Kate Wilhelm - Gli eredi della Terra
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- Название:Gli eredi della Terra
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- Издательство:Armenia Editore
- Жанр:
- Год:1978
- Город:Milano
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Nominato per il premio Nebula per miglior romanzo in 1977.
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Cinque anni, pensò lui, era tutto ciò di cui disponevano. Cinque anni per trovare ciò di cui avrebbero avuto un disperato bisogno: le più efficienti attrezzature da laboratorio — tubature, serbatoi anticorrosione, centrifughe, componenti di computer, cavi, valvole… Essi sapevano che tutto ciò esisteva, era stato accuratamente immagazzinato, avevano abbondanza di documentazioni che lo provavano, elenchi, mappe, sufficienti a ritrovare gli immensi depositi sigillati, perfettamente asciutti, a prova d'aria e d'acqua, con chilometri e chilometri di scaffalature ben fornite. Era stato un gioco d'azzardo produrre tanti bambini in così breve tempo, ma un azzardo che essi avevano accettato coscientemente, ben sapendo le conseguenze, se qualcosa non avesse funzionato strada facendo. Avrebbero potuto trovarsi tutti alla fame, ancora prima che i cinque anni finissero. Se la valle fosse stata in grado o no di nutrire mille persone era stato un argomento interminabilmente dibattuto. Comunque, il loro piano aveva bisogno di molta gente… Fra cinque anni avrebbero saputo se il loro gioco d'azzardo era stato o no una follia.
Quattrocentocinquanta bambini fra i cinque e gli undici anni, ecco in che cosa era consistito il gioco, pensò ancora Barry, la portata dell'azzardo. Fra i quattro anni i primi ottanta di loro avrebbero lasciato la valle, forse per sempre, ma se fossero tornati, e se anche pochi di loro fossero tornati con quei preziosi materiali, o con nuove informazioni su New York e Filadelfia… con qualunque cosa rivestisse un valore, insomma l'azzardo sarebbe valso la pena.
Fu concordato che il programma di addestramento, così come lo aveva delineato Barry, sarebbe continuato, ma rischiando, in questa prima fase, soltanto tre gruppi — non più di trenta ragazzi. Se questi ragazzi fossero rimasti psicologicamente danneggiati dall'esperimento, non sarebbe stato compiuto alcuno sforzo per recuperarli, ma l'esperimento sarebbe cessato immediatamente. Barry lasciò la riunione passabilmente soddisfatto.
— Che cosa otterrò in cambio? — chiese Mark.
— Che cosa vuoi dire?
— Voglio dire, voi vi procurate un insegnante, e i fratelli e le sorelle il loro addestramento. Ma io, che cosa ottengo?
— Avrai compagnia. Molta di più di quella che hai adesso.
— Non vorranno giocare con me — disse Mark. — Mi ascolteranno e faranno quello che dirò perché avranno paura, e sanno che io non ne ho. Ma non giocheranno con me… Rivoglio la mia stanza.
Barry lanciò un'occhiata ai suoi fratelli, e seppe che erano pronti ad acconsentire. Era stato un fastidio avere il ragazzo nella loro stanza da letto comune. Per mutuo consenso essi non avevano mai tirato fuori il tappeto in sua presenza, e avevano censurato i loro discorsi quando si erano ricordati che lui era lì. Barry acconsentì: — Ma non nel dormitorio… Qui, in questo edificio.
— Per me va bene.
— Allora, ecco che cosa faremo. Una volta alla settimana, ciascun gruppo uscirà fuori, all'inizio soltanto per un'ora, e sempre a non più di pochi minuti da un punto da cui possano vedere la valle. Dopo parecchie di queste brevi escursioni, andrai più lontano e ve li terrai più a lungo. Ci sono giochi che tu possa organizzare nel bosco, per aiutarli ad abituarsi ad esser lì? — Non ci furono più obiezioni ad includere Mark in quella fase del programma.
Mark sedeva su un ramo, nascosto dal denso fogliame, e osservava i ragazzi che correvano incespicando intorno ai bordi della radura, cercando di scoprire le tracce che lui aveva lasciato dietro di sé proprio perché lo seguissero. Era come se fossero ciechi, pensò meravigliato. L'unica cosa che veramente importava a quei ragazzi era tenersi il più possibile vicini l'uno all'altro, di non separarsi neppure per un attimo. Era la terza volta in una settimana che Mark provava quel gioco coi cloni; anche altri due gruppi avevano fallito.
Sulle prime, gli era piaciuto condurli nel bosco; la sincera ammirazione che gli dimostravano era stata piacevole quanto inaspettata, e per la prima volta aveva quasi avuto l'impressione che le differenze che li separavano avrebbero potuto sensibilmente ridursi quand'essi avessero imparato alcune delle cose che lui sapeva… quando sarebbe stato possibile giocare davvero tutti insieme fra gli alberi bisbiglianti. Ma egli ben presto aveva avuto modo di accorgersi quanto simili speranze fossero mal riposte. Le differenze erano più evidenti che mai, e l'iniziale ammirazione si stava trasformando in qualcos'altro… qualcosa che lui non riusciva a capire. Ora sembrava che lo detestassero più di prima, che avessero quasi paura di lui, che provassero un crescente risentimento.
Egli fischiò, e osservò come tutti reagissero nel medesimo istante e nell'identico modo, come ciuffi d'erba di un prato sotto una raffica di vento. Pur conoscendo la direzione, essi si erano mostrati incapaci di riconoscere la sua pista. Egli scese disgustato dall'albero, in parte scivolando, e alternando dei balzi da ramo a ramo dove la corteccia era troppo ruvida. Raggiunse i ragazzi e rivolse un'occhiata a Barry, che aveva un'identica espressione disgustata.
— Torniamo a casa, adesso? — chiese uno dei ragazzi.
— No — rispose Barry. — Mark, ora tu condurrai due dei ragazzi a una breve distanza da qui, e ti nasconderai nel miglior modo possibile con loro. Vedremo se gli altri ragazzi riusciranno a trovarvi.
Mark annuì. Diede un'occhiata ai dieci ragazzi e subito si rese conto che non faceva alcuna differenza quali avrebbe scelto. Indicò i due più vicini a lui, si voltò e s'inoltrò nel bosco, con i due ragazzi alle calcagna.
Ancora una volta lasciò una traccia evidente che chiunque avesse avuto un paio d'occhi sarebbe stato in grado di seguire senza difficoltà: non appena si trovarono fuori dalla vista del gruppo più numeroso, egli cominciò ad avanzare in cerchio per portarsi alle spalle dei ragazzi che si trovavano nella radura, evitando così di allontanarsi troppo, visto che costoro non erano in grado di seguire una pista neppure se era lunga soltanto due metri. Alla fine si fermò. Si portò un dito alle labbra, invitando al silenzio: gli altri due annuirono e si sedettero a terra ad aspettare. Sembravano terrorizzati, sedevano con le gambe incrociate e a stretto contatto di gomito. All'improvviso Mark sentì gli altri fratelli: non seguivano la pista circolare, ma si precipitavano direttamente verso di loro. Troppo in fretta, pensò allarmato. Il modo in cui correvano era pericoloso.
I due fratelli che erano con lui balzarono in piedi eccitati, un attimo prima che gli altri sbucassero dal folto. Il ricongiungimento dei due agli altri otto fu giubilante e trionfale, e perfino Barry aveva un'aria soddisfatta. Mark si tirò in disparte e li osservò, la sua raccomandazione di non mettersi a correre nel folto del bosco era stata bellamente ignorata.
— Basta così, per oggi — disse Barry. — Molto bene, ragazzi. Molto bene davvero. Chi di voi conosce la via del ritorno?
Erano tutti eccitati per il loro successo, e cominciarono a indicare, una dopo l'altra, le più diverse direzioni, ridendo e dandosi di gomito. Barry rideva insieme a loro. — Sarà meglio che sia io a condurvi fuori di qui — dichiarò.
Si guardò intorno cercando Mark, ma non lo trovò. Barry sentì un brivido di paura. Fu un attimo e poi passò, senza quasi lasciargli il tempo d'identificarlo per ciò che era; poi Barry si girò e s'incamminò in direzione della massiccia quercia che era l'ultimo albero prima del lungo pendio che conduceva giù nella valle. Per lo meno, lui aveva imparato questo , pensò. Anche i ragazzi intorno a lui, a quell'ora, avrebbero dovuto impararlo, e invece… Il sorriso di trionfo per il loro primo successo svanì, e Barry senti nuovamente tutto il peso del dubbio e del disappunto gravare su di lui.
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