Murgatroyd esaminò una pianticella e decise che non era interessante. Ritornò da Calhoun.
— Non è stato ucciso, — disse Calhoun, — ma qualcuno ha tentato di uccidere noi… qualcuno che adesso è nella città. Quell’uomo avrebbe potuto venire qui per non essere ucciso dalla stessa persona. Eppure è morto ugualmente. Perché volevano ucciderlo? Perché volevano ucciderci? Perché la nostra era una Nave Medica? Perché non volevano che il Servizio Medico sapesse che qui c’era una malattia infettiva? Ridicolo!
— Ciii, — disse Murgatroyd.
— Non mi piace questa faccenda, — disse Calhoun. — Per esempio in ogni sistema ecologico ci sono sempre mangiatori di carogne. Almeno alcuni di essi volano. Sarebbero stati ben evidenti, se la città fosse piena di cadaveri. Non ce ne sono. D’altra parte se la città fosse abitata, e ci fosse un’epidemia, avrebbero accolto a braccia aperte una Nave Medica. Ma quel morto non è venuto via dalla città per un seguito di circostanze normali e non è morto in modo convenzionale. C’è una città vuota e un morto improbabile e un tentativo di assassinio ancora più improbabile. Qual è il risultato, Murgatroyd?
Murgatroyd afferrò la mano di Calhoun e la tirò. Era annoiato. Calhoun si mosse lentamente.
— I paradossi non si verificano in natura, — disse Calhoun cupamente. — Le cose che accadono naturalmente non si contraddicono mai a vicenda. Ottieni una cosa del genere quando gli uomini tentano di fare cose che non si combinano, come avere una pestilenza e tentare di distruggere una Nave Medica, se questo è il caso, o come vivere in una città e non farsi vedere per le strade, se questo sta accadendo, o morire di fame quando si ha una buona digestione e il cibo è a portata di mano. E questo è accaduto! C’era qualcosa di poco pulito allo spazioporto, Murgatroyd. E sospetto qualcosa di poco pulito dappertutto. Tieni gli occhi aperti.
— Ciii, — disse Murgatroyd. Calhoun era in piena marcia adesso e Murgatroyd gli lasciò la mano per andare avanti per controllare le cose.
Calhoun superò la cima di una collina tondeggiante a circa cinque chilometri dalla tomba poco profonda che aveva scavato. Incominciò ad accettare l’idea che il morto aveva smesso di mangiare per qualche ragione come la sola causa possibile della sua morte. Ma questo non rendeva plausibile la faccenda. Vide davanti a sé un’altra fila di colline.
In un’altra ora giunse alla cima di quella catena più lontana. Si trattava dei resti corrosi di una catena montagnosa molto antica, ora erosa fino a cinquecento o ottocento metri. Si fermò in cima. Era il posto e il momento di guardare e prendere nota di quel che vedeva. Il terreno si stendeva in modo leggermente ondulato per molti chilometri e all’orizzonte c’era lo scintillio turchino del mare. Un po’ a sinistra vide un biancore splendente. Grugnì.
Quella era la città di Maris III, che era stata costruita per ricevere i coloni da Dettra Due e alleviare la pressione demografica laggiù. Era stata pianificata come il nucleo di una nazione mondiale spaziosa, splendente e civile, da aggiungere al numero dei mondi occupati dall’uomo. Fin dall’inizio avrebbe dovuto contenere una popolazione di centinaia di migliaia di persone. Era circondata da campi coltivati e l’aria sopra di essa avrebbe dovuto scintillare di cose volanti appartenenti ai suoi abitanti.
Calhoun la osservò con il binocolo. Non era in grado di dare, anche così da vicino, una immagine da paragonare con quella che il telescopio elettronico aveva fatto dallo spazio, ma poteva vedere molto. La città era perfetta. Era intatta. Era nuova. Ma non c’era alcun segno di occupazione in alcun posto. Non sembrava tanto morta quanto congelata. Non c’erano velivoli sopra di essa. Non c’era alcun movimento sulle superstrade. Vide una strada diritta che si allontanava proprio lungo il suo campo visivo. Se ci fossero stati dei veicoli avrebbe visto almeno macchie di colore mentre gruppi di macchine si spostavano insieme. Non ce n’erano.
Strinse le labbra e incominciò a ispezionare il terreno più vicino. Vide di scorcio aree in cui chilometri quadrati di terreno erano stati ripuliti e seminati con vegetazione terrestre. Questo era un procedimento complicato. Dapprima il terreno doveva essere spianato con le ruspe, poi dei grandi sterilizzatori dovevano andare avanti e indietro per distruggere qualunque seme o radice del posto e persino i batteri del terreno. Poi la terra doveva essere cosparsa di culture di organismi microscopici in grado di stabilizzare l’azoto e produrre fosfati, organismi che abitualmente vivono in simbiosi con le piante terrestri. Questi dovevano essere messi alla prova in precedenza per controllare la loro capacità di competere con la vita batterica indigena. E dopo si potevano seminare le piante.
Erano state seminate. Calhoun vide quell’inimitabile verde che un uomo in un modo o nell’altro riconosce sempre. È il verde di piante che sono apparse sulla Terra ancor prima dell’uomo e che hanno seguito i figli di quel vecchio pianeta fin oltre la metà della galassia.
— C’è un aspetto di campo ben tenuto, — disse Calhoun, dopo un lungo sguardo con il binocolo, — che indica che specie di gente lo ha coltivato. Ci sono campi là davanti che sono ben sistemati, ma nessuno li ha curati da settimane. I solchi sono diritti e le messi in ottimo stato. Ma incominciano a rivelare l’incuria. Se la città era finita ed aspettava la popolazione, ci sarebbero stati degli incaricati di curare i campi fin che fosse venuta la gente. Ma laggiù non è stato fatto niente del genere.
Murgatroyd si guardò attentamente in giro come pensava che stesse facendo Calhoun.
— In breve, — disse Calhoun, — è accaduto qualcosa che non mi piace. La popolazione deve essere quasi a zero altrimenti i campi sarebbero stati curati. Un uomo può tenere in buon ordine un bel mucchio di terreno con il macchinario moderno. La gente non semina i campi con l’intenzione di trascurarli. Qui attorno c’è stato un sacco di cambiamenti di programma. L’ostilità verso una Nave Medica è qualcosa di più di un impulso casuale.
Calhoun non era per nulla contento. Con gli schermi visivi della sua nave fulminati, era fuori questione un ritorno al Quartier Generale. — Chiunque stesse manovrando le griglie di atterraggio non voleva aiuto. Non voleva nemmeno visitatori. Ma il Servizio Medico era stato avvertito di venire a dare uno sguardo alla nuova colonia. O qualcuno ha cambiato parere drasticamente o le persone che manovrano la griglia di atterraggio non erano le stesse che avevano richiesto un controllo sanitario.
Murgatroyd disse profondamente:
— Ciii!
— Il povero diavolo che ho seppellito, sembra pure indicare qualcosa del genere. Avrebbe avuto bisogno di aiuto! Forse ci sono due specie di persone qui. Una specie che non vuole aiuto e che ha cercato di ucciderci perché lo portavamo, e l’altro che ne ha bisogno. Se è così ci deve essere un certo antagonismo…
Fissò con le sopracciglia aggrottate la grande estensione di terreno verso l’orizzonte. Murgatroyd in quel momento si trovava un poco dietro Calhoun. Si rizzò sulle gambe posteriori e fissò attentamente a lato. Si schermò gli occhi con una zampa in un modo singolarmente simile a quello di un uomo e fissò con aria interrogativa qualcosa in lontananza. Calhoun non se ne accorse.
— Fa’ un’ipotesi, Murgatroyd, — ordinò. — Una pazza ipotesi. Un morto che non aveva alcuna ragione di morire. Gente viva che non avrebbe dovuto avere alcuna ragione per spiaccicarci contro le pareti, della nostra Nave Medica. Qualcosa è stato fatale a quel morto. Qualcuno ha tentato di essere fatale a noi. C’è un rapporto?
Murgatroyd fissò tutto assorto una macchia di cespugli a circa cinquanta metri alla sua sinistra. Calhoun incominciò a discendere lungo il fianco della collina. Murgatroyd rimase immobile in una posa di attenzione intensamente curiosa nei confronti della macchia di cespugli. Calhoun continuò. Dava di spalle alla macchia di cespugli. Si udì un suono profondo, una vibrazione musicale proveniente dal cespuglio. Il corpo di Calhoun sobbalzò violentemente per un colpo. Inciampò e cadde, con l’asta di un dardo che gli usciva dalla schiena. Rimase a giacere immobile.
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