Dean Koontz - Sussurri

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A ventinove anni, dopo un’infanzia e un’adolescenza difficili, la bella e intelligente Hilary Thomas è arrivata al successo. Ma quando viene aggredita nella sua lussuosa villa di Beverly Hills da un maniaco omicida, i peggiori incubi del passato sembrano rimaterializzarsi nei bagliori della lama acuminata del suo aggressore. Non basterà fuggire, non basterà lottare, non basterà nemmeno ucciderlo: lui tornerà, più forte della morte, a ossessionarla, costringendola a scavare disperatamente nei segreti sepolti per scoprire una realtà allucinante. Da Hollywood a Napa Valley, dalle piscine soleggiate delle dimore dei divi alla penombra umida di morte dell’obitorio, il ritmo tranquillo della vita quotidiana in California viene sconvolto da eventi ben più spaventosi e dirompenti dei terremoti ai quali la gente è ormai abituata. Esistono forze, nella mente umana, al confronto delle quali le scosse telluriche sono carezze e le urla di morte soltanto sussurri.

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Tony si rese conto che, se anche Rita Yancy avesse avuto altre informazioni sui gemelli Frye, né Hilary né Joshua sarebbero riusciti a farla parlare. Da un momento all’altro uno dei due sarebbe scoppiato con una frase pungente, salace o cattiva, la donna si sarebbe offesa e avrebbe ordinato loro di andarsene.

Tony sapeva che Hilary era profondamente scossa dalle analogie esistenti fra la sua stessa infanzia e la tragedia di Katherine e si era infuriata davanti ai diversi atteggiamenti di Rita Yancy: gli scoppi di falso moralismo, i brevi attimi di sentimentalismo sciropposo e poco sentito e invece l’autentica e costante mancanza di sensibilità.

Joshua soffriva di una perdita di stima nei confronti di se stesso perché aveva lavorato per venticinque anni al servizio di Katherine senza sospettare la tranquilla follia che ribolliva sotto un’apparente calma ben calibrata. Era disgustato con se stesso e quindi ancora più irritabile del solito. Inoltre, Rita Yancy era il genere di persona che Joshua avrebbe disprezzato anche in circostanze normali e quindi la sua pazienza era già al limite.

Tony si alzò dal divano e si avvicinò allo sgabello posto davanti alla sedia di Rita Yancy. Si sedette, giustificando l’azione con il desiderio di accarezzare il gatto. Così facendo, si venne a trovare fra la donna e Hilary e bloccò contemporaneamente Joshua, che sembrava sul punto di afferrare Mrs Yancy per il collo. Dallo sgabello avrebbe potuto continuare a interrogarla senza dare nell’occhio. Senza smettere di accarezzare il gatto, Tony continuò a chiacchierare con la donna, cercando di accattivarsi le sue simpatie con il fascino e la diplomazia che avevano sempre contraddistinto Tony Clemenza negli incarichi svolti per conto della polizia.

Alla fine, le chiese se c’era qualcosa di strano nella nascita dei due gemelli.

«Strano?» domandò Mrs Yancy, perplessa. «Non crede che tutta questa maledetta faccenda sia strana?»

«Ha ragione,» ammise. «Forse non le ho rivolto la domanda nel modo giusto. Volevo sapere se aveva notato qualcosa di strano nella nascita in sé, nel travaglio o nelle contrazioni di Katherine, qualcosa di particolare nello stato dei bambini appena nati. Insomma, qualcosa di anomalo, di curioso.»

Gli occhi le si illuminarono mentre le parole di Tony facevano scattare un interruttore nella sua memoria.

«A dire la verità,» esclamò, « c’era qualcosa di strano.»

«Mi lasci indovinare,» la interruppe. «Entrambi i bambini sono nati coperti dalla membrana amniotica.»

«Esatto! Come fa a saperlo?»

«Ho solo tirato a indovinare.»

«Come no!» Gli sventolò un dito davanti alla faccia. «Lei è molto più in gamba di quanto voglia far credere.»

Si sforzò di sorriderle. Fece molta fatica perché non c’era niente in Rita Yancy che potesse strappargli un sorriso spontaneo.

«Sono nati tutt’e due con quella membrana,» spiegò. «Avevano la testolina completamente coperta. Naturalmente, al dottore erano già capitati casi del genere, ma secondo lui c’era una possibilità su un milione che due gemelli nascessero così.»

«Katherine se n’era accorta?»

«Della membrana? Non subito. Urlava per il dolore. E nei tre giorni successivi era completamente fuori di sé.»

«Ma poi?»

«Sono sicura che è stata informata,» disse Mrs Yancy. «Non è il genere di cose che si nasconde a una madre. Anzi… ricordo di avergliene parlato io stessa. Sì. Sì, sono stata io. Me lo ricordo benissimo. Era rimasta affascinata. Ci sono persone convinte che un bambino nato coperto dalla membrana amniotica abbia il dono della preveggenza.»

«Anche Katherine ci credeva?»

Rita Yancy aggrottò le sopracciglia. «No. Secondo lei era un segno nefasto, non positivo. Leo si interessava di fenomeni soprannaturali e Katherine aveva letto qualche libro della sua raccolta. In uno di questi, c’era scritto che quando due gemelli nascono coperti dalla membrana amniotica, allora… non ricordo esattamente che cosa mi ha raccontato, ma non era niente di positivo. Era un presagio infausto o roba del genere.»

«Il segno del demonio?» domandò Tony.

«Sì! Proprio così!»

«Quindi era convinta che i suoi figli fossero contrassegnati dal marchio del demonio e che la loro anima fosse già dannata?»

«Me ne ero quasi dimenticata,» disse Mrs Yancy.

Fissò un punto lontano, oltre Tony, nel tentativo di rivivere quegli anni e ricordare il passato…

Hilary e Joshua rimasero immobili e in perfetto silenzio; Tony fu felice di notare che avevano riconosciuto la sua autorità.

Alla fine, Mrs Yancy riprese a parlare: «Katherine mi raccontò che si trattava del marchio del demonio e poi si chiuse in se stessa. Non volle più parlarne. Per un paio di giorni, rimase tranquilla. Stava sdraiata sul letto, gli occhi fissi al soffitto, e si muoveva appena. Sembrava stesse riflettendo su qualcosa. Poi, improvvisamente iniziò a comportarsi in modo così strano che pensai di nuovo di farla rinchiudere in una gabbia per matti.»

«Ricominciò a farneticare e a essere violenta come prima?» chiese Tony.

«No, no. Non faceva che parlare. Discorsi feroci e pazzeschi. Mi raccontò che i gemelli erano figli del demonio. Disse che era stata violentata da una creatura infernale, un essere verde e squamoso con gli occhi enormi, la lingua biforcuta e gli artigli. Disse che era venuto apposta dall’inferno per costringerla a partorire i suoi figli. Pazzesco, vero? Continuava a giurare che era la verità. Arrivò persino a descrivere quel demone. Un’ottima descrizione, molto dettagliata. E mentre mi spiegava come l’aveva violentata, riuscì persino a farmi venire la pelle d’oca, anche se sapevo benissimo che erano tutte stronzate. Quella storia era originale, piena di immaginazione. All’inizio pensai che fosse uno scherzo inventato da Katherine per fare quattro risate, ma mi accorsi che lei non rideva, che non ci trovava niente di divertente. Le ricordai che mi aveva parlato di Leo e lei si mise a strillare. Santo cielo, come strillava! Avevo paura che rompesse i vetri. Negò di aver detto cose simili. Si finse offesa. Era talmente arrabbiata con me per aver insinuato l’incesto, talmente ipocrita e presuntuosa da volere a tutti i costi le mie scuse, che non potei fare a meno di scoppiare a ridere. Si arrabbiò ancora di più. Continuò a ripetere che non era stato Leo, anche se entrambe conoscevamo perfettamente la verità. Fece di tutto per convincermi che il padre dei gemelli era un demonio. E vi posso assicurare che recitava benissimo ! Naturalmente, non le ho creduto neppure per un attimo. Quella stupida storia di una creatura giunta dall’inferno per infilarle dentro il suo affare. Tutte cavoiate! Ma iniziai a chiedermi se lei non ne fosse davvero convinta. Sembrava ci credesse sul serio. Ne parlava in modo fanatico. Aveva paura che avrebbero mandato al rogo lei e i bambini se qualche persona di chiesa avesse scoperto che si era accoppiata con un demonio. Mi supplicò di aiutarla a mantenere il segreto. Non voleva che raccontassi a nessuno della membrana amniotica. Poi aggiunse che i due gemelli portavano il segno del demonio anche in mezzo alle gambe. E mi scongiurò di non rivelare a nessuno quel terribile segreto.»

«In mezzo alle gambe?» domandò Tony.

«Oh, continuava a comportarsi come una pazza furiosa,» proseguì Rita Yancy. «Ripeteva in continuazione che i due piccini avevano gli organi sessuali simili a quelli del padre. Sosteneva che non erano umani in mezzo alle gambe e che anch’io me ne ero accorta. Mi pregò di non parlarne a nessuno. Be’, era semplicemente ridicolo. Quei due bambini avevano il pisellino assolutamente normale. Katherine continuò a farfugliare strane storie di demoni per un paio di giorni. A volte sembrava davvero pazza. Mi chiese quanti soldi volevo per mantenere il segreto sul demonio. Le risposi che non avrei accettato un centesimo per quello, ma che avrei gradito cinquecento dollari al mese per tenere la bocca chiusa riguardo alla faccenda di Leo e tutto il resto. Intendo dire il resto della storia vera. Questo servì a calmarla un po’, ma aveva sempre in testa quelle stupidaggini sul demonio. Stavo per convincermi che credesse davvero a quanto andava blaterando e stavo per chiedere al dottore di visitarla, quando improvvisamente non aprì più bocca sull’argomento. Sembrò ritornare in sé. Pensavo si fosse stancata di quello scherzo. A ogni modo, non disse più una sola parola sui demoni. Da quel momento si comportò in modo esemplare e circa una settimana più tardi se ne andò con i due bambini.»

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