Stoner si appoggiò all’indietro sulla poltrona, riflettendo. “Così hanno messo di mezzo la nato. Forse la mia lettera a Claude è stata utile. Chissà se ha trasmesso il mio messaggio a quel linguista russo.”
Thompson arrivò con un vassoio e tre tazze. Stoner prese la sua: caffè. Un sorso lo convinse a non permettere mai più a Thompson di preparargli il caffè.
«Il professor Cavendish è stato prigioniero di guerra per quasi cinque anni» disse Thompson. «Nel Pacifico.»
«In Birmania, per la precisione» disse Cavendish. «Il ponte sul fiume Kwai, e cose del genere. Molto spiacevole. Meglio scordarsene se ci si riesce.»
Nel giro di pochi minuti, lasciarono da parte le rispettive origini e vite, per mettersi a parlare di lavoro.
«Non possediamo dati sufficienti» ammise Stoner «per permetterci di rintracciare il punto d’origine dell’oggetto. Non credo che riusciremo mai a sapere da dove venga.»
«Però le informazioni che avete dimostrano che non può essere stato lanciato da Giove» disse Cavendish.
«Credo di sì» disse Stoner. «Abbiamo preso in considerazione ogni possibile punto di lancio. Se la nave spaziale è apparsa nelle vicinanze di Giove nello stesso momento in cui sono iniziati i segnali radio, è assolutamente impossibile che sia stata lanciata da Giove. Assolutamente impossibile.»
«È una prova negativa» disse Thompson.
«E per questo tanto più decisiva» disse Cavendish. «Se possiamo escludere con certezza che Giove sia il punto di partenza di questo visitatore, abbiamo già concluso parecchio.»
«Immagino che la prossima mossa sia eliminare gli altri pianeti.»
«Semplicissimo. Direi che il vostro computer possa masticare quei numeri piuttosto in fretta.»
Stoner allungò le gambe, si sdraiò in poltrona. Appoggiò la tazza di caffè sulla fibbia della cintura e disse: «Ormai è stabilito. Quella cosa proviene dall’esterno del Sistema Solare. Abbiamo le cifre che lo dimostrano.»
«Le avremo» disse Thompson «tra pochi giorni.»
«Però così la faccenda diventa ancora più curiosa, no?» chiese Cavendish.
«Perché?»
«Be’, se proviene dall’esterno del Sistema Solare, da un’altra stella, quel benedetto oggetto deve aver impiegato migliaia d’anni per arrivare. Anzi, più probabilmente milioni d’anni.»
«Se è una sonda senza equipaggio…»
«Anche senza equipaggio…» Cavendish agitò la tazza di tè, ormai vuota. «…Una macchina capace di restare intatta e operare alla perfezione per millenni? Per un’eternità? Difficile da credere.»
«Per le macchine “umane”.»
«E se avesse un equipaggio?» rifletté Thompson. «Anche le nostre navi spaziali hanno funzionato meglio quando a bordo c’erano astronauti in grado di riparare i guasti.»
«Ma è il benedetto fattore “tempo” a rendere così difficili tutti questi ragionamenti» insistette Cavendish. «Se ammettiamo che un’astronave viaggi da una stella all’altra, occorrerebbero tanti secoli che l’equipaggio dovrebbe essere pronto a trascorrere sulla nave l’intera esistenza… Più le esistenze di figli, e nipoti, e pronipoti. Dozzine di generazioni, non capite?»
«Non se la nave fosse in grado di viaggiare alla velocità della luce, o quasi» disse Stoner.
«Gli effetti relativistici» mormorò Thompson. «La dilatazione del tempo.»
«Maledettamente improbabile» ribatté Cavendish. «E, a dire il vero, le sue osservazioni dimostrano che sta viaggiando a un velocità piuttosto bassa, un po’ come le sonde Voyager e Mariner.»
Thompson finì di bere e si alzò. «Comunque, una cosa è certa. Da qualsiasi punto di vista lo si guardi, quel maledetto oggetto è impossibile.»
«Però esiste» disse Stoner.
«Ahh» disse Cavendish, con un sorriso sempre più accentuato. «È questo che rende interessante la scienza, no?»
Top Secret
Memorandum
A: Tenente R.J. Dooley, Servizio Segreto Marina
Usa
DA: Capitano G,V. Yates, NATO/QG SOGGETTO: Visto di sicurezza Prof. Roger H.T. Cavendish, MRS, FIAC, UIB, PhD.
1. Il professor Cavendish è in possesso di visto di sicurezza fino a livello TOP SECRET dell’Esercito Inglese, Società Scientifica Inglese, e NATO. Vedere la documentazione allegata.
2. L’ultimo accertamento di sicurezza si è concluso il 24 agosto ’80.
3. Il visto di sicurezza è stato inizialmente concesso a Cavendish il 15 dicembre ’59, dopo il suo rimpatrio dall’URSS nel 1957. È stato prigioniero di guerra in Birmania, in seguito in Manciuria, e quindi affidato all’esercito sovietico al termine della Seconda guerra mondiale. È rimasto in URSS “volontariamente” fino al 1957, data del rimpatrio nel Regno Unito.
4. Il servizio segreto inglese sospettò che Cavendish fosse un agente sovietico, ma ripetuti accertamenti sulle sue attività non hanno indicato niente attività di sospetto. Di conseguenza, gli è stato concesso il visto di sicurezza fino al livello TOP SECRET.
5. Conclusioni: se Cavendish e un agente sovietico, è un “agente dormiente”, destinato a non fare nulla per molti anni, fino a ottenere una posizione della massima fiducia e responsabilità. Il PROGETTO JUPITER potrebbe essere quella posizione.
Top Secret
Percorrendo il sentiero di ghiaia che costeggiava le lunghe file di argentee antenne radiotelescopiche, Kirill Markov si tirò il cappello di lana sulle orecchie arrossate e rifletté che buona parte dello spirito russo viene forgiata dal clima russo.
Un popolo malinconico in una terra brulla con un clima orribile.
Si fermò a studiare il paesaggio. All’infinito, pianure coperte di neve, con pochissimi rilievi montuosi a spezzare la monotonia. Nubi grigie, pesanti, brutte, protese verso il terreno come la mano di un dio astioso. Un vento freddo che ululava di continuo, senza nemmeno un albero che lo fermasse, che rimandasse un suono più dolce, meno cupo.
Perché avevano dovuto costruire il centro di ricerca proprio lì nella steppa? Perché non sul Ma Nero, dove i commissari hanno le dacie per l’estate e ogni tanto spunta il sole?
Scosse la testa. “Ammettiamolo, vecchio mio. Se tu avessi concluso qualcosa con il puzzle che ti hanno affidato, non t’importerebbe troppo del clima o del paesaggio.”
Era la verità, Gli impulsi radio lo avevano sconfitto. Se erano un linguaggio o un codice, lui non era riuscito nemmeno a scalfirne la superficie nei mesi trascorsi a lavorare al problema.
Depresso, fece dietrofront e s’incamminò fiaccamente verso i suoi alloggi. Il vento gli sollevava il lungo cappotto. E gli si stavano congelando i piedi.
E gli impulsi radio erano ancora un mistero, esattamente come il primo giorno che aveva affrontato il problema.
Stava oltrepassando l’isolato grigio e massiccio degli uffici amministrativi, quando gli giunse la voce forte e chiara di Sonya Vlasov.
«Finalmente, Kir! Mi stavo chiedendo dove fossi finito.»
Markov gemette fra sé. Sonya era stata una conquista facile, se “conquista” era la parola adatta per una donna così disponibile. Disponibile? Era esigente. Markov pensava che le loro lunghe notti a letto avessero qualcosa a che fare con la sua incapacità di risolvere l’enigma di Giove. La ragazza era giovane, spaventosamente energica, atletica, e dotata di più fantasia di un gruppo di acrobati cinesi.
Sonya corse ad afferrarlo per il braccio. «Ti sei dimenticato che il direttore del laboratorio ti ha invitato a un tè, oggi pomeriggio?»
Si stava già facendo buio. Le luci sopra gli edifici e lungo i sentieri erano accese. Markov avvertiva una sensazione di gelo, di svuotamento completo dell’anima. Incredibilmente, Sonya sorrideva, perfettamente a suo agio senza cappotto. Indossava solo un maglione, pantaloni larghi e stivali.
Читать дальше