Isaac Asimov - Fondazione e Impero
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Ci sono generali a bizzeffe.
Pensi che qualcuno finalmente si lascerа tentare dall'ambizione? Bayta considerт la questione in silenzio, poi scosse la testa negativamente in modo cosм deciso che i capelli le coprirono gli occhi. - No, non c'и neanche una probabilitа.
Non esiste un generale che non sappia che attaccare la Fondazione significa il suicidio.
Bel Riose, del Vecchio Impero, era sicuramente migliore di tutti loro, e inoltre lui attaccт spalleggiato dalle piщ grandi risorse della Galassia, eppure non riuscм a spuntarla contro il Progetto Seldon.
Esiste forse un solo generale che non conosce questa storia? - Ma se noi riuscissimo a convincere qualcuno? - A convincerli di che cosa? Di buttarsi in una fornace atomica? E con che mezzi pensi di persuaderli? - Eppure a quanto pare ne esiste uno.
In questi ultimi due anni si и parlato molto di uno strano uomo che chiamano il Mulo.
— Il Mulo? - disse Bayta. - Hai sentito parlare di lui qualche volta, Toran? Toran scosse la testa. - E chi sarebbe? - Non lo so.
Ma a quanto pare ha vinto diverse battaglie pur essendo in condizioni di assoluta inferioritа.
Forse le voci sono esagerate, ma sarebbe interessante, in ogni modo conoscerlo.
Non tutti gli uomini provvisti di sufficiente abilitа e ambizione sono disposti a credere in Hari Seldon e nelle sue leggi psicostoriche.
Naturalmente ci penseremo noi a incoraggiare la sua ambizione.
Forse si deciderа ad attaccare.
— E la Fondazione vincerebbe.
— Sм, ma non necessariamente con grande facilitа.
Si verificherebbe una crisi e noi ci avvantaggeremmo di questa crisi per costringere i despoti della Fondazione a un compromesso.
Alla peggio si dimenticherebbero di noi abbastanza a lungo da permetterci di organizzare un piano.
— Che ne pensi, Toran? Toran sorrise. - Da come parli, non ci puт certo danneggiare.
Ma chi sarebbe questo Mulo? Che cosa sai di lui, Randu? - Ancora niente.
Ma per ottenere informazioni potremmo servirci di te Toran.
E di tua moglie se ne avrа voglia.
Tuo padre e io ne abbiamo giа parlato.
Ne abbiamo discusso ogni particolare.
— In che modo, Randu? Che cosa vuoi da noi? - Il giovane diede un'occhiata interrogativa a sua moglie.
— Avete giа fatto la luna di miele? - Be'… sм… se si puт chiamare luna di miele il viaggio dalla Fondazione a qui.
— E che ne direste di farne una migliore su Kalgan? Spiagge semitropicali, sport acquatici, caccia agli uccelli: non и affatto un brutto posto per le vacanze.
Dista meno di settemila parsec, non и poi molto.
— E che cosa c'и su Kalgan? - Il Mulo! O perlomeno i suoi uomini.
L'ha conquistata il mese scorso, e senza una vera e propria battaglia anche se il Lord di Kalgan aveva minacciato di combattere fino a quando il pianeta non fosse stato ridotto in polvere di ioni.
— E dove si trova ora il Lord di Kalgan? - E' sparito - disse Randu scrollando le spalle. - Che ne dici? - Ma che dovremmo fare? - Non lo so.
Fran e io siamo vecchi e abbiamo idee troppo provinciali.
Tutti i mercanti di Haven sono troppo provinciali.
Anche tu l'hai detto.
I nostri commerci sono limitati, e non siamo piщ i grandi navigatori della Galassia di un tempo.
Chiudi il becco, Fran! Invece voi due conoscete la Galassia.
Bayta, in special modo, parla con un buon accento della Fondazione.
Vorremmo solo che tu ci riferissi tutte le notizie che riesci a raccogliere.
Se riesci a metterti in contatto…
Be'… noi non ci aspetteremo tanto.
Ma pensateci sopra.
Se volete potrete partecipare a una riunione del nostro gruppo.
Ma non prima della prossima settimana.
Avete bisogno di un pт di tempo per tirare il fiato.
Nessuno rispose e dopo un poco Fran ruggм: - Chi vuole ancora da bere? Oltre me, s'intende!
12. Capitano e Sindaco
Il capitano Han Pritcher, pur non abituato al lusso che lo circondava, non era impressionato.
Per principio evitava ogni analisi del proprio animo e di tutti i pensieri filosofici che non erano direttamente connessi con il suo lavoro.
Questo lavoro consisteva essenzialmente in ciт che il ministero della guerra definisce servizio segreto, i salotti mondani spionaggio.
Ma in realtа non era altro che un'attivitа sordida fatta di tradimenti e subdoli raggiri.
La societа и pronta a scusare poichй si tratta di una attivitа nell'interesse dello Stato, ma poichй la filosofia sembrava portare il capitano Pritcher ad altre conclusioni, lui scoraggiava ogni suo pensiero filosofico.
Ma ora, comodamente seduto nell'anticamera del sindaco, questi pensieri sembravano tormentarlo, malgrado tutte le sue teorie.
Uomini che gli erano inferiori per intelligenza, venivano promossi di grado continuamente, e questo riusciva ancora ad ammetterlo.
Aveva sopportato una serie di rimproveri dei suoi superiori ed era riuscito a sopravvivere.
Eppure, testardo, continuava a rimanere fermo nella sua idea che un atto di insubordinazione, compiuto per quello stesso sacro interesse dello Stato, avrebbe dovuto essere riconosciuto per il valore del risultato.
Per questo si trovava nell'anticamera del sindaco con cinque guardie che lo tenevano d'occhio, e forse una corte marziale lo stava aspettando.
Le pesanti porte di marmo scivolarono di lato, silenziosamente, aprendosi su un salotto dalle mura tappezzate di seta e dal tappeto di plastica rossa.
In fondo a questa stanza c'erano altre due porte di marmo rinforzate di metallo.
Due ufficiali, che indossavano una divisa elegantissima di tre secoli prima, entrarono in anticamera e gridarono ad alta voce: - Udienza per il capitano Han Pritcher del Servizio Informazioni.
Fecero un passo indietro inchinandosi rispettosamente e il capitano avanzт.
La scorta si arrestт davanti alla seconda porta, ed egli entrт da solo.
Al di lа della porta, in un enorme salone, stranamente semplice dietro una colossale scrivania tutta spigoli, sedeva un uomo piccolo, quasi sperduto in quella immensitа.
Il Sindaco Indbur - il terzo a chiamarsi con quel nome - era nipote del primo Indbur, che era stato un uomo brutale e capace; che aveva dato dimostrazioni della prima qualitа in modo piuttosto spettacolare quando aveva assunto il governo, e piщ tardi aveva dimostrato la sua abilitа nel porre fine alla farsa delle libere elezioni riuscendo, e in questo caso la sua abilitа fu ancora piщ notevole, a mantenere un certo ordine e una certa pace.
Il Sindaco Indbur era figlio del secondo Indbur, primo sindaco della Fondazione ad assumere quella carica per diritto ereditario, e che possedeva soltanto una delle qualitа di suo padre: la brutalitа.
Indbur Terzo possedeva caratteristiche tutte personali.
Un geometrico amore per l'ordine per lui significava possedere un sistema; un infaticabile e febbrile interesse per le faccende meno importanti della piccola burocrazia era essere attivo, l'indecisione, quando era nel giusto, aveva il significato di oculatezza; la cieca testardaggine nell'errore era una prova di carattere.
Malgrado ciт non sprecava denaro, non uccideva nessuno inutilmente ed era sempre guidato da ottime intenzioni.
Il capitano Pritcher era tormentato da tetri pensieri ma la sua faccia rimaneva impassibile e non tradiva alcuna emozione.
Egli rimaneva in attesa rispettosa che il sindaco gli prestasse attenzione.
Non tossм, non si dondolт sulle gambe, non si mosse dalla sua posizione finchй la faccia magra del sindaco non si levт dal foglio sul quale prendeva accurate annotazioni.
Prese il foglio dalla scrivania e lo depose su una pila ordinata di altri fogli uguali.
Il sindaco Indbur battй le mani di fronte a sи evitando accuratamente di portare scompiglio all'ordine della scrivania.
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