Jack Vance - I racconti inediti

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I racconti inediti: краткое содержание, описание и аннотация

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L’antologia di Jack Vance presenta al lettore i seguenti racconti di fantascienza: «ICABEM», «La selezione», «Il sifone plagiano», «Il fato del Phalid», «Il Tempio di Han», «Il figlio dell’albero» ed «I signori di Maxus».

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«Che tipo di uomo è quella creatura morta sul pavimento, di che razza?»

«È un Plag, un Signore dell’Universo.»

Allixter sbuffò. «Ce ne sono altri nelle vicinanze?»

«Ce ne sono dodici in condizioni simili a questo.»

Un brivido leggero corse lungo il collo di Allixter. «Cosa vuoi dire, condizioni simili?»

«Funzioni corporee interrotte per disorganizzazione dei centri mentali.»

«Morti?»

«Morti.»

«Tu li hai uccisi?»

«Le strumentazioni protettive li hanno uccisi.»

«Perché?»

«Il circuito inibitore non funziona. La macchina ha l’ordine fondamentale di non uccidere i Plag. Questo ordine è interrotto. Adesso la macchina uccide i Plag liberamente senza inibizioni, e distrugge casualmente gli impianti dei Plag.»

«Allora perché non uccidi i nativi?»

«Gli inibitori riguardanti gli autoctoni sono ancora attivi. La macchina protegge gli autoctoni. La macchina uccide forme di vita aliene che entrano in questa stanza, il centro mentale della macchina. Tu sopravvivi solo per caso; le unità di attenzione, togliendo energia ai monitor B-sub C, mettono in disparte gli sterminatori.»

Allixter fece una smorfia. «Da qualche parte c’è una grave svista.»

La macchina rimase in silenzio. Allixter aspettava una risposta. Un secondo… due secondi. Si rese conto con un po’ di urgenza che la macchina rispondeva solo alle domande, che i circuiti non erano regolati per scambiare due chiacchiere con dei passanti casuali.

Senza riflettere, disse: «Sì. No. Ho visto robot, e macchine calcolatrici, e meccanismi automatici, ma niente come te. Sei un bel pezzo di macchina, non trovi?»

«Sì.»

Un secondo… due secondi. La mente di Allixter era vuota.

«Ah. I Plag hanno costruito tutti questi macchinari?»

«I Plag hanno organizzato le parti fondamentali, consistenti nei segmenti di programmazione, ingegneria, meccanica, energia e operatività, e hanno delineato i fini ultimi desiderati. Gli elementi sussidiari sono stati concepiti dal segmento di programmazione, progettati dal segmento di ingegneria, costruiti nella fabbrica centrale. Ora l’intero pianeta è una rete di vari agenti che il segmento di programmazione considera utili.»

«Perché tutti quegli scoppi? Gli edifici che esplodono, i fianchi delle colline che sputano fuori fiamme?»

«Gli impianti che beneficiano i Plag vengono distrutti. Esistono agenti distruttivi. Precedentemente gli inibitori li controllavano. Adesso gli inibitori sono esclusi. Gli agenti distruttivi si attivano a caso.»

Allixter sogghignò. «Ai Plag non piacerà tutto questo, non credi?»

«Informazione accurata non disponibile.»

«Come faranno i Plag ad aggiustare la macchina?»

«Nessuna informazione. Appena i Plag arrivano vengono uccisi.»

«E come mai i nativi mi stavano aspettando alla cortina di entrata?»

«Informazione precisa non disponibile. Esiste la possibilità che abbiano inviato un messaggio su Plagigonstok richiedendo una squadra di servizio, e che aspettassero risposta.»

«Ah!» Allixter annuì sapientemente. «Da quanto tempo la macchina è guasta? E perché l’uomo di servizio Plag non l’ha riparata subito prima che peggiorasse?»

«Quando la macchina è guasta l’unità di manutenzione si muove lungo la guida fino al punto che interessa la rottura, e compie le necessarie sostituzioni. Il meccanico di servizio non ripara mai la macchina. È troppo complessa. In questo caso l’unità di manutenzione era guasta, e il meccanico era impegnato nella sua riparazione. Allora il circuito inibitore si è fuso. Gli ordini fondamentali si sono attivati, e gli sterminatori hanno ucciso il Plag.»

Allixter sospirò. Poi, ricordando che sospirare occupava del tempo, disse: «Come posso prolungare questo limite di tempo di tre secondi? Non posso restare qui per sempre a farti domande.»

«Puoi fornire dei problemi per tenere occupate le unità di attenzione, o meglio puoi riparare il circuito inibitore oppure l’unità di manutenzione.»

«E mentre sono al lavoro tu mi uccidi?»

«Sì.»

«Perché una gallina attraversa la strada?»

«Presumibilmente le motivazioni e le restrizioni relative all’eventuale azione raggiungono un equilibrio che consiglia il movimento piuttosto che la stasi.»

«Quando due e due fanno tre?»

La voce disse: «L’unità di attenzione sarà occupata con il problema per sei minuti. Questo è il tempo necessario per esaminare tutte le condizioni possibili secondo tutti i programmi matematici inseriti nel nucleo.»

Allixter guardò l’orologio. «Bene. Nel frattempo avrò modo di inventare qualcosa.»

Si rilassò, ammaccò la pellicola del casco per massaggiarsi la fronte. Sei minuti… avrebbe mai dormito di nuovo? E la vecchia vita sulla Terra! Con malinconia e nostalgia pensò al bardi Buck, nell’Hub, i volti familiari attorno all’ovale di noce, i grandi boccali di vetro con la spuma traboccante…

Si costrinse a ritornare al presente. A quanto pareva il suo futuro sarebbe stato dedicato a intrattenere quel robot planetario con enigmi, indovinelli, e passatempi matematici. Almeno, pensò Allixter con un ghigno acido, sapeva come bloccarla per più di tre secondi. La cosa da fare era trovare il guasto e riparare la macchina. Cosa diavolo non andava? Il circuito inibitore? L’unità di manutenzione? Erano entrambi guasti, una situazione spiacevole. Il sistema di riparazione serve a mantenere operativo il macchinario, ma non c’era niente per riparare il sistema di riparazione.

Andò a zonzo per la stanza, esaminò l’interno dove era stato rimosso il pannello dalla parete. Una complessità dopo l’altra, forme non familiari, conduttori e fili di circuiti stampati, ranghi su ranghi. Ci sarebbe voluto un mese di lavoro solo per tracciare un angolo del meccanismo.

Raccolse un attrezzo. Parola mia , pensò Allixter, qui c’è davvero un bell’equipaggiamento. Ora, se potessi brevettare questo arganetto tascabile, potrei guadagnare un milione tranquillamente. E questo cos’è? È una sega, perdiana. Non l’avrei mai creduto… Accidenti, potrei conficcare questo braccio per una iarda ovunque, e i denti trapasserebbero anche la lega più dura. Bravi, questi Plag.

Però, questo dispositivo conduttore, abbiamo la stessa cosa sulla Terra. Stesso disegno, identico… strano. Una di quelle coincidenze insolite che si notano quando si va avanti e indietro da un mondo all’altro… Mio Dio, il tempo. Guardò l’orologio. Cinque secondi.

Ma non correva un pericolo immediato. Il robot aveva parecchio da riferire. «Archiviato sotto indici di risolubilità esiste un certo numero di situazioni in cui due unità di una sostanza e due unità di un’altra sostanza, mischiate, risultano in tre unità di una sostanza finale. Questi casi non sono rigorosi, e possono venire accantonati. Comunque nel caso di…» La voce si lanciò in una monotona terminologia matematica che per Allixter non significava nulla.

Ascoltò per cinque minuti, ma il fluire di simboli non dava segno di finire. Continuando a prestarvi attenzione con metà orecchio, si mise a camminare avanti e indietro studiando la stanza. Le piastrelle rosse del pavimento erano di una sostanza gommosa, posata con precisione microscopica.

Allixter ne tagliò una scheggia con il coltello e la lasciò cadere nella borsa. Gli avrebbe fruttato una fortuna, una volta tornato sulla Terra, gommaresistente al fluoro. Le sue dita urtarono un oggetto duro e rotondo, una forma non familiare. La tirò fuori.

Ah, il piccolo cristallo marino che brillava con una luminosità così affascinante. Solo ventiquattro ore prima aveva raccolto quella piccola sfera sulla spiaggia di — che pianeta era? — e adesso… Allixter sorrise amaramente. Mille franchi al mese per fare da balia a un robot impazzito fino alla guarigione, per vagabondare su uno strano pianeta grigio in cerca del teletrasporto che lo riportasse sulla Terra. Poteva essere sottoterra, poteva essere diecimila miglia a nord, a est, a sud, a ovest.

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