Gordon Dickson - Soldato, non chiedere!

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— Queste, Signor Olyn — disse — sono informazioni militari riservate.

— Tuttavia — aggiunsi, chiudendo la valigetta — lei, con il suo grado di Colonnello, è l’effettivo Comandante delle Forze rimaste di questa Spedizione. Una tale posizione dovrebbe appartenere a qualcuno con almeno cinque gradi più del suo. Aspettate un ufficiale che abbia l’autorità di assumere il comando?

— Sono spiacente, ma dovrebbe porre la domanda al Quartier Generale su Armonia, Signor Olyn.

— Aspettate forse rinforzi e rifornimenti?

— Anche se fosse — disse con voce uniforme — la considererei un’informazione riservata.

— Lei è al corrente che ci sono molte voci sul fatto che lo Stato Maggiore di Armonia consideri ormai questa Spedizione su S. Maria una causa persa? Ma che, per non perdere la faccia, preferiscano abbandonarvi qui, piuttosto che farvi ritirare?

— Capisco — disse.

— Non desidera commentare?

Il volto scuro, giovane e imperscrutabile non rivelò alcuna emozione. — Non commento mai le semplici voci, Signor Olyn.

— Un’ultima domanda. Quando l’offensiva primaverile dei mercenari Esotici inizierà, avete in programma di ritirarvi verso ovest?

— I Prescelti da Dio non si ritirano mai — disse. — Né abbandonano, o vengono abbandonati dai loro Fratelli in Dio. — Si alzò. — Ho del lavoro da sbrigare, Signor Olyn.

Mi alzai anch’io. Ero più alto, più vecchio e più massiccio di lui, ma il suo innaturale portamento lo faceva sembrare uguale a me, se non più grosso. — Le parlerò ancora più ardi, quando avrà più tempo — aggiunsi.

— Certamente. — Sentii la porta che si apriva alle mie spalle. — Caporale — si rivolse all’uomo che era entrato — si occupi del Signor Olyn.

Il Caporale che mi era stato assegnato mi aveva trovato una piccola stanzetta con le pareti di cemento, una sola finestra in alto, un lettino da campo e un armadietto. Mi lasciò entrare per un istante e tornò con un permesso firmato.

— Grazie — dissi, prendendolo. — Dove posso trovare il Quartier Generale degli Esotici?

— Le ultime notizie, signore — disse — li segnalano a novanta chilometri a est da qui, a Nuova San Marco. — Era alto come me, ma, come la maggior parte di loro, più giovane di almeno una dozzina di anni, e l’innocenza contrastava con lo strano autocontrollo che tutti possedevano.

— San Marco — lo fissai. — Suppongo che voi soldati sappiate che il Quartier Generale su Armonia ha deciso di non sprecare uomini per sostituirvi qui.

— No, signore — disse. Se avessi parlato del tempo, la sua reazione sarebbe stata uguale. Quei ragazzi erano ancora forti e difficili da spezzare. — C’è altro?

— No — dissi. — Grazie.

Uscì e lo seguii, poi salii in macchina e mi diressi verso est, attraverso novanta chilometri di paesaggio sempre uguale, verso Nuova San Marco. Ci misi circa tre quarti d’ora per arrivarci, ma non andai subito al Quartier Generale degli Esotici. Avevo altra carne da mettere al fuoco.

Trovai facilmente il negozio del gioielliere, tre gradini sotto al livello del marciapiede, una porta con il vetro smerigliato e, all’interno, una stanza lunga, piena di espositori in vetro e poco illuminata. Un uomo anziano era dietro al banco in fondo alla stanza e notai che stava osservando il mio trench e il distintivo da reporter, mentre mi avvicinavo.

— Signore? — disse, quando fui fermo davanti a lui. Alzò i vecchi occhi grigi che spiccavano su un viso ancora fresco.

— Penso conosciate ciò che rappresento — dissi. — Tutti i Mondi conoscono i servizi giornalistici e sanno che non sono politicamente coinvolti.

— Signore?

— Scoprireste comunque come sono venuto a conoscenza del vostro indirizzo. — Continuai a sorridere. — Le dico subito che è stato il Signor Imera, dello spazioporto, a segnalarmelo. Gli ho promesso protezione in cambio dell’informazione. Apprezzerei quindi se rimanesse sano e integro.

— Sono spiacente… — Mise le mani, su cui spiccavano molte vene dovute all’età, sul bancone. — Desidera acquistare qualcosa?

— Sono disposto a pagare con molta riconoscenza le buone informazioni — dissi.

Tolse le mani dal banco. — Signore — disse con un sospiro — credo che abbiate sbagliato negozio.

— Io credo di no — aggiunsi. — Il negozio forse è sbagliato per ciò che rappresenta in realtà. Io credo di essere in una sezione del Fronte Azzurro e di stare parlando con un suo rappresentante.

Scosse la testa, lentamente, ritraendosi.

— Il Fronte Azzurro è illegale — disse. — Arrivederci, signore.

— Un momento, ho un paio di cose da dire.

— Sono spiacente. — Indietreggiò fino a una tenda che copriva una porta. — Non posso ascoltare. Nessuno starà in questa stanza con lei, finché si ostinerà a parlare di queste cose.

Scostò la tenda e scomparve, lasciandomi solo a esaminare la lunga stanza vuota.

— Bene — dissi, alzando la voce — suppongo di dover parlare ai muri, ma sono sicuro che mi possono sentire.

Feci una pausa, ma non udii alcun rumore, perciò continuai.

— Vediamo! Sono un corrispondente e tutto ciò che mi interessa è qualche informazione. Secondo le nostre valutazioni sulla situazione militare qui a S. Maria, le Forze di Spedizione degli Amici sono state abbandonate dal loro Quartier Generale, e, credetemi, non c’è niente di più vero. Inoltre, non appena il terreno sarà abbastanza asciutto da consentire lo spostamento di mezzi pesanti, verranno certamente attaccate e schiacciate dalle Forze Esotiche.

Ancora nessuna risposta, ma il mio sesto senso mi diceva che mi stavano ascoltando e anche guardando. Continuai.

— Da ciò deduciamo — e questa volta stavo mentendo, ma non avrebbero potuto scoprirlo — che sia inevitabile che il Comando Amico sia obbligato a mettersi in contatto con il Fronte Azzurro. L’assassinio di Comandanti nemici viola espressamente il Codice dei Mercenari e i Patti di Guerra Civile, ma i civili possono fare ciò che i soldati non possono.

Ancora nessun rumore o movimento al di là della tenda.

— Un giornalista come me — aggiunsi — è in possesso di Credenziali di Imparzialità, che, come ben sapete, sono tenute in alta considerazione. Voglio solo farvi qualche domanda e le risposte rimarranno confidenziali…

Attesi, per l’ultima volta, poi, non ottenendo risposta, mi voltai e attraversai la stanza fino all’uscita. Solo quando fui fuori in strada lasciai che il senso di trionfo mi pervadesse e mi rinfrancasse.

Avrebbero abboccato; la gente come loro ci casca sempre. Salii in macchina e mi diressi al Quartier Generale Esotico.

Si trovava fuori città. Un Colonnello mercenario di nome Janol Marat mi prese in consegna, scortandomi alla struttura a pallone dell’edificio adibito a Quartier Generale.

C’era un’atmosfera di determinazione, un’accogliente e sicura operosità; erano tutti armati e ben addestrati. Era una cosa che saltava all’occhio dopo essere stati dagli Amici, e lo dissi a Janol.

— Abbiamo un Generale Dorsai e siamo in numero superiore ai nostri avversari. — Replicò, con un sorriso compiaciuto. Il viso era lungo e molto abbronzato, con due profonde rughe ai lati della bocca. — Ciò renderebbe ottimista chiunque. Inoltre, il nostro Comandante, se vince, viene promosso e torna a casa, probabilmente in una posizione che lo terrà lontano dai campi di battaglia. Vale la pena di vincere.

Ridemmo entrambi.

— Continui — lo invitai. — Devo trovare sostegno a tutte le informazioni che spedisco alla mia agenzia.

— Dunque — disse, rispondendo al saluto di un Caporale che passava di lì, un Cassidiano — suppongo che si possa parlare del solito fatto che i nostri datori di lavoro, gli Esotici, non usano la violenza e sono quindi sempre piuttosto generosi quando si tratta di pagare uomini e attrezzature. E, come lei sa, il Governatore Aggiunto è l’Ambasciatore degli Esotici a S. Maria.

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