Isaac Asimov - L'orlo della fondazione
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- Название:L'orlo della fondazione
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- Издательство:Mondadori
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- Год:1985
- Город:Milano
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Se non fosse stato per Bayta Darell e per il suo intervento tempestivo... Ed anche quello si era verificato senza alcun aiuto da parte della Seconda Fondazione!
E poi... era sopraggiunta l’Età d’Oro. I Primi Oratori dell’epoca erano riusciti a trovare il modo di agire, di fermare il Mulo nel suo iter di conquiste, di controllare infine la sua mente, di bloccare poi il passo alla stessa Prima Fondazione quando questa si era fatta sospettosa ed aveva cominciato a domandarsi troppe cose sulla natura e l’identità della Seconda. Preem Palver, diciannovesimo Primo Oratore, il più grande di tutti, era riuscito, non senza terribili sacrifici, ad eliminare definitivamente ogni pericolo ed a salvare il Piano Seldon.
Ora, da centoventi anni, la Seconda Fondazione era tornata a essere quello che era stata un tempo, si era nascosta nella parte di Trantor dove gli haminiani non mettevano piede. I suoi membri non sfuggivano ora gli imperiali, ma la Prima Fondazione, che si era allargata come l’antico Impero Galattico e che era ancora più potente di esso quanto a conoscenze tecnologiche.
Il Primo Oratore chiuse gli occhi, cullato dal piacevole tepore della stanza e scivolò in quello stato mentale indefinito ma rilassante che stava a metà strada tra il sogno allucinatorio ed il pensiero cosciente.
Basta con i pensieri tetri, pensò. Sarebbe andato tutto bene. Trantor era ancora la capitale della Galassia, perché ospitava la Seconda Fondazione, che era più forte di quanto non fosse stato l’Imperatore in passato, e più di lui in grado di controllare la situazione.
Poi sarebbe venuto il Secondo Impero, che però non sarebbe stato come il primo.
Sarebbe stato un Impero Confederato, con i vari stati dotati di notevole autonomia, sicché non si sarebbero avuti i difetti di un governo unitario e centralizzato, apparentemente forte ma in realtà debole. Il nuovo Impero sarebbe stato più flessibile, meno monolitico. Sarebbe stato in grado di far fronte alle tensioni, e sarebbe stato guidato sempre – sempre – dagli uomini e dalle donne della Seconda Fondazione, che agivano in segreto. Trantor sarebbe tornata ad essere la capitale, e con i suoi quarantamila psicostorici sarebbe stata più potente di quanto lo fosse mai stata con i suoi quarantacinque miliardi di...
Il Primo Oratore si svegliò all’improvviso dal suo torpore. Il sole era più basso nel cielo. Che avesse parlato, nel sonno? Che si fosse lasciato sfuggire qualche considerazione ad alta voce?
Se la Seconda Fondazione doveva sapere molto e dire poco, gli Oratori che la governavano dovevano sapere di più e dire di meno, e il Primo Oratore doveva sapere più di tutti e dire meno di tutti.
Shandess fece un sorriso ironico. Era sempre allettante l’idea di diventare patrioti trantoriani. Era allettante pensare che l’intero scopo del Secondo Impero fosse quello di dare origine all’egemonia trantoriana. Seldon aveva lanciato un avvertimento in merito; aveva previsto persino una simile eventualità, con cinque secoli di anticipo.
Il Primo Oratore si rese conto di non aver dormito troppo a lungo; non era ancora l’ora fissata per l’udienza. Era ansioso di parlare in privato con Gendibal. Gendibal era abbastanza giovane da considerare il Piano con occhi nuovi, ed abbastanza intelligente da intuire cose che agli altri sfuggivano. Non era da escludersi che Shandess stesso avesse da imparare qualcosa da lui.
Nessuno poteva dire con sicurezza quanto Preem Palver in persona, il grande Preem Palver, avesse tratto vantaggio da Kol Benjoam che, non ancora trentenne, era venuto a parlargli dei vari modi in cui si potesse fronteggiare la Prima Fondazione.
Benjoam, che in seguito era stato riconosciuto come il più grande teorico dopo Seldon, non aveva mai parlato di quel colloquio privato negli anni successivi, ma alla fine era diventato il ventunesimo Primo Oratore. Alcuni attribuivano a lui, anziché a Palver, il merito delle grandi realizzazioni dell’amministrazione palveriana.
Shandess si chiese che cosa Gendibal avrebbe potuto dirgli. Di solito i giovani in gamba che incontravano per la prima volta da soli il Primo Oratore mettevano tutto il succo delle loro teorie nella prima frase. E certo non chiedevano mai quella prima, importante udienza per motivi banali, non potevano rischiare di fare cattiva impressione sul Primo Oratore e di rovinarsi così la carriera.
Quattro ore dopo, Gendibal si trovava davanti a Shandess: non mostrava il minimo segno di nervosismo ed aspettò con calma che il Primo Oratore iniziasse il discorso.
— Avete chiesto un’udienza privata per discutere di una questione importante, Oratore — disse Shandess. — Vi spiace dirmi in sintesi di che si tratti?
E Gendibal, con la stessa tranquillità con cui avrebbe potuto descrivere che cosa avesse mangiato a cena, disse: — Primo Oratore, il Piano Seldon non ha senso.
2
Stor Gendibal non aveva bisogno del riconoscimento degli altri per sentirsi in gamba. Si era sempre considerato una persona eccezionale. Era stato reclutato all’età di dieci anni da un agente della Seconda Fondazione che aveva riconosciuto le potenzialità della sua mente.
Si era dimostrato bravissimo negli studi, e con la Psicostoria si era trovato perfettamente a suo agio reagendo come un’astronave reagisce ad un campo gravitazionale.
La Psicostoria lo aveva attratto, e lui si era diretto verso di essa con naturalezza.
Aveva letto il testo di Seldon sui fondamenti di quella scienza quando gli altri ragazzi della sua età stavano ancora a pensare sulle equazioni differenziali.
All’età di quindici anni aveva cominciato a frequentare l’Università Galattica di Trantor (l’antica Università di Trantor era stata ribattezzata così), dopo avere superato un colloquio nel corso del quale, alla domanda su quali fossero le sue ambizioni, aveva risposto fermamente: — Diventare Primo Oratore prima dei quarant’anni.
Dire semplicemente «Diventare Primo Oratore» gli sarebbe sembrato troppo poco; di poter arrivare a quella carica, infatti, gli pareva scontato. Il difficile era arrivarci in giovane età: persino Preem Palver ci era riuscito solo a quarantadue anni.
Quando Gendibal aveva risposto in quel modo, un’ombra appena percettibile era apparsa sul viso di chi lo interrogava; il giovane, che aveva già una certa padronanza della psicolingua, era stato in grado di interpretarla: aveva capito perfettamente, come se l’altro glielo avesse annunciato a voce alta, che nella documentazione a lui relativa sarebbe stato annotato «soggetto difficile da trattare».
Certo, perché no? Gendibal aveva tutte le intenzioni di essere un «soggetto difficile da trattare».
Adesso aveva trent’anni, ne avrebbe compiuti trentuno di lì a pochi mesi, ed era già membro del Consiglio degli Oratori. Aveva al massimo nove anni di tempo per diventare Primo Oratore, ma sapeva che ce l’avrebbe fatta. L’udienza con Shandess era fondamentale per i suoi piani; perciò, sforzandosi di dare l’impressione giusta al suo interlocutore, aveva cercato in tutti i modi di migliorare la propria padronanza della psicolingua.
Quando due Oratori della Seconda Fondazione comunicavano tra loro, la loro lingua era diversa da qualsiasi altra lingua della Galassia: non entravano in gioco soltanto le parole, ma anche i gesti più apparentemente insignificanti, nonché la comprensione di ogni minima sfumatura mentale.
Un estraneo avrebbe udito ben poche parole, ma in un breve lasso di tempo si verificava un intenso scambio mentale ed in una forma comunicativa che, almeno letteralmente, riusciva comprensibile soltanto ad un altro Oratore.
La lingua degli Oratori aveva il vantaggio della velocità e della infinita gamma di sfumature, ma aveva anche uno svantaggio: rendeva praticamente impossibile mascherare le proprie opinioni reali.
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