Arthur Clarke - Culla

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Un missile top secret che svanisce in volo. Un tridente d’oro che cambia sorprendentemente forma. Una caverna subacquea custodita da balene... Qualcosa si nasconde nel fondo marino al largo di Key West, un mistero in parte umano ma nello stesso tempo terribilmente alieno. Il suo potere è immenso e terrificante e potrebbe distruggere ogni forma di vita sulla Terra. Ma qualcuno ha deciso di scoprire il terribile segreto. E da quel momento non esiste più alcuna certezza, nessun luogo sicuro in cui nascondersi, nessuna alleanza su cui poter contare. Intorno a una giornalista bella e ambiziosa, disposta a correre qualsiasi rischio pur di arrivare alla verità, si stringe la rete di una cospirazione implacabile: spie militari, killer spietati, ma soprattutto una forza estranea e sconosciuta, le cui mosse nessuna mente umana potrebbe comprendere e prevedere... L’inesauribile immaginazione di Arthur C. Clarke spazia in questo nuovo romanzo dagli enigmi irrisolti del passato alle soglie indecifrabili del futuro, dagli infiniti oceani di stelle all’imperscrutabile fondo del mare. In un appassionante viaggio ai confini della realtà, Culla esplora i percorsi dell’avventura e dell’ignoto.

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10

Il capitano Winters aspettò di proposito che il resto degli attori lasciasse lo spogliatoio. Il pacchetto era una cosa discreta, grande suppergiù quanto una saponetta, in carta bianca con un nastro rosso scuro. Non sai nemmeno se viene da lei , si disse nello sfilare il nodo. Si sentiva colmo di aspettativa. Lo spettacolo era stato ancora migliore, quella sera. E, nella scena della camera da letto, lui aveva avvertito, per un fuggevole secondo, il tocco della lingua di Tiffani contro le labbra. Questo non rientrava nel copione , si disse, sospendendo per un istante ogni traccia di senso di colpa.

Aprì il pacchetto con mani leggermente tremanti. Era una comune scatoletta bianca, e conteneva un accendino d’argento, semplice ma bello, con le iniziali VW incise sul fondo. Allora prova anche lei ciò che provo io! , pensò, il cuore in tumulto, una vampa di desiderio nel ventre. E immaginò una scena dell’immediato futuro, a tre o quattro ore di distanza. Portava a casa Tiffani e si baciavano sulla porta d’ingresso. «Non vuoi entrare?» diceva lei…

«Mi sento bella… oh, tanto bella… Bella mi sento e spiritosa e gaia…» la sentì arrivare cantando giù per il corridoio. Tiffani aprì la porta del camerino e fece una piroetta. I capelli raccolti alti sulla testa accentuavano il profilo elegante del collo, e la filigrana d’oro in cresta al pettine regalatole da lui si fondeva in maniera perfetta col biondo-ramato. Il vestito bianco era scollato, e, salvo che per le bretelline laterali, lasciava scoperte le spalle.

«Be’?» fece lei, con un gran sorriso che cercava il complimento, girando un’altra volta su se stessa. «Che ne dici?»

«Che sei proprio bella, Tiffani» rispose lui, fissandola con tale intensità da farla arrossire.

«Oh, Vernon,» sospirò lei, cambiando d’umore «i pettini sono una meraviglia.» Presa una sigaretta dal pacchetto di lui sulla toeletta, se l’accese con l’accendino nuovo. Poi, dopo aver aspirato profondamente, gli occhi fissi in quelli di lui, la posò in un portacenere mormorando: «Non so proprio come ringraziarti».

Gli s’avvicinò e gli prese le mani. «Un’altra serata meravigliosa.» Poi, allungandogli la sinistra dietro la nuca, si drizzò a baciarlo. Winters si sentì il cuore vicino a esplodere, e lei poté sentirne l’eccitazione nel posargli dolcemente le labbra sulle sue. Gli tirò la testa più giù, aumentando per gradi la pressione del bacio, e lui finì per abbracciarla e stringerne il corpo a sé.

In quel momento, il capitano Winters pensò di star per annegare nel piacere di quel bacio. Mai aveva provato un desiderio simile, e sarebbe stato felice di morire l’indomani, se solo avesse potuto continuare a baciare Tiffani per tutta la notte. Per un istante, mentre si abbandonava completamente all’ondata di gioia, amore e desiderio, dimenticò la disperazione e ogni suo affanno, ed ebbe voglia d’una cosa sola: avvolgersi attorno a Tiffani, chiudersela, per così dire, come con una cerniera entro la pelle, ed estraniarsi da ogni cosa dell’universo.

Melvin e Marc stavano venendo al camerino in cerca di lui. Si avvicinarono tutt’altro che furtivamente o in silenzio, ma né Tiffani né lui si accorsero del loro arrivo. I due uomini videro così, attraverso la porta aperta, la coppia intenta a baciarsi. Si guardarono e, d’istinto, si toccarono fuggevolmente la mano. Conoscevano per esperienza le difficoltà degli amori non convenzionali…

Tiffani e Winters staccarono finalmente le labbra, e Tiffani, che dava la schiena alla porta, posò la testa sul petto del capitano. Questi aprì gli occhi e si vide davanti Melvin e Marc. Sbiancò, ma il regista gli fece un cenno come a dire: «Non importa. Sono affari vostri, non nostri».

Per delicatezza, Melvin e Marc attesero diversi secondi, così da far sembrare che fossero arrivati dopo il bacio. Winters diede un buffetto sulla spalla a Tiffani e la fece girare con gesto paterno. «Gran bello spettacolo, comandante» disse Melvin entrando. «E un’altra superesibizione da parte tua, signorina!» Tacque. Marc espresse i propri complimenti con un sorriso, e Tiffani si riaggiustò inconsapevolmente il vestito. «C’è fuori un certo tenente Todd che l’aspetta, comandante» soggiunse Melvin. «Dice che è urgente, e mi ha chiesto di dirle di affrettarsi.»

Il viso di Winters si contrasse in una smorfia. Ma che accidenti è venuto a fare, qui? pensò. E alle dieci passate di un sabato sera, per giunta! «Grazie, Melvin» rispose. «Gli dica che uscirò fra qualche minuto.»

Il regista e il suo amico si voltarono e uscirono dal camerino. Tiffani allungò il braccio a riprendere la sigaretta, la cui cenere s’era allungata tanto da cadere quasi dal portacenere. Dopo una boccata, la porse a Winters. «Ci hanno visti baciarci?» chiese ansiosa.

«No,» mentì lui, non senza avere immediata coscienza di quanto insostenibile fosse la sua fantasia. Ah, Tiffani, tesoro mio, amore mio adolescente , pensò. Abbiamo avuto fortuna, ma non inganniamoci da noi. Prima o poi, verremo inevitabilmente visti. La guardò negli occhi e vide la fiamma della passione adolescente. Di nuovo gli salì il desiderio. Abbassò le braccia e la tirò con forza a sé. E se verremo visti dalla persona sbagliata, sarà per me un rischio senza limiti , pensò, le labbra brucianti del bacio di lei.

Winters gettò a terra la sigaretta e la schiacciò col piede. Poi, scuotendo incredulo la testa, esclamò: «E lei mi viene a dire di aver arrestato quei tre e di tenerli in stato di detenzione alla base?».

Il tenente Todd rimase confuso. «Ma, signor comandante, non capisce? Abbiamo una serie intera di fotografie, su tre delle quali si vede chiaramente il mìssile! E altre mostrano il nero in una specie di laboratorio sottomarino che sta proprio là nell’oceano. È proprio come pensavo io, insomma. E di che altro avevamo bisogno? In più, li abbiamo colti sul fatto, mentre rientravano da un’immersione con ventidue chili — dico: ventidue chili! — d’oro negli zaini.»

Winters si girò e, rientrando in teatro, disse, nauseato: «Torni alla base, tenente. Arrivo fra cinque minuti».

Melvin e Marc, chiaramente, non aspettavano che lui e Tiffani per chiudere il teatro e andare alla festa. «Può portarla lei, Melvin?» chiese Winters. «Alla base è accaduto un grosso pasticcio, e pare proprio che tocchi a me andare a sistemarlo.» La conversazione con Todd aveva avuto un duplice, salutare effetto. Per prima cosa, gli aveva ricordato che esisteva un mondo reale, fuori dal teatro — un mondo che non avrebbe visto di buon occhio una relazione sessuale fra un quarantatreenne capitano di fregata e una liceale diciassettenne. Per seconda, che il pensiero di Tiffani si era riflesso negativamente sul suo lavoro, se un Todd aveva potuto arrestare e trattenere tre civili, fra cui una giornalista famosa. Questa era una faccenda da tenere costantemente sotto controllo, non da lasciar andare così , pensò. Ma, d’ora innanzi, quel tenente non muoverà un dito senza il mio personale permesso.

«Mi rincresce, Tiffani» disse in tono paterno, dopo un ambiguo abbraccio e un leggero bacio sul capo. «Verrò alla festa non appena mi sarò liberato.»

«Sbrigati, o perderai lo champagne» disse Tiffani con un sorriso. Melvin spense le luci del teatro, e tutt’e quattro si avviarono alla porta.

Winters, che aveva parcheggiato la macchina a quasi un isolato di distanza, salutò a gesti Tiffani che saliva in quella di Melvin. Mi domando se lo saprai mai, signorina , pensò. Se saprai mai quanto sia stato vicino a buttar all’aria tutto, stasera… Dentro di sé, si rivide ventiquattr’anni prima, in una fredda notte alla periferia di Filadelfia, quando, impazzito, aveva praticamente violentato Joanna Carr. Avviò la Pontiac e si staccò dal marciapiede. Sarebbe facile: dimenticare, per una volta, regole e remore, tuffarsi nell’acqua senza prima guardare… Ricordò il patto con Dio dopo la notte con Joanna. Tu hai mantenuto la tua parte di contratto, direi. E io sono diventato un ufficiale e un gentiluomo. E un assassino.

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