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John Shirley: La musica della città vivente

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John Shirley La musica della città vivente

La musica della città vivente: краткое содержание, описание и аннотация

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Il tema della città è stato più volte sfruttato in fantascienza, da quelle volanti di James Blish a quelle del lontano futuro di Clifford Simak. Ma nessuno, prima di John Shirley, aveva esplorato con tanta efficacia il mito della città vivente, organismo tipico del XX secolo e dintorni. Se le città hanno davvero un’anima, è possibile che sia maligna? E ammesso che si tratti di organismi senzienti, è concepibile che il rock sia l’equivalente della loro musica delle sfere? Lo scoprirà il lettore in questo thriller metropolitano ante-litteram, il libro che alla fine degli anni Settanta consacrò John Shirley come uno dei più promettenti autori di fantascienza moderna.

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Overview : — La metti in una compagnia molto illustre.

— Sporco bastardo — mormorò fra sé Cole, e si costrinse a continuare a leggere.

Cole : — Se lo merita di stare in compagnia con gente del genere. È…

Overview : — Qualche anno fa sei spuntato alla ribalta della vita politica cittadina, e poi sei scomparso.

Cole : — Oh, ho scritto qualche petizione, le ho fatte circolare, ho raccolto firme per i referendum, ho pubblicato qualche articolo, ho sostenuto un candidato… Non molto…

Overview : — Però correva voce che volessi presentarti per le elezioni del consiglio comunale.

Cole : — Ho preso in considerazione l’idea e ho concluso che non avevo troppe possibilità. Comunque sì, penso che m’interessino la vita politica e l’amministrazione della città, cose un po’ al di là dell’industria dello spettacolo. Probabilmente m’identifico con San Francisco. I problemi della città sono i miei problemi.

Overview : — Però hai sollevato un certo scandalo quando hai cercato di far passare la proposta che per gli affari di minore importanza si continuasse a usare denaro contante.

Cole : — Gli intrighi dell’Uee spaventano la gente.

Overview : — E di cosa avrebbe paura la gente?

Cole : — Del potere dell’organizzazione. Ci tiene tutti sotto i piedi perché controlla il modo in cui facciamo i nostri affari. E una situazione pericolosa. Prova a immaginare, tanto per fare un esempio, che la criminalità organizzata acquisti il controllo del Tif tramite l’Uee. Dato che tutte le transazioni avvengono per via elettronica, e dato che gli strumenti elettronici si possono comandare anche a distanza, potrebbero impossessarsi illegalmente di denaro, oppure… Ma non credo di dover entrare nei particolari.

Overview : — So che il tuo è uno di quei locali che hanno ricevuto un avvertimento dai vigilantes.

Cole : — Sì. Mi hanno incollato l’avvertimento sulla porta. Mi ci sono volute due ore per tirarlo fuori. Ma si sbagliano. Non è vero che io ho perdonato la prostituzione. Non l’ho nemmeno condannata. La gente è quello che è. Le prostitute esisteranno sempre. Adesso che la prostituzione è una cosa semi-legale, come fumare l’erba, che esiste un sindacato, è tutto molto più sicuro. Questo nuovo puritanesimo è assurdo, uomo. È sospetto.

Overview : — Come sarebbe a dire, sospetto?

Cole : — Sarebbe a dire che quella gente è troppo ben organizzata. Attaccano i vizi che rendono un sacco di soldi, il gioco, la prostituzione, ma non attaccano i nuovi programmi del governo per la distribuzione gratuita della droga, che servono solo a tenere calma una marea di drogati. Penso che lavorino per qualcuno che fa già i soldi col vizio e che vuole farne ancora di più…

Lo schermo si spense. Restò solo la scritta: DEPOSITATE I DOLLARI IN FONDI TIF PER ALTRI DIECI MINUTI. Cole scrollò le spalle e uscì dalla cabina. Tornò al club, riflettendo.

I rumori che provenivano dai bar si alzavano e si abbassavano al suo passaggio. Era una sera dolce, tiepida. Arrivò nei pressi dell’ Anestesia. La voce amplificata di Catz echeggiava tra gli edifici tutt’attorno. Cole ripensò alle immagini psi che lei gli aveva trasmesso. Un brivido freddo gli corse lungo la schiena.

Si fermò davanti all’ingresso del club. La band aveva smesso di suonare, per permettere a Catz di recitare una delle sue poesie. Cole restò ad ascoltare la città, ad analizzare i suoni. Guardò, studiò le sue impressioni. Ciò che stava cercando era lì. Era la presenza della città, la Gestalt superiore che armonizzava ogni diversità, la relazione invisibile fra il vetro rotto di una finestra e l’antenna di una limousine, il rapporto insondabile fra l’odore del vino vomitato e il profumo di un negozio di fiorista… La presenza che solo un idiota non avrebbe cercato. Perché comprendendo quella presenza, apprendendone gli attributi, in genere si riusciva a capire se dietro l’angolo era nascosta una gang micidiale, oppure se stava per scoppiare un incendio nel palazzo in cui si abitava. Magari si fuggiva d’improvviso da un certo posto, senza sapere perché; quello lo si scopriva il giorno dopo, leggendo i giornali, E quella presenza era lì, in quel momento. Ma se lo sconosciuto era davvero ciò che Catz diceva…

Poi Cole capì. La presenza era lì dov’era lui, fuori. Ma la personalità, la strana intelligenza che presiedeva ai rumori dell’attività cittadina, era smorzata, quasi assente. Localizzata. Per strada si avvertiva appena. Perché la personalità della città era dentro, racchiusa in un uomo che aspettava nel suo club. Dentro, con un cappello logoro e occhiali a specchio.

Cole annuì fra sé.

“Cercavo di trovare un terreno neutrale per entrare in contatto con la città nella sua totalità.”

Cole entrò nel suo club.

Eccolo lì. Non ebbe nessuna difficoltà a individuare l’uomo con gli occhiali a specchio.

Catz gli stava parlando, vicinissima, come fossero vecchi amici. Cole si fece strada tra la folla, gli occhi puntati sullo sconosciuto. Voleva parlargli, disperatamente; non aveva idea di cosa gli avrebbe detto.

Si fermò a un metro di distanza, fissò la propria immagine riflessa nelle lenti dell’uomo. Catz parlava dolcemente, le labbra vicine all’orecchio dell’uomo; i ritornelli ripetuti all’infinito della disco music impedivano a Cole di udire la voce di Catz. Una dozzina di domande si presentarono all’improvviso nella mente di Cole. Sembravano tutte idiote. Ma voleva chiedere: — Città, dove hai nascosto mia sorella Pearl? È alcolizzata e non la vedo da otto mesi. Credo che sia morta, oppure che si trovi a Oakland. Oakland non è la morte, però è senz’altro il coma. — E poi: — Città, non esiste un posto migliore dell’appartamento di due stanze nel quartiere Mission dove io possa vivere? — E: — Città, perché il mio migliore amico doveva morire sulla statale sotto le ruote di un semirimorchio? Hai qualcosa contro quelli che fanno l’autostop? — E: — Città, perché mi hai fatto comperare questo night-club quando tutti i miei amici mi consigliavano di presentarmi candidato alla carica di consigliere comunale? — Ma Cole non disse nessuna di queste cose. Fissò le lenti a specchio degli occhiali e, assurdamente, gli venne voglia di piangere. Si tolse il grembiale e lo gettò a terra. Per quella sera non l’avrebbe più usato, decise.

Una cameriera si avvicinò a parlare a Città. La disco si abbassò un attimo e Cole udì: — Quelli del tavolo cinque vorrebbero offrirvi da bere, signore. — Città annuì e la seguì nella foresta di giacche di scintiplastic e ghette zebrate verso il tavolo cinque, dove sedevano quattro voguer dall’espressione vacua, disperatamente ansiosi di divertirsi. La donna indossava un vestito di frammenti di vetro, gli uomini abiti trasparenti di plastica intrecciata, con gli orli di neon azzurri e rossi; uomini e donna portavano pennacchi di piume di struzzo e cinture di pelle di leopardo. Quell’estate, era chic vestire animali in via d’estinzione.

Città era a una dozzina di metri dai quattro voguer. Cole lo vide scomparire per un attimo tra la folla. Quando si era infilato nella calca umana, indossava ancora il cappello e l’impermeabile logoro; dieci secondi dopo, riapparve con una scintillante camicia di rete metallica, una fusciacca di seta rossa, ghette di raso giallo, niente cappello, stivaletti a punta di colore scuro, e gli stessi occhiali con la montatura in metallo nero e lenti a specchio.

Catz aveva ragione. Una città camminava fra gli uomini.

Catz restò alle spalle di Città, lo ascoltò parlare con il gruppo al tavolo. Cole non vedeva il viso di Città, ma capiva, dalle espressioni di fascino orripilato dei quattro snob, che Città stava parlando con loro. Catz rideva. Cole si avviò verso il tavolo; e più si avvicinava, più forte diventava la disco music, per quanto lui si allontanasse dagli altoparlanti…

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