James Tiptree Jr. - Houston, Houston, ci sentite?

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Houston, Houston, ci sentite?: краткое содержание, описание и аннотация

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Al loro ritorno sulla Terra gli astronauti scoprono che le cose sono cambiate dalla loro partenza, e che il mondo è popolato solo da donne. L’uomo è considerato un pericoloso residuo del passato.
Vincitore dei premi Hugo e Nebula per il miglior romanzo breve
in 1977.

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— Siamo fuori dal gioco, ragazzi — si lamenta Bud. — La vecchia mamma Myda ci ha fregati. — Persino Dave ride, ma poi quando il fischio modulato del nastro scorre nel ricevitore si acciglia nuovamente. — Devono trasmettere cose interessanti.

Gli ultimi dettagli sono messi a punto. Il programma revisionato fila e Luna lo conferma. — Ci hanno reso la pariglia — riferisce Lorimer. — È dura, ma abbiamo almeno due possibilità, purché i propulsori principali siano pienamente funzionanti.

— Controlleremo. — È estenuante. Trovano una deformazione nel deflettore situato sul portello dei motori e passano quattro ore stressanti tentando di ripararlo. È solo la terza escursione di Lorimer nello spazio aperto, ma è subito troppo stanco per curarsene.

— Possiamo fare meglio — ansima Dave alla fine. — Dovremo controllare le reazioni emotive.

— Certo, Dave — dice Bud. — Ehi, io cambio questi pannelli radio, non scordatevi di me.

Controllare le reazioni… Lorimer ritorna in sé, avvolto dalla grande e rumorosa cabina del Gloria, guardando il profondo viso di Connie. Devono essere trascorse delle ore. Per quanto tempo ho sognato? — Circa due minuti — sorride Connie.

— Stavo ricordando la prima volta che vi ho visto.

— Oh, sì, ma non lo scorderemo mai. — Neanche lui… gli si affaccia di nuovo alla mente. Le interminabili ore dopo la prima accelerazione del Sunbird, con tutti loro che ingoiano pillole contro la nausea. Judy, che controlla la manovra d’avvicinamento, esclama senza fiato: — Oh, benissimo. Quattrocentomila… oh, magnifico, Sunbird, siete a circa tre, siete quasi sicuramente a cento… — Dave ce l’ha fatta, il grand’uomo. Le cognizioni di Lorimer non servono a niente durante l’accelerazione, non fino a quando saranno abbastanza stabili per l’accensione finale e vedranno lo strano blip sul radar apparire e scomparire lungo la scia, fortunatamente convergente, con il punto di intersezione stabilito. — Sta andando bene. — L’accensione finale trasforma l’impatto in una nauseante caduta. Il campo di stelle che sfila attraverso l’oblò. Le pillole non sono più sufficienti. Il carburante che alimenta i propulsori è agli sgoccioli. Vomitano tutti prima di riuscire a pompare a mano l’ultima dose di carburante per rallentare la caduta.

— Ci siamo, Gloria. Venite a prenderci. Accendi, Bud, indossate le tute.

Combattendo la nausea, inizia la laboriosa routine nella cabina sporca. Improvvisamente risuona la voce di Judy. — Vi vediamo, Sunbird! Vediamo la vostra luce. Voi riuscite a vederci?

— Non ancora — risponde Dave. Ma Bud, mezzo vestito, indica l’oblò. — Gente, guardate là. — Lorimer guarda fisso. Gli sembra di vedere una debole luce tra il luccichio delle stelle, poi è costretto a vomitare. — Padre ti ringraziamo! — mormora Dave quietamente. — Bene, muoviamoci Doc, facciamo fagotto. — Lo sforzo di lanciare se stessi, l’unità di propulsione e un paio di reti cariche fuori della navicella rollante, leva di mente ogni altro pensiero. Mentre volano uniti, stabilizzati dal propulsore manuale di Dave, Lorimer si guarda intorno. Il sole spunta alla loro sinistra. Pochi metri sotto di loro il Sunbird, ormai deserto, precipita. Sembra assurdamente piccolo. Sopra, infinitamente lontano, c’è un punto troppo confuso e giallo per essere una stella. Avanza lentamente. È il Gloria sulla loro tangente di avvicinamento. — Potete avviarvi, Sunbird? — dice Judy nei loro caschi. — Non vogliamo rallentare ancora a causa del nostro scarico. Facciamo cinquanta kays all’ora. Stiamo mettendoci in linea.

— Ricevuto. Dammi il tuo propulsore, Doc.

— Addio, Sunbird — dice Bud. Lorimer trova rassicurante, in maniera infantile, l’essere rimorchiato attraverso gli abissi, legato ai due grossi uomini. Ha una cieca fiducia in Dave. Non prende nemmeno in considerazione l’idea che loro potrebbero sbagliare nel volare e smarrirsi. Prova disprezzo Dave?, si chiede Lorimer. Quello spesso silenzio è in parte disprezzo per coloro che sono capaci di manipolare solo simboli, e non hanno dimestichezza con l’azione? Si concentra, cercando di controllare il suo stomaco.

È un lungo, scuro viaggio. Il Sunbird si riduce a una luce scintillante. Accelera lentamente la corsa a spirale che lo farà finire nel Sole, con i loro preziosi ricordi, vecchi di trecento anni. Compreso il pacchetto di lettere e foto che Lorimer ha messo per due volte e per due volte ha tolto dalla tasca della giubba. Di tanto in tanto lancia uno sguardo al Gloria che aumenta fino a trasformarsi, da una macchia, in un groviglio di luci crescenti. — Ehi, è grossa ! Nessuna meraviglia che non possano accelerare. Quell’affare è una gigantesca roulette volante. Io non ce la farei a guidarla.

— È una nave spaziale. Hai preso le reti a tenuta, Doc? — La voce di Judy riempie improvvisamente i loro caschi. — Vedo le vostre luci! Riuscite a vedermi? Siete in grado di frenare?

— Affermativo per entrambe, Gloria — risponde Dave. Lorimer si è girato lentamente indietro e vede, la vedrà sempre, la nave aliena nel cielo. Sul suo lato buio le piccole luci che sono donne fra le stelle che li aspettano. Tre… no, quattro. Una, vestita di luce, sta uscendo, si muove. Se ha un cavo deve essere lungo un chilometro.

— Salve, sono Judy Dakar. — La voce è vicina: — Mamma, siete grossi! State bene? Come va con l’aria?

— Tutto a posto. — In realtà la loro aria è viziata e umida, troppa adrenalina. Dave ricorre di nuovo ai propulsori. La figura di lei si ingrandisce, diventa chiara. Una freccia d’argento su un cavo trainante. Il suo vestito è ordinato e flessibile. È uno specchio di luce. Il suo carico è molto piccolo. Meraviglie del futuro, pensa Lorimer, capitolo primo. — Ce l’avete fatta! Ce l’avete fatta! Ecco, agganciatevi. Frenate!

— Ci deve essere qualcosa di storico da dire — mormora Bud, — se ce ne danno la possibilità.

— Salve, Judy — esclamaDave. — Grazie, per cominciare.

— Contatto! — esplode lei nei loro timpani. — Tiraci dentro, Andy. Frena, frena! Lo scarico è indietro. — Ed erano stati afferrati saldamente. Deviati entro un grande arco verso la nave. Dave spegne l’ultimo jet.

La fune si annoda. — Non strattonatela — grida Judy. — Oh, scusate. — È aggrappata su di loro come una scimmia. Lorimer può vedere i suoi occhi, la sua bocca entusiasta. Incredibile.

— State attenti, è allentata.

— Dammi istruzioni, dolcezza — baritoneggia Andy. Lorimer si torce e lo vede indietro, alla fine del pesante cavo, e li traina agevolmente dentro. Bud si offre di aiutare ma viene respinto. — È sufficiente che nuotiate, per favore — dice loro una voce anziana. È ovvio che Andy lo ha già fatto. Entrano sfilando lentamente come pesci spaziali. Lorimer si accorge che non può più scovare lo scintillio che era il Sunbird. Quando si gira il Gloria è diventato un disordinato gruppo di sfere e raggi attorno ad un grosso cilindro centrale. Può vedere delle capsule e un equipaggiamento eterogeneo allineati tutt’intorno: non è proprio come nella fantascienza. Andy sta riavvolgendo il cavo volante. Un’altra figura fluttua vicino a lui. Sono entrambi piccoli. Lorimer nota che sono simili: — Prendete il cavo — dice loro Andy. C’è un affannoso momento di resistenza all’inerzia. — Benvenuti sul Gloria! Maggiore Davis, capitano Geirr, dottor Lorimer. Sono Lady Blue Parks. Penso che desidererete entrare il più presto possibile. Se ve la sentite di salire andate avanti a destra. Al resto penseremo più tardi.

— Gliene siamo grati, signora. — Salgono l’uno dopo l’altro sulla scala di corda principale. È un efficace, rude appiglio. Judy si avvicina per guardarli, sorridendo mentre trascina il rotolo. Una figura più alta aspetta accanto alla camera stagna, aperta, della nave. — Salve, sono Connie. Penso che adesso potrete riposarvi. Vuole seguirmi, maggiore Davis? — È come l’emergenza su un aereo, pensa Lorimer, mentre Dave la segue dentro. Essere sbattuti da destra a sinistra, da delle piccole donne straordinariamente gentili. — Hostess dello spazio. — Bud gli dà di gomito: — Che te ne pare? — La sua faccia sta cominciando a imperlarsi di sudore.

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