Tim Powers - Mari stregati

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Una fantasy orrorifica con i pirati, uno spadaccino voodoo? Chi potrebbe mai mescolare il mondo del pirata Barbanera con la magia nera se non Timothy Powers, il creatore di Le Porte di Anubis, l’autore più originale e geniale prodotto dal mondo fantascientifico e fantastico negli ultimi decenni. Lo scenario di questo eccezionale romanzo è il Mar dei Caraibi del 1718, periodo di grandi cambiamenti per i pirati, un tempo strumento dell’Impero Britannico, libera forza mercenaria che non riveste più nessuno scopo strategico per gli inglesi. È su questo scenario in evoluzione che compare il giovane John Chandagnac, ex burattinaio orfano alla ricerca di vendetta su uno zio malvagio. Ciurme di Zombie, magia nera, riti voodoo, giungle infestate da spettri: fra mille pericoli il protagonista inizierà una sorta di viaggio iniziatico che lo porterà in un luogo ignoto al di là del tempo e dello spazio, in un luogo mitico e terribile dove si cela la vagheggiata fonte della vita eterna. Partito per vendicarsi di un torto subito, Chandagnac andrà incontro al suo destino e troverà a sbarrargli la strada nientemeno che… il pirata Barbanera!

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«Oh, John,» esclamò Beth, «non dirmi che credi che i sui artifici ti abbiano curato!»

Shandy fece spallucce, un po’ irritato. «Non dovevo mangiare quel pollo.» Decise di non tentare neppure di parlarle di quell’uomo che aveva visto una notte sulla spiaggia. Le sue tasche erano state tutte sfondate, e non poteva parlare perché la sua mandibola era stata bloccata con una striscia di tessuto annodata sopra la sua testa. Mentre passava davanti a Shandy, questi aveva notato che la sua giacca era stata cucita invece che abbottonata. Non era proprio il caso di dirglielo, né di dirle quello che aveva saputo dopo sulle persone che erano vestite in quel modo.

Lei abbandonò l’argomento con un gesto impaziente. «John,» disse con urgenza, «Friend non mi lascerà in pace a lungo… puoi dirmi per dove salperemo, domani mattina?»

Shandy batté le palpebre. «Tu non partirai, no?»

«Sì, mio padre…»

«Ma sei certa? Avevo creduto che, con Woodes Rogers atteso qui da un momento all’altro, la cosa più ovvia da fare per tuo padre sarebbe stata…»

«Sì, John, ne sono certa. Ho visto mio padre oggi, per la prima volta da circa una settimana, e naturalmente portava quella cassetta di legno che ha un odore così disgustoso, e mi ha detto che sarei andata anch’io. Ha proseguito continuando a ripetere come sarò protetta da ogni insidia o malattia… ma non ha pronunciato una sola parola sul luogo dove andremo, o sul perché.»

«Gesù.» Shandy tirò un profondo respiro e poi lo emise. «Beh, neppure Davies ha detto nulla, ma si mormora che siamo diretti verso un punto della costa occidentale della Florida, un luogo dove gli huns… uh, dove Barbanera accidentalmente permise che un buon numero di spettri si unissero a lui.» Le rivolse un sorriso nervoso. «Cose simili a lamprede, mi pare; o a sanguisughe. E,» aggiunse, sperando di celare l’apprensione che avvertiva, «laggiù incontreremo Barbanera in persona.»

«Dio ci aiuti,» disse lei, piano.

E anche il Compagno Premuroso, pensò Shandy.

Con un impressionante frusciare e spruzzare di sabbia e udibili grugniti di fatica, Friend si avvicinò ondeggiando e oscillando le braccia. «Ora… basta, Elizabeth,» ansimò. «La cena ci aspetta… al forte.» Si asciugò la fronte con un fazzoletto di pizzo.

Beth Hurwood guardò in direzione delle pentole dei pirati con tale espressione di desiderio che Shandy domandò, «Cena?»

«Erbe, verdure e pane nero,» sospirò lei.

«Cucina semplice ma sana,» dichiarò Friend. «Dobbiamo mantenerla in buona salute.» Anche lui lanciò un’occhiata alle pentole, fìngendo una rapida smorfia di disgusto, poi prese un braccio di Beth e la condusse via.

Un paio di individui che stavano là vicino scoppiarono a ridere e dissero a Shandy che avrebbe dovuto aspettarselo, quella ragazza sceglieva sempre uomini di bell’aspetto invece di quelli dal cuore onesto.

Anche Shandy rise, sebbene un po’ forzatamente, e si disse certo che la scelta dipendeva maggiormente dall’inesauribile buon umore di Friend e dalla sua attitudine alla vita mondana. Respinse l’offerta di altro stufato ma accettò un’altra bottiglia di Latour, e si allontanò con passo pesante dai fuochi verso sud sulla spiaggia, in direzione del Carmichael.

La prua della nave stava ancora nella strétta insenatura, sorretta da una solida impalcatura di legno e da almeno un paio di cavi che la ancoravano agli alberi, e la poppa si protendeva bassissima nel porto; ma a dispetto dell’attuale posizione goffa sembrava molto più simile alla sua nave adesso di quanto lo fosse stata durante il mese in cui era stato suo passeggero. Ora la conosceva intimamente: si era arrampicato come una scimmia sui pennoni alti quando l’avevano riattrezzata; aveva mulinato l’ascia quando avevano abbattuto il castello di prua e parte della balaustra; aveva sudato con sega e trivella quando avevano aperto nuovi portelli per altri cannoni; e, per più ore di quante avesse voglia di ricordare adesso, era stato sospeso a un’imbracatura a metà strada fra la frisata in alto e la sabbia o l’acqua in basso, e, palmo dopo palmo, aveva scalpellato alghe marine e cirripedi carbonizzati dallo scafo ed estirpato teredini, e conficcato nel legno con un martello piccole ancore galleggianti d’ottone, cesellate e rese magiche dai canti del bocor di Davies per diventare potenti amuleti contro i vermi.

E, pensò mentre le si avvicinava, domani la rimorchieremo interamente in acqua, tenderemo le sartie e salperemo. E comincerà la mia vita di pirata.

Si accorse che c’era qualcuno seduto nella sabbia sotto l’alto arco della prua, e dopo aver scrutato per un momento vide, nel chiaro di luna, che si trattava del vecchio che i pirati chiamavano sempre “governatore” — probabilmente a causa dell’incertezza che riguardava il suo nome, che Shandy aveva sentito pronunciare, variamente, Sawney, Gonsey e ’Ponsea. La scena davanti a Shandy — il vecchio seduto sotto la prua della nave — gli rammentava qualcosa che gli sfuggiva… ma, stranamente, sapeva che si trattava di qualche ritratto o di qualche storia che, per confronto, conferiva una triste dignità al vecchio Sawney. Shandy si allarmò per il fatto che vedeva, sia pure per analogia, quel vecchio lunatico come qualcosa di più di un clown abile nella magia ma semideficiente.

Allora rammentò quello che la scena gli ricordava: Giasone, ingobbito dagli anni e seduto sotto lo scafo della nave Argo, tirata a secco e abbandonata.

«Chi sei?» disse con voce tremula il vecchio quando udì gli stivali di Shandy nella sabbia.

«Jack Shandy, governatore. Volevo solo vederla per l’ultima volta in quella posizione.»

«Mi hai portato qualcosa da bere?»

«Uh, sì.» Shandy fece una pausa, fece alcune lunghe sorsate, e poi tese la bottiglia mezza piena al vecchio.

«Partirai domani?»

«Esatto,» disse Shandy, sorpreso perché il vecchio sapeva e ricordava.

«Per unirti all’hunsi kanzo e al suo cucciolo.»

Shandy guardò il vecchio socchiudendo gli occhi e si domandò se davvero, dopo tutto, si trovava in uno dei suoi periodi di lucidità. «Il suo cucciolo?»

«Bonnett. Ti ho visto manovrare i pupazzi, tu sai come far saltare quei piccoli amici quando hai i fili in mano.»

«Oh. Sì.» Shandy aveva sentito parlare del nuovo pirata Stede Bonnett, che di recente, inspiegabilmente, si era lasciato alle spalle una prospera piantagione nelle Barbados per “cercare l’avventura”, ma non gli era giunto all’orecchio che avesse qualche connessione con Barbanera. Certo, Sawney difficilmente si poteva considerare una fonte attendibile.

«Andate a nord, ho sentito,» proseguì il governatore. Fece una pausa per ingollare un po’ di vino. «In Florida.» Pronunciò il nome con un forte accento spagnolo. «Bel nome, ma paese di febbri. Conosco la zona. Ho ucciso un bel po’ di Indiani Caraibici da quelle parti, e una volta mi sono beccato da loro una brutta ferita di freccia. Guardati da loro… sono i peggiori. Cannibali. Hanno recinti pieni di donne e bambini di altre tribù… come noi abbiamo recinti pieni di bestiame.»

Shandy non ci credeva, ma per essere educato fischiò e scosse la testa. «Maledizione,» disse. «Mi terrò alla larga da loro.»

«Procurati di farlo… finché non raggiungerai quel dannato geyser, comunque. Dopodiché, se saprai come utilizzarlo, non avrai più nulla di cui preoccuparti.»

«È quello che voglio,» convenne Shandy. «Nulla di cui preoccuparmi.»

Il governatore ridacchiò e replicò in spagnolo, ma sebbene Shandy stesse imparando il rozzo spagnolo dei pirati ibridi, il dialetto del governatore lo sconfisse. Sembrava, nello stesso tempo, troppo arcaico e troppo puro. Il vecchio terminò, tuttavia, con un osceno accenno, in un inglese fin troppo fluente, alle capacità che Barbanera sperava di acquisire in quel viaggio.

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