• Пожаловаться

Fredric Brown: Arena

Здесь есть возможность читать онлайн «Fredric Brown: Arena» весь текст электронной книги совершенно бесплатно (целиком полную версию). В некоторых случаях присутствует краткое содержание. Город: Milano, год выпуска: 1982, категория: Фантастика и фэнтези / на итальянском языке. Описание произведения, (предисловие) а так же отзывы посетителей доступны на портале. Библиотека «Либ Кат» — LibCat.ru создана для любителей полистать хорошую книжку и предлагает широкий выбор жанров:

любовные романы фантастика и фэнтези приключения детективы и триллеры эротика документальные научные юмористические анекдоты о бизнесе проза детские сказки о религиии новинки православные старинные про компьютеры программирование на английском домоводство поэзия

Выбрав категорию по душе Вы сможете найти действительно стоящие книги и насладиться погружением в мир воображения, прочувствовать переживания героев или узнать для себя что-то новое, совершить внутреннее открытие. Подробная информация для ознакомления по текущему запросу представлена ниже:

Fredric Brown Arena

Arena: краткое содержание, описание и аннотация

Предлагаем к чтению аннотацию, описание, краткое содержание или предисловие (зависит от того, что написал сам автор книги «Arena»). Если вы не нашли необходимую информацию о книге — напишите в комментариях, мы постараемся отыскать её.

Anche pubblicato come “Il duello”.

Fredric Brown: другие книги автора


Кто написал Arena? Узнайте фамилию, как зовут автора книги и список всех его произведений по сериям.

Arena — читать онлайн бесплатно полную книгу (весь текст) целиком

Ниже представлен текст книги, разбитый по страницам. Система сохранения места последней прочитанной страницы, позволяет с удобством читать онлайн бесплатно книгу «Arena», без необходимости каждый раз заново искать на чём Вы остановились. Поставьте закладку, и сможете в любой момент перейти на страницу, на которой закончили чтение.

Тёмная тема

Шрифт:

Сбросить

Интервал:

Закладка:

Сделать

Il Rotolante si allontanò dall’incendio a distanza di sicurezza, e parve concentrarsi nuovamente su Carson, che sentì un’altra volta l’ondata di quell’odio nauseante investirlo. Ma più debole: anche il Rotolante si stava indebolendo, oppure Carson stava imparando a difendersi dai suoi attacchi mentali.

Gli fece uno sberleffo, poi l’obbligò a correr via, mettendosi al sicuro, scagliandogli addosso una pietra. Il Rotolante andò dritto al fondo dell’arena, e ricominciò a strappare i cespugli dal suolo. Probabilmente aveva intenzione di costruirsi un’altra catapulta.

Carson controllò, per la centesima volta, che la barriera fosse ancora in funzione, poi crollò seduto per terra accanto ad essa, poiché all’improvviso si sentì troppo privo di forze per restare in piedi.

Ora, la gamba ferita gli pulsava costantemente, e i morsi della sete erano sempre più violenti. Ma erano lievi fastidi al confronto della mortale stanchezza fisica che gli aveva afferrato tutto il corpo.

E il calore.

L’inferno doveva essere così, pensò. L’inferno al quale gli antichi avevano creduto. Lottò per rimanere sveglio, eppure rimanere sveglio gli pareva futile, poiché non c’era niente che potesse fare. Niente, fintantoché la barriera fosse rimasta invalicabile, e il Rotolante fuori della sua portata.

Ma doveva esserci qualcosa. Cercò di ricordare cose che aveva letto in libri di archeologia sulle tecniche di combattimento impiegate nelle epoche che avevano preceduto l’impiego del metallo e della plastica. Il proiettile di pietra: quello era venuto per primo, pensò. Be’, lui l’aveva già.

L’unico miglioramento sarebbe stata l’aggiunta di una catapulta, come quella del suo rivale. Ma non sarebbe mai stato capace di costruire una catapulta, non certo con i pezzetti di legno a sua disposizione nei cespugli: non c’era un pezzo più lungo d’una trentina di centimetri. Sì, avrebbe potuto ideare il modo di farne una, ma il lavoro sarebbe durato giorni, e lui non avrebbe mai avuto la forza sufficiente.

Giorni? Ma il Rotolante ne aveva fatta una. Erano lì da giorni? Poi ricordò che il Rotolante aveva molti tentacoli per quel genere di lavoro, e senza dubbio poteva farlo molto più in fretta di lui.

E inoltre, una catapulta non avrebbe risolto la questione. Doveva trovare di meglio.

Arco e frecce? No, aveva provato a tirare con l’arco, una volta, e sapeva quant’era inetto. Perfino con una moderna attrezzatura sportiva in duracciaio, fabbricata per ottenere la massima precisione. Con un arco abborracciato alla bell’e meglio, come quello che avrebbe potuto mettere insieme con ramoscelli e viticci, là, dubitava assai di poter scagliare una freccia più lontano di quanto riusciva a scagliare una pietra, e certo la mira sarebbe stata molto peggiore.

Una lancia? Be’, avrebbe potuto farsela. Sarebbe stata inutile come arma da lancio a distanza, ma sarebbe stata utilissima per uno scontro ravvicinato. Sempre che fosse riuscito ad avvicinarsi quanto bastava.

E fabbricarne una gli avrebbe dato qualcosa da fare. L’avrebbe aiutato ad evitare che la sua mente divagasse, come già stava facendo. Adesso, doveva spesso compiere uno sforzo per concentrarsi sul perché si trovava lì, e perché doveva uccidere a tutti i costi il Rotolante.

Per felice sorte si trovava accanto a uno dei mucchi di pietre. Cominciò a fare un’accurata cernita, fino a quando non ne trovò una che aveva all’incirca la forma di una punta di lancia. Con una pietra più piccola cominciò a scheggiarla per darle la forma giusta, modellando degli uncini affilati, rivolti all’indietro, sui lati, cosicché se si fosse conficcata, non sarebbe stato possibile strapparla fuori.

Un’arpione? Già, l’idea era buona, l’arpione avrebbe funzionato meglio della lancia, forse, in quella folle contesa. Una volta che fosse riuscito a piantarlo nel corpo del Rotolante, avendo solidamente legato una corda all’estremità dell’asta, avrebbe potuto tirare il Rotolante fino a contatto della barriera, e il suo coltello di pietra avrebbe completato l’opera, passando attraverso la barriera, anche se le sue mani non avrebbero potuto seguirlo…

Fabbricare l’asta fu più difficile della testa di pietra affilata. Ma sezionando in due e divaricando le estremità di quattro fra i più grossi ramoscelli che trovò, infilandoli l’uno nell’altro e legando gli incastri con dei viticci sottili ma resistenti, ottenne un’asta robusta lunga circa un metro e trenta. A un’altra tacca praticata a un’estremità fissò la testa di pietra, tenendola saldamente in posizione con viticci ancor più strettamente legati.

Era un’arma rozza, ma d’indubbia efficacia.

E la corda: con un gran numero di quei robusti viticci si confezionò una corda lunga sette metri. Era leggera e sembrava fragile, ma Carson sapeva che avrebbe retto al suo peso, e ce n’era d’avanzo. Legò un’estremità della corda all’asta dell’arpione, e l’altra estremità al suo polso destro. Anche se avesse mancato il colpo, scagliando l’arpione sull’altro lato della barriera, avrebbe potuto tirarlo indietro.

Poi, quand’ebbe stretto l’ultimo nodo e non vi fu più nulla da fare, il calore e la stanchezza e il dolore alla gamba e la sete tremenda all’improvviso furono mille volte peggiori di quant’erano mai stati prima.

Cercò di alzarsi, per vedere ciò che adesso stava facendo il Rotolante, e scoprì di non riuscire a mettersi in piedi. Al terzo tentativo, riuscì soltanto a sollevarsi in ginocchio per un attimo, ricadendo poi lungo disteso.

«Devo dormire», pensò. «Se si dovesse arrivare adesso alla resa dei conti, il nemico mi troverebbe impotente. Se sapesse in che condizioni mi trovo, si precipiterebbe qui subito a uccidermi. Devo a tutti i costi recuperare un po’ di forza».

Lentamente, tra mille fitte di dolore, strisciò lontano dalla barriera. Dieci metri, venti…

Il tonfo sordo di qualcosa che era caduto sulla sabbia, sfiorandolo, lo risvegliò da un sogno confuso e orribile, precipitandolo in una realtà ancora più confusa e orribile. Aprì nuovamente gli occhi alla radiosità azzurra sulla sabbia azzurra.

Per quanto tempo aveva dormito? Un minuto? Un giorno?

Un’altra pietra cadde, anch’essa vicinissima, schizzandolo di sabbia. Portò le braccia sotto di sé e, spingendosi, si rizzò a sedere. Si girò e vide il Rotolante a una ventina di metri di distanza, alla barriera.

Quando lo vide muoversi, l’alieno rotolò via in fretta, senza più fermarsi, finché non fu il più lontano possibile.

Carson si rese conto di esser piombato nel sonno troppo presto, quand’era ancora alla portata dei lanci del Rotolante. L’alieno, vedendolo disteso immobile, aveva osato avvicinarsi fino alla barriera, per scagliargli addosso delle pietre. Per fortuna, l’alieno non si era reso conto di quanto lui fosse debole altrimenti, invece di fuggir via, sarebbe rimasto li a tempestarlo di colpi.

Aveva dormito a lungo? Si chiese Carson. Probabilmente no, poiché si sentiva stremato e dolorante come prima. Per niente riposato, ma neppure più assetato. Probabilmente era rimasto lì disteso soltanto pochi minuti.

Ricominciò a strisciare, e questa volta si sforzò di arrivare alla maggior distanza possibile, quando la parete opaca e smorta del guscio esterno dell’arena fu soltanto a un metro da lui.

Poi, ripiombò nell’incoscienza…

Quando si svegliò, niente intorno a lui era cambiato, ma questa volta seppe di aver dormito a lungo.

La prima cosa della quale divenne conscio fu l’interno della sua bocca, secco, incrostato. La lingua gli si era gonfiata.

Sapeva che c’era qualcosa di sbagliato, mentre ritornava a una relativa lucidità. Si sentiva meno stanco, lo stadio dell’esaurimento totale era passato. Il sonno vi aveva posto rimedio. Ma sentiva dolore, un dolore tormentoso. E soltanto quando tentò di muoversi, seppe che proveniva dalla sua gamba.

Читать дальше
Тёмная тема

Шрифт:

Сбросить

Интервал:

Закладка:

Сделать

Похожие книги на «Arena»

Представляем Вашему вниманию похожие книги на «Arena» списком для выбора. Мы отобрали схожую по названию и смыслу литературу в надежде предоставить читателям больше вариантов отыскать новые, интересные, ещё не прочитанные произведения.


Fredric Brown: Gli ondifagi
Gli ondifagi
Fredric Brown
Fredric Brown: Le ali del diavolo
Le ali del diavolo
Fredric Brown
Fredric Brown: Pi nel cielo
Pi nel cielo
Fredric Brown
Fredric Brown: Toc, toc
Toc, toc
Fredric Brown
Fredric Brown: Vietato l'accesso
Vietato l'accesso
Fredric Brown
Отзывы о книге «Arena»

Обсуждение, отзывы о книге «Arena» и просто собственные мнения читателей. Оставьте ваши комментарии, напишите, что Вы думаете о произведении, его смысле или главных героях. Укажите что конкретно понравилось, а что нет, и почему Вы так считаете.