Mack Reynolds - Ed egli maledisse lo scandalo

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Ed egli maledisse lo scandalo: краткое содержание, описание и аннотация

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Definire insolito un romanzo di fantascienza, e raccomandarlo come tale ai lettori, può sembrare il colmo dell’ingenuità e del semplicismo. Eppure è proprio quest’aggettivo, insolito, che conviene prima di ogni altro al lungo e straordinario romanzo che presentiamo in questo numero di Natale: insolito per l’intreccio, d’una semplicità, e nello stesso tempo d’una sapienza unica nel dosaggio e nella progressione dei colpi di scena; insolito per l’acutezza dell’osservazione psicologica, superiore non solo a quella della fantascienza media, ma perfino a quella di uno specialista del «mordente» come Sheckley; insolito per la raffinatezza della scrittura, e per l’incredibile spigliatezza con cui affronta le situazioni «sociologiche» più sbalorditive, traendone effetti di un irresistibile realismo; insolito per un umorismo che, senza nuocere alla drammaticità della narrazione, arriva facilmente e senza parere, a vette di alta letteratura; insolito infine e soprattutto, per una carica fantastica che lo qualifica senz’altro, a nostro avviso, come il più nutrito e divertente di tutti i romanzi americani di fantascienza e non di fantascienza, tradotti in Italia quest’anno. Siamo doppiamente lieti, perciò, di poterlo presentare ai nostri Lettori col nostro «Buon Natale».

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«Quello che ha detto può valere per Padre Divino o per i Maomettani» obiettò Helen «ma non tutte le religioni sono a base economica.»

Buzz De Kemp la guardò fisso. «Veramente, io non ho detto che le religioni siano un fatto economico; comunque, me ne citi una che non sia come sostengo io.»

«Non sia sciocco. Il Cristianesimo.»

Buzz buttò la testa all’indietro e scoppiò a ridere. Poi spense il sigaro. «Qualcuno ha scritto che se il Cristianesimo non fosse sorto al momento giusto, se lo sarebbero inventato i Romani, tanto gli faceva comodo. E non è detto che non lo abbiano fatto davvero.»

«Lei è pazzo. I Romani perseguitavano i Cristiani. Chiunque abbia letto qualche riga di storia lo sa.»

«All’inizio li perseguitavano, ma dopo essersi resi conto che era la religione perfetta per una società schiavistica, hanno fatto del Cristianesimo la religione di Stato. Prometteva la torta in cielo, dopo la morte. Soffrite sulla terra, mangiate pane e acqua, in cielo vi aspetta il dolce. Quale fede migliore di questa, per mantenere in riga un popolo sfruttato?»

«La serata sta diventando divertente» disse Ed con voce tetra. «Dieci minuti fa pensavo che voi due foste sbronzi, e ora stiamo discutendo di politica e religione. Helen, non credi che potremmo trovare un divertimento migliore? Facciamo ancora in tempo ad andare a uno spettacolo. Ho un paio di biglietti per…»

Ma Helen si stava riscaldando. «Da come parla, mi par di capire che lei è ateo» disse rivolta a Buzz.

Il cronista si sprofondò in un inchino da clown. «Un ateo con tendenze agnostiche» precisò con un grugnito. «Per la verità, non posso vantarmi di avere alcuna superiorità intellettuale. Mia madre veniva da una famiglia agnostica da generazioni, e mio padre, benché nato Avventista del Settimo Giorno, diventò poi ateo fino al midollo. Ha presente uno di quegli atei che si divertono a mettere con le spalle al muro qualche semplice e onesto Battista con domande del tipo: “Se Adamo ed Eva erano i soli esseri umani viventi, con chi si è sposato Caino?”. Così, sono cresciuto in un’atmosfera priva di ogni fede in qualsiasi religione organizzata. Sono diventato agnostico per la stessa ragione per cui lei è diventata Metodista o Presbiteriana…»

«Appartengo alla chiesa episcopale!» lo interruppe Helen con veemenza, per nulla placata dall’autoaccusa del giornalista.

«Come i suoi genitori? E se per uno scherzo del destino lei fosse nata in una famiglia di Musulmani? O di Scintoisti? Che cosa sarebbe ora? No, signorina Fontaine… lei è veramente Helen Fontaine, vero? Temo che sia lei sia io manchiamo di originalità.»

«Questo discorso, comunque, non vale per me» disse Ed. «Entrambi i miei genitori erano Battisti e io sono passato alla chiesa episcopale.»

Buzz De Kemp fece un verso rumoroso. «Sai, Piccolo Ed, incomincio a sospettare che sotto quell’aspetto di giovane daino innocente dai princìpi incorruttibili che presenti al mondo, batta un cuore di ottone. Guardiamo in faccia alla cruda realtà. Sei un opportunista. Essere episcopale vuol dire tutto.»

4

Ed Wonder si risvegliò da un sonno non proprio ristoratore e tranquillo, e borbottò le parole chiave predisposte per far tacere il suono della sveglia elettronica. Gli venne subito in mente che doveva controllare il suo conto corrente. Non aveva ancora finito di pagare la Volksair, per non parlare del suo apparecchio stereo-radio-televisore-registratore-sveglia elettronica che gli avevano installato da poco nelle pareti dell’appartamento.

Buttò via le coperte e si sedette sulla sponda a grattarsi i baffetti. Che cosa aveva bevuto? Aveva cominciato con i martini. Martini a casa di Helen. Poi un paio di bicchierini al Saloon, con Buzz De Kemp, mentre Helen e, il giornalista discutevano di religione e politica e se gli atei dovevano essere considerati a priori sovversivi o no. Helen era reazionaria quasi quanto suo padre. Dopo il Saloon dov’erano andati?

Ed si alzò a fatica e andò in bagno. Si guardò allo specchio. Trentatré anni. Quando comincia la mezza età? Forse a quarant’anni. A quaranta non ci si può certo chiamare giovani. Si esaminò attentamente la faccia in cerca di rughe. Lo faceva spesso negli ultimi tempi. No, rughe degne di questo nome non ce n’erano. E quel lieve tocco di grigio alle tempie era un fascino in più, non un segno dell’età. Gli conferiva dignità. Era un vantaggio avere la faccia rotonda, piena come la sua. Le rughe si vedevano meno che su una faccia magra e lunga.

Aprì le labbra e si guardò i denti. Quello era un altro dei problemi che non aveva ancora risolto. Doveva farsi raddrizzare o no, quell’incisivo inferiore, nel caso lo facessero lavorare alla televisione? In effetti c’era sempre qualcosa da ridire anche a proposito di una dentatura perfetta. La gente avrebbe pensato subito che era falsa.

E i baffi? Avrebbe fatto meglio a raderli del tutto o a farli crescere più folti? Attualmente i suoi erano una sottile linea scura, secondo una moda diffusa fra i brillanti giovani dirigenti. Il guaio era che quei baffi sottili lo facevano sembrare il tipico gigolo francese. Probabilmente non era proprio adatto ai baffi, pensò. I baffi stavano bene su una faccia con molto spazio fra il labbro superiore e il naso.

Se fosse riuscito a portare il suo programma in televisione anziché in quelle stupide ore notturne alla radio, avrebbe dovuto prendere una decisione sia per i baffi sia per i denti. Non si poteva più cambiare faccia una volta diventato un personaggio televisivo. Gli spettatori si abituano a un certo aspetto e vogliono che il personaggio continui ad apparire come loro lo hanno conosciuto. Non possiedono sufficiente elasticità per tollerare la gente che cambia. È un fatto che li irrita.

Ed aprì il barattolo della crema depilatoria e cominciò a spalmarla sulla guancia destra, massaggiandosi ben bene. Molti colleghi della televisione preferivano farsi eliminare la barba alla radice. Non si potevano correre rischi quando si aveva un’immagine pubblica da difendere. Come si chiamava quel candidato alla presidenza che tanti anni prima aveva perso le elezioni, così si diceva, perché davanti alle telecamere sembrava che non si fosse fatto la barba? Ma l’idea di depilarsi metteva Ed a disagio. Radersi tutte le mattine era un atto di mascolinità. Un atto che faceva sentire uomini, insomma. Tuttavia non si potevano correre rischi, alla televisione. Non ci si poteva permettere di apparire come un vagabondo, in un programma TV.

Ripensò al suo conto corrente. Il tentativo di mostrarsi all’altezza di Helen gli costava caro. Gli sarebbe piaciuto avere il fegato di chiederle di sposarlo. Aveva però l’infelice sospetto che la proposta l’avrebbe sconvolta. Ma l’avrebbe fatto, prima o poi. Il genero di Jensen Fontaine. Accidenti!

Forse avrebbe dovuto farle la proposta di matrimonio la sera prima. Per un bel po’ era stata molto tesa. E in qualche momento, anche depressa. Non l’aveva mai vista così, con i capelli pettinati all’indietro e la faccia pulita, senza nemmeno una traccia di rossetto. A ripensarci, era ancora più attraente. Rise fra sé. Quel vecchio barbagianni, come si chiamava? Tubber, Ezechiele Giosuè Tubber. C’era qualcosa nella personalità del predicatore, capace di scuotere intimamente chi lo ascoltava. Evidentemente era riuscito a impressionare Helen con la maledizione contro la vanità, o cosa diavolo aveva detto.

Prese l’asciugamano per togliersi dalla guancia la crema depilatoria.

Ed Wonder parcheggiò la piccola aeromobile nell’autorimessa sotterranea del palazzo Fontaine e si diresse agli ascensori. Non era in ritardo. Quel giorno doveva leggere alcuni comunicati commerciali e annunciare una serie di programmi radiofonici, ma solo sul tardi. Per lo più Ed passava il suo tempo in ufficio a raccogliere materiale per la trasmissione successiva e non aveva cartellini da timbrare. Tuttavia era più tardi del solito, e c’era solo un’altra persona in ascensore: una ragazza trasandata, con lineamenti piuttosto comuni. Evidentemente, la donna non si preoccupava molto del suo aspetto. Ed si chiese, ma senza molto interesse, in quale ufficio lavorasse; e chi, nella stravagante eleganza del palazzo Fontaine, potesse sopportare una ragazza sciatta come quella.

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