio. Le ha ereditate da sua madre.

“Forse è per questo che Cesaria sembra così malconcia in questo periodo”, ha detto Marietta.

“Credi che senta quello che senti tu?”

Lei ha annuito. “Povera stronza”, ha detto dolcemente. “E questa è un’altra cosa di cui dobbiamo tenere conto. Cesaria. Lei odia i Geary ancora più di me. Le hanno portato via il suo amato Galilee.”

Ho fatto una smorfia nel sentire quell’assurdità. “Questo è uno dei miti sentimentali che ho intenzione di demolire, fin dall’inizio”, ho detto.

“Quindi tu non credi che ci sia stato portato via?”

“Assolutamente no. So cosa è successo la notte in cui se n’è andato, lo so meglio di chiunque altro al mondo. E ho intenzione di raccontare quello che so.”

“Naturalmente, anche se potrebbe non importare a nessuno”, ha osservato Marietta.

“Almeno, avrò raccontato le cose come stanno. Non è questo quello che volevi?”

“Non so che cosa diavolo mi è saltato in mente”, ha replicato lei. Il suo disgusto per ciò che avevo proposto era di nuovo evidente. “Comincio a rimpiangere di averti dato questa idea.”

“Be’, adesso è troppo tardi. L’ho già iniziato.”

“Sul serio?”

Questo non era completamente vero. Non avevo ancora cominciato a mettere gli eventi nero su bianco. Ma sapevo da dove sarei partito: dalla casa, da Cesaria e da Thomas Jefferson. Era come se il lavoro fosse già iniziato.

“Be’, non voglio farti perdere tempo”, ha concluso Marietta, dirigendosi verso la porta. “Ma non ti garantisco che avrai il mio aiuto.”

“Benissimo. Non ne ho bisogno.”

“Adesso no, ma presto ne avrai. Eccome. Ci sono molte informazioni di cui sono in possesso e di cui tu avrai bisogno. Allora vedremo quale sarà il prezzo della tua integrità.”

Detto questo, mi ha lasciato al mio gin. Il significato della sua ultima affermazione era più che evidente: aveva intenzione di propormi un baratto. Il taglio di una parte del mio libro che non avrebbe approvato in cambio di qualche informazione di cui avrei avuto necessità. Comunque, ero ben deciso a non permetterle di togliere una sola parola dal mio lavoro. Ciò che le avevo appena detto era vero. Non c’è modo di raccontare la storia dei Barbarossa senza raccontare quella dei Geary, e quindi anche la storia di Rachel Pallenberg, un nome che non mi aspetto di sentire mai pronunciare dalle labbra di Marietta. Non avevo nominato Rachel di proposito perché ero certo che, non appena lo avessi fatto, Marietta avrebbe cominciato a urlarmi elaborate oscenità. Inutile specificare che ho intenzione di dedicare una parte consistente di questa storia ai vizi e alle virtù di Rachel Pallenberg.

In ogni caso, questo libro sarà in qualche modo impoverito se non otterrò l’aiuto di Marietta; perciò ho intenzione di essere molto selettivo nell’esporle ciò che sto per fare. Marietta verrà a trovarmi; se non altro perché è un’egocentrica e il pensiero che le sue idee non compaiano nel libro sarà ancora più doloroso per lei del fatto che io intenda parlare dei Geary. D’altra parte, sa bene che ci sono molte questioni su cui dovrò fidarmi del mio istinto, fatti che non possono essere verificati con precisione. Faccende che riguardano lo spirito, la camera da letto, la tomba. Questi sono elementi fondamentali. Il resto sono soltanto geografia e date.

3

Più tardi quel giorno, ho visto Marietta che accompagnava fuori di casa la donna della quale l’avevo sentita parlare con Zabrina. Era, come quasi tutte le amanti di Marietta, bionda, minuta e probabilmente non aveva più di vent’anni. Dai vestiti, ho immaginato che fosse una turista, forse un’autostoppista, non una donna del posto.

Zabrina chiaramente aveva fatto ciò che Marietta le aveva chiesto e aveva liberato la povera ragazza dal panico (e da qualunque ricordo dell’esperienza che aveva indotto quel panico). Le ho osservate dalla terrazza con il mio binocolo. L’espressione vacua sul volto della ragazza mi ha disturbato. Quello era davvero l’unico modo con cui gli esseri umani potevano affrontare il miracoloso: con un panico che sfociava nella pazzia; o, se erano fortunati, con una pietosa asportazione della loro memoria che li lasciava, come in questo caso, calmi ma impoveriti? Che misera scelta avevano. (Quel pensiero mi ha subito riportato al libro. Era forse un’ambizione troppo grande la speranza di poter in qualche modo preparare, in queste pagine, il terreno per simili rivelazioni, così che al momento opportuno la mente umana non andasse in frantumi come uno specchio troppo fragile per riflettere tali meraviglie?) Provavo una sorta di tristezza per quell’ospite che era stata ripulita, per il suo bene, dall’esperienza che avrebbe potuto rendere la sua vita degna di essere vissuta. Che cosa sarebbe stata d’ora in avanti? Era possibile che Zabrina avesse lasciato nel suo profondo un seme del ricordo che, come una particella irritante nella carne di un’ostrica, col tempo avrebbe potuto diventare qualcosa di raro e bellissimo? Un giorno o l’altro, glielo avrei chiesto.

Nel frattempo, nascosta tra gli alberi, Marietta si era fermata con la sua compagna e le stava dando un addio ben più che affettuoso. Dal momento che ho promesso di raccontare la verità, per quanto sgradevole, non posso esimermi dal descrivere ciò che ho visto: mentre guardavo, Marietta ha scoperto i seni della ragazza; mentre guardavo, le ha stuzzicato i capezzoli e baciato le labbra e poi, mentre guardavo, ha sussurrato qualcosa, e la giovane si è inginocchiata, ha sbottonato i pantaloni di Marietta, glieli ha abbassati e ha infilato la lingua dentro di lei, muovendola così abilmente che persino dalla terrazza ho sentito chiaramente i gemiti di Marietta. Dio sa se sono grato per ogni piacere che mi viene concesso, e non intendo fingere di aver provato vergogna nel guardarle fare l’amore. È stato magnifico guardarle e, quando hanno finito e Marietta ha scortato la ragazza sul sentiero che si snoda dall’Enfant e conduce al mondo reale, ho sentito — benché possa sembrare assurdo — una fitta di solitudine.

Quattro

Anche se Marietta aveva deriso la mia convinzione che la casa sia una sorta di congegno acustico che porta notizie da tutte le stanze alle orecchie di un’anima in particolare, quella notte ho avuto la conferma del mio sospetto.

Non ho mai dormito bene e non dormirò mai bene. Non importa quanto io sia stanco, appena appoggio la testa sul cuscino pensieri di ogni genere, la maggior parte dei quali del tutto insignificanti, prendono ad aggirarmisi per la mente. E così è stato l’altra notte; frammenti della mia conversazione con Marietta, rimescolati al punto da non avere più alcun senso e scanditi dai suoi gemiti di piacere, formavano la colonna sonora. Ma le immagini erano di tutt’altro genere. Nell’occhio della mia mente, non apparivano né il volto né il corpo di Marietta; piuttosto, i volti, e i corpi di uomini e donne che non riconoscevo nemmeno. No, devo correggermi, li riconoscevo; semplicemente, non riuscivo a ricordare i loro nomi. Alcuni sembravano grottescamente felici; certi camminavano nudi per le strade di una città che penso fosse Charleston, sfrecciando lungo i marciapiedi e defecando dai castagni. Ma ce n’erano altri, molto meno felici: un momento prima erano fratelli e sorelle della concubina di Marietta dal volto inespressivo, un momento dopo strillavano come animali torturati — come se fossero stati privati del bene dell’oblio, e stessero ricordando qualcosa di intollerabile. So che ci sono psicanalisti che teorizzano che ogni creatura che appare in un sogno o in un sogno a occhi aperti sia un aspetto della personalità di chi sogna. Se questo fosse vero, dovrei supporre che le bestie nude delle strade di Charleston siano la parte di me che rispecchia mio padre e che le altre anime terrorizzate che singhiozzavano follemente siano la parte umana ereditata da mia madre. Ma ho il sospetto che questo sia uno schema troppo semplice. In cerca di un sentiero, il teorico ignora tutto ciò che è confuso e contraddittorio finendo per arrivare a una graziosa bugia. Io non sono due in uno; io sono molti di più. Una parte di me possiede la compassione di mia madre e la passione di mio padre per la carne cruda. Un’altra ha l’amore di mia madre per le storie di omicidi e il debole di mio padre per i girasoli. Chi può dire quante ce ne sono? Troppe perché possano essere contenute da qualsiasi dogma, ne sono certo.

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