Ursula Le Guin - Città delle illusioni
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- Название:Città delle illusioni
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- Издательство:Longanesi & C
- Жанр:
- Год:1975
- Город:Milano
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— No — disse il ragazzo con candore apologetico. — Mi fa venir voglia di piangere o urlare. Naturalmente su Werel cantano solo gli animali e i bambini piccoli. È… sembra paradossale sentirlo fare dagli adulti. I Signori invece cercano di incoraggiare le arti tra i nativi. Anche la danza, che a volte è molto bella…
— No — In Falk andava sorgendo una tenace irrequietezza, il desiderio di vedere, di andare fino in fondo alla questione. — Ho una domanda da fare a quello lì chiamato Abundibot, se accetta di vederci.
— Certamente. È stato mio insegnante a lungo; lo chiamerò con questo. — Orry si portò alla bocca il braccialetto ad anelli d'oro che teneva al polso. E mentre vi parlava dentro Falk stava seduto a ricordare le preghiere che Estrel mormorava al suo amuleto, e a chiedersi quanto miope potesse mai essere stato. Qualsiasi imbecille avrebbe potuto indovinare che quell'affare era una trasmittente; qualsiasi imbecille, tranne lui… — Il Signore Abundibot dice di andare quando vogliamo. È nel Palazzo Orientale — annunciò Orry e si avviarono, mentre Orry lanciava una moneta al cameriere che li faceva uscire con un inchino.
Temporalesche nubi primaverili avevano nascosto stelle e luna, ma le strade ciononostante splendevano di luci. Falk le attraversò col cuore greve. Malgrado i timori, aveva bramato di vedere la città elonaae , il Luogo degli Uomini; ma ora lo preoccupava e lo annoiava. Non era la folla che lo infastidiva, benché a sua memoria non avesse mai visto più di dieci case o un centinaio di persone raccolte insieme. Non era la realtà della città che lo sopraffaceva, ma la sua irrealtà. Non era, questo, il Luogo degli Uomini. Es Toch non serbava nessun senso della storia, di estensione nel tempo e nello spazio, benché governasse il mondo da un millennio. Non v'era traccia delle biblioteche, delle scuole, dei musei che gli antichi libri visivi della Casa di Zove lo avevano indotto a cercare; non v'erano monumenti, né vestigia della Grande Era dell'Uomo; non c'era scambio di sapere né di merci. Il denaro usato era nient'altro che una liberalità degli Shing, dato che mancava assolutamente l'economia a conferirgli una vita sua propria. Benché si dicesse che i Signori fossero moltissimi, tuttavia sulla Terra avevano solo questa città, e la tenevano appartata, come se la Terra stessa fosse tenuta da parte rispetto agli altri mondi che un tempo avevano fatto parte della Lega. Es Toch era autoregolata, autoalimentata, senza radici; tutto il suo splendore e sfavillio di luci, veicoli, volti, la sua molteplicità di stranieri, la complessa sontuosità eran costruiti su un baratro della terra, su un luogo vuoto. Era il Luogo della Menzogna. Eppure era meraviglioso, come un gioiello inciso nell'ampia desolazione della Terra: splendida, fuori del tempo, aliena.
In slitta percorrevano uno dei ripidi ponti senza parapetto, diretti verso una torre illuminata. Sotto di loro, molto al di sotto, il fiume scorreva nell'oscurità; i monti erano nascosti allo sguardo della città da nubi e bufere. All'entrata della torre, dei programmati li fecero entrare in un ascensore a razzi e di lì in una stanza le cui pareti, senza finestre e traslucide come sempre, sembravano di nebbia azzurrina, scintillante. Furono fatti sedere e venne loro servito da bere in alte tazze d'argento. Falk assaggiò il liquido con cautela e rimase sorpreso riconoscendo il liquore di ginepro che gli era stato offerto una volta nell'Enclave del Kansas. Sapeva che era fortemente inebriante e non ne bevve più; Orry invece trangugiò il suo con vero piacere. Entrò Abundibot, alto, vestito di bianco, il volto simile a una maschera; licenziò i programmati con un rapido gesto. Si fermò a una certa distanza da Falk e Orry. Un programmato aveva lasciato una terza tazza d'argento sul tavolino. Alzò la sua quasi a brindare, la bevve d'un sorso, quindi disse con la sua voce secca e bisbigliante: — Non bevi, Signore Ramarren? C'è un vecchio, vecchissimo detto, sulla Terra: In vino veritas. - Sorrise, poi d'un tratto si fece serio. — Ma forse la tua è sete di verità, non di vino.
— Voglio farti una domanda.
— Solo una? — Parve chiara a Falk una punta d'ironia, così chiara che gettò un'occhiata a Orry per vedere se l'avesse colta anche lui. Ma il ragazzo, che stava succhiando un altro tubo di pariitha con gli occhi grigio oro abbassati, non aveva colto nulla.
— Preferirei parlarti da solo per un momento — propose Falk bruscamente.
Orry guardò in su confuso; lo Shing disse: — Naturalmente puoi. Ma la mia risposta non sarà diversa, sia che Har Orry rimanga o se ne vada. Non c'è nulla che gli nascondiamo e che possiamo dire a te; come non c'è niente che possiamo dire a lui e nascondere a te. Comunque, se preferisci che esca, sarà fatto.
— Aspettami nel salone, Orry — disse Falk. Docilmente il ragazzo uscì. Quando la fessura verticale della porta si fu richiusa dietro di lui Falk disse, o meglio bisbigliò, perché qui ognuno bisbigliava: — Vorrei ripetere quello che ti ho già chiesto. Non sono sicuro di aver capito. Puoi restituirmi la memoria del passato solo a costo di quella del presente vero?
— Perché mi chiedi se è vero? Ci crederai poi?
— Perché… perché non dovrei crederci? — replicò Falk, ma il cuore gli mancò quando capì che lo Shing giocava con lui, come se fosse una creatura del tutto incompetente e inerme.
— Non siamo forse Bugiardi? Non devi credere a nulla di quel che diciamo. È quello che ti è stato insegnato nella Casa di Zove, è quello che pensi. Noi sappiamo cosa pensi.
— Dimmi allora cosa voglio chiedere — disse Falk conoscendo l'inutilità della sua testardaggine.
— Ti dirò quello che ti ho già detto prima, e come meglio potrò, visto che è Ken Kenyek l'esperto di queste cose. È il più abile manipolatore di menti che abbiamo. Vuoi che lo chiami? Sarebbe senz'altro contento di proiettarsi qui per noi. No? Non importa, naturalmente. Per dirla in parole povere la risposta alla tua domanda è questa: la tua mente è stata, come si dice, cancellata. Il lavaggio del cervello è un'operazione non chirurgica naturalmente, ma parapsichica, che comporta strumenti elettrici, i cui effetti sono molto più radicali di un semplice blocco ipnotico. È possibile ripristinare una mente cancellata, ma è un affare ancor più radicale che la rimozione del blocco ipnotico. Quello che è in ballo per te, al momento, è una memoria secondaria, sovrapposta, parziale, e la formazione della personalità che tu ora definisci il tuo "io". E invece la questione non è questa. Considerato oggettivamente questo tuo secondo "io" arrivato al confronto con il tuo vero essere nascosto profondamente dentro di te è del tutto rudimentale sul piano emotivo quanto incompetente su quello intellettuale. Ma poiché non è pensabile che tu possa essere obiettivo, vorremmo poterti rispondere che la ricostruzione di Ramarren comprende la continuità di Falk. Siamo stati tentati di mentirti su questo punto per risparmiarti timori e dubbi e renderti più facile la decisione. Ma è meglio che tu sappia la verità; non vogliamo diversamente, né ci pare lo voglia tu. La verità è questa: quando avremo ripristinato la totalità sinottica della tua mente originaria, se così possiamo semplificare l'incredibile complessità di operazioni che Ken Kenyek e i suoi psicocomputer sono in grado di compiere, alle sue normali condizioni di funzionamento, ne conseguirà il blocco totale della seconda totalità sinottica, quella che tu ora consideri la tua mente e la tua personalità. Questa seconda totalità verrà irrecuperabilmente soppressa; verrà cancellata a sua volta.
— Quindi per far rivivere Ramarren dovete uccidere Falk.
— Noi non uccidiamo — disse lo Shing nel suo roco bisbiglio. E ripeté con sferzante intensità, telepaticamente: — Noi non uccidiamo.
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