“No”, disse Rhys.
Nightshade lo guardò a bocca aperta.
“Mina, tu li conosci”, le disse Rhys con tono severo. “Non puoi scappare. Tu li hai baciati e loro sono morti.”
Mina rimase inizialmente meravigliata, poi gli occhi d’ambra si illuminarono perché lei aveva capito.
“È stato Chemosh!” gridò. “Non io! Non è stata colpa mia.”
Guardò furiosa i Prediletti, strinse il pugno e urlò verso di loro. “Vi ho dato quello che volevate! Non potete ferirvi. Non potete mai provare dolore né malattia né paura! Sarete sempre giovani e belli…”
“…e morti!” esclamò Nightshade. Si picchiò sul petto. “Guarda me, Mina. Questa è vita! Il dolore è vita! La paura è vita! Tu a loro hai portato via tutto questo! E peggio ancora: li hai rinchiusi dentro la morte e hai gettato via la chiave. Non sanno dove andare. Sono bloccati, intrappolati.”
Mina fissò perplessa il kender, e Rhys immaginava che cosa lei stesse vedendo: lui e Nightshade, scarmigliati, insanguinati, sudati, ansimanti, intenti a respingere i Prediletti col bastone, a tenere stretta la cagna tremante. Mina udiva la voce del kender tremare di terrore e di esasperazione, la voce di Rhys colma di disperazione e udiva in contrasto le voci inespressive e cupe dei Prediletti.
La bambina si dissolse davanti agli occhi sbalorditi di Rhys e davanti a lui comparve la donna Mina, come l’aveva vista nella grotta. Era alta e snella. I capelli ramati le arrivavano alle spalle e le incorniciavano il viso con onde morbide. Gli occhi d’ambra erano grandi e luccicanti di collera, popolati di anime. Indossava una lunga veste nera diafana che le fasciava il corpo flessuoso come l’ombra della notte. Mina si girò verso i Prediletti, fissando il mare inquieto e terribile delle sue vittime.
“Mina…” cantilenavano. “Mina!”
“Smettetela!” gridò lei.
Il mare di morti gemeva, piagnucolava e sussurrava.
“Mina…” I Prediletti si accalcarono attorno a Rhys. Lui li colpì col bastone, ma ce n’erano troppi, e Rhys venne sospinto indietro contro la parete. Nightshade era a quattro zampe, cercando di evitare i piedi che lo calpestavano, ma aveva le mani insanguinate e gli colava sangue dal naso. Rhys non vedeva Atta, ma la sentiva gemere di dolore. Quella massa ondosa si sollevò nuovamente, e Rhys fu schiacciato fra la parete e i corpi e non poté più muoversi; non riusciva a respirare.
“Mina! Mina!” Rhys udiva vagamente quel nome, mentre tutto prese a svanire.
Mina strinse i pugni, sollevò la testa e urlò nell’eco del suo nome.
“Io vi ho resi divini!” strillò. “Perché non siete felici?”
I Prediletti smisero di pronunciare il suo nome e all’improvviso si azzittirono.
Mina aprì le mani e dalle palme si sprigionarono fiamme ambrate. Aprì gli occhi e dalle pupille sprizzarono fiamme dello stesso colore. Aprì la bocca e si riversarono fuori spruzzi fiammeggianti. Mina aumentò di dimensioni, divenne sempre più alta, e urlò ai cieli la propria frustrazione e il proprio dolore mentre il fuoco della sua ira si propagava incontrollato.
Un momento prima Rhys era schiacciato sotto i corpi e un momento dopo fu inondato da un calore incandescente e i corpi vennero inceneriti, lasciandolo ricoperto di cenere oleosa.
Accecato dalla luce splendente, Rhys tossì quando il fumo e la cenere gli penetrarono nella trachea. Brancolò qua e là alla ricerca dei suoi amici e afferrò Nightshade nello stesso momento in cui il kender afferrò lui.
“Non ci vedo!” disse con voce strozzata Nightshade, aggrappandosi in preda al panico a Rhys. “Non ci vedo!”
Rhys trovò Atta. Trascinò lei e Nightshade all’indietro attraverso l’arco e giù lungo le scale, lontano dal calore e dalle fiamme e dalla nera cenere oleosa che mulinava nella torre formando una tempesta orripilante.
Il kender si strofinò gli occhi, mentre le lacrime gli colavano sulle guance, rigando la cenere che gli insudiciava il viso.
Rhys osservava l’ira di una dea infelice che distruggeva il proprio fallimento.
L’incendio proseguì a lungo.
Alla fine la luce ambrata si affievolì fino a spegnersi, all’esaurirsi della furia di Mina. La cenere continuò a svolazzare sotto forma di una nube grigia che poi si depositò. Rhys aiutò Nightshade a rimettersi in piedi. Emersero dalla scalinata e si aprirono la strada scavando tra i detriti neri e orribili che quasi seppellivano la cagna. Nightshade aveva conati di vomito e si copriva la bocca con la mano. Rhys si teneva la manica sopra il naso e la bocca. Cercò Mina, ma non ve n’era traccia, ed era troppo scosso per domandarsi che fine avesse fatto. Voleva soltanto sfuggire a quell’orrore.
Fuggirono attraverso la porta e uscirono barcollando alla luce solare e all’aria fresca e benedetta che soffiava dal mare.
“Dove siete stati?” disse Mina con tono accusatorio. “È un bel po‘“che vi aspetto!”
Davanti a loro vi era la bambina, che li fissava. “Come avete fatto a sporcarvi così?” Si turò il naso. “Puzzate!”
Nightshade guardò Rhys.
“Non se lo ricorda”, disse con calma Rhys.
Il mare era insolitamente calmo, notò Rhys, le onde si erano acquietate, come in seguito a una violenta emozione. Rhys si lavò il viso e le mani. Nightshade si sciacquò come meglio poté, mentre Atta si tuffò in acqua.
Mina issò la vela sulla barchetta. Il vento soffiava forte ed era loro favorevole, come ansioso di aiutarli ad andarsene, e la barca procedette a balzi sulle onde.
Si avvicinavano a riva e Rhys era pronto a calare la vela, quando Nightshade urlò: “Guarda, Rhys! Guarda là!”.
Rhys si voltò e vide la torre venire risucchiata lentamente sotto le onde. La torre sprofondò sempre più finché non ne rimase altro che le piccole dita di cristallo in cima, come una mano allungata verso il cielo. Poi anche queste svanirono.
“I Prediletti non ci sono più, Rhys”, disse Nightshade con voce sgomenta. “Mina li ha liberati.”
Mina non si era voltata al grido del kender. Non si guardò dietro le spalle. Si stava concentrando sulla navigazione, guidando la barca con sicurezza verso riva.
Io vi ho resi divini.
Io vi ho resi divini. Perché non siete felici?
LIBRO SECONDO.
Il viaggio
Sebbene fossero tutti esausti per via dell’ardua prova nella torre, Rhys non ritenne saggio rimanere a lungo nelle vicinanze del castello di Chemosh. Domandò a Mina se la barchetta a vela potesse raggiungere Flotsam e lei affermò di sì, purché non si avventurassero troppo in mare aperto. Risalirono la costa verso nord, fino alla città portuale di Flotsam.
Il viaggio si svolse in tutta sicurezza, con un solo breve spavento, quando Nightshade all’improvviso si ribaltò e finì disteso sul fondo della barca, dove fu udito biascicare con voce fievole le parole “pasticcio di carne”. Fortemente preoccupata, Mina perlustrò la barca e, come era prevedibile, scoprì altri pasticci di carne nascosti in un sacco. Nightshade si rianimò meravigliosamente all’odore del cibo e, prendendo con sé un pasticcio, si ritirò sul retro della barca a mangiare, evitando così lo sguardo di riprovazione di Rhys.
Trascorsero diversi giorni a Flotsam, a riposarsi e a recuperare le forze. Rhys trovò un locandiere disposto a dare loro qualche coperta e un posto sul pavimento della sala comune dove dormire in cambio di lavoro. Mentre lui passava lo straccio sui pavimenti e lavava i boccali, Nightshade e Mina esploravano la città. Rhys inizialmente aveva proibito a Mina di allontanarsi dalla locanda, pensando che una bambina di sei anni non dovesse vagare per Flotsam, pur essendo una dea. Ma dopo una giornata trascorsa a cercare di svolgere il suo lavoro e impedire a Mina di importunare i clienti, facendo infuriare il cuoco, e a soccorrerla quando ruzzolò giù per il pozzo, Rhys decise che sarebbe stato meno pericoloso se fosse andata in esplorazione con Nightshade.
Читать дальше