Robert Sawyer - L'equazione di Dio

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Come si sono estinti i dinosauri? Domanda vecchia, per il lettore di fantascienza. E che ha avuto mille risposte. Nel caso di questo brillante romanzo, tuttavia, l’interrogativo è molto più complesso e andrebbe riformulato così: provata scientificamente l’esistenza di Dio,
E soprattutto, perchè ha deciso di estinguere periodicamente le forme di vita superiori su tutti i mondi abitati? E’ l’assillo che tormenta Hollus, un ragno intelligente venuto dallo spazio che un bel giorno entra nel Royal Museum, a Toronto, e chiede di parlare con uno scienziato. Lo portano da Thomas Jericho, paleontologo, e l’aracnide rivela importanti informazioni sulle origini della vita. Non solo, ma propone alle menti migliori della Terra di unirsi in una ricerca che altri pianeti hanno già cominciato per loro conto, e che solo lo sforzo di tutte le intelligenze potrà coronare di successo. La domanda è infatti: che intenzioni ha il Creatore?

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— E allora?

— E allora l’emissione di raggi gamma di una supernova è molto maggiore di quanto non pensassimo; i dati di Hollus lo provano.

— Cosa significa? — Lanciai un’occhiata a Hollus, che ballonzolava con grande rapidità; non l’avevo mai vista così sconvolta.

Chen emise un lungo sospiro. — Significa che la nostra atmosfera resterà ionizzata. Significa che lo strato di ozono si esaurirà. — Esitò. — Significa che moriremo tutti.

Ricky Jericho si trovava alcuni chilometri a nord del rom, nel parco giochi della Churchill Public School. Era a metà dell’intervallo di novanta minuti per il pranzo; alcuni suoi compagni andavano a casa, ma Ricky mangiava a scuola, in una sala dove permettevano ai bambini di guardare Gli antenati sulla CFTO. Dopo avere terminato il panino di mortadella e la mela, era uscito sul cortile a prato. Varie maestre giravano fra gli alunni, ponendo fine a litigi, coccolando chi si era spellato il ginocchio, facendo le altre cose che le maestre fanno di solito. Ricky guardò il cielo. Su in alto c’era un puntino molto luminoso.

Scese dal castello di tubi metallici e andò a cercare la maestra. — Signorina Cohan — disse, tirandola per la gonna. — Cos’è quello?

La maestra si schermò gli occhi e guardò. — Solo un aereo, Ricky.

Ricky Jericho non era un bambino che contraddicesse alla leggera la maestra. — No, non è un aereo — disse. — Non si muove.

Mi sentivo turbinare la testa e attorcigliare le viscere. Spuntava un nuovo giorno, non solo su Toronto, ma sull’intera Via Lattea. In realtà, perfino osservatori in remote galassie avrebbero sicuramente visto l’aumento di luminosità, trascorso il tempo sufficiente perché la luce li raggiungesse. Superava ogni immaginazione. Betelgeuse diventava davvero supernova.

Inserii il vivavoce e lasciai che Don e Hollus conversassero, limitandomi a intervenire di tanto in tanto, con domande piene di preoccupazione. A quanto capii, succedeva questo: in ogni stella attiva, idrogeno ed elio sottostanno a fusione, producendo elementi più pesanti. Se però la stella è abbastanza grande, quando la fusione a catena arriva al ferro, l’energia inizia a essere assorbita, anziché rilasciata, e provoca la formazione di un nucleo ferroso. La stella diventa troppo densa per sostenersi: la spinta esplosiva esterna della fusione interna non contrasta più l’enorme attrazione della propria gravità. Il nucleo collassa in materia degenere: i nuclei atomici si schiantano l’uno sull’altro, formando una sfera del diametro di soli venti chilometri, ma con massa molte volte maggiore di quella del sole. E quando idrogeno ed elio, confluendo dagli strati esterni, colpiscono all’improvviso questa nuova e dura superficie, si fondono all’istante. L’onda d’urto della collisione si propaga all’esterno, soffia via l’atmosfera gassosa della stella e rilascia un torrente di disturbi radio, luce, calore, raggi X, raggi cosmici e neutrini… una micidiale grandine che si riversa in tutte le direzioni, uno sferico guscio di morte e di distruzione che continua a espandersi, più luminoso di tutte le altre stelle della galassia messe insieme: una supernova.

E pareva che proprio questo accadesse ora a Betelgeuse. Il suo diametro si espandeva rapidamente; in pochi giorni avrebbe superato il diametro dell’intero sistema solare.

Per un poco la Terra sarebbe stata protetta: la nostra atmosfera avrebbe impedito che l’iniziale bombardamento giungesse sul terreno. Ma non avrebbe potuto assorbirlo tutto. Solo una piccola parte.

Nel mio ufficio avevo sintonizzato la radio su cftr, una stazione di sole notizie. Mentre le stazioni radiotelevisive della Terra trasmettevano i primi resoconti, alcuni si rifugiarono nelle grotte e nei pozzi minerari. Non avrebbe fatto differenza. Stava per giungere la fine del mondo… con un boato, non con un gemito.

I Forhilnor e i Wreed al momento in visita sulla Terra, forse con alcuni passeggeri umani, si sarebbero potuti salvare, almeno per un certo tempo; potevano spostare la loro astronave in modo da tenere fra sé e Betelgeuse la massa del pianeta, che avrebbe funzionato come uno scudo di roccia e di ferro del diametro di tredicimila chilometri. Ma non avevano modo di battere in velocità il guscio di morte in espansione; la Merelcas avrebbe dovuto accelerare per un anno intero solo per avvicinarsi alla velocità della luce.

Anche se l’astronave fosse riuscita a scamparla, però, i pianeti natali dei Forhilnor e dei Wreed non ce l’avrebbero fatta; presto avrebbero dovuto affrontare lo stesso bombardamento, lo stesso flagello. Gli asteroidi, 65 milioni di anni fa, avevano colpito Sol III e Beta Hydri III e Delta Pavonis II… ma quelli erano buffetti al confronto, semplici ferite superficiali che l’ecosistema avrebbe risanato nel giro di alcuni decenni.

Stavolta pero non ci sarebbe stato risanamento. Sarebbe stata la sesta grande estinzione, su tutti e tre i pianeti. E non aveva alcuna importanza che la vita nel nostro sistema fosse iniziata su Marte anziché sulla Terra, che fosse davvero sorta varie volte sul pianeta dei Forhilnor, che i Wreed sapessero o non sapessero che si trattava della sesta grande estinzione.

Infatti sarebbe stata anche l’ultima grande estinzione, il capitolo conclusivo, la pulizia della lavagna, la mossa finale nel Game of Life.

30

Cosa si fa negli ultimi istanti di vita? A differenza dei sei miliardi di esseri umani che avevano appena ricevuto la sentenza di morte, io già da tempo mi preparavo alla dipartita. Mi aspettavo però che giungesse con più calma, con me in un letto di ospedale, assistito da Susan, forse da mio fratello Bill, da qualche amico e forse perfino dal coraggioso piccolo Ricky.

L’esplosione di Betelgeuse però era del tutto imprevista; non l’avevamo anticipata. Oh, come Hollus aveva detto tempo prima, sapevamo che prima o poi Betelgeuse sarebbe diventata supernova, ma non avevamo motivo di ritenere che accadesse proprio adesso.

La metropolitana di Toronto, secondo la radio, era già affollata. La gente scendeva nelle stazioni, saliva sulle vetture, si augurava di trovare protezione restando nel sottosuolo. I passeggeri si rifiutavano di uscire dai convogli, anche al capolinea.

Le strade fuori del rom erano già diventate parcheggi, un unico ingorgo. Volevo essere con la mia famiglia, proprio come tutti, ma pareva che non ci fosse modo di riuscirci. Tentai ripetutamente di telefonare a Susan in ufficio, ma ottenni solo segnali d’occupato.

Ovviamente la morte non sarebbe stata istantanea. Sarebbero trascorse settimane, perfino mesi, prima che l’ecosistema crollasse. In quel momento lo strato di ozono ci proteggeva dai fotoni ad alta energia e naturalmente la grandine di particelle pesanti cariche, che viaggiavano a velocità inferiore a quella della luce, ancora non era giunta fino a noi. Presto però l’assalto da Betelgeuse avrebbe distrutto lo strato di ozono e le radiazioni dure della stella in esplosione e del nostro stesso sole avrebbero raggiunto il terreno, distruggendo i tessuti viventi. Di sicuro sarei riuscito a riunirmi a mia moglie e a mio figlio, prima della fine. Per il momento, però, pareva che la mia unica compagnia sarebbe stata il simulacro di una creatura aliena.

La prima emissione da Betelgeuse aveva già rovinato la rete di comunicazioni telefoniche basate sui ripetitori satellitari e perciò non era sorprendente che vedessi il simulacro di Hollus palpitare di tanto in tanto, mentre la cacofonia elettromagnetica di Orione interferiva con le trasmissioni fra la reale Hollus sopra l’Ecuador e il suo ologramma a Toronto.

— Vorrei essere con Susan — dissi guardando la Forhilnor davanti alla scrivania ingombra di lavori non conclusi.

Con mio stupore, Hollus alzò davvero la voce, cosa che non le avevo mai visto fare. — Almeno tu hai buone probabilità di rivedere la tua famiglia, prima della fine — disse. — Pensi di essere davvero lontano da casa? Io non posso neppure mettermi in contatto con i miei figli. Se Betelgeuse colpisce la Terra con questa forza, colpirà allo stesso modo anche Beta Hydri III. Non posso nemmeno trasmettere per radio un addio a Kassold e a Pealdon; non solo ci sono troppe interferenze, ma i segnali radio li raggiungerebbero solo fra ventiquattro anni.

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