Durante il tragitto verso la superficie Mary diede un’occhiata alle condizioni dei due compagni, sotto la luce verde della luciferina. Una volta tanto, Louise non sembrava una top-model: il sudore le colava lungo il viso, aveva i capelli sporchi di fango e i vestiti macchiati non solo di fango ma di una specie di grasso per motori.
Reuben era ridotto anche peggio. Tra un sobbalzo e l’altro, doveva aver sbattuto la testa contro il robot: aveva un brutto taglio sulla testa rasala.
— Bene — disse Mary — ci vorrà qualche minuto prima di arrivare. Il personale di superficie non vi lascerà proseguire senza prima munirvi di un Companion provvisorio. Il che ci permetterà di comunicare a qualsiasi distanza tra noi, e con qualunque barast. Tutti i Companion di questo tipo hanno il traduttore incorporato.
Sollevò l’avambraccio sinistro e disse: — Christine, sei di nuovo collegata con la Rete planetaria?
— No — le rispose nella coclea. — Probabilmente non potrò farlo prima che ci troviamo a poca distanza dalla superficie. Ti terrò… aspetta, sì, ci sono, sono connessa!
— Magnifico! Chiama Ponter!
— Chiamata inoltrata… Per ora nessuna risposta.
— Dai, Ponter — ringhiò Mary. — Dai…
— Mèr! — fece la voce di lui, imitata da Christine. — Che ci fai su questo lato? I Due non sono ancora…
— Ma lascia perdere! Jock è già arrivato! Dobbiamo scovarlo e fermarlo!
— Allora indosserà un Companion — disse Ponter. — Ho seguito sul Voyeur il dibattito nel Gran Consiglio: hanno deciso che mai più un gliksin potrà entrare nel nostro mondo senza averne uno.
— Jock non è un pivellino. Possiamo provare a individuare il suo Companion, ma sono pronta a scommettere che lo ha rimosso.
— Impossibile — rispose Ponter. — Avrebbe innescato diversi allarmi. Né può andare a spasso da solo. Probabilmente si trova insieme a Bedros o qualche altro consigliere; per cui dovremmo poterlo rintracciare. Tu dove sei?
L’ascensore si fermò. Mary fece segno ai due compagni di uscire. — Siamo appena arrivati… io, Louise e Ruben… in cima alla miniera di Debrai.
— Io sono a casa. Hak, prenota dei cubi a nome mio e di Mèr. E contatta un giudice. — Hak diede risposta affermativa, poi Ponter chiese a Mary: — Hai qualche idea di dove si trovi Krieger?
— No, anche se ritengo che voglia diffondere il virus in Centro, appena i Due saranno Uno.
— Mossa astuta. Approfitterà del fatto che… — S’intromise la voce di Hak, in lingua barast. Qualche secondo dopo, Ponter disse a Mary: — Hak ha contattato un giudice. Quando arriverà il vostro cubo, dirigetevi al Padiglione degli alibi. Mi troverete lì.
In quel momento un assistente stava agganciando il Companion al polso di Reuben. Quindi toccò a Louise. Mary fece vedere che ne aveva uno permanente impiantato.
— Okay — disse quindi — mettiamoci i cappotti e andiamo.
Aveva nevicato dall’ultima volta; il manto bianco era accecante. Tornò in linea la voce di Ponter: — Il giudice ha convocato altri due magistrati per poter avviare un’inchiesta sulle trasmissioni del Companion di Jock. Appena la cosa sarà deliberata, potranno eseguire le triangolazioni per individuarlo.
— Merda — disse Mary, facendosi solecchio per vedere meglio se arrivava il cubo. — Quanto ci vorrà?
— Non molto, spero.
— Ti richiamerò io — disse Mary. — Christine, mettimi in contatto con Bandra.
— Salute a voi — disse la voce di Bandra.
— Tesoro, sono Mary.
— Mary, amore! Non ti aspettavo fino a dopodomani. Questo Due-Uno mi rende così nervosa. Se Harb…
— Bandra, lascia immediatamente il Centro. Non chiedermi perché: fallo e basta.
— Harb sta…?
— Lui non c’entra niente. Prendi un cubo e va’ dove ti pare, ma via di lì.
— Non capisco. È…
— Fallo! — esclamò Mary. — Fidati di me.
— Mi fido, ma…
— Bandra… — lanciò un’occhiata a Louise e Reuben. Ma sì, all’inferno tutto. — Bandra, è da un po’ che avrei dovuto dirtelo: sì, io ti amo.
La voce di Bandra era entusiasta: — Anch’io ti amo. Non vedo l’ora di riabbracciarti.
— Ora devo proprio andare. Ma tu spicciati a lasciare il Centro!
Mary lanciò uno sguardo di sfida a Louise, che la osservava con un’espressione attonita. Poi però Louise distolse l’attenzione: un cubo volante stava atterrando sulla neve.
Mary prese posto accanto all’autista, un 144 dai capelli rossi; Reuben e Louise si misero goffamente in sella sui sedili posteriori. — Saldak Centro, il più veloce possibile — disse Mary. Poi, alle obiezioni del neanderthal: — Lo so che i Due non sono Uno, e che tra i passeggeri c’è un uomo, ma questa è un’emergenza sanitaria! Vai! Vai!
Partiti che furono, Mary chiese al Companion: — Christine, chiama Ponter.
— Fatto.
— Ponter, perché servono tre giudici a emettere un’ordinanza?
La risposta le arrivò nell’impianto cocleare; allora Mary toccò un comando sul polso e trasferì l’audio sull’altoparlante esterno, per tenere aggiornati anche Louise e Reuben: — Ehi, non eri tu quella che sosteneva che qui tuteliamo troppo poco la privacy? Per avviare un’indagine su una persona non accusata di nessun crimine, occorre il parere unanime di tre magistrati.
Mary osservò il paesaggio che sfrecciava ai suoi lati… “sfrecciava” in base ai parametri barasi, visto che il cubo non superava i 60 km/h. — E non lo si può accusare? In quel caso basterebbe un solo giudice.
— Una denuncia formale richiederebbe una procedura complessa, che… ah, ecco il mio cubo. — Mary sentì i rumori prodotti dal veicolo e da Ponter che saliva a bordo e indicava all’autista la direzione. Poi riprese le comunicazioni: — Molto bene, e adesso… oh, aspetta solo un battilo… — Pausa di qualche secondo. — I giudici hanno approvato l’indagine. Il personale tecnico al Padiglione degli archivi degli alibi sta cercando di localizzare Jock.
Reuben si chinò verso il Companion di Mary: — Ponter, sono Reuben. Di’ loro che, appena lo avranno individuato, dovranno far evacuare la zona. Quel virus ha effetti letali sui neanderthal.
— Okay — rispose Ponter. — È possibile diffondere un allarme generale tramite i Companion. Tra poco sarò al Padiglione: mi assicurerò che lo facciano.
All’orizzonte apparvero gli edifici del Centro. Decine di donne erano intente ad appendere i festoni per il Due-Uno.
— Lo abbiamo localizzato — disse Ponter. — Hak, non tradurre, trasmetti direttamente il messaggio. — Ponter gridò qualcosa nella propria lingua, evidentemente rivolto al conducente del cubo su cui stava Mary.
L’autista rispose ka e altre parole, quindi eseguì una virata.
— Jock si trova in piazza Konbor — disse Ponter, di nuovo tradotto. — Ci incontreremo là.
— No! — disse Louise. — Ponter, per te è troppo rischioso. Lascia andare noi.
— Jock non è solo. Le sue trasmissioni indicano che è insieme a Dekant Dorst.
— Chi? — chiese Mary.
— Un membro della giunta di Saldak Centro. Una donna della generazione 141.
— Dannazione — sibilò Mary. A parità di condizioni, una donna barast era più forte di un uomo gliksin; ma, se Dekant era una 141, aveva 78 anni. — Non dobbiamo permettere a Jock di prendere un ostaggio. Dobbiamo farla allontanare di lì.
— Infatti — disse Ponter.
— Dekant deve avere un impianto cocleare, no?
— Ovvio — rispose Ponter.
— Christine, contattala.
— Fatto.
Mary parlò senza attendere il “pronto?”: — Dekant Dorst, non dica nulla, non permetta a Jock Krieger di capire che lei sta ricevendo una comunicazione. Per dire “sì”, dia un piccolo colpo di tosse.
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