Huey negò di essere a conoscenza della presenza di qualsiasi missile in Louisiana. Negò strenuamente di avere qualcosa a che fare con la vernice nera. Si prese gioco dei comportamenti ridicoli della popolazione impazzita per la guerra — il che non richiedeva un grosso sforzo — e insinuò che questo dimostrava che il governo federale aveva perso il controllo della situazione. I due senatori di Huey erano già stati espulsi dal Senato, che si stava comportando con una decisione di cui non dava prova da anni, ma questo permise a Huey di disinteressarsi completamente di Washington.
Dopo il primo attacco missilistico, l’umore di Huey peggiorò drasticamente. Uno dei suoi uomini più fidati aveva piazzato una valigetta esplosiva all’interno della residenza del governatore. Huey si fratturò il braccio sinistro nell’esplosione e due dei suoi senatori statali rimasero uccisi. Non si trattava del primo complotto contro la vita di Huey; non era certo il primo tentativo di farlo fuori, ma fu quello che si avvicinò di più all’obiettivo.
Naturalmente tutti i sospetti caddero sul presidente. Oscar dubitava che Two Feathers sarebbe sceso così in basso da ricorrere a una tattica tanto rozza e arcaica. Il fallito tentativo di omicidio non fece altro che rafforzare il potere di Huey — e la sua vendetta si abbatté fulminea sugli abitanti della Louisiana, e in particolare sulla gerarchia dei Regolatori. Ovviamente erano gli abitanti dello Stato che avevano le ragioni migliori per uccidere il loro leader, che, per inseguire la propria ambizione, aveva gettato il proprio Stato in una lotta senza speranza contro l’intera Unione. Il futuro sembrava particolarmente cupo per i Regolatori — i capri espiatori preferiti di Huey — se e quando avrebbero dovuto affrontare la vendetta federale. I Regolatori che vivevano al di fuori dei confini della Louisiana — e ce n’erano molti — stavano iniziando a capire da quale parte tirasse il vento e si stavano arruolando in massa nella CDIA del presidente, che godeva di una quasi legittimità. Huey era stato buono con i prolet, li aveva trasformati in una forza politica con cui fare i conti — ma perfino i prolet capivano una politica di potenza. Perché cadere con un governatore, quando potevano salire con un presidente?
L’attacco missilistico ebbe un’unica conseguenza profonda e duratura. Scosse il Collaboratorio dal suo senso di impotenza. Adesso divenne chiaro a tutti che la guerra era davvero iniziata. La vernice nera era stato il primo colpo, e c’erano molte probabilità che la città di Buna venisse colpita sul serio con i gas. La prospettiva di soffocare in una silenziosa nebbia nera, circondati da vicini impazziti — be’, quella prospettiva era servita a schiarire le idee della gente in maniera quasi miracolosa.
Il Collaboratorio era a tenuta stagna. Era al sicuro da un attacco con i gas; ma non poteva ospitare tutti.
La risposta più ovvia era quella di lanciare una sortita architettonica. La protezione della cupola avrebbe dovuto essere estesa a tutta la città.
I piani di costruzione vennero immediatamente rispolverati. Improvvisamente il denaro e diritti di passaggio non costituirono più un problema. Abitanti del luogo, vagabondi, soldati, scienziati, Moderatori, uomini, donne e bambini, tutti si unirono nello sforzo.
Tutte quelle fazioni avevano idee diverse su come affrontare il problema. I Moderatori nomadi volevano costruire grandi tendoni e teepee. Gli abitanti di Buna preferivano le loro serre per l’agricoltura biologica. I soldati, addestrati per intervenire in caso di disastri ecologici, erano esperti in sacchetti di sabbia, prefabbricati, cucine da campo, latrine e riserve di acqua potabile. Da parte loro, i tecnici del Collaboratorio svilupparono un’insana passione per i piani di Alcott Bambakias. Gli scienziati erano abituati da molto tempo alla sicurezza della cupola blindata, ma non era mai passato loro per la mente che la rigida sostanza del loro rifugio potesse trasformarsi in una serie di reti poco costose, intelligenti e infinitamente duttili. Si trattava di architettura effimera, di strutture simili a tela di ragno imbevuta di rugiada: intelligenti, ipersensibili e in perenne mutamento. Non sembravano esserci limiti alla scala delle costruzioni. La cupola poteva diventare un fluido vivente, una sorta di ameba decentrata e membranosa.
La cosa più ragionevole sarebbe stata soppesare le alternative con attenzione, tenere udienze sulla sicurezza, bandire gare d’appalto e poi, finalmente, dare il via a un grande progetto edilizio. Il sindaco di Buna, una donna di mezza età animata dalle migliori intenzioni e che era diventata ricca con i fiori di serra, fece uno sforzo sincero per ‘esercitare il controllo’.
Poi arrivarono altre due bombe alla vernice. Questa volta furono lanciate con una mira migliore. Colpirono in pieno il Collaboratorio — in effetti, si trattava di un bersaglio molto grande — e sporcarono le lastre del vetro con la solita sostanza nera. La luce interna della cupola divenne fioca e inquietante, la temperatura diminuì, le piante e gli animali iniziarono a soffrire e le persone divennero cupe e rabbiose. Di fronte a questo insulto diretto, la volontà di resistere si irrigidì drasticamente. Adesso si trattava di una questione personale — gli abitanti del Collaboratorio potevano vedere con i propri occhi la sostanza nerastra scagliata contro di loro, che insozzava le lastre di vetro sulle loro teste.
Tutti i dibattiti cessarono. Non c’era più tempo per parlare, la decisione fu un fatto compiuto. Tutti iniziarono semplicemente a contribuire con tutto quello che potevano e trascurarono qualsiasi altro compito. Quando i progetti si sovrapponevano, oppure interferivano tra loro, si cancellava quello più piccolo e si costruiva quello più grande. La città di Buna come l’avevano conosciuta i suoi abitanti cessò semplicemente di esistere. La cupola produsse delle metastasi; estroflesse giganteschi contrafforti degni di un quadro di Dalí. Le serre di Buna si collegarono spontaneamente, formando una serie infinita di bastioni e di tunnel. Gli isolati della città si trasformarono nel giro di una notte in campi scintillanti di bolle di sapone di plastica. Cripte di mattoni a tenuta stagna e rifugi spuntarono come funghi dappertutto.
Huey scelse esattamente quel momento per lanciare un attacco ben documentato contro Oscar e Greta. Questa volta fu impossibile negare. Si trattò di un affare sordido e doloroso, ma il tempismo di Huey non avrebbe potuto essere peggiore. In tempo di pace, sarebbe stato politicamente disastroso che si venisse a sapere che un machiavellico consigliere di campagne elettorali (e per giunta di dubbia origine genetica) aveva diabolicamente installato la sua fidanzata come il quasi-dittatore di un laboratorio scientifico federale, mentre lei lo ripagava con favori sessuali in una casa in riva al mare in Louisiana.
A Washington, la notizia destò un certo allarme; i soliti critici pubblicarono qualche prevedibile reprimenda; furono intervistati degli scienziati anziani, che dichiararono che era una vera vergogna vedere una donna che si serviva del sesso per giungere in cima. Ma a Buna vigeva lo stato di guerra. La rivelazione, che a Buna non era una rivelazione per nessuno, venne considerata come una di quelle storie d’amore tipiche del tempo di guerra. Tutto venne istantaneamente perdonato. Oscar e Greta furono praticamente costretti a gettarsi l’uno nella braccia dell’altra dalla pura e semplice pressione dell’opinione pubblica.
Grazie alla tensione dello stato di guerra, antiche barriere sociali saltarono completamente. Le relazioni come quella tra Oscar e Greta si diffusero come la varicella: facevano sesso scienziati, donne dei Moderatori, affascinanti giornalisti europei, abitanti di Buna, perfino i militari. Era semplicemente troppo chiedere a degli esseri umani di lavorare spalla a spalla e guancia a guancia sotto la minaccia costante di un terribile attacco con i gas e, nello stesso tempo, evitare di fare sesso con degli sconosciuti.
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