Cominciai a ricordare. Una festa a bordo di una nave. Bevande alcoliche. Molte. Chiasso. Nudità. Il capitano con un gonnellino all’havvaiana, che ballava con foga, accompagnato dall’orchestra. Alcune signore della crociera che indossavano il solo gonnellino, e altre ancor meno. Suoni di strumenti a percussione: xilofoni, tamburi.
Tamburi…
Non erano tamburi, quelli che avevo nel cervello; era il rimbombo del peggior mal di testa della mia vita. Perché diavolo mi avevano fatto bere…
Lascia perdere gli altri, amico. Sei stato tu, a bere.
Sì, ma…
“Sì, ma.” Per tutta la tua vita hai continuato a ripetere: “Sì, ma”. Quando ti deciderai a crescere e ad assumerti le tue responsabilità?
Sì, ma questa volta non è colpa mia. Io non sono A.L. Graham. È il nome di un altro. È la nave di un altro.
Davvero?
Certamente!
Mi rizzai a sedere sul letto per allontanare l’incubo. Anche questa volta, muovere la testa fu un grave errore; non dico che mi cadde a terra il cervello, ma sentii un dolore lancinante alla nuca (oltre al solito sottofondo di tamburi). Indossavo solo i calzoni dello smoking e mi trovavo in una stanza sconosciuta che dondolava lentamente.
I calzoni di Graham. La cabina di Graham. E il dondolio di una nave priva di stabilizzatori.
Non era un sogno. Mi pizzicava la lingua, mi facevano male i piedi. Ero sudato fradicio.
Pian piano, ricordai ogni cosa. I carboni accesi. Gli abitanti del villaggio. La corsa in macchina, con le galline che scappavano da tutte le parti. La nave che non era uguale alla mia. Margrethe…
Margrethe!
“I tuoi seni sono due giovani caprioli gemelli…”
Margrethe tra le danzatrici, a piedi nudi, a petto nudo. Margrethe che danzava con quell’odioso canaco, e che si agitava tutta…
Ecco perché mi ero ubriacato!
Piantala, amico. Tu eri già ubriaco prima di arrivare in salone. La tua unica accusa contro quel ballerino indigeno è che avresti voluto esserci tu , e non lui. Avresti voluto ballare tu, con Margrethe. Ma non eri capace.
Il ballo è una trappola di Satana.
E come avresti voluto conoscerlo, il ballo!
“Due giovani caprioli”! Accidenti, come avrei voluto conoscerlo!
Sentii bussare alla porta, poi una chiave che girava nella serratura. Margrethe si affacciò sulla soglia. «È sveglio? Bene.» Entrò, con in mano un vassoio, chiuse la porta, si avvicinò a me. «Beva questo.»
«Che cos’è?»
«Succo di pomodoro. Non discuta… beva!»
«Non riuscirei a mandare giù niente.»
«No, ci riuscirà benissimo. Beva.»
Lo annusai, poi ne bevvi un piccolo sorso. Nonostante i miei timori, non provai alcuna nausea. Bevvi di nuovo: dopo un piccolo sussulto, andò giù senza difficoltà si installò tranquillamente in un angolino dello stomaco. Margrethe mi diede due compresse. «Prenda queste. Le mandi giù con il resto del succo di pomodoro.»
«Non prendo mai medicine.»
Lei sospirò e disse qualcosa in una lingua sconosciuta. «Come?» le chiesi.
«Niente. È una frase che diceva mia nonna quando mio nonno non voleva ascoltarla. Signor Graham, prenda queste compresse. È soltanto aspirina, e lei ne ha bisogno. Se non mi darà retta, non la aiuterò più. Io… ecco, la passerò ad Astrid, lo giuro.»
«No, la prego.»
«Eppure, sarò costretta a farlo, se continuerà a non darmi retta. Astrid sarebbe dispostissima a fare il cambio, lo so. La trova simpatico… mi ha detto che ieri sera lei l’ha guardata, mentre danzava la hula.»
Presi immediatamente le compresse, le mandai giù con il resto del pomodoro, che era fresco e gradevole. «Già, l’ho guardata finché non ho visto lei, Margrethe. Poi non ho più avuto occhi per le altre.»
Lei sorrise per la prima volta. «Davvero? E le sono piaciuta?»
«Era bellissima.» (E la tua danza era oscena. Il tuo costume impudico e il tuo comportamento mi hanno sconvolto. Avrei preferito non esserci… e mi piacerebbe rivederti come allora, in questo stesso istante!) «Era graziosissima.»
Il sorriso si allargò. «Speravo anch’io che le piacesse.»
«Mi è piaciuto moltissimo. Ora la smetta di minacciarmi con Astrid.»
«Sì, ma dovrà comportarsi bene. Adesso si alzi e faccia la doccia. Prima bollente, poi con l’acqua fredda. Come nella sauna.» S’interruppe per qualche istante. Infine, riprese: «Alzarsi, ho detto. Non me ne andrò finché non vedrò uscire il vapore da quella doccia!»
«Farò la doccia. Quando lei sarà uscita.»
«E farà una doccia tiepida, lo so. Si alzi, si tolga quei calzoni, vada nella doccia. Intanto, andrò a prenderle la colazione. C’è ancora qualche minuto, prima che chiudano la sala per apparecchiare… ma non perda altro tempo! Per favore.»
«Oh, non riuscirei assolutamente a fare colazione! No…» Mangiare: che idea disgustosa.
«Lei deve mangiare. Ieri sera ha bevuto troppo, lo sa anche lei. Se non manda giù qualcosa, si sentirà male tutto il giorno, Signor Graham, ho finito le altre cabine, e in questo momento sono libera. Le porterò il vassoio, poi rimarrò qui a controllare che lei mangi.» Mi guardò. «Avrei dovuto toglierle i calzoni, quando l’ho messa a letto, ma era troppo pesante.»
«Lei mi ha messo a letto?»
«Mi ha aiutato Ori. Il ballerino che mi ha dato lezione.» A quel punto, dovetti fare una faccia tragica, perché Margrethe si affrettò ad aggiungere: «Oh, non l’ho lasciato entrare nella cabina. L’ho spogliata io stessa. Ma mi è occorso un aiuto per farle salire le scale.»
«Non era una critica.» (E dovevi proprio ritornare nel salone? Lo hai trovato laggiù? Hai di nuovo ballato con lui? “La gelosia brucia come il fuoco…” Non ho nessun diritto di essere geloso.) «Vi ringrazio tutti e due. Devo essere stato davvero una grossa scocciatura.»
«Be’… a volte le persone coraggiose bevono un po’ troppo, dopo il pericolo. Ma non è una buona abitudine.»
«Certamente no.» Mi alzai, entrai in bagno e dissi: «Acqua bollente, promesso.» Chiusi la porta e mi svestii. (Dunque, ero così schifosamente ubriaco da non riuscire a raggiungere la mia cabina senza aiuto. Alex, mi disgusti. E non hai diritto di essere geloso di una così cara ragazza. Non è tua, il suo comportamento è perfettamente legittimo per questo luogo — che non so quale sia — e non ha fatto altro che prendersi amichevolmente cura di te. Ciò non ti autorizza a considerarla tua proprietà esclusiva.)
Come promesso, aprii il rubinetto dell’acqua calda, anche se il vostro povero Alex per poco non finì bollito. Ma lo lasciai aperto finché non mi abituai… poi passai bruscamente all’acqua fredda, e lanciai un urlo.
La lasciai fredda finché non sentii più la temperatura, poi chiusi il rubinetto, aprii la porta per far uscire il vapore e mi asciugai. Uscii dal bagno… e all’improvviso mi accorsi che mi sentivo meravigliosamente. Il mal di testa era scomparso. E così pure l’impressione che il mondo dovesse finire a mezzogiorno. Niente più crampi allo stomaco. Solo fame. Alex, giurami che non ti ubriacherai mai più… o che, se dovesse capitarti ancora, farai esattamente quello che ti dirà Margrethe. Quella ragazza ha cervello, amico… non dimenticarlo.
Fischiettando un allegro motivetto, aprii il guardaroba di Graham.
Sentii girare una chiave nella toppa, afferrai rapidamente una vestaglia e riuscii a coprirmi prima che Margrethe entrasse. Ci mise parecchio, perché era ostacolata da un grosso vassoio. Quando lo notai, corsi a tenerle aperta la porta. Lei posò il vassoio, poi apparecchiò sullo scrittoio.
«Aveva ragione, con la storia della doccia calda e fredda» le dissi. «Era proprio quel che ordinava il medico. O l’infermiera, dovrei dire.»
«Lo so. Mia nonna faceva sempre così, con il nonno.»
Читать дальше