Richard Laymon - Melodia in nero

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Melodia in nero: краткое содержание, описание и аннотация

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Melanie Conway è una bella violinista spesso preda di inquietanti visioni di morte. Durante un concerto, si accascia per terra e il fidanzato Bodie la sente parlare di una tragedia imminente… Penelope Conway è perfino più seducente della sorella e, pur prendendosi sul serio come scrittrice, viene notata dagli uomini solo per le sue curve e, per giunta, è perseguitata da telefonate oscene… Attratto a un certo punto da entrambe le ragazze, Bodie si trova coinvolto in una vicenda agghiacciante, grondante sangue…

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Pen lo guardò negli occhi.

«Uno sporco trucco», ripeté Bodie. «Dovevo capirlo che ti avrei reso le cose più difficili. Accidenti, lo sapevo. Ma non me ne importava. Volevo farti tornare a casa di tuo padre a qualunque costo.»

«Eri preoccupato per me?»

«Sì.»

Non aggiungere altro, si disse lui.

Mi sono spinto troppo lontano. Devo darci un taglio.

«Inoltre… non era leale. Ci avevi invitato ad alloggiare da te e capivo che era la cosa giusta da fare perché avevi offerto ospitalità per prima e avevi bisogno di averci vicino. Ho pensato subito che dovevamo restare con te, ma Melanie ha detto a Joyce che saremmo rimasti in casa. L’ha fatto solo per dispetto.»

«L’ha fatto solo per tenerti lontano da me», precisò Pen.

«Lo so. E io non ti volevo lontano da me.»

«Oh, Bodie.»

«Ecco…»

«Suppongo che sia una sorpresa», osservò Pen.

«Capita», replicò lui. «Melanie si presenta con un ragazzo e quello si innamora di te. So di essere un farabutto. Domattina ce ne andremo e così tutto finirà.»

Lei gli posò una mano calda sulla nuca. «Tutto finito», sussurrò. «Lo so. Ma questa è la nostra notte… Ti ricordi le pillole che ho dato a Melanie prima di mangiare? Era sonnifero. Molto forte. Per stanotte non si alzerà.»

«Mio Dio!»

«Temevo che cercasse di sgusciar via più tardi», spiegò Pen. «Ecco perché l’ho fatto. Non per questo, non per restare soli.»

Bodie scosse la testa.

«Non è peggio che aver scritto quel biglietto, non è vero?»

«Meglio.» Bodie sentì la propria voce che rispondeva. «Molto meglio. Siamo proprio due brave persone, tu e io.»

«Non sono certo orgogliosa di aver drogato mia sorella, ma mi mancherai tanto, Bodie.» Pen alzò la faccia e lo baciò.

Non dovremmo, pensò lui.

La bocca di Pen era calda e umida.

Lui era intontito. Come un ragazzino del liceo che miracolosamente è baciato dall’unica ragazza dei suoi sogni, la ragazza ammirata a distanza e sognata a occhi aperti. Sembrava irreale.

Lui la strinse fra le braccia, Pen lo spinse sul cuscino.

Oh, questo è reale.

Il peso di Pen era reale, i suoi seni premuti contro il suo petto erano reali. E la sua bocca socchiusa, la sua lingua, il suo alito che entrava in lui.

Pen allontanò la bocca. Lui aveva le labbra umide. Lei lo fissava, i suoi occhi si mossero da parte a parte per la frazione di un secondo. Lui sentiva di poter leggere in quegli occhi, ma non abbastanza profondamente. Voleva leggerle nella mente, entrare nei suoi pensieri.

«Che cosa facciamo?» sussurrò Pen.

«A che proposito?»

«A proposito di noi.» Gli occhi di Pen erano così vicini ai suoi, si muovevano solo leggermente da sinistra a destra.

«Tu che cosa vuoi fare?» chiese Bodie.

«Non è così semplice.»

«Perché no?»

«Non posso farle del male. Non voglio.»

«Lei dorme. Hai detto…»

«Che cosa succederà dopo stanotte?»

Il cuore di Bodie accelerò il battito.

«Escogiteremo qualcosa», replicò Bodie. La sua voce risuonò disperata.

«Come?»

«Non lo so.»

«Nemmeno io», confessò Pen. Si chinò avanti, la fronte appoggiata alla curva del collo di lui. Bodie le sfregò la schiena.

«Non posso perderti. Per tutta la mia vita ho sognato che un giorno…»

«Pen e Bodie seduti su un albero che si baciano.»

Pen si rannicchiò fra le sue braccia.

Dietro la porta, appena visibile nella penombra del corridoio c’era Melanie.

21

Melanie cacciò una mano nella tasca dei pantaloni di fustagno e tirò fuori due pillole. «Sapevo che non erano aspirine», disse con voce piatta. Fissò Pen con occhi privi d’espressione. «Mi hai dato un sonnifero. Per passare la notte con Bodie, per sedurlo.»

«Cielo!» mormorò Bodie.

«Non è questa la ragione», ribatté Pen. «Temevo che andassi fuori a cercare Harrison.»

«Puttana», disse Melanie, calmissima.

«Mel!» Sbottò Bodie. Lei girò lentamente la testa. «Che cosa?» domandò.

«Non parlare a quel modo. Lei è dalla tua parte. Tutti e due siamo dalla tua parte.»

«Volete togliermi di mezzo.»

«Non essere ridicola.»

Un placido sorriso senza umorismo increspò le labbra di Melanie.

Mio Dio, pensò Pen, che cosa le abbiamo fatto?

Bodie si rivolse a Pen. «Sarà meglio che partiamo subito», decise. «Non credo che dobbiamo aspettare fino a domattina. La riporto subito a casa.»

«Sì.»

«Non possiamo partire», intervenne Melanie. «Non l’hai ancora scopata. Devi fotterla. Tutti devono fotterla.» Il modo blando in cui lo disse sorridendo, fece venire la pelle d’oca a Pen.

Bodie si alzò. Girò attorno al tavolino, passò davanti a Melanie e sollevò le valigie che aveva lasciato vicino alla parete quando le aveva riportate dall’auto. Melanie, in piedi immobile, lo seguì con uno sguardo impassibile.

Anche Pen si alzò. Rimosse la sedia dalla maniglia e aprì la porta.

Bodie la guardò con occhi così angosciati che lei avrebbe voluto gettargli le braccia al collo. «Andrà tutto bene», la rassicurò lui.

«Non credo.»

«Le passerà, quando saremo partiti.»

Davvero? Pensò Pen. Non voglio e neppure tu.

«Vieni, Melanie», disse Bodie in tono gentile.

Lei avanzò verso Bodie, gli occhi impassibili puntati su sua sorella. «Prima è arrivato l’amore», cantilenò a voce. «Poi è arrivato il matrimonio e poi ecco Penny con una carrozzina per bambini.»

«Arrivederci», salutò Bodie.

Pen rispose con un cenno del capo.

Poi i due uscirono. Pen dalla balconata osservò sua sorella seguire Bodie fino alle scale, scendere. Quando furono fuori dalla vista, sentì aprire e chiudere il cancello di ferro. Allacciò le braccia sui seni per trovare un po’ di calore nel freddo della notte. Unì le gambe nude. E serrò i denti perché non battessero.

Seguì il rumore lontano del furgone che partiva.

Ecco, pensò. Se ne vanno.

«Ehi, bambola, ti riscaldo io», gridò Manny dalla porta del suo appartamento.

Lei non si sentì né offesa né minacciata. Non provava niente per Manny. Non era importante.

Rientrò in casa e chiuse la porta. Fece scorrere la catena e guardò la sedia che aveva messo contro la maniglia.

Che importa?

Non aveva paura. Pensò vagamente che doveva essere contenta di non aver più paura, ma non era più importante.

Inserì la spina del telefono in cucina nella presa a muro.

Lascia pure che il bastardo chiami, pensò. Non può turbarmi.

Pietre e bastoni possono rompermi le ossa, ma le parole…

Pen e Bodie seduti su un albero che si baciano.

Le parole non possono ferirmi.

Come mai tutto è andato così storto?

Sono partiti. Non rivedrò più Bodie. Melanie mi odia a morte. Lei crede che… Ha ragione.

Bodie. Oh Dio, Bodie.

Vagò in camera da letto e accese la luce. Desiderava sdraiarsi, dormire, dimenticare.

Neanche le nove.

Le nove. Avevano saltato le ore di visita all’ospedale.

Quel giorno non aveva pensato neppure per un momento a suo padre.

Vado a trovarlo domani, promise a se stessa.

In bagno, si lavò i denti e la faccia. Poi tornò nella camera. Si spogliò, ultime le mutandine.

Nessuno le aveva prese. Tutto nella mia testa.

Non dobbiamo temere nessuno tranne noi stessi.

Lasciò cadere l’indumento sul pavimento, spense là lampada e s’infilò tra le lenzuola. Dapprima erano fredde sul corpo nudo, poi calde.

Pensò a Bodie che guidava nella notte, con Melanie silenziosa sul sedile dei passeggeri. Lui cercava di scusarsi? Melanie lo ascoltava? Oppure era distante, persa nel suo mondo interiore?

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