Aggirandosi nel palazzo aveva dovuto essere molto prudente. Domina Pearl aveva ordinato a due guardie di seguirlo dappertutto, e non per la sua sicurezza, sospettava lui, bensì perché era curiosa di sapere cosa facesse quando spariva nelle viscere dell’edificio. Dal giorno dell’attentato lui non aveva ancora visto Sozon e Kestevan, ma non tutti i congiurati erano stati spaventati dalle nuove misure di sicurezza della reggente. Ogni tanto vedeva qualcuno dei giovani, e sapeva che lo stavano tenendo d’occhio. Poteva eludere la sorveglianza delle guardie quando voleva, ma, se i suoi segreti restavano al sicuro, la sua persona non lo era affatto.
Né lo era, evidentemente, Camas Erl, che al termine di una lezione pomeridiana con Kyel aveva lasciato il palazzo e da allora non era più stato visto.
La Perla Nera si mostrò assai irritata per la sua scomparsa, benché il vecchio cortigiano fosse un semplice tutore.
«Prima sparite voi», sbottò, dopo aver convocato Ducon nella biblioteca per interrogarlo. Kyel e Lydea si tenevano in disparte. Entrambi apparivano indifferenti, come se l’assenza del tutore non li riguardasse, ma Ducon sentiva che la giovane donna frenava a stento l’impulso di mangiarsi le unghie. «E ora, Camas Erl. Dove può essere andato?»
«Non ne ho idèa», rispose lui. Ed era la verità. Fino a poco prima avrebbe giurato che la responsabile di quella sparizione era Domina Pearl.
«Voi gli siete sempre stato vicino. Dove va, di solito? Di cosa si occupa?»
«Trascorre qui tutto il suo tempo libero», rispose lui, stringendosi nelle spalle. «Legge, e lavora alla sua storia di Ombria. Forse è andato a fare altre ricerche.»
«Quando dovrebbe tenere lezione al principe? E senza avvertirmi?»
«Sì, questo è improbabile.»
«Vi risulta che ci sia qualcuno che lo vuole morto?»
«Per quale motivo?» replicò Ducon. «Perché qualcuno dovrebbe voler uccidere un vecchio insegnante? Forse si è recato in qualche quartiere malfamato, anche se non è da lui essere così imprudente. Potrebbe esser stato ferito.»
«Voi conoscete i sobborghi meglio di chiunque altro. Andate a cercarlo. No, un momento.» Chiuse gli occhi e si sfiorò la fronte con le unghie, nere e curve come dorsi di scarafaggi. «Per ora, restate qui col principe. Fategli lezione voi, quando la ragazza avrà finito l’ora di calligrafia. Non voglio lasciarli soli, neppure con la presenza delle guardie. Andrete a cercare Camas più tardi, quando avrete finito. Sono certa che voi conoscete i vicoli più reconditi e i buchi dove si rintanano i topi di fogna più pericolosi. Prendete un’arma, e fatevi scortare da una guardia di palazzo. Cercate di essere prudente.»
Lui annuì, e la guardò uscire come una tromba d’aria, sorpreso che nella sua furia non si risucchiasse dietro un vortice di libri e di fogli sciolti.
KyeL che fissava apaticamente la carta e il calamaio, pronunciò sottovoce il nome di lui in segno di saluto, poi chiamò: «Lydea».
«Mio signore Kyel, sono la maestra Spina.»
Lui sì voltò a guardarla. Quando la speranza fiorì dalla muta e stanca disperazione, il cambiamento del suo volto fece venire un nodo in gola a Ducon.
«Io sono il principe di Ombria», sussurrò Kyel. «E tu sei la mia rosa segreta.»
«Sì, mio signore.» La giovane si lasciò scrutare dal suo sguardo affascinato, ma il bambino non riuscì a vedere nessuna rosa segreta nel volto composto e freddo della maestra Spina. «Nobile Ducon», disse lei, «tu hai qualche idea…»
«Nessuna.»
«Temo che se la reggente indagasse sulla mia istruzione, durante l’assenza di Camas Erl, non ne sarebbe troppo compiaciuta.»
Lui si portò un dito alle labbra. «Anche i calamai hanno orecchi. Sembra che questo non ti preoccupi molto, maestra Spina.»
«Se tu andrai via», disse Kyel alla ragazza, «io verrò con te.»
«Mio signore», rispose cautamente lei, «non ho intenzione di andarmene, prima che tu abbia imparato a scrivere la storia del ventaglio in parecchie lingue.»
«Ci vorrà molto tempo?»
«Moltissimo tempo», annuì lei, «dato che prima dovrò impararle io. E ora, visto che qui c’è tuo cugino, forse faresti meglio a imparare a scrivere il suo nome, nel caso che tu ne abbia bisogno.»
Kyel si mise volonterosamente al lavoro. Ducon restò un poco a guardarlo, godendosi la piccola isola di pace che avevano costruito in quel luogo inquieto e pericoloso. Non sarebbe durata molto. Ma per il momento, almeno, il bambino ricordava di avere un cuore.
Ducon rimase con loro, e insegnò a Kyel ciò che sapeva sugli scorpioni, le onde di marea e altri argomenti a caso, cercando di tenere in vita la luce di vivacità nei suoi occhi.
Quando la Perla Nera tornò a prendere il bambino nel primo pomeriggio, Ducon rientrò nel suo alloggio, seguito dalle guardie assegnate a lui, per munirsi degli attrezzi da disegno e della spada che non si era mai preoccupato di portare, fuorché nelle cerimonie di corte. Uscì da una porta segreta accanto al camino della stanza da letto, e scese da solo nel cunicolo che conduceva alle cantine e in strada, attraverso i giardini posteriori.
La ricerca di Camas Erl era un problema che lo trovava del tutto impreparato. Ma Lydea aveva ragione: se Domina Pearl fosse stata costretta a metterla al posto dell’anziano tutore, l’incantesimo della maga non avrebbe retto a un esame più ravvicinato da parte sua. La ragazza sarebbe stata ritrovata sotto un molo col collo spezzato, e Kyel sarebbe diventato un cadavere vivente. Di conseguenza lui doveva scoprire dov’era finito Camas Erl.
Fece indagini nelle taverne e nei bordelli che conosceva meglio, ma senza risultati. D’altro canto, se Camas fosse stato interessato a quel genere di locali, gli avrebbe chiesto di accompagnarlo. Il vecchio cortigiano era astemio e pudico; l’idea che entrasse da solo in un posto come il Bacio dello Sgombro a tracannare birra e cercarsi una femmina era semplicemente ridicola.
Al tramonto, Ducon ritornò a palazzo, convinto che cercare in città era inutile e che Camas doveva essersi perduto nel labirinto sotto l’edificio. Risalì nel suo alloggio lungo il percorso da cui era uscito, depose la scatola da disegno e mise la testa fuori dalla porta per dare una voce alle sue guardie. I due uomini erano furiosi con lui, ma non avevano ancora trovato il coraggio di riferire a Domina Pearl che si erano lasciati imbrogliare da Ducon Greve. Quando il giovane disse loro che non si era mai mosso da lì, decisero che conveniva fingere di credergli e continuarono a piantonare l’appartamento, mentre lui, tornato in camera da letto, usciva ancora nei passaggi segreti.
Stava seguendo un percorso a caso, nel tentativo di mettersi nei panni di Camas per capire quale direzione il vecchio avrebbe trovato più invitante, quando udì le voci.
Subito si fermò e tese le orecchie.
C’era un tramestio oltre una parete, ogni tanto una parola, il cigolio di un’asse del pavimento. Fu sul punto di chiamare Camas, ma tacque. C’erano troppi piedi. Sembravano muoversi in un corridoio parallelo al suo, o attraverso varie camere adiacenti dall’altra parte del muro. Guardie alla ricerca di Camas? Ma le guardie di Domina Pearl non si muovevano furtive, né bisbigliavano. Ducon strinse i denti.
Per lui fu facile aggirare i giovani cospiratori; essi non avevano idea di dove portavano quei labirinti di stanze e cunicoli dimenticati. Tornò indietro, scivolò oltre un paio di porte e spense la candela. Quasi subito li vide in un corridoio poco più avanti, con le facce illuminate dalle loro candele e concentrati, ansiosi. Aprivano le porte, esaminavano brevemente ogni stanza e proseguivano, cercando di non far rumore, a parte il loro scalpiccio cauto e qualche mormorio di commento.
Читать дальше