Coffey spense la lampada e, nonostante avesse solo trentasei anni, nell'alzarsi in piedi si aggrappò al tavolo come un vecchio.
Fissando la bacheca dei comunicati sul muro in fondo all'ufficio, si chiese se un po' d'acqua sulla faccia non lo avrebbe fatto sentire meno esausto.
Quale bastardo poteva essersi avvicinato a lei tanto da colpirla in quel modo? Nessuno. Non poteva essere.
Ma la prova era sul suo tavolo, nero su bianco, e il suo volto grazioso era su tutti i canali della televisione. Quando avesse trovato il poliziotto responsabile della soffiata ai media, una testa sarebbe saltata.
Ah, Mallory.
Se solo avesse potuto riaverla per qualche minuto, avrebbe subito volentieri il suo sarcasmo, lo sguardo duro e affilato con cui pareva tranciare di netto le palle di quanti osavano preoccuparsi per lei.
"Coglione", avrebbero detto i suoi occhi. Gli sembrava quasi di vederla, là, in piedi. Immaginò persino di sentire il suo profumo. Era ora di tornarsene a casa, alla sua bottiglia. Si voltò.
«Oh, Cristo!»
Si aggrappò al telaio della porta e lo mancò. Al secondo tentativo riuscì ad afferrarsi a qualcosa di solido: la sedia. Il suo stomaco ebbe un violento soprassalto.
Sulla porta c'era Mallory. I suoi capelli dorati erano illuminati dalle luci degli uffici ralle sue spalle, e dietro di lei avanzava Riker, il volto disfatto, sbiadito.
«Lo so» disse Mallory. «Hai pensato che fossi io all'obitorio.»
«Be', Mallory» disse Riker. «Il tenente ha sentito che eri morta, ma sapeva che i tipi come te tornano sempre, dopo il tramonto.»
Riker lanciò il suo rapporto sulla scrivania. Macchie di cibo e di una qualche bevanda ne adornavano la prima pagina.
Coffey fissò il rapporto, sforzandosi di ritrovare la voce mentre sedeva alla sua scrivania e stirava le gambe smisuratamente lunghe. Riker trascinò un'altra sedia fino alla scrivania, estrasse il taccuino e si sporse ad accendere la lampada. Sul muro alle loro spalle, Mallory proiettava l'ombra rassicurante di una donna viva.
Coffey sprofondò nella sedia. Si teneva una mano sullo stomaco, nel vano tentativo di domare le viscere sconvolte. «La vittima indossava una giacca di cashmere marrone che era stata cucita per te, Mallory.»
Riker consultò il taccuino e annuì. «È stato confermato dal tuo sarto, sulla Quarantaduesima strada. Secondo il rapporto di Palanski, sei la sua cliente più… memorabile.»
«Sei in grado di spiegare quel blazer?» Rilassati, si disse Coffey. Non stai interrogando una sospetta. Ammorbidi il tono e aggiunse: «È l'unica traccia che abbiamo».
«Troverai una bruciatura provocata dalla sigaretta di Riker sulla manica sinistra» disse Mallory, con un tono che di morbido non aveva nulla. «Per questo me ne sono disfatta.»
«L'hai buttato?»
«No. L'ho dato ad Anna Kaplan, la moglie del rabbino Kaplan. Raccoglie indumenti per i senzatetto.»
Coffey abbassò lo sguardo sul rapporto di Riker e lesse attraverso le macchie di sugo. «Secondo il rapporto del medico legale questo è il corpo di una donna ben sviluppata, di età compresa tra i venti e i trent'anni. Nessuna indicazione che fosse una senzatetto, niente pidocchi né cimici.»
«E allora?» Mallory si strinse nelle spalle. «Parla con Palanski. Chissà quante altre cantonate ha preso, oltre al piccolo errore nell'identificazione del cadavere. Cos'abbiamo sinora?»
Mallory stava entrando in azione. Grande ammiratore del suo intuito, Coffey si chiese come potesse riaccoglierla in squadra senza dare l'impressione di dargliela vinta. Scorse le righe del rapporto di Riker.
«Sappiamo che ha subito un aborto negli ultimi dieci giorni. La ferita alla fronte è stata provocata da un colpo diretto. L'assassino le stava davanti. Potrebbe significare che fra loro esisteva un legame di qualche tipo, che i due si conoscevano. A parte questo, non abbiamo niente» disse Coffey. «Niente testimoni, niente arma del delitto.»
«Ieri mattina pioveva» disse Riker, picchiettando il ripiano della scrivania di Coffey col fascicolo del primo rapporto sull'omicidio. «La pioggia ha cancellato qualunque traccia. L'arma potrebbe essere stata una pietra, e quella pietra ora è in fondo al lago, se l'assassino ha un briciolo di cervello. Sempre che la donna sia stata uccisa nel parco. Sappiamo che il corpo dopo la morte è stato spostato.»
«Dal momento che la vittima non è uno dei nostri» disse Coffey «se non hai niente da aggiungere al rapporto, stasera lo consegno a quelli della West Side.»
Mallory sedeva apparentemente rilassata, gli occhi semichiusi. «Senza impronte, ci vorrà un mese prima che identifichino il corpo, forse di più, o forse non ci riusciranno mai. Passerà tra i casi non urgenti. Se il parco è semplicemente il posto in cui il corpo è stato scaricato, non troveranno mai il vero luogo del delitto.»
«Immagino che tu sapresti fare di meglio, e in molto meno tempo.» Era evidente che era esattamente ciò che Mallory stava pensando.
«Vuoi che te lo dimostri?»
«Voglio che tu riprenda a lavorare al centro informatico.»
«Sono ancora sospesa dal servizio e sto considerando un'offerta migliore.»
Mallory si alzò dalla sedia. Un istante dopo era fuori dalla stanza.
«Sai che ha ragione» disse Riker, sporgendosi a controllare che Mallory non fosse a portata d'orecchio. «Quelli della West Side faranno un buco nell'acqua. L'assassino la farà franca.»
«Non posso farci nulla.»
«Assegna il caso a Mallory.»
«È un'esperta di analisi criminologiche e informatica, le sue mansioni non prevedono il lavoro sul campo.»
«Ma lo ha fatto. Ha lavorato sul campo in passato.»
«Non ufficialmente, e solo perché ero a corto di uomini. Se vuole che sia ufficiale, deve fare richiesta scritta, seguire la trafila burocratica e lavorare per qualche tempo con un collega. Il fatto è: chi resisterebbe a lavorare con lei? E poi dimentichi che il caso in questione non è di nostra competenza.»
«Be', tecnicamente è ancora sotto la giurisdizione della Crimini Speciali. Perché non affidarlo a Mallory? Daglielo, chiudi un occhio e non farle troppe domande.»
«Come faceva Markowitz?» Quando lei infrangeva sei leggi al minuto, infiltrandosi nei sistemi informatici di mezzo mondo, preferendo scorciatoie illegali alle procedure che portano via troppo tempo e facendo a meno dei mandati. Dimostrandosi insostituibile. «Dovrei lasciare che gestisca il suo Dipartimento di Polizia privato? È questa la tua idea, Riker?»
«Sì.»
«Markowitz non voleva che lavorasse sul campo. Tanta era la sua ansia di proteggerla che se fosse dipeso da lui avrebbe fatto imbottire i muri di quel maledetto centro informatico. La imboccava con tutti i particolari di un caso…»
«Ho sempre pensato che sbagliasse.» Riker si accese una sigaretta senza chiedere a Coffey se gli desse fastidio.
A Coffey dava fastidio, ma lasciò correre.
«Lavorando sul campo avrebbe imparato di più» disse Riker soffiando una nuvola di fumo bluastro. «Anche se, a onor del vero, Mallory ha dimostrato di sapersela cavare nelle situazioni più difficili. È uno spreco tenerla chiusa al centro informatico.»
«È stata sospesa proprio perché ho permesso che ne uscisse.»
«Mallory ha fatto bene a sparare.»
«Sai benissimo come la vedo, Riker. Se avesse sparato per uccidere quel criminale, non sarebbe andata incontro ad alcuna sospensione. Mallory voleva giocare con lui.»
«È questo che pensano gli idioti del Comitato civico?»
«Il Comitato l'ha lodata per aver limitato l'uso della forza a un colpo teso a disarmare il delinquente. Ma sono civili, non sanno un accidente delle nostre regole, delle nostre responsabilità. È a me che quello sparo non va giù. Quello le teneva una pistola puntata contro. L'unica cosa sensata da fare era ficcargli la pallottola nel cuore. Ma se si fosse limitata ad ammazzarlo, che ne sarebbe stato del suo divertimento?»
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