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Neil Gaiman: Coraline

Здесь есть возможность читать онлайн «Neil Gaiman: Coraline» весь текст электронной книги совершенно бесплатно (целиком полную версию). В некоторых случаях присутствует краткое содержание. Город: Milano, год выпуска: 2003, ISBN: 88-04-51546-5, издательство: Mondadori, категория: Фэнтези / на итальянском языке. Описание произведения, (предисловие) а так же отзывы посетителей доступны на портале. Библиотека «Либ Кат» — LibCat.ru создана для любителей полистать хорошую книжку и предлагает широкий выбор жанров:

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Neil Gaiman Coraline
  • Название:
    Coraline
  • Автор:
  • Издательство:
    Mondadori
  • Жанр:
  • Год:
    2003
  • Город:
    Milano
  • Язык:
    Итальянский
  • ISBN:
    88-04-51546-5
  • Рейтинг книги:
    4 / 5
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Coraline: краткое содержание, описание и аннотация

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In casa di Coraline ci sono tredici porte che permettono di entrare e uscire da stanze e corridoi. Ma ce n’è anche un’altra, la quattordicesima, che dà su un muro di mattoni. Cosa ci sarà oltre quella porta? Un giorno Coraline scopre che al di là della porta si apre un corridoio scuro, e alla fine del corridoio c’è una casa identica alla sua, con una donna identica a sua madre. O quasi.

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— Certo, cara. Credo che ti servirebbero degli altri fermagli per i capelli, non credi anche tu?

— No.

— Be’, diciamo una mezza dozzina, tanto per stare tranquille — disse sua madre.

La bambina non disse una parola. In macchina, tornando a casa, Coraline disse: — Cosa c’è nell’appartamento vuoto?

— Non lo so. Niente, immagino. Probabilmente assomiglierà al nostro prima che ci andassimo ad abitare. Stanze vuote.

— Credi che ci si possa entrare dal nostro salotto?

— No, a meno che tu non riesca a passare attraverso i mattoni, cara.

— Oh.

Arrivarono a casa che era quasi l’ora di pranzo. Nonostante facesse freddo, splendeva un bel sole. La madre di Coraline guardò nel frigo e ci trovò un misero pomodoro e un pezzo di formaggio con della roba verde sopra. Nel contenitore del pane c’era solo una crosta secca.

— Forse farei meglio a fare una corsa al negozio e a prendere dei bastoncini di pesce o qualcos’altro — disse. — Vuoi venire con me?

— No — rispose Coraline.

— Fa’ come ti pare — disse sua madre. E uscì. Poi tornò indietro, perché aveva dimenticato il borsellino e le chiavi della macchina; quindi uscì di nuovo.

Coraline si annoiava.

Sfogliò il libro che stava leggendo sua madre e che parlava degli indigeni di un paese lontano; pareva che ogni giorno prendessero grandi pezze di seta bianca e ci facessero sopra dei disegni con la cera, poi immergevano la seta nella tintura, quindi ci disegnavano ancora sopra con la cera e la immergevano di nuovo nella tintura, poi toglievano la cera e mettevano tutto a cuocere nell’acqua bollente, e alla fine gettavano quelle pezze ormai bellissime su un falò, per ridurle in cenere.

A Coraline sembrava assolutamente privo di senso, ma sperava almeno che quella gente ci si divertisse.

La noia non era ancora passata, e sua madre non era ancora rientrata.

Coraline prese una sedia e la spinse vicino alla porta della cucina. Ci salì sopra e si protese verso l’alto, inutilmente. Poi scese e andò a prendere una scopa nel ripostiglio. Quindi salì di nuovo sulla sedia, e protese verso l’alto il manico della scopa.

Cling.

Scese dalla sedia e raccolse le chiavi. Sorrise trionfante. Poi appoggiò la scopa alla parete e andò in salotto.

La famiglia non usava mai quella stanza. Avevano ereditato i mobili dalla nonna di Coraline, insieme a un tavolinetto basso, una consolle, un pesante portacenere di vetro e il dipinto a olio di una fruttiera. Coraline non era mai riuscita a capire come mai ci fosse gente che aveva voglia di dipingere una fruttiera. Quanto al resto, la stanza era vuota: niente soprammobili sulla mensola del caminetto, niente statuine, né orologi; niente che rendesse quel luogo confortevole e vissuto.

La vecchia chiave nera sembrava più fredda di tutte le altre. Coraline la infilò nella toppa. Girò senza fare capricci, con un soddisfacente rumore metallico.

Coraline si fermò ad ascoltare. Sapeva che stava facendo qualcosa di proibito, così tese l’orecchio per sentire se sua madre stesse tornando, ma non sentì nulla. Poi mise la mano sulla maniglia e la girò: e finalmente la porta si aprì.

Si aprì su un corridoio buio. I mattoni erano scomparsi, come se non ci fossero mai stati. Da quel corridoio veniva un agghiacciante odore di stantio: l’odore di qualcosa di molto vecchio e di molto lento.

Coraline varcò la soglia.

Si domandò che aspetto avesse l’altro appartamento, ammesso che quel corridoio portasse lì.

Coraline percorse il corridoio con una certa inquietudine.

La moquette su cui camminava era identica a quella di casa loro. La carta da parati era identica a quella che avevano loro. Il quadro appeso nell’ingresso era identico a quello appeso nell’ingresso di casa loro.

Sapeva dov’era: a casa sua. Non l’aveva mai lasciata.

Confusa, scosse la testa.

Fissò il quadro appeso alla parete: no, non era esattamente lo stesso. Il quadro nell’ingresso di casa loro ritraeva un ragazzo con abiti all’antica che fissava delle bolle di sapone. Ma ora l’espressione del suo viso era diversa: osservava le bolle come se avesse in mente di fare qualcosa di veramente perfido. E c’era uno strano sguardo nei suoi occhi.

Coraline lo fissò, cercando di capire esattamente cosa avesse di diverso.

C’era quasi arrivata quando qualcuno disse: — Coraline?

Sembrava la voce di sua madre. Coraline andò in cucina, perché la voce veniva da lì. In cucina trovò una donna che le dava le spalle. Assomigliava un po’ a sua madre. Solo che…

Solo che aveva la pelle bianca come la carta.

Solo che era più alta e più magra.

Solo che aveva le dita troppo lunghe, che non stavano mai ferme, e le unghie, adunche e affilate, di un rosso scuro.

— Coraline? — disse la donna. — Sei tu?

Quindi si voltò a guardarla. Al posto degli occhi aveva due grossi bottoni neri.

— È ora di pranzo, Coraline — disse la donna.

— E tu chi sei? — domandò la bambina.

— Sono l’altra tua madre — rispose la donna. — Va’ a dire all’altro tuo padre che il pranzo è pronto. — E aprì lo sportello del forno. All’improvviso, Coraline si rese conto di avere una fame da lupi. E che odorino meraviglioso! — Allora, che aspetti?

Coraline arrivò in fondo al corridoio, dove si trovava lo studio di suo padre. Aprì la porta. All’interno c’era un uomo seduto alla tastiera del computer, che le dava le spalle. — Ciao — disse Coraline. — C-cioè, lei mi ha detto di dirti che è pronto il pranzo.

L’uomo si voltò.

Al posto degli occhi aveva due grossi bottoni neri e scintillanti.

— Ciao, Coraline — disse. — Non ci vedo più dalla fame.

Si alzò e andò con lei in cucina. Si sedettero intorno al tavolo e l’altra madre di Coraline servì il pranzo. Un enorme e dorato pollo arrosto, patate fritte, pisellini verdi. Coraline spazzolò il cibo che aveva nel piatto. Era buonissimo.

— È da un pezzo che ti aspettiamo — disse l’altro padre di Coraline.

— Me?

— Sì — disse l’altra madre. — Senza di te, qui non era più la stessa cosa. Ma sapevamo che un giorno saresti arrivata, e che a quel punto saremmo diventati una vera famiglia. Ti va un altro po’ di pollo?

Era il pollo più buono che Coraline avesse mai mangiato in vita sua. A volte lo faceva anche sua madre, il pollo, ma era sempre precotto o surgelato, veniva sempre troppo asciutto e non sapeva mai di niente. Quando cucinava suo padre, invece, comprava un pollo vero. Solo che poi gli faceva delle cose strane, come farlo stufare nel vino, o riempirlo di prugne, o farlo al forno avvolto nella pasta sfoglia, e Coraline si rifiutava di toccarlo per principio.

Accettò ancora un po’ di pollo.

— Non sapevo di avere un’altra madre — disse Coraline, guardinga.

— Ma certo. Tutti ce l’hanno — disse l’altra madre, con quei bottoni neri che le brillavano al posto degli occhi. — Pensavo che dopo pranzo ti sarebbe piaciuto giocare un po’ in camera tua con i topi.

— I topi?

— Quelli del piano di sopra.

Coraline non aveva mai visto un topo, se non alla televisione. Quasi quasi non vedeva l’ora. In fin dei conti, la giornata si stava rivelando piuttosto interessante.

Dopo pranzo, i suoi altri genitori lavarono i piatti e Coraline andò in fondo al corridoio dove si trovava la sua altra stanza da letto.

Era diversa da quella che aveva a casa. Tanto per cominciare era dipinta di una sgradevole tonalità di verde e rifinita in una singolare tonalità di rosa.

Coraline decise che non avrebbe voluto dormirci, ma che la combinazione di colori era molto più interessante di quella della sua cameretta.

C’erano anche un mucchio di cose straordinarie che non aveva mai visto prima: angeli con dentro un congegno a molla, che fluttuavano nella stanza come passerotti spaventati; libri con illustrazioni che si contorcevano, strisciavano e luccicavano; piccoli teschi di dinosauro che battevano i denti al suo passaggio. Una scatola piena di meravigliosi giocattoli.

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