Rimasi per lungo tempo inginocchiato, con la schiena rivolta al castello, guardando quello strano, lucente tesoro e poi le onde e poi di nuovo l’oggetto, nel tentativo di afferrarne il significato. Vedendolo così, senza il suo involucro color zaffiro, avvertivo profondamente un effetto che non avevo mai percepito durante tutti i giorni, prima che mi fosse tolto nella casa del capo villaggio. Ogni volta che lo fissavo, esso sembrava cancellare i miei pensieri. Non come fanno il vino e certe droghe, che rendono la mente incapace di pensare, ma sostituendo il pensiero con una condizione più elevata, innalzandomi sempre più fino a che temetti che non sarei più riuscito a tornare allo stato cosciente che definisco normalità. Ripetutamente, distolsi a forza lo sguardo da esso, e, ogni volta che emersi alla realtà, ebbi l’impressione di aver ottenuto una qualche inesprimibile capacità introspettiva rispetto ad immense realtà.
Alla fine, dopo una lunga serie di queste coraggiose avanzate e timorose ritirate, arrivai a comprendere che non avrei mai raggiunto un’effettiva conoscenza in merito al minuscolo oggetto che tenevo in mano, e con quel pensiero (perché era un pensiero) pervenni ad un terzo stadio, uno stato di felice obbedienza priva di riflessione, poiché non c’era più nulla su cui riflettere, un’obbedienza a qualcosa che non sapevo cosa fosse e priva della minima sfumatura di ribellione. Quello stato permase per tutto quel giorno e per buona parte di quello successivo, che mi trovò ormai ben addentro sulle colline.
Qui mi fermo, dopo averti condotto, lettore, da una fortezza all’altra… dalla cintata città di Thrax, che domina il corso superiore dell’Acis, al castello del gigante, che dominava la spiaggia settentrionale del remoto Lago Diuturna. Thrax era stata per me la porta di accesso alle selvagge montagne… Così pure, questa torre solitaria doveva dimostrarsi un altro accesso… l’uscio stesso della guerra, di cui qui aveva avuto luogo una singola e distaccata schermaglia. Da quel tempo ad ora, quella guerra ha tenuto vincolata la mia attenzione quasi senza pausa.
Qui mi fermo. Se non desideri immergerti nella lotta al mio fianco, lettore, non ti biasimo. Non è una lotta facile.
APPENDICE
UNA NOTA SULL’AMMINISTRAZIONE PROVINCIALE
Il breve resoconto fornito da Severian sulla sua carriera a Thrax è il migliore (anche se non l’unico) documento di cui disponiamo in merito alla conduzione del governo nell’epoca della Repubblica, come essa viene svolta al di là dei lucenti corridoi della Casa Assoluta e delle brulicanti strade di Nessus. È chiaro che la nostra distinzione fra potere legislativo, esecutivo e giudiziario non è applicabile qui… indubbiamente, amministratori come Abdiesus riderebbero del nostro concetto per cui le leggi devono essere emanate da determinate persone, applicate da altre e giudicate da altre ancora. Essi considererebbero un simile sistema impossibile da far funzionare, come effettivamente si sta rivelando.
Nel periodo a cui risalgono i manoscritti, gli arconti ed i tetrarchi sono nominati dall’Autarca, il quale, come rappresentante del popolo, detiene ogni potere nelle sue mani. (Vedi tuttavia l’osservazione fatta da Famulimus a Severian su questo argomento.) Questi ufficiali debbono far eseguire i comandi dell’autarca ed amministrare la giustizia sulla base degli usi della popolazione da essi governata. Essi hanno anche l’autorità di creare le leggi locali… valide su tutta l’area governata dal loro emanatore per tutto il periodo in cui questi rimane in carica… e di farle rispettare con la minaccia della pena di morte. A Thrax, come anche nella Casa Assoluta e nella Cittadella, l’imprigionamento per un periodo di tempo determinato… la punizione per noi più comune… sembra essere sconosciuto. I prigionieri detenuti nel Vincula vengono trattenuti in attesa di essere torturati o giustiziati, o come ostaggi a garanzia del buon comportamento dei loro parenti ed amici.
Come mostra chiaramente il manoscritto, la supervisione del Vincula («la casa delle catene») è uno dei doveri del littore («colui che lega»). Questo ufficiale è il principale subordinato dell’arconte preposto all’amministrazione della giustizia criminale. Durante certe occasioni cerimoniali, egli cammina dinnanzi al suo signore reggendo una spada sguainata, un modo potente di ricordare l’autorità detenuta dall’arconte. Durante le sessioni della corte dell’arconte (come si lamenta Severian), il littore deve rimanere in piedi a sinistra del seggio. Le esecuzioni ed i più importanti atti di punizione giudiziale sono eseguiti da lui personalmente, ed egli sovrintende anche alle attività dei clavigeri («coloro che hanno le chiavi»).
Questi clavigeri non sono soltanto le guardie del Vincula; essi costituiscono anche un corpo di polizia investigativa, funzione facilitata dalla possibilità che essi hanno di estorcere informazioni dai prigionieri. Le chiavi che essi portano sembrano sufficientemente grandi da poter essere utilizzate anche come mazze, e sono così le loro armi, oltre ad essere i loro strumenti e gli emblemi della loro autorità.
I dimarchi («coloro che combattono in due modi») sono la polizia in divisa dell’arconte oltre che le sue truppe. Tuttavia, il loro titolo non sembra riferirsi a questa doppia funzione, ma all’equipaggiamento ed all’addestramento, che permette loro di agire sia come cavalleria che come fanteria in caso di necessità. Sembra che le loro file siano costituite da soldati di professione, veterani delle campagne del nord e non nativi della zona in cui operano.
Thrax stessa è chiaramente una città fortificata. Un luogo del genere non potrebbe resistere più di un giorno contro un attacco da parte dell’esercito asciano… sembra piuttosto progettato in modo da allontanare le razzie dei briganti e da reprimere le ribellioni dei locali esultanti ed armigeri. (Il marito di Cyriaca, che, all’interno della Casa Assoluta, sarebbe stato una persona assolutamente insignificante, risulta essere invece una persona di una certa importanza, e perfino di una certa pericolosità nelle vicinanze di Thrax.) Per quanto sembri proibito agli esultanti ed agli armigeri di avere eserciti privati, appare evidente che la maggior parte dei loro seguaci, anche se definiti cacciatori, camerieri e simili, sono fondamentalmente dei combattenti. Essi sono presumibilmente essenziali per la protezione delle ville dei padroni contro i razziatori e per la raccolta dei tributi, ma in caso di disordini civili potrebbero rivelarsi una potente fonte di difficoltà per governanti come Abdiesus, anche se la città fortificata posta a cavallo del fiume offrirebbe a questi una postazione terribilmente avvantaggiata in un conflitto del genere.
La via scelta da Severian per la fuga indica come potevano essere strettamente controllate le vie d’uscita dalla città. La fortezza stessa dell’arconte, il Castello di Acies («il campo armato della punta»), controlla l’estremità settentrionale della valle, e sembra essere completamente separato dal palazzo di città. L’estremità meridionale della valle è chiusa dal Capulus («l’impugnatura della spada»), che è, a quanto sembra, un muro di fortificazione molto elaborato, un’imitazione in scala ridotta del Muro di Nessus. Perfino le cime delle colline sono protette da fortini collegati da mura. Possedendo, come essa possiede, una riserva d’acqua praticamente inesauribile, la città sembra in grado di sopportare un assedio prolungato da parte di forze non dotate di armamenti pesanti.
G.W.
FINE