"Sì signora?" dissi.
"Ti ho chiesto, chi ha attraversato le Alpi per attaccare i romani nel 216 a.C.?"
Questa è una domanda stupida. Lei è seria?
La fissai.
"Come prevedevo – disse la signora Adams – chi lo sa?
Diverse mani si alzarono.
"Annibale." dissi io, incrociando le braccia.
"Che cosa?" chiese la prof..
"Prese con sé trentanove elefanti e ventiseimila soldati – dissi – L'esercito era composto da diecimila cavalieri e sedicimila fanti. Probabilmente anche alcune centinaia di fanti da campo. ”
“Huh?”
"La maggior parte degli elefanti morì per il freddo alle altitudini più elevate." Diedi un'occhiata agli altri studenti. La bocca di Ember era aperta e quelli che avevano le mani sollevate le misero giù..
"Perse anche quasi diecimila soldati. “ Presi la mia matita gialla e la feci roteare tra le dita.
La signora Adams si schiarì la gola. "Questo è molto più di quello che hai detto in tutto il semestre."
"Certo." Aprii il mio libro di testo e sfogliai qualche pagina, usando la gomma sulla matita.
Qual era il nome di quel lago in cui Annibale combatté la sua terza battaglia in Italia? Dovrei saperlo .
Mi imbattei in una foto delle Alpi.
Zugspitze! La montagna più alta della Baviera.
Guardai fuori dalla finestra e vidi un olmo tremare nel vento.
C'è una croce placcata oro sulla cima. Kabilis e io ci siamo arrampicati lassù. Quando? Chi è Kabilis?
"Non è nel libro di testo." La signora Adams venne verso di me, con il libro di storia tenuto contro il suo ampio seno.
"Che cosa?"
"A proposito degli elefanti che muoiono al freddo."
"Ma è successo davvero."
"Lo so, ma non è nel libro."
"Oh."
"E tu come lo sai?"
"Io…penso di averlo letto in biblioteca."
"Da quando vai in biblioteca?"
“Um… durante l'ora di pranzo. Forse era in Levy o Erodoto. "
"Hmm … quindi hai letto le storie di Erodoto?"
Annuii.
"Dov'è stata la prima battaglia di Annibale dopo aver attraversato le Alpi?"
“Sul fiume Trebbia."
"Il secondo?"
“Ticino”.
Aprì il suo libro di storia in cui una striscia di carta segnava una pagina, quindi ci dette un’occhiata. "Qual è stata la più grande battaglia che ha combattuto in Italia?"
“Canne. Cinquantamila romani morirono in un solo giorno. "
"Sì." Mi guardò da dietro al suo libro. "Sì, giusto." Si voltò per tornare in testa alla classe, ma tutti stavano ancora imbambolati a fissarmi.
Baviera. Quando sono andato in Baviera? Con Kabilis. Abbiamo imparato a sciare quell'inverno. Era un sergente tecnico, US Air Force. Che diavolo? Parlava correntemente tedesco e russo. Io ero un caporale. Quando…
La campanella suonò per l'ora di pranzo.
Gli altri si affollarono fuori. Ma io non mi mossi: non potevo muovermi. Mi faceva male la testa per l'intensa pressione. Mi sentivo così pieno di roba. Di confusione. Vorticavo come all'interno di un tornado.
“Charley”.
Sollevai la testa. La signora Adams si fermò a guardarmi.
"Sì signora?"
"La lezione è finita."
"Oh, ok."
Raccolsi i miei libri e mi alzai, camminando come in un sogno. La mia mente era ipnotizzata, stordita.
Cosa mi sta succedendo?
Nel corridoio ignorai gli altri ragazzi, ma sapevo che mi stavano guardando. Andai meccanicamente all'armadietto, presi il pranzo e andai fuori, poi mi diressi verso le gradinate.
Lì vidi Patsy e la ragazza disabile. Sono andato dalla loro parte dello stadio.
"Ti dispiace se mi siedo con voi?" chiesi..
Mi guardarono con gli occhi spalancati.
"Um … certo.” disse Patsy.
Mi sedetti e presi il mio panino.
Le due ragazze continuavano a fissarmi, senza mangiare o parlare.
"Che tipo di sandwich hai?" chiesi.
Le ragazze si guardarono.
"Burro di arachidi e gelatina.” rispose Patsy.
"Anch'io" disse l'altra.
"Io ho un uovo fritto. Mia mamma taglia sempre il mio sandwich in due triangoli. Isosceli, penso. " Questo era il massimo che avessi mai detto a una ragazza o a qualsiasi altro ragazzo della scuola.
Entrambe le ragazze ridacchiarono.
"Anche mia mamma.” disse l'altra ragazza.
"Ne volete un po’?" Diedi loro metà del mio panino.
"Grazie."
Abbiamo cominciato a parlare. "Come ti chiami?" chiesi.
"Melody."
"Melody, come una canzone."
"Si. Mia mamma era una cantante. "
"Davvero?"
Lei annuì e morse il panino con le uova. "Questo è buono." Sollevò il panino. "Tua madre ci ha messo maionese, sale e pepe."
"Tu sei" Charley Brindley .” disse Patsy.
"Sì. La mamma mi chiama "Charley Eye". Tu sei "Patsy McCarthy". "
"Immagino che tutti mi conoscano perché sono così grassa."
"Ti conosco perché sei nella mia classe di scienze. Leggi molto?
"Mi piace leggere."
"Anche a me – dissi -Questa gelatina d'uva è davvero dolce. Mi piace."
Il mio cervello sembrava riscaldarsi mentre ronzava. È stato molto piacevole guardarlo riempirsi di ricordi. Ma era anche inquietante.
Da dove viene tutto questo? È sempre stato lì e non sono mai riuscito a trovarlo?
"La tua mente è piena di ricordi?" chiesi a Melody.
”Certo – rispose – Ricordo tutto quello che è successo dai due anni in poi.. Di prima, niente "
"Anch’io – disse Patsy -Mi chiedo perché non riusciamo a ricordare le cose di quando eravamo più piccoli."
I miei ricordi sembravano provenire dal futuro, piuttosto che del passato.
Le cose devono ancora accadere? Come può essere?
"Hai ricordi, tipo, dal tuo io futuro?" chiesi.
"Sogno ad occhi aperti un sacco – rispose Patsy – Di cose che voglio fare dopo il liceo."
"È meglio che ci avviamo – esclamò Melody – E’ quasi ora di lezione."
Camminammo insieme verso la scuola, andando piano a causa delle gambe di Melody.
Entrati in scuola ci accolsero con la canzone "Pee Waldy Patsy".
"Ehi – sussurrai alle due ragazze – cantiamo più forte.”
Dissi loro cosa dovevamo fare. Sorrisero e annuirono.
"Ember e Justin, seduti su un albero – cominciammo a cantare – "K-I-S-S-I-N-G. Prima arriva l'amore, poi arriva il matrimonio, poi arriva Ember con una carrozzina. "
Era una canzoncina per bambini, ma sortì l'effetto desiderato. Parecchi ragazzi risero.
Ember rimase sbalordito per un momento. "Pee Waldy …"
Cantammo di nuovo la canzone del bacio e ci avviammo minacciosi verso le quattro ragazze.
Ember si fermò, deglutì le parole successive, poi si voltò per fuggire. Le sue tre amiche la seguirono.
"Ottimo lavoro.” dissi a Patsy e Melody.
"Sono stata bene!” esclamò Patsy.
"Sì, anch’io – dissi – Facciamo colazione insieme, domani?"
"Cavolo, sì!” risposero all’unisono.
* * * * *
La lezione di Spagnolo era l’ultima della giornata. La odiavo. Ero alto quasi un metro e ottanta, forte, i miei muscoli ben tonificati dal lavoro in fattoria. Ma non sapevo cosa fare della mia forza.
A volte correvamo in pista o facevamo salti laterali; qualsiasi cosa pur di muoverci..
Quella volta andammo in palestra per fare un po’ di basket.
Mi sedetti sulle gradinate, cercando ancora di riordinare i miei pensieri ossessivi. Ero in guerra, in una giungla, ma non era la seconda guerra mondiale, quella appena terminata. Questa era diversa da qualsiasi cosa avessi visto nei cinegiornali. Le uniformi erano diverse; alcuni portavano solo giacche antiproiettile sopra magliette verdi e pantaloni a lavoro. E le armi. Loro o noi non portavamo pesanti fucili M-1 … erano più piccoli, leggeri.
Un M-16!
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