Richard Laymon - Melodia in nero

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Melodia in nero: краткое содержание, описание и аннотация

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Melanie Conway è una bella violinista spesso preda di inquietanti visioni di morte. Durante un concerto, si accascia per terra e il fidanzato Bodie la sente parlare di una tragedia imminente… Penelope Conway è perfino più seducente della sorella e, pur prendendosi sul serio come scrittrice, viene notata dagli uomini solo per le sue curve e, per giunta, è perseguitata da telefonate oscene… Attratto a un certo punto da entrambe le ragazze, Bodie si trova coinvolto in una vicenda agghiacciante, grondante sangue…

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«Non lo sapevo.» Joyce sedette e bevve un po’ di vino. Si voltò di fianco, fece scivolare un ginocchio sul divano e appoggiò il braccio sullo schienale. «Sono contenta che sia qui. E terribile che ci sia voluta un’occasione così tragica per… aggiustare le cose. Sarebbe bello che diventassimo amiche.» Joyce sorrise, un sorriso triste. «Perché non ti somiglia?»

«Melanie vede le cose diversamente.»

«Credi che non lo sappia? Sono abbastanza giovane da essere la figlia di Whit, una donna dal cuore gelido che si sposa solo per interesse, e infine una poco di buono.»

«Questo rende l’idea.»

«Io amo Whit.»

«Perderesti tempo a convincere Melanie di questo.»

«Non voglio convincerla», replicò Joyce. «Ma sarebbe già qualcosa se lei cominciasse ad accettarmi. Non c’è bisogno di essere amiche per la pelle. Solo… Mi mette i brividi. Anche quando cerca di essere gentile, sento il gelo fra noi.»

«Lo so.»

«Come se fossi un ragno e lei volesse calpestarmi.»

10

Pen salì le scale e percorse il corridoio fino alla camera di Melanie. Bussò leggermente alla porta.

«Chi è?»

«lo.» Pen entrò e chiuse l’uscio.

Melanie, sul letto, aveva le coperte fino al petto, le spalle nude.

«Volevo essere sicura che fossi sveglia. Bodie è andato a prendere la pizza, dovrebbe essere di ritorno, ormai, ma…»

«Dov’è andato?»

«A La Barbera’s. Sarà più di un’ora che è uscito. Speriamo che non si sia perso.»

«È andato solo?»

Pen annuì. «Gli avevo offerto di mostrargli la strada, ma lui ha suggerito che restassi con te e Joyce.»

«Joyce», mormorò Melanie.

«Cerca di essere carina con lei, d’accordo?»

«Carina. Sicuro. Che cosa credi che ci facesse qui, Harrison?»

«Credo che non dovresti saltare a certe conclusioni.»

«Ti è capitato di vedere la camera da letto matrimoniale?»

«No.»

«Be’, io l’ho vista. Il letto era sfatto.»

«Questo non prova granché. Se avesse avuto qualcosa da nascondere, non credi che lo avrebbe rifatto lei stessa?»

«È quanto ha detto anche Bodie.» Melanie spinse da parte le coperte e scese dal letto. Con aria indifferente si diresse verso un angolo della stanza dove la sua valigia giaceva aperta sul pavimento. Non si vedevano segni di abbronzatura sulla sua pelle; evidentemente evitava il sole. Sulla schiena, sulle natiche e sui polpacci c’era un leggero arrossamento per aver dormito sul letto.

A Pen ricordarono le diapositive del coroner.

Lividore post-mortem.

Papà. E se…

L’ospedale avrebbe chiamato.

«Tu sei sempre stata amica di quella sgualdrina», osservò Melanie accucciandosi accanto alla valigia.

«È una tipa a posto.»

Melanie trovò le mutandine. Si rialzò e se le infilò, poi si voltò a guardare la sorella. Aveva un aspetto bizzarro: pelle senza abbronzatura, capelli neri, il nastrino di velluto, le mutandine nere di pizzo. «Harrison le ronza intorno.»

«Piantala», disse Pen.

«Immagino che tu e Joyce abbiate un sacco di cose in comune.»

«Per amor del cielo, Mel!»

Melanie rise sommessamente. Poi scosse la testa, tornò a voltarsi e ad accoccolarsi davanti alla valigia.

L’arrossamento sulla schiena era leggermente sbiadito.

«Devo mettermi qualcosa di decente per l’ospedale», decise a voce alta.

«Se non ci fermiamo a casa mia mentre andiamo da papà, io devo tenermi quello che ho addosso.»

«Bodie pensa che dovremmo alloggiare da te.»

«L’invito è sempre valido», replicò Pen.

«Vuoi che veniamo da te?» Melanie levò dalla valigia una camicetta bianca che indossò.

«Probabilmente stai più comoda qui», ammise Pen. «E poi hai già detto a Joyce che ti fermi.»

«Si può cambiare.»

«No, non sarebbe corretto.»

«Bodie pensa che hai paura a restare sola.»

«Molto lusinghiero.»

«Hai paura?»

Pen si strinse nelle spalle, ma Melanie le voltava la schiena. «Un po’, ma credo di cavarmela.»

Melanie tirò fuori una gonna nera.

«Ma non andiamo mica a un funerale!» osservò Pen.

«Non stasera.»

«Davvero hai intenzione di vestirti così?»

«A Bodie piaccio in nero.»

«Oh. Allora è diverso.»

«Approvi, dunque?»

«Approvo.»

Bodie scosse la testa e rovesciò gli occhi. «Che cosa è successo? Un disastro. Dio mi salvi dalle strade di Los Angeles. Tutto è cominciato quando non sono riuscito a immettermi nella corsia di destra da San Vicente in Wilshire. Era una deviazione. Quando finalmente sono arrivato al ristorante, non avevano preparato la nostra pizza. Evidentemente hanno capito male l’ordinazione per telefono o l’hanno persa. Così ho dovuto ordinarla di nuovo e aspettare che la preparassero.» Bodie tirò un lungo sospiro. «A ogni modo, eccomi qui. Più vecchio, ma più saggio.»

Mentre mangiavano la pizza tutti convennero che valeva la pena di tanto disturbo.

Alle sei avevano finito.

Restava un’ora e mezzo prima di partire per l’ospedale.

Joyce salì al piano superiore a fare un bagno e a cambiarsi d’abito.

Nel soggiorno, Pen sedette su una poltrona, Melanie e Bodie presero posto sul divano, seduti vicini. Melanie posò la mano sulla gamba del suo ragazzo. Chiacchierarono. Ma nessuna allusione a Joyce, Harrison o papà, come se fossero argomenti tabù.

Il disagio di Pen aumentò con il passar del tempo. Trovava difficile restare immobile, sentiva una stretta al petto che rendeva precario anche il respiro. Finalmente si alzò dalla poltrona e si accovacciò sul pavimento, le ginocchia sollevate. Così andava meglio.

«Ti senti bene?» le chiese Bodie.

«Sono solo i nervi», rispose Pen.

«Forse dovresti prendere un Valium o qualcosa del genere», suggerì Melanie.

«Non credo.» Pen si sfregò la faccia. «Potrei bere un bicchierino, però.»

«Hai bevuto abbastanza», le fece notare sua sorella.

«Non mi pare, solo qualche bicchiere.»

«Pen è convinta di non poter scrivere se non si ubriaca…»

«Non sono un’ubriacona. Stasera, però, preferirei essere sbronza.»

«Che cosa te lo impedisce?»

«Voglio risparmiarvi la vista di una che entra barcollando in ospedale.»

Joyce entrò in soggiorno. Indossava un pullover bianco che sembrava di cashmere, giacca grigia in tinta con la gonna e scarpe con il tacco alto.

Joyce e Melanie con la gonna, io in jeans bianchi. Fantastico, pensò Pen.

Avrebbe dovuto chiedere a Bodie di accompagnarla a casa a cambiarsi.

Chi se ne infischia? Si domandò. Chi sono io per impressionare le infermiere? Papà non se ne accorgerà neppure. E se lo nota…

Se lo immaginava sveglio, seduto nel letto che respirava da solo, senza tubi e fili.

Non sperarci troppo. Avrebbero chiamato.

«Ti senti bene?» s’informò Joyce guardandola. «Sì, sto bene.»

«Troppo vino», decretò Melanie.

«Non abbastanza.» Pen si drizzò. «È ora di andare?»

«È un po’ presto», rispose Joyce. E rivolgendosi a Bodie soggiunse: «Vorrei guidare io».

«Benissimo.»

Joyce parcheggiò la Lincoln Continental in uno spazio libero in Pico Boulevard e scesero.

Pen, notando che non avrebbero dovuto attraversare la strada, ripensò all’auto che quel mattino per poco non l’aveva investita. Una Porsche. Un’auto sportiva.

Un’auto sportiva aveva investito papà.

La stessa che quasi sbatteva giù anche me?

Pazzesco, concluse Pen. Solo una coincidenza. Non cercare di lavorarci sopra.

L’aria della sera penetrava nella camicetta. Con un brivido, strinse le braccia sul petto e serrò i denti.

Melanie, davanti a lei, camminava rigida con le spalle abbassate, ma si appoggiava al fianco di Bodie, che le teneva un braccio attorno alla vita.

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