— Ho sentito delle voci. Le quote assicurative per il personale della stazione sono state aumentate d’un intero ordine di grandezza al di sopra di quello delle convenzionali operazioni spaziali. Ma non riesco a cogliere un qualunque collegamento con l’Istituto.
— Questo, perché non sai quali sono i problemi. Jan, l’offerta che mi è stata fatta oggi era semplice. Hans Gibbs è venuto qui autorizzato da Salter Wherry. Il bilancio dell’Istituto verrà quadruplicato, con il livello dei finanziamenti garantito per otto anni. Inoltre il programma degli esperimenti che conduciamo qui sarà esente da qualunque controllo o interferenza esterna. E lo stesso vale per il nostro approvvigionamento di hardware e software.
— Sembra il paradiso. — De Vries si alzò, arrestandosi accanto a Judith. — Dov’è il verme della mela? Dev’essercene uno.
Lei gli sorrise e gli batté la mano sulla spalla. — Jan, ma come facevo a cavarmela prima che tu venissi a lavorare qui nell’Istituto? Ecco il tuo verme: per ottenere tutte le buone cose che Salter Wherry promette, dobbiamo soddisfare una condizione: il personale-chiave dell’Istituto deve trasferirsi sulla Stazione Salter. E dobbiamo fare del nostro meglio per risolvere un problema che ha danneggiato il programma per la costruzione delle arcologie, lassù.
— Cosa? Lassù in orbita? Spero che tu non abbia acconsentito.
— No. Non ancora. Ma potrei farlo. Devo salire lassù e vedere con i miei occhi, Hans Gibbs predisporrà le cose per questo fine settimana. — A mano a mano che Jan de Vries si mostrava sempre più dubbioso, Judith appariva più rilassata.
— E dal momento che io sarò via, Jan — Judith proseguì, — qualcun altro dovrà dare un’occhiata alla lista iniziale dei membri-chiave dello staff, nel caso in cui decidiamo di accettare. So quali sono le mie scelte per la gente al vertice, ma non sono abbastanza a contatto con tutto il personale di appoggio, e avremo bisogno anche di qualcuno di loro. Chi sono i migliori, e chi è disposto ad andare sulla Stazione Salter?
— Dai l’impressione di aver già deciso.
— No. Voglio soltanto pensare in anticipo nel caso che succeda. — Si curvò sulla scrivania e raccolse un foglio scritto a mano. — Questa è la mia prima selezione. Su, rimettiti seduto e diamoci una ripassata insieme.
— Ma…
— Fatti aiutare da Charlene Bloom mentre sarò via.
— Charlene? Senti, so che è brava, ma sa essere obbiettiva? È un groviglio d’insicurezza.
— Lo so. È troppo modesta. È per questo che voglio che sappia che si trovava sulla mia lista preferenziale sin dall’inizio. Dal momento che anche tu ci sei, dai un’occhiata a questo. — Gli porse un paio di fogli di tabulato. — L’ho appena estratto dalle banche dati storiche. È la dichiarazione che Salter Wherry ha fatto davanti all’assemblea delle Nazioni Unite quando iniziò la sua attività di industriale dello spazio, trent’anni or sono. Abbiamo bisogno di capire la formazione psicologica di quell’uomo, e questo è un buon inizio per arrivarci.
— Judith, rallenta. Mi stai facendo fretta. Non sono affatto sicuro di voler…
— Neppure io lo sono. Jan, potremmo essere costretti a farlo, anche se a qualcuno di noi la decisione non piacerà. Qui le cose sono andate a pezzi in assoluto durante gli ultimi mesi, pezzettino per pezzettino.
— So che il momento è difficile, ma…
— Peggiorerà. Dal modo in cui l’Istituto viene strapazzato non possiamo permetterci di fare nulla. Se cercassero di stuprarci dovremmo combattere in qualunque modo possibile, anche se questo dovesse significare il rischio di venir fottuti anche da Salter Wherry.
Jan le prese i fogli di mano, sospirando: — D’accordo, d’accordo. Se insisti, andrò avanti alla cieca. Diventiamo pure tutti esperti di Salter Wherry e delle sue imprese. Ma, Judith, c’è proprio bisogno che tu sia così cruda? Preferisco evitare questi spiacevoli accenni ad uno stupro. Perché non possiamo considerare quest’apertura come il primo tocco della mano profumata di Salter Wherry che cerca di sedurci con la massima delicatezza? — Esibì un sorrisetto felice. — Questo rende il tutto positivamente attraente; nella seduzione, mia cara, ci sono molte più opportunità per i negoziati.
Dal discorso che Salter Wherry era stato invitato a tenere davanti all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, in seguito all’insediamento della Stazione Salter in un’orbita stabile di sei ore intorno alla Terra, e poco prima che Wherry si ritirasse da ogni contatto con il grande pubblico:
— La natura aborrisce il vuoto. Se c’è una nicchia ecologica aperta, qualche organismo l’occuperà per riempirla. È in questo che consiste l’evoluzione. Vent’anni or sono si manifestò con chiarezza una crisi nell’approvvigionamento delle risorse minerarie. Tutti sapevano che ci saremmo trovati davanti ad una scarsità di almeno dodici metalli-chiave. E quasi tutti sapevano che non li avremmo trovati in nessun luogo facilmente accessibile sulla Terra. Avremmo dovuto estrarli da una profondità di quindici miglia, oppure cercarli sul fondo degli oceani. Io decisi che era più facile estrarli cinquemila miglia più in alto. Alcuni fra gli asteroidi sono costituiti da metalli per più del novanta per cento; quello che dovevamo fare, era portarli dentro l’orbita della Terra.
«Mi misi in contatto con il governo degli Stati Uniti e presentai la mia proposta per catturare e sfruttare gli asteroidi. Disponevo d’una valutazione completa dei costi e dei probabili profitti che l’investimento avrebbe dato, ed io mi sarei accontentato di un compenso del cinque per cento.
«Mi dissero che la cosa era troppo controversa, che mi sarei scontrato con problemi internazionali relativi alla proprietà dei diritti minerari. Altri Paesi avrebbero voluto esser compresi nel progetto.
«Molto bene. Venni qui alle Nazioni Unite e spiegai nel modo più completo tutte le mie idee a questo spettabile consesso. Ma dopo quattro anni di continui dibattiti e molte migliaia di ore del mio tempo per preparare e presentare dati aggiuntivi, non una sola riga di risposta utile era stata abbozzata, riguardo la mia proposta. Formaste dei comitati di studio, e altri comitati per studiare quei comitati, e nient’altro. Parlavate, e basta.
«La vita è breve. Si dava il caso che io avessi un vantaggio negato alla maggior parte degli uomini. Negli anni Cinquanta mio padre aveva investito i suoi soldi in società di computer. Ero già molto ricco, ma anche frustrato al punto da esser pronto a rischiare tutto. Voi, ora, cominciate a vedere alcuni risultati di tutto questo nella forma del PSS-One, quello che la stampa, a quanto sembra, preferisce chiamare Salter Station. Potrei ospitare facilmente, lassù, almeno duecento persone.
«Ma questo è soltanto un inizio. Malgrado la Natura possa aborrire il vuoto, la moderna tecnologia lo ama. Lo ama, sì, e ama un ambiente a microgravità. Intendo usarli entrambi al massimo. Costruirò una successione di grandi stazioni spaziali, abitate in maniera permanente, utilizzando il materiale degli asteroidi. Se qui, oggi, una qualsivoglia nazione desidera prendere in affitto spazio o impianti da me, o acquistare i miei prodotti realizzati nello spazio, sarò lieto di prendere in concreto esame la cosa, a tariffe commerciali. Inoltre invito gli uomini di tutte le nazioni della Terra a unirsi a me. Siamo pronti a intraprendere tutti i passi necessari perché la razza umana cominci l’esplorazione del nostro universo.
Era ormai passata mezzanotte quando de Vries finì di leggere per la seconda volta l’intera dichiarazione, per poi saltare di nuovo al commento con il quale Salter Wherry aveva concluso il suo discorso. Erano parole che erano rimaste legate al suo nome in maniera permanente, e gli avevano assicurato l’impotente amicizia di ogni nazione sulla Terra:
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