Hilary provò l’impulso di afferrare la coperta appoggiata sul divano e di stringersela addosso per eliminare i brividi che le attraversavano il corpo. Nonostante le botte, le intimidazioni a livello emotivo e la tortura fisica e psichica sofferte durante gli anni trascorsi con Earl ed Emma, sapeva di essere stata fortunata a sfuggire agli abusi sessuali. Era convinta che Earl fosse impotente; probabilmente era stata questa sua incapacità a salvarla dal degrado più bieco. Perlomeno le era stato risparmiato quell’atroce incubo. Katherine Frye, invece, aveva conosciuto una sorte ben peggiore e Hilary si sentì improvvisamente vicina a quella donna.
Tony sembrò avvertire ciò che le stava passando per la mente. Le prese la mano e gliela strinse nel tentativo di rassicurarla.
Mrs Yancy accarezzò il gatto che faceva le fusa, visibilmente soddisfatto.
«C’è una cosa che non capisco,» intervenne Joshua. «Perché Leo non ha mandato Katherine da lei appena ha saputo che stava per avere un bambino? Perché non le ha chiesto di organizzare un aborto per la figlia? Sicuramente lei sarebbe stata in grado di farlo.»
«Oh, certo,» rispose Mrs Yancy. «Con il mio lavoro era necessario conoscere medici in grado di sistemare cose del genere. Leo avrebbe potuto rivolgersi a me. Non so esattamente perché non l’abbia fatto, ma immagino che fosse perché sperava che Katherine avesse una bella bambina.»
«Non riesco a seguirla,» bofonchiò Joshua.
«Ma è ovvio!» sbottò Mrs Yancy continuando ad accarezzare il gatto sotto il mento. «Se avesse avuto una nipote, nel giro di pochi anni avrebbe iniziato ad approfittare anche di lei, esattamente come aveva fatto con Katherine. Ne avrebbe avute due. Un piccolo harem personale.»
Incapace di ottenere una risposta dal suo altro sé, Bruno si alzò e gironzolò distrattamente per l’enorme stanza, sollevando la polvere dal pavimento che roteò nel fascio di luce biancastra proveniente dalla finestra.
Alla fine notò un paio di manubri di circa venticinque chili ciascuno. Facevano parte del complicato set di pesi che aveva usato quotidianamente, sei giorni la settimana, dai dodici ai trentacinque anni. La maggior parte degli attrezzi, le sbarre, i manubri più pesanti e la panca, erano nel seminterrato. Ma aveva sempre tenuto in camera un paio di manubri da utilizzare per qualche esercizio con i bicipiti e i tricipiti e scacciare così la noia.
Raccolse i pesi e cominciò a lavorare. Le sue enormi spalle e le possenti braccia ritrovarono ben presto il ritmo a cui erano abituate e Bruno iniziò a sudare copiosamente.
Ventotto anni prima, quando aveva espresso per la prima volta il desiderio di praticare del body building, sua madre aveva pensato che fosse un’ottima idea. Gli estenuanti e violenti esercizi con i pesi l’avrebbero aiutato a bruciare l’energia sessuale che iniziava a crearsi in lui, negli anni della pubertà. Dal momento che non osava mostrare il suo pene diabolico a una ragazza, gli allenamenti l’avrebbero tenuto occupato e avrebbero eccitato la sua immaginazione come avrebbe potuto fare il sesso. Katherine aveva approvato la sua scelta.
Poi, quando aveva iniziato a sviluppare muscoli possenti e a trasformarsi in uno splendido atleta, Katherine aveva riflettuto sull’opportunità di farlo diventare tanto prestante. Nel timore che tale forza potesse ripercuotersi su di lei, aveva cercato di dissuaderlo dalla pratica del body building. Ma quando lui era scoppiato a piangere, pregandola di lasciarlo continuare, si era resa conto che non aveva nulla da temere.
Come aveva potuto pensare una cosa simile? si chiese Bruno sollevando i pesi fino alle spalle e poi abbassandoli lentamente. Non si era resa conto che sarebbe sempre stata comunque più forte di lui? Dopotutto, lei possedeva la chiave della porta sottoterra. Aveva il potere di aprire quella porta e di mandarlo in quella fossa scura. Nonostante la forza di bicipiti e tricipiti, lei sarebbe sempre stata più forte, fino a quando avesse avuto quella chiave.
Era stato proprio allora, mentre il suo corpo cominciava a svilupparsi, che lei gli aveva rivelato per la prima volta la sua capacità di ritornare dal regno dei morti. Voleva avvisarlo che, anche dopo morta, avrebbe continuato a vegliare su di lui e aveva giurato che sarebbe tornata per punirlo nel caso si fosse comportato male o non si fosse preoccupato di nascondere la sua eredità demoniaca alle altre persone. L’aveva avvertito migliaia di volte che se fosse stato cattivo e l’avesse costretta a ritornare dalla tomba, lei l’avrebbe gettato nel buco scavato nella terra chiudendolo li dentro per sempre.
Ma a quel punto, continuando con gli esercizi nell’attico polveroso, Bruno si chiese se le minacce di Katherine non fossero prive di senso. Possedeva davvero poteri soprannaturali? Era davvero in grado di tornare dalla tomba? O gli aveva semplicemente mentito? Forse lo aveva fatto perché aveva paura di lui? Aveva paura che diventasse forte e potesse spezzarle l’osso del collo? O forse la storia della tomba era un fragile tentativo di sopravvivere di fronte a lui, che stava diventando ogni giorno più forte e avrebbe potuto ucciderla, liberandosi per sempre di lei?
Queste domande gli affiorarono alla mente, ma non era in grado di soppesarle con sufficiente attenzione per trovare delle risposte adeguate. Questi pensieri scollegati gli fluttuavano come scariche di corrente nel cervello ormai in corto circuito. I dubbi svanivano appena affioravano alla coscienza.
Le paure che nascevano in lui, invece, non svanivano ma perduravano, vivaci e confuse, nei meandri oscuri della sua mente. Ripensò a Hilary-Katherine, l’ultima resurrezione, e si ricordò che doveva trovarla.
Prima che lei trovasse lui.
Iniziò a tremare.
Lasciò cadere un manubrio di colpo. Poi anche l’altro. Le assi del pavimento scricchiolarono.
«Quella puttana,» disse, pieno di rabbia e di paura.
Il gatto continuò a leccare la mano di Mrs Yancy mentre lei spiegava: «Leo e Katherine avevano inventato una storia complessa per spiegare l’esistenza del bambino. Non volevano ammettere che fosse di Katherine. In tal caso, avrebbero dovuto puntare il dito verso un responsabile, un giovane pretendente. Ma lei non aveva pretendenti. Il vecchio non voleva che nessuno la toccasse. Solo lui poteva farlo. Mi viene la pelle d’oca. Che razza di uomo può approfittare della sua stessa creatura? E quel bastardo aveva iniziato quando lei aveva soltanto quattro anni ! Non aveva nemmeno l’età per capire quello che stava succedendo.» Mrs Yancy scosse il capo con rabbia mista a tristezza. «Come fa un adulto a eccitarsi con una bambina? Se fossi io a fare le leggi, gli uomini di quel genere dovrebbero essere castrati, o anche peggio. Anzi, decisamente peggio. E una cosa che mi disgusta.»
Joshua domandò: «Perché non hanno finto che Katherine fosse stata violentata da un contadino stagionale o da un forestiero? Non avrebbero dovuto mandare in galera un innocente per convalidare una storia del genere. Avrebbero potuto fornire alla polizia una descrizione completamente inventata. E anche nel caso in cui avessero trovato qualcuno che corrispondeva alla descrizione, un povero cristo senza un alibi… be’, Katherine avrebbe sempre potuto dire che non era stato lui. Non sarebbe stato necessario accusare ingiustamente qualcuno.»
«Esatto,» intervenne Tony. «La maggior parte dei casi di violenza non viene mai risolta. La polizia si sarebbe addirittura sorpresa se Katherine avesse identificato effettivamente qualcuno.»
«Comunque riesco a capire perché non volesse sostenere di essere stata violentata,» disse Hilary. «Avrebbe dovuto sopportare umiliazioni e situazioni imbarazzanti per il resto della sua vita. Molta gente crede che una donna venga violentata perché in realtà è quello che desidera.»
Читать дальше