Fu la stessa cosa per tutte e sei le materie. Mi sedevo in fondo all’aula e cercavo solo di non farmi notare troppo. Prendevo appunti e mi esercitavo nella lettura, ma ero troppo lento ad apprendere.. La maggior parte dei miei compagni partecipava attivamente alle lezioni e cercavano di dare sfoggio di sé, specialmente le ragazze – e Ember in particolare. Immagino perché suo padre fosse un insegnante
* * * * *
Finita la lezione d’inglese mi avviai verso quella di storia.
"Ehi, buzzurro.”
Mi girai e vidi Crammer venire verso di me, seguito dai suoi tre scagnozzi.
Oh no! Non di nuovo.
"Che vuoi?"
"Indossi quella stessa tuta tutti i giorni?"
Diedi un’occhiata alla mia tuta. In realtà ne avevo quattro. La mamma ne lavava tre a settimana.
Avevamo una lavatrice asciugatrice sulla veranda posteriore. Papà e mio zio Leo le avevano sistemato un vecchio motore elettrico che avevano recuperato dallo scasso e così faceva anche la centrifuga. Comunque, le mie tute sembravano tutte uguali.
"Te l’hanno fatta con un sacco per la farina?" chiese.
"Può darsi."
“Dì 'alla tua vecchia di usare un sacco della spazzatura, la prossima volta. Si avvicina di più al tuo stile !”
Si girò con un ghigno versoi suoi amici. Tutti risero. Si voltò di nuovo verso di me, credo in attesa di una risposta.
Ma io non ne avevo una pronta.
23 Marzo 2019
“Caitlion, cara, ascoltami. Abbiamo passato diciotto meravigliosi anni insieme. E’ ora che tu prenda in mano la tua vita. Vai all’università, gestisci la Compagnia, viaggia…ma promettimi che ne farai buon uso. Vivila intensamente, anche per me.
“Charley- disse l’uomo – è ora.”
Annuii.
La dolce Caitlion teneva stretta la mia mano sulla sua guancia. “Non voglio lasciarti andare!” disse.
“Devi, cara. Lo hai sentito, è l’ora.”
Indicai l’uomo con la mano. Lei si guardò intorno, come se non vedesse nulla.
“Vorrei tanto che tu…” Tirai un respiro.. “…mi portassi un Big Mac. Ti dispiace?”
Lei tirò su col naso e sorrise.“Mi permetteranno di portartelo?”
“L’infermiera ha detto che oggi avrei potuto chiedere tutto ciò che volevo.”Era una bugia, ma ormai…
Lei si alzò. “Ci vediamo tra dieci minuti. Vuoi anche delle patatine?
Annuii e le rivolsi un bel sorriso, poi lei uscì dalla stanza.
“Quando sarà giunto a destinazione, cerchi questo iPad nel soppalco del fienile – disse il dottore in divisa blu -Ci sono già un mucchio di programmi sopra: l’Enciclopedia Universale, Wikipedia…”
Diede un’occhiata allo schermo luminoso davanti ai suoi occhi, che a tratti lo investiva di una luce verdastra. Fece scorrere il dito fino alla pagina successiva. “Tutti I libri della Libreria del Congresso, tutti I brevetti Americani registrati, il bugiardino di qualsiasi farmaco inventato dall’uomo e un mucchio di altre cose di cui potrebbe avere bisogno.C’è anche una batteria a carica solare. Ma deve tenere tutto ben nascosto. Loro non capirebbero.”
“Ma che soppalco? Quale fienile?” chiesi.
“Il fienile rotondo. Sa usare un notebook, vero?”
“Certo, ma non riesco a camminare, come ci arrivo? Mi porteranno in ambulanza?”
“No,volerà.”
Feci un sorriso sarcastico.
“Oh, certo.”
“Ci vorrà solo un attimo. Eventuali istruzioni le troverà sotto il nome Guida”.
Che furbata nascondere le istruzioni sotto quel nome! Io non ci avrei mai pensato!
“Guida per cosa?”
“Lo capirà quando sarà lì..”
“Ma che razza di dottore… è lei?” Il mio cuore saltò un battito in un modo che non avevo mai provato prima. Non era doloroso, solo…strano. Il mio respiro si bloccò per qualche secondo..
“…prima che lei torni.” continuò il medico.
“Ma…” Le gambe presero a formicolarmi.
“…e lei potrebbe non essere in condizioni di contattarci.”
“Contattare chi?”
Che strana sensazione: qualcosa di caldo cominciò a scorrermi attraverso le vene.
Mi parve di udire dei beep irregolari, poi uno più lungo.Sentii un sibilo, come quello dell’aria smossa da un treno in corsa.
Infine, una scossa.
27 Settembre 1945
Sentii una scossa, tipo una scossa elettrica. Ma non c'era dolore; solo un rapido ronzio nella mia testa, poi formicolio in tutto il corpo. Sembrava che tutto il sangue fosse stato risucchiato dal mio corpo e immediatamente sostituito con sangue nuovo mescolato ad una sorta di effervescente sostanza tonificante. In realtà mi sentivo abbastanza bene, e la mia visita si è fatta più chiara. Ho chiuso gli occhi per un momento, assaporando la nuova sensazione, poi ho aperto gli occhi per vedere la brutta faccia di Justin Crammer.
"Mi senti, coglione?"
"Che cosa hai detto di mia mamma?"
"Ho detto, la tua vecchia non può cucire per della merda."
Lanciò un'occhiata a Ember e ai suoi due amici, poi sorrise. Si voltò e mi afferrò per il colletto.
Non ci pensai nemmeno ci ho nemmeno: reagii subito. Lo presi per una mano, gli torsi il polso con forza e lo atterrai di lato.
Si inginocchiò, urlando.
Quando ha stretto l'altra mano a pugno e si è lanciato verso di me, mi sono girato di scatto in modo che crollasse sul pavimento.
Dannazione, e questo da dove sbuca fuori?
Lo lasciai andare e feci un passo indietro.
Forse gli avevo rotto il polso.
Faticava a stare in piedi, ma riuscì ad alzarsi su un ginocchio. Ember allungò la mano per prenderlo per il braccio, ma lui se la scrollò di dosso.
"Allontanati da me!" le disse, poi si alzò in piedi. "Pagherai per questo, Brindley."
"Va bene. Come hai intenzione di farlo? "
"Lo scoprirai."
"Che ne dici di batterci a flessioni, ora?"
"Che cosa?"
"Chi di noi ne fa di più in cinque minuti, vince."
Qualcuno alle sue spalle rise.
Sì, lo so, è il giocatore più forte della squadra di calcio.
Crammer sorrise, si lasciò cadere sul pavimento e si posizionò sulle mani.
Io consegnai miei libri a Ember e mi sistemai accanto a lui.
Iniziammo insieme.
Cominciai a contare ad alta voce fino a dieci.
A quindici rallentai un po’.
Gli altri ragazzi applaudirono.
A trenta dissi: "Con una mano".
"Che cosa?"
Misi la mano sinistra dietro la schiena e continuai.
Crammer fece lo stesso.
Arrivò a trentacinque, poi cadde di petto, respirando affannosamente.
Io continuai, facendo leva facilmente sul braccio destro.
"Quaranta.” dissi, poi mi alzai e gli stesi la mano.
Lui la scrollò via. "Non è finita."
"Oh, e adesso?"
"Guardati le spalle."
Lanciai un'occhiata a Ember e scrollai le spalle. Lei fece lo stesso.
"Stai attento." Dopo avere pronunciato queste parole mi restituì i libri, con un sorriso.
La campanella suonò.
Crammer scappò via, seguito da Ember e dai suoi amici.
* * * * *
Alla lezione di storia, occupavo il mio solito posto a fondo aula. Visioni strane mi riempirono la mente, come se stessi sognando da sveglio.
Una guerra nella giungla … un ampio fiume che scorre attraverso la foresta pluviale … un'oasi nel deserto … sciare …
Era come un lungo film che scorreva via molto velocemente..
Una sala bar fumosa … musica per chitarra … io che canto …
“Brindley?”
Alzai lo sguardo e vidi la signora Adams in piedi davanti alla classe e tutti gli studenti mi guardavano, alcuni sorridevano, probabilmente si aspettavano che affondassi nella sedia e non dicessi una parola, come ho sempre fatto.
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