Jack Vance - Rhialto il meraviglioso

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Rhialto il meraviglioso: краткое содержание, описание и аннотация

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«Silenzio!», tuonò Zilifant. «Sarò io ad appoggiare la mozione!».

«Molto bene», disse Ildefonse. «In tal caso dichiaro aperta la discussione».

«Mi oppongo a questa procedura!», abbaiò Hache-Moncour. «Ildefonse è notoriamente prevenuto contro l’accusato. Tutti quanti infatti abbiamo sentito le vanterie di Rhialto sui suoi successi al Ballo dell’Equinozio, e l’abbiamo udito ridere mentre descriveva Ildefonse come un seduttore di vecchie grassone, un satiro ammuffito. Per non parlare di ciò che ha detto del collega Byzant, da lui definito un cialtrone, e delle cui galanterie bambinesche Lady Shaunica rise tutta la sera».

«La tua obiezione è respinta», disse Ildefonse a denti stretti, mentre anche Byzant era impallidito. «Lascia che i colleghi adducano le prove dei danni subiti, in ogni dettaglio».

«Vedo che la mia intercessione è inutile», si lamentò Hache-Moncour. «D’ora in poi starò in disparte e terrò per me ogni recriminazione. Se poi quest’assemblea deciderà di confiscare a Rhialto le sue Pietre Ioun, con amarezza e rammarico dovrò accettare la parte di esse che mi spetta secondo gli accordi».

Ci fu una consultazione che tenne occupati i presenti per una ventina di minuti, e alcuni giunsero perfino a compilare elenchi di oggetti appartenenti a Rhialto che — se confiscati — avrebbero potuto far loro comodo.

Ao degli Opali dichiarò con gravità: «Sventuratamente le offese di Rhialto non sono state poche. Esse includono sotterfugi e comportamenti che, sebbene ardui da definire, hanno sempre ferito velenosamente. Mi riferisco anche alla sua avarizia, alla sua arroganza e alle sue ostentazioni verbali sovente offensive».

«Queste imputazioni non mi sembrano di molto peso», intervenne Ildefonse. «Ciò malgrado, per giustizia, dovranno influire sulla decisione finale».

Zilifant sollevò teatralmente un dito. «Rhialto ha distrutto con brutale sadismo il mio prezioso Albero del Profumo, una pianta che era unica sul nostro mondo morente. Quando gli contestai il malfatto, egli dapprima negò, mentendo odiosamente, poi osò dire: “Guarda laggiù come languono le piante del Bosco Mannaro. Allorché il Sole si spegnerà, credi forse che il tuo sciocco albero alieno sarebbe sopravvissuto loro?” Ecco dove si spinge il suo indecente disfattismo, colleghi!».

Hache-Moncour scosse la testa. «Sono senza parole, Signori. Vorrei esprimervi le più profonde scuse a nome di Rhialto, se non fossi ormai convinto che questo mio gesto lo farebbe ridere sprezzante. E, tuttavia, non merita forse comprensione anche un uomo così corrotto?»

«Senza dubbio», annuì Zilifant. «Nella stessa misura in cui egli fu comprensivo col mio Albero del Profumo. Io chiedo che Rhialto sia incriminato per fellonia!».

Hache-Moncour fece udire un sospiro. «Non riesco a credere a quel che dici».

«Bada a te!» Zilifant strinse i pugni, minaccioso. «Passi che tu voglia metterti nei suoi panni, per difenderlo, ma non permetto a nessuno di darmi del bugiardo!».

«Mi hai frainteso», lo placò l’altro. «Stavo parlando per me, meravigliato di quanto colui che volevo difendere sia caduto in basso».

«Quand’è così, siamo d’accordo», borbottò Zilifant.

Ildefonse prese nota per scritto di altre imputazioni particolareggiate espresse dai presenti. Infine salì sul podio e contemplò accigliato quella cospicua lista di accuse. «Onorevoli colleghi», disse. «Sono sbalordito, e mi chiedo come Rhialto abbia potuto vivere fra noi senza essere smascherato prima. Hache-Moncour, hai qualcos’altro da dire a difesa di quest’uomo?».

«Soltanto pro forma, mi appello alla vostra clemenza».

«Prendo nota del tuo appello», disse Ildefonse. «Adesso voteremo. Chi giustifica la condotta di Rhialto e lo ritiene innocente, alzi la mano».

Non uno dei Maghi presenti sollevò la mano. Ildefonse ne prese atto con un cenno. «Chi è convinto della sua colpevolezza?».

Tutti alzarono la mano con decisione.

«Bene». Ildefonse si schiarì la gola. «È ora mio dovere fissare l’entità della pena. In base al Codice Azzurro, ovvero alle Decretazioni , condanno l’imputato a risarcire i presenti tramite la confisca dei suoi beni personali. Qualche suggerimento su come condurre l’operazione?».

«Possiamo provvedere subito, visto che Rhialto è assente», fece notare Hache-Moncour. «Dico ciò nel suo interesse, onde causargli meno dolore e fastidio».

Byzant disse: «Propongo che ciascuno di noi sia numerato nell’ordine in cui siete, da destra a sinistra. Una volta entrati a Palazzo Falu ognuno, in base al numero, sceglierà fra i beni di Rhialto finché non si riterrà abbastanza risarcito».

Ao degli Opali s’affrettò a correggerlo. «L’idea è soddisfacente, ma la numerazione dovrà essere estratta a sorte, con un garante che sorvegli affinché nessuno tenti un’Incantesimo di Stasi Temporale».

Il metodo suggerito da Ao venne approvato e, al termine dell’operazione, tutti si trasferirono con un Incantesimo di Viaggio nell’atrio di Palazzo Falu. L’arrivo dei Maghi mise in allarme Frole, il maggiordomo, che intimidito si fece avanti e chiese cosa significasse la loro comparsa.

«Dovreste sapere che il mio padrone non è in casa, Signori. Vi prego di tornare quando egli potrà ricevervi con l’accoglienza dovuta a un così illustre consesso».

Ildefonse cominciò a spiegare perché la loro presenza era legalmente giustificata ma Gilgad, seccato e impaziente, gettò su Frole l’Incantesimo della Solitudine Interiore e lo trasformò in un manichino insensibile, quindi i Maghi procedettero alla ricerca degli oggetti che intendevano confiscare.

L’irascibile Hurtiancz era particolarmente ansioso di trovare le Pietre Ioun di Rhialto, e si aggirò dappertutto frugando senza esito in sale e corridoi. Notando che a una parete era appesa una cornice in oro azzurrato entro la quale c’era una pergamena celeste con una scritta in caratteri blu, la staccò via. Ma dietro di essa non era celato alcun loculo. Fu Ildefonse stesso che infine scoprì le Pietre Ioun, mimetizzate abilmente fra i cristalli di un enorme lampadario.

La requisizione fu portata a termine senza litigi, malgrado i brontolii di coloro a cui era toccato in sorte un numero alto. Ci furono però delle discussioni quando si vide che nel palazzo esistevano altri oggetti molto interessanti, e i più svelti a impossessarsene dovettero sopportare le proteste degli altri. Ildefonse usò tutta la sua autorità per mettere a tacere reclami e accuse, e poi dovette tenere un discorso per dimostrare che era suo dovere prelevare le Pietre Ioun, per una semplice questione di rettitudine morale.

A tre ore dal loro arrivo a Palazzo Falu, i Maghi se ne andarono ciascuno a casa propria, soddisfatti e convinti che giustizia fosse fatta.

3

Qualche giorno più tardi, rilassato e abbronzato Rhialto fece ritorno a Falu e comparve coi suoi bauli nel silenzioso atrio del palazzo. La sua prima impressione che qualcosa non andasse per il giusto verso divenne certezza quando, con un sussulto, vide che alla base dello scalone c’era Frole, rigido come una statua ed evidentemente sotto incantesimo. Rhialto guardò nei locali del pianterreno e quando capì che era stato depredato il suo stupore si mutò in una collera terribile.

Ritrovare la calma gli costò uno sforzo. Tornato nell’andito fece dissolvere l’incantesimo che aveva immobilizzato Frole, rendendolo ignaro del trascorrere dei giorni e delle notti. Dovette poi fargli bere un cordiale e lasciarlo riprendere, quindi ebbe da lui un rapporto su ciò che aveva visto prima d’essere messo fuori combattimento. Il resto della mattina lo impiegò aiutando il maggiordomo a riordinare, e fece un accurato inventario dei danni e degli oggetti mancanti. Ma una cosa gli era già chiara: quel furto riduceva i suoi poteri a un livello decisamente basso.

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