«Inoltre, Thomas, la pantera cinghiale uccide e mangia il luporrendo, il leone giallo, il roc e la stessa idra. E intorno a noi, da ogni parte, ci sono almeno altre venti creature che possono fare a pezzi un uomo a mangiarlo.»
— Sono pronto a scommettere che un buon cacciatore potrebbe vivere meravigliosamente in questo luogo — disse Thomas. — Tu mi hai descritto un’incredibile abbondanza di selvaggina. La vita qui sarebbe intensa e piena di soddisfazioni.
— Io ho vissuto qui come cacciatore — replicò Paul. — Ci sono ancora poche migliaia di cacciatori su Astrobia. Ho vissuto con loro per qualche mese, quando dovevo nascondermi. Sì, la vita quassù è intensa. Le soddisfazioni sono inafferrabili, ma per certa gente sono tutto. Tuttavia quelli che si dedicano alla caccia non arrivano mai alla vecchiaia… anche se sono uomini che hanno qualcosa che li distingue, un sapore tutto particolare. Immagino che anche il leone giallo sia della stessa idea…
— Oh, Astrobia, il tuo sale non ha ancora perduto il suo sapore! — gridò Thomas. — Non è stupendo? Avevo l’impressione che, nonostante le sue meraviglie, la civile Astrobia fosse un po’ insipida. Ma non è così. Qui c’è tutto il sale di cui abbiamo bisogno. Qui c’è abbastanza lievito per far crescere la pagnotta. Dobbiamo soltanto garantirci che, questa volta, le dosi siano giuste!
— Non vorrai dire che Astrobia deve esporsi ancora di più ai pericoli di queste terre dimenticate! — esclamò Scrivener. — Sono orrori peggiori della morte. Devono restare nascosti per sempre.
— Ma — chiese Thomas, — siamo armati? Sembra che nessuno ci abbia pensato… Devo essere sempre io quello che pensa per tutti?
— Io sono sempre armato — disse Paul. — Ho con me un coltello a lama corta, l’unica arma che un cacciatore delle zone incolte si degna di usare. E credo che anche Maxwell sia armato: anche lui ha fatto il cacciatore, in qualcuna delle sue vite.
— Anch’io sono armata — fece Evita. — La qui presente donna bambina era una cacciatrice; molto tempo fa, più di quanto voi possiate credere. Non certo per difendere me stessa, visto che posso sempre stregare gli animali. Per difendere il nostro Thomas, il Santo.
Discesero per parecchi metri sotto le cime degli alberi, e raggiunsero quello che si poteva quasi definire un terreno solido, anche se crepe capricciose tradivano la verde tenebra irta di radici dell’abisso sottostante.
— Dovrebbe esserci almeno una creatura capace di vivere in quest’oscurità verde — osservò Thomas. — Sesto Empirico diceva che ogni ambiente deve avere il suo genius loci. Ma uno spirito che si adatti a questo verde sottosuolo dev’essere ben strano.
— Non dirmi strano, caro Thomas — disse una voce verdeggiante. — Sono certo che Sesto Empirico parlava di me, e anche di te. Anche tu sei uno spirito, ma un uomo non si considera mai sotto questo aspetto. Un uomo crede di essere tale, quando viene allevato dagli esseri umani.
La voce verdeggiante proveniva da un monaco che indossava la tonaca verde dell’ordine di sant’Arpionaio. Era nero (e tuttavia c’era una sfumatura verde cupo nel suo nero) e ammiccava verso di loro, sogghignando. Tutti lo fissarono, stupiti del modo in cui era comparso tra loro, come dal nulla.
— Liberaci da luporrendi, pantere e cose programmate — li benedisse il monaco. — Queste ultime vi stanno inseguendo, lo sapete? Sono le più difficili da scoprire: non hanno odore.
— Cosa ci fa un bravo monaco nei boschi malsani di Astrobia? — gli chiese Thomas.
— Santa Cathead, sto pescando, naturalmente! Ma cosa ci fa della brava gente come voi in un posto simile? Mi ricordate un’epopea della Vecchia Terra, Pollicin del bosco. Pollicino siete voi. Quanto a me, io sono padre Oddopter delle Tonache Verdi, ma adesso mi accorgo che non siete affatto delle normali persone perbene. C’è Maxwell, l’incarnazione che brucia corpi uno dietro l’altro, e noi preghiamo per lui. C’è l’Evita bambina, archetipo dei sogni lascivi d’ogni religioso, ed è lei a pregare per noi. è la protagonista di tutte le leggende delle terre incolte. C’è Paul, che conosciamo bene. Morirà in una missione di cui non conoscerà mai lo scopo. E ci sei tu, Thomas, incredulo come l’apostolo di cui porti il nome. Sei risorto, ma porti su di te un doppio segno. Lo Spirito Santo ha scelto strumenti ben strani. A volte mi chiedo se non sia impazzito. E ci sono gli altri due: l’uomo nulla, e quello ancor meno di nulla.
— Quale dei due sono io? — domandò Slider, sorridendo amaro.
— Oh, tu sei l’uomo nulla. L’altro è ancora meno di nulla. Come? Diventa rosso dalla rabbia? Com’è difficile accettare la semplice verità!
Scrivener stava veramente diventando paonazzo dalla rabbia.
— Cosa stai pescando di speciale, padre Oddopter? — chiese Thomas More, il risorto che portava su di sé un doppio segno.
— Vedrai — rispose il monaco.
E gli avvenimenti presero a snocciolarsi fitti fitti come corvi. Avevate dubitato del colore degli occhi di Evita, che sembravano ora verdi, ora grigi? Adesso erano verdi, verdi, del luminoso verde dell’attesa.
Il monaco si arrotolò una corda intorno al polso e maneggiò un arpione lungo un metro. Scrutò la superficie verde dell’acqua con occhi verdeneri circondati di rughe. Poi si tuffò sulla preda, completamente vestito, con un volo possente nell’acqua verdeggiante. Vi fu un’improvvisa turbolenza. Una lotta titanica si scatenò sott’acqua: una forza incredibile che si dibatteva per spezzare qualcosa di molto pesante.
La tonaca verde riaffiorò; con una sola spinta si issò sulla piattaforma di radici. Tirò la corda, e nel far questo le mani e i polsi gli si ingrossarono in modo così terrificante che sembrava impossibile appartenessero a lui. L’acqua era torbida e insanguinata; quando la cosa affiorò, il monaco la tirò fuori dall’acqua per metà.
Era qualcosa di grasso, a forma di disco, nero e tremolante, e un terzo della sua circonferenza era costellato di denti rabbiosi. Pesava almeno un quintale e mezzo, e avrebbe potuto spezzare in due il corpo di un uomo.
— Mi definivo un pescatore, sulla Vecchia Terra — esclamò Thomas, con ammirazione, — ma nella mia vita non ho mai catturato un pesce così grande. Accidenti, non basta vedere per credere!
— Thomas, Thomas — lo rimproverò il monaco, — questa è solo la mosca che si raccoglie col palmo, per usarla sull’amo. Questo non è il pesce, è l’esca.
Il monaco infilzò altri tre arpioni nella creatura, che ancora si dibatteva stridendo. Adesso c’era qualcosa d’altro, laggiù, nelle profondità dell’acqua: immense ali, che sembravano raccogliersi per balzare in alto. Le più grandi ali mai viste. Il monaco assicurò i cavi degli arpioni a numerosi grossi rami e radici. L’esca colossale, per tre quarti immersa, ancora si dibatteva.
Poi il monaco balzò a cavalcioni sulla sua esca e la squartò con un colpo preciso del coltello. Il sangue uscì a fiotti dal corpo, un torrente rosso cupo che schizzò in tutte le direzioni, esalando un odore inebriante d’acciaio marziale e di rami scortecciati: l’odore del campo di battaglia.
Attraverso un potente organo, ancora immerso, la creatura continuava a ruggire rabbiosamente, facendo tremare l’acqua e l’aria. Il monaco si mantenne in sella e colpi ancora il corpo semiaffondato, mettendo a repentaglio braccia e gambe, e la stessa vita.
— Diavolaccio, sali e muori! Guarda chi ti aspetta fuori! — Evita stava intonando questa specie di canzoncina infantile, ma nei suoi occhi verdi c’era il fuoco antico di un vulcano acceso da un miliardo di anni.
— Presto! — gridò Paul, — sta risalendo con la velocità del fulmine!
— Lo so, lo so — mormorò il monaco. — Santa Cathead, sale in fretta, ma l’ultimo istante è il migliore.
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