Jack Mars - Obiettivo Zero

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Uno dei migliori thriller di quest’anno. Books and Movie Reviews (re A ogni costo) In questo seguito del primo libro (AGENTE ZERO) della serie di spy thriller Kent Steele, Obiettivo Zero (Libro #2) ci porta in un’altra avventura ricca d’azione per tutta l’Europa, quando l’agente Kent Steele viene richiamato in servizio per fermare un’arma biologica prima che devasti il mondo, lottando al contempo con la sua perdita di memoria. La vita torna brevemente alla normalità per Kent, prima di essere richiamato dalla CIA per dare la caccia ai terroristi e fermare un’altra crisi internazionale, una persino più potenzialmente devastante dell’ultima. Perseguitato ancora una volta da un assassino, messo alle strette da una cospirazione e dalle talpe all’interno dell’agenzia, e con un’amante di cui non può fidarsi, Kent rischio di fallire. Tuttavia la sua memoria sta lentamente tornando, e con essa visioni segrete di chi è stato un tempo, che cosa ha scoperto e perché gli stanno dando tutti la caccia. La sua stessa identità potrebbe essere il segreto più pericoloso di tutti. OBIETTIVO ZERO è un thriller di spionaggio che non riuscirete a posare fino alla fine. Il thriller al suo meglio. Midwest Book Review (re A ogni costo) Inoltre è disponibile la serie thriller besteller di Jack Mars LUKE STONE (7 libri), che inizia con A ogni costo (Libro #1), un download gratuito con più di 800 recensioni a cinque stelle!

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Sara, la più giovane delle due, salì su per le scale. “Vado a fare i compiti,” mormorò.

Rimasto da solo nell’ingresso, Reid si appoggiò con un sospiro a una parete bianca. Gli dispiaceva da morire per le sue ragazze. Sara aveva quattordici anni, e di solito era dolce e vivace, ma ogni volta che la conversazione si spostava su ciò che era successo a febbraio si chiudeva in se stessa oppure lasciava in fretta la stanza. Non voleva parlarne in alcun modo. Solo qualche giorno prima, lui aveva cercato di convincerla a vedere uno psicologo, una terza persona neutrale con cui avrebbe potuto confidarsi. (Ovviamente, doveva essere un dottore affiliato alla CIA.) Sara si era rifiutata con un semplice e succinto “no, grazie” ed era scappata dalla stanza prima che Reid potesse dire un’altra parola.

Odiava nascondere la verità dalle sue figlie, ma era necessario. Al di fuori dell’agenzia e dell’Interpol, nessuno poteva conoscere la verità: che poco prima di un mese prima aveva recuperato una parte dei suoi ricordi come agente della CIA con lo pseudonimo di Kent Steele, anche noto ai colleghi e ai nemici come Agente Zero. Un dispositivo sperimentale di soppressione della memoria nella sua testa gli aveva fatto dimenticare ogni cosa su Kent Steele e sul suo lavoro come agente per quasi due anni, fino a quando l’impianto non gli era stato strappato dal cranio.

Non aveva ancora recuperato la maggior parte dei suoi ricordi come Kent. Erano là dentro, chiusi da qualche parte nelle profondità del suo cervello, ma gocciolavano come da un rubinetto che perdeva, di solito quando erano smossi da uno spunto verbale o visivo. La brutale rimozione del soppressore di memoria aveva fatto qualcosa al suo sistema limbico che aveva impedito ai ricordi di tornare tutti in una volta, e per lo più Reid ne era felice. In base a ciò che sapeva della sua vita come Agente Zero, non era certo di volerli tutti indietro. Il suo maggior timore era che avrebbe potuto ricordare qualcosa di cui avrebbe fatto volentieri a meno, un doloroso rimorso o un gesto orrendo con cui Reid Lawson non sarebbe mai riuscito a convivere.

Oltretutto, era stato molto impegnato dopo gli eventi di febbraio. La CIA lo aveva aiutato a trasferire la sua famiglia; dopo il ritorno negli Stati Uniti, lui e le ragazze erano stati mandati ad Alexandria in Virginia, poco distante da Washington, DC. L’agenzia lo aveva aiutato a ottenere un lavoro come professore associato all’università di Georgetown.

Da allora si era scatenato un turbine di attività: aveva dovuto iscrivere le ragazze a una scuola nuova, ambientarsi nel suo nuovo lavoro, e trasferirsi nella casa nuova in Virginia. Ma lui aveva creato ancora più lavoro per sé, contribuendo alla propria distrazione. Aveva verniciato stanze. Aveva aggiornato gli elettrodomestici. Aveva acquistato nuovi mobili e abiti per la scuola delle ragazze. Poteva permetterselo, la CIA lo aveva ricompensato con un grosso bonus per il suo coinvolgimento nello smantellamento dell’organizzazione terroristica chiamata Amun. Era più di quanto guadagnasse all’anno come professore. Gli stavano consegnando il denaro in rate mensili per evitare i controlli. Gli assegni arrivavano nel suo conto in banca come parcelle di consulenza da una finta casa editrice che dichiarava di essere in procinto di creare una serie di testi scolastici di storia.

Tra il denaro e la grande quantità di tempo libero—stava facendo solo qualche lezione alla settimana al momento—Reid si teneva più impegnato possibile. Perché fermarsi anche solo per qualche istante significava pensare, e pensare significava riflettere, non solo sulla sua memoria frammentata, ma su altre cose ugualmente spiacevoli.

Come i nove nomi che aveva memorizzato. I nove volti che aveva studiato. Le nove vite che erano andate perdute per via del suo fallimento.

“No,” mormorò a bassa voce, da solo nell’ingresso della sua nuova casa. “Non farti questo.” Non voleva ripensarci. Invece andò in cucina, dove Maya stava frugando nel frigo alla ricerca di qualcosa da mangiare.

“Credo che ordinerò della pizza,” annunciò lui. Quando Maya non rispose, aggiunse: “Che cosa ne pensi?”

La figlia chiuse il frigo con un sospiro e vi si appoggiò contro. “Va bene,” rispose semplicemente. Poi si guardò attorno. “La cucina è più bella. Mi piace il lucernario. Anche il cortile è più grande.”

Reid sorrise. “Stavo parlando della pizza.”

“Lo so,” replicò lei scrollando le spalle. “È solo che ultimamente sembri preferire evitare l’argomento, e quindi ho pensato di fare lo stesso.”

L’uomo fece bruscamente retromarcia di fronte alla sfrontatezza della figlia. In più di un’occasione la ragazza aveva cercato di farsi raccontare cosa era successo quando era sparito, ma la conversazione finiva sempre quando Reid prendeva a insistere che la sua storia di copertura era la pura verità. Maya era furiosa perché sapeva che le mentiva. Lasciava cadere l’argomento per una settimana circa e poi il circolo vizioso ricominciava.

“Non c’è bisogno che ti comporti così, Maya,” disse.

“Vado a vedere come sta Sara.” La figlia girò sui tacchi e uscì dalla cucina. Un momento più tardi la udì salire rumorosamente le scale.

Si strinse la base del naso in preda alla frustrazione. Era in momenti come quello che gli mancava di più Kate. Lei aveva sempre saputo che cosa dire. Avrebbe saputo come gestire due adolescenti che avevano subito un trauma come le sue ragazze.

Era sempre meno convinto di voler continuare a mentirgli. Non riusciva a costringersi a recitare un’ennesima volta la sua storia di copertura, la bugia fornita dalla CIA perché potesse spiegare alla famiglia e ai colleghi dove fosse svanito per una settimana. La storia era che degli agenti federali si erano presentati alla sua porta, richiedendo la sua assistenza in un caso importante. In quanto professore dell’Ivy League, Reid era stato nella particolare posizione di poterli aiutare con delle ricerche. Per quanto le ragazze ne sapevano, aveva passato la maggior parte di quella settimana in una sala conferenze, a sgobbare su libri e fissando uno schermo del computer. Era tutto quello che aveva il permesso di dire, e non poteva condividere nessuno dettagli con loro.

Di certo non poteva dir loro del suo passato clandestino come agente Zero, né che aveva aiutato a fermare l’attentato terroristico di Amun al World Economic Forum a Davos, in Svizzera. Non poteva dir loro che aveva ucciso da solo più una decina di persone nel corso di pochi giorni, ognuna di esse un noto terrorista.

Doveva attenersi alla sua vaga storia di copertura, non solo non creare problemi alla CIA, ma per la sicurezza delle sue ragazze. Durante il suo spericolato viaggio per tutta l’Europa, le sue due figlie erano state costrette a scappare da New York, avevano passato da sole qualche giorno e poi erano state ritrovate dalla CIA e portate in una casa sicura. Erano state quasi rapite da un paio di estremisti di Amun, un pensiero che gli faceva ancora rizzare i peli sul collo, perché significava che il gruppo terroristico aveva membri negli Stati Uniti. Sicuramente anche quello aveva contribuito ad accrescere la sua recente natura iperprotettiva.

Alle ragazze era stato detto che i due uomini che avevano cercato di avvicinarle erano membri di una gang locale che stavano rapendo bambini nella zona. Sara non era parsa convinta dalla storia, ma l’aveva accettata perché credeva che il padre non le avrebbe mai mentito (cosa che, ovviamente, aveva fatto sentire Reid persino peggio). Ciò, in aggiunta alla sua totale avversione nei confronti dell’argomento, avevano reso facile aggirare la questione e andare avanti con la normalità.

Maya, invece, nutriva anche serissimi dubbi. Non solo era abbastanza furba da sapere che era una storia impossibile, ma era stata in contatto con Reid tramite Skype durante le sue traversie e apparentemente aveva captato abbastanza informazioni per fare qualche ipotesi. Era anche stata testimone delle morti dei due estremisti per mano dell’agente Watson, e da allora non era stata più la stessa.

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