Robert Jordan - L'Occhio del Mondo
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«Lady Moiraine raccoglie storie» intervenne Ewin. «Storie sugli avvenimenti accaduti nei Fiumi Gemelli. Ma non so cosa sia accaduto, qui, degno d’essere una storia.»
«Mi auguro che le mie storie piacciano anche a te... Moiraine.» Thom la guardò con chiara diffidenza. Non pareva contento d’averla trovata nel villaggio.
«Questione di gusti, mastro Bardo» rispose Moiraine. «Alcune storie mi piacciono, altre no.»
L’inchino di Thom fu ancora più profondo del precedente. «Nessuna delle mie storie ti dispiacerà, te lo garantisco. Piacciono e divertono. E mi fai troppo onore: sono un semplice menestrello, non un Bardo.»
Con un cenno benevolo Moiraine rispose all’inchino. Per un istante parve davvero una lady che accettasse l’omaggio di un suddito. Poi si girò e si allontanò; Lan la seguì: un lupo alle calcagna d’un cigno. Thom continuò a fissarli, con le sopracciglia aggrottate, lisciandosi con le nocche i baffoni, finché non percorsero metà Parco. “Non è per niente contento” pensò Rand.
«Ora fai altri giochi di destrezza?» domandò Ewin.
«Mangia il fuoco!» gridò Mat. «Voglio vederti mangiare il fuoco!»
«L’arpa!» gridò una voce dalla folla. «Suona l’arpa!» Un altro chiese il flauto.
In quel momento la porta della locanda si spalancò e uscirono i membri del Consiglio del Villaggio. Nel gruppo c’era Nynaeve, ma non Padan Fain. A quanto pareva, l’ambulante era rimasto al caldo della sala comune a bere vino speziato.
A un tratto, brontolando qualcosa a proposito di “un bicchierino di robusta acquavite", Thom Merrilin saltò giù dalle vecchie fondamenta. Senza badare alle proteste degli spettatori, approfittò dell’uscita dei consiglieri per farsi largo ed entrare nella locanda.
«È un menestrello o un re?» protestò Cenn Buie, irritato. «Uno spreco di denaro, se volete il mio parere.»
Bran al’Vere si girò a mezzo verso il menestrello, poi scosse la testa. «Quell’uomo ci darà più grattacapi di quel che vale.»
Nynaeve, occupata ad avvolgersi nel mantello, sbuffò ad alta voce, «Pensa pure al menestrello, Brandelwyn al’Vere. Almeno lui è qui a Emond’s Field: cosa che non si può dire di questo falso Drago. Ma visto che hai tanta voglia di preoccuparti, qui ci sono altri che dovrebbero suscitare le tue preoccupazioni.»
«Per favore, Sapiente» replicò Bran «lascia che sia io a decidere di cosa preoccuparmi. Lady Moiraine e mastro Lan alloggiano alla mia locanda e sono persone oneste e per bene. Né l’una né l’altro mi hanno dato dello sciocco davanti a tutto il Consiglio. E neppure hanno detto ai consiglieri che fra tutti non fanno un solo cervello.»
«Non ne fanno nemmeno mezzo» replicò Nynaeve. Si allontanò senza guardarsi indietro e lasciò Bran a cercare una risposta a tono.
Egwene guardò Rand, come per dirgli qualcosa, poi invece corse dietro alla Sapiente. Rand sapeva che doveva esserci un modo per impedirle di lasciare i Fiumi Gemelli, ma l’unico che riusciva a pensare era un passo che non era pronto a compiere, anche se lei fosse stata d’accordo. E lei in pratica aveva detto d’essere tutt’altro che d’accordo, cosa che lo faceva sentire ancora peggio.
«Quella ragazza ha bisogno d’un marito» brontolò Cenn Buie, agitandosi. Era paonazzo e diventava ancora più scuro. «Non ha il minimo rispetto. Siamo il Consiglio del Villaggio, non ragazzi che le rastrellano il cortile, e...»
Il sindaco sbuffò e si girò di scatto verso il vecchio impagliatore. «Sta’ calmo, Cenn! Smettila di comportarti come un Aiel!» Cenn, attonito, si bloccò: il sindaco non si lasciava mai prendere la mano dall’umore. Bran gli rivolse un’occhiataccia. «Abbiamo cose più serie di cui occuparci» disse. «O vuoi dimostrare che Nynaeve ha ragione?» Rientrò nella locanda e sbatté la porta.
I membri del Consiglio lanciarono un’occhiata a Cenn, poi si allontanarono in varie direzioni. Rimase solo Haral Luhhan, che accompagnò l’impagliatore, discutendo sottovoce. Il fabbro era l’unico che riuscisse a far ragionare Cenn.
Rand andò incontro al padre e i suoi amici lo seguirono.
«Non ho mai visto mastro al’Vere così infuriato» attaccò Rand, guadagnandosi l’occhiata di disgusto di Mat.
«Il sindaco e la Sapiente di rado sono d’accordo» disse Tam. «Oggi, meno del solito. Tutto qui. Lo stesso avviene in ogni villaggio.»
«E il falso Drago?» domandò Mat.
«E le Aes Sedai?» aggiunse Perrin, in un mormorio ansioso.
Tam scosse la testa. «Mastro Fain sapeva poco di più di quanto ha già raccontato. Almeno, per quanto interessa noi. Battaglie perdute o vinte. Città cadute o riconquistate. Tutte cose avvenute nel Ghealdan, grazie alla Luce. La guerra non si è diffusa, che Fain sappia.»
«A me le battaglie interessano» disse Mat; e Perrin aggiunse: «Cos’ha detto, delle battaglie?»
«Non interessano me, Matrim» rispose Tam. «Ma sono sicuro che Fain sarà lieto di parlarne, più tardi. M’interessa invece che qui non dobbiamo preoccuparcene, per quanto si è capito. Non c’è ragione perché le Aes Sedai passino da queste parti, nel loro cammino a meridione. E al ritorno è poco probabile che passino dalla Foresta delle Ombre e attraversino a nuoto il fiume Bianco.»
Rand e gli altri ridacchiarono all’idea. C’erano tre motivi per cui nessuno veniva nelle terre dei Fiumi Gemelli se non da settentrione, passando da Taren Ferry. Le Montagne di Nebbia, a ponente, erano il primo motivo; l’Acquitrino bloccava con uguale efficacia la via orientale; a meridione c’era il fiume Bianco, che doveva il nome al modo come rocce e macigni facevano ribollire l’acqua in vortici di spuma. E al di là del Bianco c’era la Foresta delle Ombre. Poca gente dei Fiumi Gemelli aveva attraversato il Bianco e meno ancora era tornata, ma in genere si riteneva che la Foresta delle Ombre si estendesse a meridione per centinaia di miglia, senza strade né villaggi, ma con abbondanza di lupi e di orsi.
«Quindi siamo a posto» disse Mat. Parve un po’ deluso.
«Non proprio» replicò Tam. «Dopodomani mandiamo degli uomini a Deven Ride e a Watch Hill, e anche a Taren Ferry, per montare la guardia. Cavalieri lungo il Bianco e il Taren, pattuglie fra i due fiumi. Ho proposto che partissero oggi stesso, ma solo il sindaco era d’accordo con me. Gli altri non se la sentono di chiedere a una squadra di passare Bel Tine cavalcando fra i Fiumi Gemelli.»
«Non hai detto che non abbiamo niente da temere?» obiettò Perrin.
«Ho detto che non dovevamo preoccuparci, ragazzo. Non è la stessa cosa. Ho visto gente morire, per troppa sicurezza. E poi, lo scontro farà muovere gente di tutti i tipi. La maggior parte cercherà solo di mettersi al sicuro, ma altri vorranno approfittare della confusione. Ai primi daremo una mano, ma dobbiamo essere pronti a mandare per la loro strada gli altri.»
«Non possiamo partecipare anche noi?» disse Mat, all’improvviso. «Io, almeno, ci andrei. So cavalcare bene come chiunque.»
«Vuoi alcune settimane di freddo, di noia e di sonno all’aperto?» ridacchiò Tam. «È facile che tutto si riduca a questo. Me lo auguro, almeno. Siamo molto lontano dalle strade battute, anche per i profughi. Ma se hai preso la decisione, puoi parlarne a mastro al’Vere. Rand, è ora di tornare alla fattoria.»
Sorpreso, Rand trasalì. «Credevo che ci saremmo fermati per la Notte d’Inverno.»
«Ci sono lavori da fare, alla fattoria, e mi serve il tuo aiuto.»
«Ma non è necessario partire subito. E poi anch’io voglio offrirmi volontario per le pattuglie.»
«Partiamo adesso» replicò suo padre, in un tono che non ammetteva discussioni. «Torneremo domani» proseguì, più pacato. «Avrai tutto il tempo di parlare al sindaco. E di partecipare alla Festa. Fra cinque minuti raggiungimi alla stalla.»
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