Robert Silverberg - Questa è la strada
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- Название:Questa è la strada
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- Издательство:Nord
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- Год:1987
- Город:Milano
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— Prima o poi moriremo tutti — disse Leaf. — Ma generalmente questo non ci spinge ad uccidere i nostri amici.
— Non intendo prima o poi. Intendo dire che Crown morirà questa notte o domani.
— Perché dovrebbe morire?
— Che può fare ora per salvarsi, Leaf?
— Potrebbe piegarsi ai Compagni e oltrepassare il cancello a piedi, come abbiamo fatto noi.
— Sai che non abbandonerà mai il carro.
— Be’, allora può aggiogare i cavalli e tornare verso Theptis. Almeno così avrà una possibilità di raggiungere l’Autostrada del Tramonto.
— Non può fare nemmeno quello — disse Shadow.
— Non c’è più nessuno che lo faccia per lui. È in gioco la sua vita. Per una volta può reprimere il suo orgoglio e…
— Non ho detto che non vuole guidare il carro, Leaf. Ho detto che non può. Crown non ne è capace. Non è in grado di stabilire il contatto onirico con gli incubi. Perché credi che abbia sempre assunto dei guidatori? Perché ha insistito tanto perché fossi tu a guidare nella pioggia purpurea? Non ha il potere mentale. Hai mai visto un Lago Scuro guidare gli incubi? L’hai mai visto?
Leaf la fissò con stupore. — Tu l’hai sempre saputo?
— Fin dall’inizio, sì.
— È per questo che hai esitato ad abbandonarlo al cancello? Quando parlavi del nostro contratto con lui?
Lei accennò di sì. — Se tutti e tre lo avessimo abbandonato, lo avremmo condannato a morte. Ora non ha modo di sfuggire ai Compagni se non costringendosi ad abbandonare il carro, e questo non lo farà mai. Loro gli saranno addosso e lo uccideranno, oggi, domani, in un momento qualsiasi.
Leaf chiuse gli occhi e scosse il capo. — Ora provo una specie di vergogna. Mi rendo conto che lo abbiamo lasciato senza vie d’uscita. Avrebbe potuto parlare.
— Troppo orgoglioso.
— Sì. Sì. È meglio che non abbia detto niente. Tutti abbiamo delle responsabilità verso gli altri, ma ci sono dei limiti. Tu, io e Sting non avevamo l’obbligo di morire solo perché Crown non poteva indursi a cedere il suo grazioso carro. Eppure… eppure…
Strinse con forza le mani. — Allora perché alla fine hai deciso di andartene?
— Per la ragione che hai appena detto. Non volevo che Crown morisse, ma non ritenevo che la mia vita gli appartenesse. E poi tu avevi detto che te ne saresti andato comunque.
— Povero folle Crown.
— E quando ha ucciso Sting… una vita per una vita, Leaf! Tutte le promesse sono cancellate, ora. Non mi sento colpevole.
— Nemmeno io.
— Penso che la febbre mi stia abbandonando.
— Riposiamoci ancora qualche minuto — disse Leaf.
Passò più di un’ora prima che, secondo il giudizio di Leaf, Shadow fosse in grado di proseguire. L’autostrada ora saliva in modo graduale, senza strappi improvvisi, ma ciò metteva a dura prova la loro resistenza.
Quando il calore del giorno cominciava a diminuire raggiunsero la cresta e fecero un’altra sosta in un punto da cui potevano vedere un tratto di strada che si snodava tortuosa in una verde e amena vallata. Molto più in basso c’erano i Cacciatori, che si erano fermati presso un torrente di apprezzabili dimensioni.
— Fumo — disse Shadow. — Lo senti?
— I fuochi da campo laggiù, penso.
— Non credo che abbiano acceso dei fuochi. Non ne vedo.
— I Compagni degli Alberi, allora.
— Deve essere un fuoco molto grande.
— Non ha importanza — disse Leaf. — Sei pronta a continuare?
— Sento un suono…
Una voce alle loro spalle disse: — E così tutto finisce nel solito modo, nella follia e nella morte, e il Tutto-che-è-Uno diventa sempre più potente.
Leaf saltò in piedi, facendo un giro su se stesso. Udì una risata sul fianco della collina e vide dei movimenti nel sottobosco; dopo un momento riuscì a distinguere una figura fioca, vagamente delineata, e capì che un Invisibile stava venendo verso di loro; quello stesso, senza dubbio, che aveva viaggiato con loro da Theptis.
— Che cosa vuoi? — chiese Leaf.
— Volere? Volere? Io non voglio nulla. Sono solo di passaggio. — L’Invisibile indicò dietro le spalle. — Potete vedere tutto dalla cima della collina. Il vostro grosso amico ha dato inizio ad una furiosa lotta, e ne ha uccisi molti, ma i dardi, i dardi… — L’Invisibile rise. — Stava morendo, ma anche così non voleva che si prendessero il suo carro. Che uomo testardo. Che uomo sciocco. Be’, buon viaggio ad entrambi.
— Non andartene! — gridò Leaf. Ma i contorni dell’Invisibile stavano svanendo. Rimase solo la risata, poi anche quella scomparve. Leaf lanciò disperate domande al vuoto e, non ottenendo risposta, si voltò e corse su per la collina aggrappandosi ai folti cespugli. In dieci minuti raggiunse la sommità e rimase lì ansante, a guardare verso la valle, verso quel tratto di strada che avevano appena percorso. Da lì vedeva tutto: il villaggio dei Compagni degli Alberi annidato nella foresta, l’autostrada, le capanne ai lati della strada, il muro, lo spiazzo al di là del muro. E il carro. Il tetto non c’era più e le fiancate erano crollate verso l’esterno. Grosse lingue di fuoco saettavano verso l’alto, e una densa nuvola di fumo nero stagnava nell’aria. Leaf rimase a lungo a guardare la pira di Crown prima di tornare da Shadow.
Discesero verso il luogo in cui erano accampati i Cacciatori delle Nevi. Rompendo un lungo silenzio, Shadow disse: — Ci deve essere stato un tempo in cui il mondo era diverso, quando tutti erano della stessa razza e vivevano in pace. Un’età d’oro, tanto tempo fa. Come hanno potuto cambiare le cose, Leaf? Come siamo riusciti a fare tutto questo?
— Nulla è cambiato — disse Leaf, — tranne l’aspetto dei nostri corpi. Dentro siamo gli stessi. Un’età d’oro non è mai esistita.
— Una volta non c’erano i Denti.
— I Denti ci sono sempre stati, con questo o con un altro nome. La vera pace non è mai durata a lungo. Odio e cupidigia sono sempre esistiti.
— Ci credi veramente?
— Sì. Credo che il genere umano sia sempre il genere umano. Siamo tutti uguali, qualunque sia il nostro aspetto, e i cambiamenti che sono avvenuti sono insignificanti; ed il meglio che possiamo fare è di trovare sempre un po’ di felicità per noi stessi, anche se i tempi sono bui.
— Questi sono tempi peggiori di altri, Leaf.
— Forse.
— Questi sono tempi maledetti. La fine di tutte le cose si avvicina.
Leaf sorrise. — Lascia che venga. Questi sono i tempi che siamo stati destinati a vivere, senza chiedere il perché, e senza desiderarne altri più facili. li dolore finisce quando comincia l’accettazione. Questo è ciò che abbiamo ora. Prendiamone il meglio. Questa è la strada su cui viaggiamo. Giorno dopo giorno perdiamo ciò che non è mai stato nostro, giorno dopo giorno scivoliamo più vicini al Tutto-che-è-Uno, e nulla importa, Shadow, nulla tranne l’accettare quello che viene. Sì?
— Sì — disse lei. — Quanto dista il fiume Middle?
— Qualche giorno.
— E di lì fino ai tuoi parenti del Mare Interno?
— Non lo so — rispose lui. — Dista quanto deve distare. Sei molto stanca?
— Non quanto avrei creduto.
— Il campo dei Cacciatori non è lontano. Questa notte dormiremo bene.
— Crown — disse lei. — Sting.
— Che cosa?
— Anche loro dormono.
— Nel Tutto-che-è-Uno — disse Leaf. — Al di là di ogni dolore. Al di là di ogni male.
— E quel bel carro è una rovina fumante!
— Se almeno Crown l’avesse ceduto spontaneamente quando ormai era sicuro di morire! Ma allora non sarebbe stato Crown. Povero Crown. Povero folle Crown. — Ci fu un movimento davanti a loro. — Guarda. I Cacciatori ci hanno visti. Ecco Sky e Biade. — Leaf agitò la mano e gridò. Sky gli restituì il saluto, e anche Biade e qualcuno degli altri. — Possiamo dormire con voi, stanotte? — gridò Leaf. Sky rispose qualcosa, ma le sue parole furono portate lontano dal vento. Sembrava amichevole, pensò Leaf. Sembrava proprio un tono amichevole. — Vieni — disse, e lui e Shadow si affrettarono giù per il pendio.
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