Blake Pierce - Non resta che nascondersi

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“Quando pensi che la vita non potrebbe andare meglio di così, Blake Pierce arriva con un altro capolavoro del thriller e del mistero! Questo libro è pieno di svolte e il finale porta una sorprendente rivelazione. Lo raccomando fortemente per la biblioteca permanente di ogni lettore che ami i thriller davvero ben scritti.”. –Books and Movie Reviews, Roberto Mattos (riguardo a Il Killer della Rosa) . NON RESTA CHE NASCONDERSI è il libro #3 di una nuova serie thriller sull’FBI realizzata dall’autore statunitense campione d’incassi Blake Pierce, il cui bestseller numero #1 Il Killer della Rosa (Libro #1) (scaricabile gratuitamente) ha ricevuto oltre 1.000 recensioni da cinque stelle. . Una coppia italiana in vacanza in Germania viene ritrovava brutalmente assassinata e il caso genera un grido di protesta internazionale. L’agente speciale dell’FBI Adele Sharp è l’unica a possedere un’esperienza internazionale tale da permetterle di valicare il confine e catturare l’assassino. Si troverà quindi a lavorare fianco a fianco con il padre da tanto lontano, che sa molto più di lei riguardo all’omicidio irrisolto di sua madre. . Sebbene ancora scossa dai recenti eventi di Parigi, Adele deve imbarcarsi di nuovo in una selvaggia caccia attraverso la Germania, svelando bugie e inganni dietro a ogni angolo. Adele e suo padre potranno sanare la divisione tra loro?. E potrà lei rintracciare il killer prima che la tragedia colpisca di nuovo?. Una serie thriller piena zeppa di azione con intrighi internazionali e suspense che tiene incollati alle pagine, NON RESTA CHE NASCONDERSI vi costringerà a leggere fino a notte inoltrata. . Il quarto #4 libro della serie di THRILLER DI ADELE SHARP sarà presto disponibile..

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Adele si accigliò, poi sentì il tintinnio di un campanello alle sue spalle e si voltò a guardare.

Un uomo con un abito grigio si trovava sulla porta. Non si era neanche messo una giacca. Era basso di statura, grassoccio e quasi calvo. Un inserviente alle sue spalle teneva sottobraccio una giacca. L’uomo stava scuotendo la testa e il suo viso era rosso e paonazzo. “Scusatemi,” disse con voce severa. “Scusatemi, voi due!”

Adele ci mise un paio di secondi a capire che l’uomo si stava rivolgendo a lei e all’agente Marshall. Si voltò. “Sì?”

“State importunando i miei dipendenti?”

Adele si rese conto un secondo dopo che l’uomo con il giaccone al braccio era Otto. Il signor Klein sussultò imbarazzato e scosse la testa, pronunciando un tacito Scusate .

Adele guardò l’uomo. “E lei chi è?”

“Sono il direttore Adderman. Sono a capo di questa struttura. Ho sentito che state dando fastidio ai miei dipendenti.”

Parlava con tono severo ma tranquillo. Con la sicurezza tipica di chi è al comando. Abbastanza forte perché Adele potesse percepire la sua antipatia per loro, ma abbastanza sommessamente da non farsi sentire dai clienti presenti. Si avvicinò e la sua voce seguì i suoi passi. Era più basso di Adele di una buona spanna. Anche l’agente Marshall era più alta di lui.

“Vi devo chiedere di andarvene subito,” disse il direttore.

Adele inarcò un sopracciglio. “Temo che lei non possa farlo. Questa è un’indagine criminale.”

Il volto del direttore Addermann si fece ancora più rosso. “Tenga la voce bassa,” disse con tono secco. Allungò una mano e afferrò il polso di Adele, pronto a trascinarla verso la porta.

Adele rimase ferma e ruotò il braccio divincolandosi. Lanciò all’uomo un’occhiata torva. “La avviso di non toccarmi un’altra volta. Ce ne andremo quando saremo pronte. Non rispondiamo a lei.”

“Questa è proprietà privata,” disse il direttore, agitando un dito davanti al naso di Adele.

L’agente Marshall scosse la testa. “Non ha importanza. Stiamo indagando. Se desidera, può discuterne con il mio capo.”

“E chi sarebbe il suo capo?” chiese l’uomo.

“Il direttore Baumgardner,” disse la giovane senza battere ciglio.

Parte della furia dell’uomo parve raffreddarsi. “BKA? E lei? Da dove viene lei?”

Adele scrollò le spalle. “FBI. Interpol. Stiamo indagando sulla scomparsa del signore e della signora Beneveti. Abbiamo saputo che erano clienti regolari qui. È vero?”

Il volto del direttore era ancora più paonazzo di prima. Scosse la testa. “Piantatela di importunare i miei dipendenti. Lasciate stare i clienti. Dovete indagare: bene. Non vi posso fermare. Ma finitela di rovinarmi gli affari.”

“Come potremmo mai farlo?” disse Adele accigliandosi.

A quel punto, abbassando la voce ancora di più, il direttore si chinò verso di lei e sibilò: “È stato l’attacco di un orso! Questo hanno detto quelli della ricerca e salvataggio. Questo è quello di cui siamo convinti. La pianti di spaventare i miei clienti. Un paio di persone hanno già fatto delle domande. Se mi manda all’aria gli affari, Dio mi aiuti, la denuncio. La denuncio fino a che di lei non rimarrà più niente. Chiaro?”

Adele lo fissò e scosse la testa. “È il resort che sta avvalorando la storia? Spingendo la gente a credere che si sia trattato dell’attacco di un orso?”

Il direttore la scrutò con circospezione. Le sue guance arrossate parevano avvampare sia di rabbia che di freddo. Fece un passo indietro e scrollò le spalle. “Noi diciamo solo quello che ci ha riportato la squadra di ricerca e salvataggio. L’indagine sta a voi. Ma piantatela di importunare i miei dipendenti e i miei clienti. Grazie.”

Si fece da parte e indicò la porta allungando con finta cortesia un braccio.

Adele guardò la mano dell’uomo. Per pura ripicca, voleva restare. In un angolo della sua testa stava pensando a cosa avrebbe fatto John. Probabilmente avrebbe ordinato qualcosa da bere proprio davanti al direttore, godendosi il rossore che imporporava sempre più il volto dell’uomo. Ma Adele non era John. Non era tipa da permettere al proprio orgoglio di decidere per lei. Il direttore non la voleva qui. Era maleducato, prepotente. Spaventato. Spaventato di perdere il suo lavoro. Un altro resort stava per aprire poco distante, ugualmente lussuoso, e forse era quello il motivo che l’aveva reso tanto nervoso.

C’erano un sacco di soldi coinvolti in posti come quelli. Più di quanto lei avrebbe mai pensato. E dove c’erano i soldi, c’era un movente.

Adele passò le dita sopra al bancone. Qualcosa nel legno freddo sotto ai suoi polpastrelli le fece spostare lo sguardo oltre il direttore, verso le finestre che si affacciavano sulle piste da sci.

Di nuovo, aveva solo dieci anni. Di nuovo, vide suo padre e sua madre seduti di fronte a lei in… una sala da pranzo? No, non una sala da pranzo. Un ristorante. Anche quello vicino alle piste. Ricordava che da bambina sciava. Nelle Alpi. Adele si fermò e si accigliò.

Bellissimi ricordi, ma disseminati di scene di rabbia. Litigi. Grida.

Rabbrividì, desiderando che quei pensieri svanissero.

Scosse la testa, come a voler cacciare via un’emicrania, e si alzò in piedi, allontanandosi dal bancone. Fece un cenno del capo in segno di ringraziamento alla barista e un rigido saluto con la mano al direttore. L’agente Marshall la seguì. Le due donne uscirono dal bar e scesero i gradini.

“Beh, è stato un momento vivace,” disse la Marshall sottovoce.

“Sì,” disse Adele. “Il direttore ha un velato interesse nel fermare le indagini.”

“Cosa pensi?” chiese la Marshall, ora sottovoce.

Adele fece ancora qualche passo, assicurandosi che nessuno dal bar potesse sentirle. “Mi sto chiedendo se ci sia dell’altro che possano aver coperto. Qualsiasi cosa. Ci sono in ballo un sacco di soldi qui.”

La Marshall si accigliò. “Non pensi che il direttore abbia qualcosa a che vedere con l’omicidio, vero?”

Adele sollevò le spalle. “Non posso esserne certa. Ci sono un sacco di sospetti qui. Il nostro lavoro è di sfoltire l’elenco.”

“Quella coppia svizzera in Francia? Nessuna notizia da quel fronte?”

Adele scosse la testa. “Non ho avuto modo di ragguagliarmi con gli investigatori.”

“Però li conosci, no? So che hai lavorato con in francesi in passato.”

“Sono in parte francese. Anche americana. E tedesca.”

La Marshall fischiò mentre si avvicinavano al golf cart. “Tre cittadinanze? Impressionante. Parli molto bene la lingua.”

“Grazie. Ma no, nient’altra informazione sugli svizzeri. Appena ne avrò l’occasione, parlerò con gli investigatori.”

Adele entrò nel golf cart con la Marshall e la giovane agente iniziò a guidare tornando verso l’ala principale del resort.

Adele era pensierosa mentre si spostavano, il volto sferzato da fredde folate di vento. Osservò le montagne e gli alberi, ripercorrendo con gli occhi i sentieri innevati. I Beneveti erano stati assassinati. Ne era certa. Il rapporto del medico legale sarebbe arrivato molto presto, ma l’avrebbe confermato. Però le congetture non erano niente senza gli indizi. Una sensazione di pancia significava poco senza una direzione. Se intendeva portare anche altri a credere al suo istinto, avrebbe dovuto trovare prima delle solide prove.

CAPITOLO DIECI

Adele reclinò la sedia imbottita accanto al caminetto, contornato di pietre che ne delineavano la sagoma, curvando poi verso l’alto a formare una canna fumaria che usciva dal soffitto. Alle sue spalle le pareti di vetro erano spoglie, le tende scostate che permettevano alle stelle di guardarla ammiccando. Il bagliore bianco e tenute che veniva dal cielo si mescolava con l’arancione baluginante irradiato dal fuoco.

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