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Mack Reynolds: Ed egli maledisse lo scandalo

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Mack Reynolds Ed egli maledisse lo scandalo

Ed egli maledisse lo scandalo: краткое содержание, описание и аннотация

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Definire insolito un romanzo di fantascienza, e raccomandarlo come tale ai lettori, può sembrare il colmo dell’ingenuità e del semplicismo. Eppure è proprio quest’aggettivo, insolito, che conviene prima di ogni altro al lungo e straordinario romanzo che presentiamo in questo numero di Natale: insolito per l’intreccio, d’una semplicità, e nello stesso tempo d’una sapienza unica nel dosaggio e nella progressione dei colpi di scena; insolito per l’acutezza dell’osservazione psicologica, superiore non solo a quella della fantascienza media, ma perfino a quella di uno specialista del «mordente» come Sheckley; insolito per la raffinatezza della scrittura, e per l’incredibile spigliatezza con cui affronta le situazioni «sociologiche» più sbalorditive, traendone effetti di un irresistibile realismo; insolito per un umorismo che, senza nuocere alla drammaticità della narrazione, arriva facilmente e senza parere, a vette di alta letteratura; insolito infine e soprattutto, per una carica fantastica che lo qualifica senz’altro, a nostro avviso, come il più nutrito e divertente di tutti i romanzi americani di fantascienza e non di fantascienza, tradotti in Italia quest’anno. Siamo doppiamente lieti, perciò, di poterlo presentare ai nostri Lettori col nostro «Buon Natale».

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«Sì, signorina Fontaine, ma mio padre non dovrebbe mai adirarsi. Lui è la Voce della Verità.»

Helen la osservò corrugando la fronte. «Come fa a sapere il mio nome?»

Nefertiti stava per rispondere, ma richiuse subito la bocca arrossendo fino alla radice dei capelli.

«Oh, santo cielo!» esclamò Helen ridendo. «La ragazzina sa arrossire. Erano anni che non vedevo più nessuno arrossire.»

«Già» disse Ed. «Come fa a sapere il nome di Helen?»

La ragazza rispose a voce bassa: «…Ho visto la sua fotografia sui giornali, signorina Fontaine.»

La guardarono tutti e due, Helen scoppiò a ridere di nuovo. «E così, mentre papà maledice la moda e i cosmetici, la figliola segue la cronaca mondana e sospira piena di desiderio.»

Il rossore si fece più intenso. «Oh, no… no…»

«Oh, sì, invece, tesoro mio. Ci scommetterei un milione.» Helen si rivolse a Ed. «Andiamo, Piccolo Ed. Sto morendo di sete. Ho bisogno di scaldarmi lo stomaco.» E si avviò verso l’aeromobile.

Prima di seguire Helen, Ed si voltò verso la ragazza e le disse: «Mi dispiace che suo padre si sia scaldato. Aveva fatto un bel discorso. È un uomo sincero. E io, nel mio lavoro, ho incontrato un mucchio di imbroglioni.»

Ed ebbe l’impressione che Nefertiti non fosse abituata a parlare con gli uomini. Per lo meno non a quattr’occhi. La ragazza parlò tenendo gli occhi bassi. «Immagino che ne abbia incontrati tanti, signor Wonder.» Si voltò rapidamente e tornò nella tenda.

Ed la seguì con gli occhi. Accidenti, sapeva anche il suo nome. “Comunque” pensò, ergendosi in tutta la sua persona come un pavone quando fa la ruota “è meno strano che conoscere il nome di Helen.” Evidentemente Ai limiti del reale stava prendendo piede al punto che lui, il presentatore del programma, veniva riconosciuto per la sua voce anche da chi non l’aveva mai visto. Se fosse riuscito a portare la trasmissione alla televisione, allora sì che…

Si affrettò a raggiungere Helen.

Come la Volksair decollò, Ed e Helen si scambiarono le parti. Ora che si sentiva fuori pericolo, Ed Wonder riusciva a trovare umoristica la situazione di poco prima, mentre Helen diventava sempre più seria di minuto in minuto.

«Forse non avrei dovuto farlo» disse la ragazza dopo un lungo silenzio.

«Ma come? Non dirmi che la testa calda dell’alta società ha i rimorsi?»

Lei cercò di sorridere. «Devo ammettere che è un bellissimo vecchio. Hai notato la sua aria sincera?»

Adesso Ed pensava esattamente il contrario di quello che aveva detto a Nefertiti. «È una caratteristica, nell’ambiente del fanatismo religioso. Dovresti vedere qualcuno dei tipi che ho avuto nella mia trasmissione. Per esempio quello che sosteneva di aver visto atterrare un disco volante. Diceva di essersi avvicinato, di essere stato preso a bordo e trasportato in volo su Giove. Su Giove, evidentemente, c’era aria respirabile e la gravità era identica a quella della Terra. Gli hanno insegnato la religione locale e gli hanno ordinato di tornare sulla Terra a diffondere il loro messaggio. Gli hanno anche detto che molte volte nel passato erano venuti sulla Terra e avevano istruito un uomo per propagare il loro vangelo. Ogni volta, però, il messaggio non era arrivato a destinazione. Mosè, Gesù Cristo, Maometto e Budda sono stati alcuni di quelli che hanno tradito la vera religione rivelata loro dagli abitanti di Giove.»

Helen scattò irosamente: «Ma ti vuoi muovere? Ho bisogno di bere. Mi sento malissimo. Come hai fatto a non scoppiare a ridere in faccia a un tipo che le raccontava così grosse?»

Ed schiacciò più a fondo il pedale della propulsione. «È proprio quello che stavo per spiegarti. A dare retta a lui, sembrava che stesse raccontando la pura verità. La sincerità gli sprizzava da tutti i pori. All’indomani della trasmissione, sono cominciate a piovere centinaia di lettere da parte di gente che voleva sapere di più sulla sua religione rivelata. Aveva accennato al fatto che stava scrivendo un libro. Lo chiamava La nuova Bibbia. Ho ricevuto per lo meno cinquanta prenotazioni, e la maggior parte con il denaro accluso. Quando si tratta di religione, la gente è disposta a credere a qualsiasi cosa, te lo assicuro. E più la religione è strampalata, più fedeli raccoglie.»

«Piccolo Ed Wonder, dovrò suggerire a papà di dire a Mulligan di farti tornare alla lettura dei comunicati commerciali del mattino. La trasmissione Ai limiti del reale sta facendo di te un cinico.»

«Sarebbe proprio un bel favore, dopo tutta la fatica che ho fatto per conquistarmi un programma mio.»

Helen cambiò tono. «A parte questo, non dovresti parlare così della religione. Non c’è niente di male ad avere una fede vera.»

Ed la guardò con la coda dell’occhio. «Cosa vuol dire fede vera?»

«Oh, non fare il furbo!» esclamò Helen. «Sai benissimo che cosa voglio dire. Ma dove stiamo andando? Ho assolutamente bisogno di bere. Credo che lo scontro con il vecchio caprone mi abbia sconvolta.»

«Pensavo di fare un salto al Saloon. È un locale con un barman, non un bar automatico. E a me piace un barman vero. Mi fa sentire come a casa.»

La verità era diversa. Al Saloon, Dave Zeiss gli faceva credito; cosa che in un bar automatico non sarebbe stato possibile. Già solo il fatto di portare Helen Fontaine in giro voleva dire spendere un mucchio di soldi. Bisognava vestirsi in modo da essere alla sua altezza, bisognava essere in grado, su sua richiesta, di accompagnarla in locali di lusso come il Sala Swank. In fondo era già fortunato che la ragazza non si rifiutasse di salire sulla sua piccola Volksair. Lei pensava che la vetturetta tedesca fosse una forma di snobismo. Le sue Cyclon della General Ford erano vere aeromobili. Naturalmente, anche le due posti sportive. Che poi Helen fosse in grado di guidarle, nel caso in cui avesse dovuto ricorrere alla guida manuale in una situazione di emergenza, era tutto da vedere.

«Non mi pare di esserci mai stata» disse con aria svagata. «Ma perché non ti piacciono i bar automatici?»

«Non è che non mi piacciano, ma preferisco un locale con il suo bravo barman. Quando ho cominciato a bere, tutti i bar avevano i barman.»

Helen lo guardò. «E come? Non puoi avere più di trent’anni, Piccolo Ed» disse.

«Trentatré. E poi, ho cominciato a bere molto giovane.»

«Povera me, mi sento uno straccio. È ancora lontano questo tuo posto? Trentatré hai detto? Perché continui a lavorare alla radio, Piccolo Ed? Perché non ti dai agli affari, come tutte le persone che conosco io? Non contano niente i soldi per te?»

Ed rovesciò gli occhi all’indietro, sapendo che nel buio non si sarebbe vista l’espressione della sua faccia. «Non so. Mi piace la radio. Naturalmente preferirei lavorare alla televisione. Sei certa di non poter dire una parola in mio favore a tuo padre?»

«Uffa! Non resisto più. Dov’è questo tuo posto?» Il suo tono era diventato petulante. Era proprio una ragazza viziata!

«Ecco, ci siamo.» Ed abbassò la leva per l’atterraggio e scese nell’area di parcheggio del Saloon.

Il locale era lontano dal centro e il parcheggio non era sotterraneo. Per tutto il tempo necessario a spegnere il motore della Volksair, aprire la portiera a Helen e accompagnarla alla porta brillantemente illuminata del bar, Ed Wonder continuò a mormorare fra sé: “Già, perché non mi do agli affari? I soldi non contano niente per me? E perché non allenare trichechi nell’acquario dei pesci rossi?”.

Le luci al neon dell’ingresso mandavano un bagliore accecante; appena varcata la soglia, però, la penombra tanto cara a chi vuol bere in pace costringeva a fermarsi finché gli occhi non si erano adattati all’oscurità.

«Sediamoci al banco» propose Helen. «Ordinami un Travalica, mentre vado a rinfrescarmi» e scomparve nella toilette.

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