Fiona Grace - Una visita preoccupante

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"Molto piacevole. Consiglio caldamente questo libro a tutti i lettori che sanno apprezzare un giallo ben scritto, con qualche svolta e una trama intelligente. Non resterete delusi. Un modo eccellente di trascorrere un freddo fine settimana!". –Books and Movie Reviews, Roberto Mattos (parlando di Assassinio in villa). UNA VISITA PREOCCUPANTE (Un giallo intimo e leggero di Lacey Doyle—Libro 4) è il quarto libro di un’affascinante nuova serie di ‘cozy mystery’ firmata Fiona Grace. . Lacey Doyle, 39 anni e fresca di divorzio, ha fatto un cambio drastico: ha abbandonato la sua frenetica vita newyorkese e si è stabilita in una pittoresca cittadina inglese sul mare: Wilfordshire… È arrivata l’estate e Lacey è deliziata quando il suo fidanzato cuoco la sorprende offrendole una gita per un week-end lungo, una fuga romantica tra le cittadine di mare circostanti, nella campagna britannica, insieme al loro adorato cane e con la possibilità di andare a visitare negozi di antiquariato… Ma Lacey è ancora più sorpresa quando la sua famiglia appare da New York facendole una visita a sorpresa, decidendo poi di andare con loro!Ancora peggio, in una cittadina vicina, Lacey si trova al centro della scena di un omicidio. Ancora una volta, con la sua reputazione in ballo, potrebbe essere lei l’unica persona in grado di risolverlo… Il libro #5 della serie sarà presto disponibile!

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Lacey avrebbe voluto tantissimo poter parlare con Tom da sola riguardo al loro imminente viaggetto, e a come dare la notizia alla sua famiglia. Ma non ne ebbe l’occasione. Perché ovviamente la sua famiglia non la ascoltò quando lei chiese loro di smetterla di importunare Tom, e la conversazione tornò subito a una raffica di domande rivolte a lui.

Però in un certo senso Lacey si stava anche divertendo. O almeno sentiva di tollerare di buon grado la presenza dei suoi famigliari. E vedere l’espressione da cucciolotto che Frankie aveva mentre guardava Tom era effettivamente piuttosto dolce.

Decise di non rovinare quel momento con la notizia, e tenne la bocca cucita. Anche se prima o poi avrebbe dovuto sputare il rospo, per ora aveva deciso per il poi.

*

Era buio ormai quando il taxi li venne a prendere per portarli dalla pasticceria al Crag Cottage. I fanali della vettura illuminarono il vecchio edificio di pietra e nonostante l’abbondanza di prosecco che le rigirava nello stomaco, Lacey provò un’improvvisa fitta d’ansia al pensiero di cosa la sua famiglia avrebbe detto della casa. Era tutt’altra cosa rispetto all’elegante appartamento che aveva condiviso con David a New York, che era un ambiente moderno e confortevole. Ma per lei significava tantissimo. Era suo, solo suo. C’era un mucchio di orgoglio a tenere legati insieme quei vecchi mattoni di pietra sbrecciati.

Naomi si sporse in avanti dal sedile in ecopelle nera del taxi, allungando il collo per vedere meglio attraverso il parabrezza. “Abiti qui ?” chiese con quel tono di incredulità che aveva usato così di frequente nel corso degli anni, da fargli ormai perdere l’effetto desiderato. (“Sposerai lui ?” “Ti metti quello ?” “Ti trasferisci ?”)

“Già,” rispose Lacey, raccogliendo tutta la sua sicurezza e usandola come uno scudo.

Naomi distese le lunghe gambe dal sedile posteriore del taxi e scese, attraversando il prato a grandi passi.

Lacey tenne d’occhio la sorella mentre porgeva al tassista una banconota da dieci sterline. Naomi stava andando verso la scogliera e la combinazione di erba soffice, tacchi alti, buio e prosecco nelle vene faceva sentire Lacey sempre più nervosa. Seguì rapidamente la sorella, lasciando sua madre a occuparsi di Frankie – che russava – e del baule carico di bagagli.

“Ehi, sorellina, attenta a dove metti i piedi!” la chiamò Lacey, correndo sull’erba illuminata dalla luna.

“Vivi accanto all’oceano?” chiese Naomi a voce alta, continuando a camminare.

Questa volta il suo tono di voce era assente. Era davvero sincera.

“Carino, eh?” chiese Lacey, portandosi finalmente accanto a lei.

Naomi rimase in silenzio. Il suo sguardo era fisso in avanti, rivolto al mare nero e mosso. La brezza le soffiava nei capelli. Si strinse la braccia attorno al busto.

“È proprio come quando eravamo bambine,” disse alla fine. “Quando venivamo qui in vacanza con papà.”

Lacey scrutò il suo profilo. Naomi non parlava mai del passato, se poteva evitarlo. “Te lo ricordi?” le chiese.

“Certo,” rispose la sorella con voce malinconica ed espressione assorta. Si voltò a guardare Lacey, la luna bianca riflessa nelle sue pupille. “Ci sono cose che non si dimenticano mai.”

“Ragazze?” esclamò improvvisamente Shirley con la sua voce acuta.

Lacey distolse lo sguardo da Naomi, voltandosi verso il portico antistante al cottage. Shirley era lì in piedi, circondata da valigie e borse, intenta a tenere appoggiato contro la porta un Frankie mezzo addormentato.

“Potete fare a meno di perdervi in chiacchiere e venire ad aiutarmi?” continuò. “Si gela!”

Era una tiepida serata estiva, e certo non si gelava, ma Lacey corse comunque verso di lei. In quanto sorella maggiore, il suo senso dell’obbedienza le era stato inculcato in un modo molto più marcato rispetto a Naomi. Lasciò quindi sospeso nell’aria accanto alle scogliere il criptico commento della sorella.

Il Crag Cottage sembrava piccolissimo con tutta la sua famiglia dentro, anche se Lacey vi aveva ospitato gruppi ben più numerosi in passato. I suoi famigliari erano delle presenze così ingombranti ai suoi occhi. Le sembrava quasi che i bassi soffitti stessero sprofondando, che le strette pareti si stessero avvicinando…

Li condusse subito in cucina. Di tutte le stanze del cottage, la rustica cucina in stile campagna inglese era il suo orgoglio e la sua gioia. Dalla gamma di pentole di bronzo appese alle pareti alla cucina economica originale e all’ampio lavabo in ceramica, tutto in quella stanza era prezioso per lei.

“Che carina,” disse Naomi con freddezza.

“Prova a ridirlo con sentimento,” le disse Lacey con secca ironia.

“È come la casa di un contadino,” disse Frankie sbadigliando assonnato.

“La casa di un contadino di stile,” aggiunse Naomi frettolosamente.

“Intendo l’odore,” disse Frankie. “L’odore di cane. E… quella è spazzatura?”

Naomi fece una risata forzata. “Frankie ha così tanto sonno che sta praticamente delirando,” disse a voce alta.

Ma per Lacey non era un problema, perché sapeva che i commenti di Frankie non erano mai intesi con malizia. L’odore delle pecore della sua vicina era piuttosto forte a volte, soprattutto ora che la temperatura si stava alzando e gli agnelli stavano crescendo. E poi Frankie era solo un bambino. Erano le opinioni di sua mamma e di sua sorella quelle che davvero contavano per lei.

“È proprio come me l’aspettavo,” disse Shirley.

“Cosa vorrebbe dire?” chiese Lacey. Ma sapeva a cosa stesse alludendo sua madre. Lacey aveva ereditato il gusto di suo padre – antichità, cottage vicino all’oceano, pittoresche cittadine britanniche – e Shirley ne era perfettamente consapevole. Però le faceva comunque male sapere che sua madre non avrebbe mai e poi mai approvato quell’aspetto del suo carattere.

“Sto solo dicendo che quell’appartamento sulla Upper East Side non è mai stato veramente il tuo stile,” disse Shirley, facendo marcia indietro. “Quella è più roba da Naomi. Ti ho sempre immaginata in un cottage affacciato sull’oceano.”

Se Shirley stava cercando di arrampicarsi fuori da un buco, stava solo peggiorando le cose.

“Credo che dovremo capire come sistemarvi a dormire,” disse Lacey rigidamente. “Non sono sicura di dove e come riuscirò a farvi stare. Ho solo una stanza per gli ospiti.”

“Io posso prendere la camera per gli ospiti,” disse Shirley, come se si stesse offrendo per un generoso sacrificio.

Lacey guardò Naomi. “Te e Frankie volete dormire insieme nella mia camera? C’è un letto matrimoniale. O Frankie è troppo grande?”

Naomi arruffò i ricci rossi del figlio mezzo addormentato. “Penso che Frankie sia troppo stanco perché la cosa gli possa dare fastidio, per una notte. Ma può darsi che per gli altri giorni dovremo costruirgli un forte nell’angolo della stanza.”

Rise e Lacey si irrigidì, ricordando l’imminente viaggio di cui ancora non aveva detto niente alla sua famiglia. Anche se Naomi ora le aveva offerto effettivamente la possibilità di farlo, aveva la sensazione che non fosse esattamente il momento più opportuno per tirare fuori l’argomento. Non con Shirley che la stava guardando con aria di disapprovazione e con Frankie che barcollava esausto, e Naomi che… beh, non era mai il momento giusto per dare delle cattive notizie a Naomi.

Quindi Lacey scelse la scappatoia del codardo e si ritirò in salotto per dormire sul divano.

Mentre se ne stava sdraiata lì, fissando il soffitto, avvertì più che mai la mancanza di Chester. Se lo poteva immaginare nella cuccia all’ambulatorio veterinario, abbandonato e solo. Il poverino era probabilmente così confuso, incapace di capire cosa gli stesse succedendo. E avrebbe dovuto sopportare l’intera situazione per ben due settimane! Per lo meno lei avrebbe sostenuto il proprio disagio per un paio di notti e basta.

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