Pelorat respirò a fondo. — Realizzerei il sogno della mia vita di studioso, un premio per il quale rinuncerei volentieri alla mia individualità… Bene, concedimi allora il privilegio di fondermi col tuo cervello.
Trevize intervenne sottovoce: — E Bliss?
Pelorat esitò solo un istante. — Bliss capirà… In ogni caso, senza di me starà meglio… dopo un po’.
Daneel scosse il capo. — La vostra offerta è generosa, dottor Pelorat, ma non posso accettarla. Il vostro cervello è vecchio e nella migliore delle ipotesi sopravviverà ancora per due o tre decadi, persino fuso col mio. Mi occorre qualcos’altro… Ecco! — Indicò e disse: — L’ho richiamata.
Bliss stava tornando con passo svelto, allegra.
Pelorat scattò in piedi. — Bliss! Oh, no!
— Non allarmatevi, dottor Pelorat — fece Daneel. — Non posso usare Bliss: mi fonderei con Gaia, mentre devo rimanere indipendente da Gaia, come ho già spiegato.
— Ma… allora… chi… — mormorò Pelorat.
E Trevize guardando la figura snella che correva alle spalle di Bliss disse: — Il robot voleva Fallom fin dall’inizio, Janov.
Bliss tornò sorridendo, chiaramente soddisfatta. — Non abbiamo potuto spingerci oltre i confini della tenuta, comunque questo posto mi ricorda moltissimo Solaria… Naturalmente, Fallom è convinta che questa sia Solaria. Le ho chiesto se Daneel non le sembrasse un po’ diverso da Jemby… in fin dei conti, Jemby era di metallo… e Fallom ha risposto: «No, non proprio». Non so cosa intendesse dire con quel “non proprio”.
Guardò Fallom, a breve distanza da loro, intenta a suonare il flauto mentre Daneel ascoltava assorto e muoveva la testa a tempo. Il suono arrivava fino a loro, lieve, limpido, ed incantevole.
— Lo sapevate che quando siamo scesi dalla nave lei aveva con sé il flauto? — chiese Bliss. — Ho l’impressione che non riusciremo a staccarla da Daneel per un pezzo.
Il commento fu accolto da un silenzio opprimente, e Bliss fissò allarmata i due uomini. — Che succede?
Trevize rivolse un cenno in direzione di Pelorat, cedendogli la parola.
Pelorat si schiarì la voce e disse: — A dire il vero, Bliss, penso proprio che Fallom resterà con Daneel per sempre.
— Davvero? — Bliss, corrugando la fronte, accennò a incamminarsi verso Daneel, ma Pelorat la trattenne.
— Bliss, cara, non puoi… È sempre più potente di Gaia, anche adesso, e Fallom deve restare con lui se vogliamo che Galaxia si realizzi. Lascia che ti spieghi… e, Golan, per favore, correggimi se sbaglio.
Bliss ascoltò il racconto, e la sua espressione diventò quasi disperata.
In un tentativo di fredda razionalità, Trevize ribadì: — Tutto quadra, Bliss. La bambina è una Spaziale, e Daneel è stato progettato e costruito dagli Spaziali. La bambina è stata allevata da un robot, e non conosceva altro in una tenuta vasta come questo posto, vasta e deserta. La bambina ha dei poteri trasduttivi che saranno utili a Daneel, e vivrà per tre o quattro secoli, forse il periodo necessario per l’edificazione di Galaxia.
Le guance arrossate, gli occhi umidi, Bliss disse: — Quel robot deve avere pianificato il nostro viaggio verso la Terra in modo tale da farci passare su Solaria a prendere una bambina che facesse al caso suo.
Trevize si strinse nelle spalle. — Forse ha semplicemente approfittato dell’opportunità che gli si è presentata. Ora come ora, non credo che i suoi poteri siano abbastanza forti da consentirgli di manovrare le persone a distanze iperspaziali.
— No. No c’è stato nulla di casuale… Il robot ha fatto in modo che provassi un affetto molto intenso per la bambina, che la portassi via invece di abbandonarla là a morire… Ha fatto in modo che la proteggessi persino da te, dal momento che eri solo seccato e risentito per la sua presenza a bordo.
Trevize disse: — Forse Daneel si è limitato semplicemente a far leva sulla tua etica gaiana… Via, Bliss, è inutile tormentarsi… Anche se potessi ripartire con Fallom, dove potresti portarla perché fosse felice come qui? La riporteresti su Solaria, a farla uccidere crudelmente? Su qualche mondo affollato dove si ammalerebbe e morirebbe? Su Gaia, dove le si spezzerebbe il cuore continuando a pensare al suo Jemby? In un viaggio interminabile attraverso la Galassia, dove ogni pianeta visto le sembrerebbe Solaria? E con chi la sostituiresti, per permettere a Daneel di continuare a dedicarsi alla costruzione di Galaxia?
Bliss, mestamente, restò in silenzio.
Pelorat, con una certa timidezza, le tese la mano. — Bliss, mi ero offerto volontario per fondermi con Daneel. Ma lui non ha accettato il mio cervello dicendo che sono troppo vecchio: vorrei che avesse accettato, così adesso avresti ancora Fallom.
Bliss gli prese la mano e la baciò. — Grazie, Pel, ma sarebbe stato un prezzo troppo alto, anche in cambio di Fallom. — Sospirò e si sforzò di sorridere. — Forse, quando torneremo su Gaia, nell’organismo globale ci sarà posto per un bambino tutto mio… e nelle sillabe del suo nome metterò anche “Fallom”.
Daneel, quasi fosse consapevole che la questione fosse stata risolta, stava incamminandosi verso di loro, affiancato da Fallom.
La bambina si mise a correre e li raggiunse per prima. Disse a Bliss: — Grazie, Bliss, per avermi riportata a casa da Jemby, e per esserti presa cura di me sulla nave. Ti ricorderò per sempre. — Poi si lanciò tra le braccia di Bliss.
— Ti auguro di essere sempre felice — disse Bliss. — Anch’io non ti dimenticherò, cara. — E si staccò dalla bambina a malincuore.
Fallom si rivolse a Pelorat. — Grazie anche a te, Pel, per avermi lasciato leggere i tuoi videolibri. — Quindi, senza aggiungere altro, e dopo una lieve esitazione, tese la mano a Trevize.
Trevize la strinse un attimo. — Buona fortuna, Fallom — mormorò.
Daneel disse: — Grazie, signori e signora, per quello che avete fatto. Ora siete liberi di andare, perché la vostra ricerca si è conclusa. E per quanto riguarda il mio lavoro, anch’esso si concluderà, abbastanza presto, e con esiti favorevoli.
Ma Bliss replicò: — Un attimo, non abbiamo ancora finito. Non sappiamo ancora se Trevize sia ancora convinto che il miglior futuro per l’umanità sia Galaxia, e non un grande conglomerato di Isolati.
Daneel rispose: — Il signor Trevize ha già chiarito questo punto poco fa, signora: ha scelto Galaxia.
Bliss contrasse le labbra. — Preferirei sentirlo dire da lui… Allora, Trevize, qual è la tua decisione?
Calmo, Trevize disse: — Che decisione preferisci, Bliss? Bocciando Galaxia, forse riavresti Fallom…
— Sono Gaia. Devo conoscere la tua decisione, ed il motivo, per amor di verità e basta.
Daneel intervenne: — Diteglielo, signore. La vostra mente, e Gaia lo sa, è libera da qualsiasi interferenza.
E Trevize rispose: — Ho scelto Galaxia: non ho più alcun dubbio.
Bliss rimase immobile per parecchi secondi, quasi volesse permettere che l’informazione raggiungesse tutte le parti di Gaia. Poi chiese: — Perché?
Trevize rispose: — Ascolta… Sapevo fin dall’inizio che i futuri possibili per l’umanità fossero due… Galaxia, od il Secondo Impero del Piano Seldon. E mi sembrava che quei due futuri si escludessero a vicenda. Per qualche motivo, la realizzazione dì Galaxia doveva essere collegata ad un difetto di base del Piano Seldon.
«Sfortunatamente non sapevo nulla del Piano Seldon, a parte i due assiomi fondamentali: primo, perché l’umanità possa essere studiata statisticamente come gruppo di individui in interazione casuale, il numero di esseri umani osservati deve essere sufficientemente grande; secondo, l’umanità non deve essere al corrente dei risultati delle equazioni psicostoriche prima del conseguimento di tali risultati.
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